Riflessioni su eros e questione morale e su Dio di Francesco Sabatino


Eros e questione morale

 La società occidentale, per quanto concerne il rapporto che gli uomini hanno con l’eros, è caratterizzata da due elementi contrapposti. Da un lato, persistono ancora tabù sessuali, provenienti dalla morale e dalla religione cattolica, retaggio della cultura medievale; dall’altro, vi è lo sviluppo della pornografia e della mercificazione del sesso. Io, qui, vorrei proporvi una terza via: la sublimazione dell’eros. Un sano rapporto erotico, basato sull’amore, sul rispetto della dignità umana e della libertà della persona amata, è l’atto più cristiano che esista al
mondo, indipendentemente dal fatto che i due amanti siano sposati o meno, o che siano omosessuali o etero. Infatti, quando due uomini si uniscono in amore, formando un corpo unico e una sola anima, si realizzano i valori fondamentali del cristianesimo, espressi nelle sacre scritture: il dono di sé e la comunione con l’altro.
Inoltre, il piacere derivante dall’attività erotica non va considerato “peccato”, come fa la dottrina cattolica, bensì un elemento fondamentale della vita che induce gli uomini alla beatificazione e all’elevazione dello spirito. Non dobbiamo considerare il corpo e i piaceri che da esso derivano come un qualcosa da mortificare, in favore della purificazione spirituale: il corpo non è la prigione dell’anima, come professano le religioni orientali e affermava il cristianesimo medievale, bensì il rivestimento esterno della stessa. Corpo e anima, insieme, costituiscono un “simbolo”, un tuttuno che dà vita ad una sola entità: l’uomo. Pertanto, il godimento dei piaceri della carne non va inteso come fonte di corruzione e mortificazione dello spirito, ma come vivificazione assoluta dello stesso. Dunque, dal momento che l’attività erotica realizza i valori cristiani di cui ho parlato in precedenza, non è un peccato, un sacrilegio verso Dio, anzi,
al contrario, è esaltazione di Dio. Amare è dolce come una poesia, sublime come un’armonia. Poesia ed armonia sono gli elementi che caratterizzano il corpo e l’anima di una donna, che, per questa ragione, va amata, onorata, rispettata e venerata, e non violentata e abusata. La donna, proprio perché possiede la divina potenza creatrice della vita, va consacrata, e non ritenuta un oggetto senz’anima con il quale fare mercimonio del proprio corpo. Quando si ama, all’insegna della reciprocità e del rispetto della persona amata, lo spirito si innalza a Dio, si eleva al bene supremo e si congiunge con l’assoluto.
L’amore non deve essere oppresso dalla morale e dalla religione, che opprime l’uomo considerando ogni cosa peccato, bensì deve essere lasciato libero. Libero di volare nel vento, sospinto dalla sola forza dei sentimenti. La religione e la morale, semmai, devono perseguitare gli atti malvagi dell’uomo, come la guerra, la mafia e lo sfruttamento dei popoli, e non due giovani che amano la vita e desiderano farlo pienamente unendosi in amore. Il solo peccato
che l’amore provoca è quello di infondere armonia e pace negli uomini. Allora, perché la chiesa si ostina a condannarlo, a meno che non avvenga all’interno del matrimonio? Perché l’istituzione clericale nega ciò che invece la natura, quindi Dio afferma?

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Chi è Dio?

 Molti uomini, dalle origini fino ai giorni nostri, si sono interrogati, e si interrogano, su Dio.
Essi hanno trovato delle risposte, ma non sono mai riusciti a coglierne l’essenza. Io non voglio qui presumere di essere giunto ad una verità, non voglio propinarvi una religione da seguire in maniera assoluta, come hanno fatto molti in passato, bensì voglio fornirvi un’alternativa (giudicherete voi se valida o meno) su chi è Dio. Dio è poeta. Con la sua forza creatrice, egli ha creato una splendida poesia: il mondo, la natura, l’uomo. Tuttavia, l’uomo, con la sua miseria, crudeltà ed insensatezza, ha contribuito a trasformare questa magnifica poesia in una terrificante prosa. La donna, dal momento che nella sua finitezza possiede la bellezza infinita e sublime della natura, quindi di Dio, è la creatura più vicina alla divinità. Il poeta, amandola, congiungendosi a lei, contemplando la bellezza del suo corpo e della sua anima, eleva il suo spirito avvicinandosi a Dio. Mi rendo conto, però, e lo dico con estremo rammarico, che solo pochi uomini, come avrebbe detto Eraclito i “desti”, hanno intelletto di poesia. Soltanto pochi
spiriti eletti riescono a considerare la donna come fonte di poesia, custode dell’infinita bellezza di Dio. Il resto, la massa, i “dormienti”, la considera un oggetto da usare ed abusare, o comunque non la concepisce poeticamente, commettendo così un grave atto di empietà verso Dio.
Dio non è solo poeta, Dio è anche Amore e Bellezza. Così, la donna, oltre ad essere fonte di poesia, è anche divina ancella dell’amore e della bellezza.

 Non solo il poeta, anche l’uomo “comune” può unirsi a Dio. Ciò avviene attraverso il perseguimento di buoni sentimenti, per mezzo dell’amore, unica forza positiva che unisce gli uomini tra loro, all’insegna della solidarietà e del rispetto reciproco. Per amare Dio, non occorre erigere altari, templi e chiese. Non è necessario aderire ad una religione confessionale, cristiana, ebraica o islamica, bensì basta semplicemente chiudere gli occhi, aprire il nostro cuore e comunicare con l’intimo della nostra coscienza. Lì è presente Dio, lì nasce la nostra fede. Non bisogna compiere riti esteriori, come partecipare alle processioni o alla messa, o ancora recitare preghiere mnemoniche, per elevare lo spirito a Dio. Questi, infatti, sono elementi materialistici, tipici della natura umana, che nulla hanno a che fare con la natura di Dio, che è spirito, energia, potenza che crea e muove il mondo. La religione tradizionale considera i riti che ho appena citato come fonte di salvezza e mezzo per ottenere la comunione con Dio. In realtà essi sono la fabbrica dell’ipocrisia, che annebbia la mente ed infiacchisce lo spirito, quindi allontana da Dio che come ho già detto è spirito. Inoltre, la suddetta religione, che io definisco“istituzionale”, in quanto imposta dall’alto da una istituzione, chiesa cattolica, ayatollah islamico, e così via, con i suoi riti e i suoi dogmi, con la sua concezione estremamente severa di “peccato”, opprime l’uomo, lo annichilisce e lo svilisce.
Con la religione, l’uomo non raggiungerà mai la salvezza. Piuttosto, egli è condannato a vivere, se così si può dire, come un automa, schiavo dell’approvazione e/o disapprovazione degli altri. La religione condanna anche i popoli alla guerra e all’incomprensione reciproca. L’unica vera arma di salvezza è la religiosità che scaturisce dall’intimo profondo della coscienza, e non da una istituzione. Solo la religiosità, fondata sull’amore, la tolleranza e la pace, può condurre l’uomo verso la libertà, unico elemento, insieme alla dignità, che fa di un individuo un uomo. Una religiosità fondata sull’amore e sul rispetto del prossimo favorisce la comunione con Dio, quindi la salvezza come beatitudine immensa. Non sono certo della beatitudine dopo la morte. Ma che importa? Quello che conta è vivere serenamente con noi stessi e con i nostri cari in questa vita. Il paradiso o l’inferno dipendono dal nostro stato d’animo. Una vita spesa bene all’insegna dell’amore sicuramente crea in noi il paradiso.