di Alessia Mazzenga
E’ di malattia dell’anima che ci parla la regista nel film e di come questa generi da un pensiero svilente e rinunciatario nei confronti dell’uomo e della vita.
Al suo terzo lungometraggio l’austriaca Jessica Hausner, regista
del film Lourdes, da ieri nelle sale cinematografiche, realizza un’opera intensa, applaudita unanimemente dalla critica all’ultima Mostra del cinema di Venezia. La storia di Christine (una eccellente Sylvie Testud) che, affetta da sclerosi multipla, accetta di intraprendere un viaggio verso il famoso santuario, più per solitudine, dovuta alla sua condizione di malata, che per una reale convinzione religiosa, serve alla Hausner per indagare non solo i meccanismi più profondi delle relazioni umane, ma anche quelli più nascosti di un pensiero religioso ipocrito e rinunciatario.
Con uno stile rigoroso e trattenuto, ma attraverso un sotterraneo sentimento del ridicolo, la regista, mentre ci descrive le ritualità e i gesti di una liturgia bigotta, ci mostra le piccole meschinità, gli egoismi e le invidie nascoste di un gruppo di pellegrini in cerca di guarigione. In mezzo agli altri la nostra protagonista spera che anche per lei si possa compiere il tanto atteso miracolo e quando ciò si verifica è la prima a reagire incredula e titubante a tanta insperata felicità. «Ho parlato della malattia e del miracolo in senso metaforico, in realtà volevo parlare delle aspirazioni dell’anima e delle limitazioni che spesso la vita ci impone. Il miracolo nel mio film è simbolo di una volontà di abbracciare la vita pienamente».
Così la regista ci spiega il senso della sua indagine laica alle radici del pensiero religioso. Il suo è un ritratto spietato di un pensiero che professa amore e compassione e che però chiede alle persone di accettare immobili il proprio destino di dolore. Quando Christine ricomincerà a camminare, perché per un po’ la sua malattia sembra retrocedere, per un dono del Signore, l’intera comunità gli si rivolgerà contro e i veri sentimenti, che animano i protagonisti, si mostreranno in tutta la loro subdola meschinità. è di malattia dell’anima che ci parla la Hausner nel drammatico e a tratti bunueliano Lourdes e di come questa generi da un pensiero svilente e rinunciatario nei confronti delle possibilità umane e della vita.
da www.terranews.it