Da Augusta: si sposa un detenuto


di Daniela Domenici

Ogni tanto è bello poter raccontare una notizia positiva che riguardi il pianeta carcere.

L’altro ieri un detenuto del “nostro” carcere ha potuto coronare il suo sogno: sposare la sua compagna in una chiesa di Augusta.

Chiunque si sia trovato a passare da quelle parti ha visto una folla di invitati elegantissimi e tanti deliziosi paggetti e damigelle senza immaginare che si stesse sposando una persona “ristretta”.

Mio marito e io abbiamo voluto, per l’affetto verso Salvatore nato durante il progetto RELOAD dell’art. 21 sul lavoro esterno, andare a condividere con lui e la sua sposa questo momento così a lungo atteso; anche il loro figlio con la fidanzatina e tanti parenti, arrivati dal paese d’origine della coppia, si sono stretti intorno a loro per gioire insieme di questo evento.

Grande emozione anzi, doppia emozione: non solo sposarsi ma farlo al di fuori delle mura della casa di reclusione ed essere uniti in matrimonio proprio dal cappellano del carcere che ha seguito da vicino tutta la storia di questi due coniugi.

Vi chiederete come sia stato possibile: Salvatore, da alcuni mesi ormai come ho detto poco sopra, usufruisce del regime di semilibertà e quindi esce ogni mattina per lavorare all’esterno e rientra ogni sera ma l’altro ieri ha potuto “derogare”, grazie a un permesso speciale del magistrato di sorveglianza, facendo per la prima, e unica, volta, le ore piccole ma… ci si sposa una sola volta!!!

Dal carcere fiorentino di Sollicciano: Una lettera dalle ragazze addette agli asini


Con la presente, noi, ovvero il gruppo composto da Cinciu Dumitra, Charles Pamela, Massaro Stefania, Laccertosa Anna Maria e Botticelli Anna Maria, scelte fra tante per il progetto asino-terapia (Educare con gli asini), abbiamo sposato e accettato di prenderci cura delle ormai nostre Marina e Marinella (le asine in questione). Fin dal 11 gennaio 2010, giorno in cui sono arrivate in Sollicciano nello spazio recintato tutto loro all’aria, le abbiamo accolte con entusiasmo, cresciuto giorno dopo giorno. Siamo state colte da un minimo disorientamento iniziale, dato dall’organizzazione per gestire i nostri precedenti impegni di lavoro, con la loro cura che avviene tutti i pomeriggi. Le nostre ciuchine (nome che alterniamo con altri vezzeggiativi per riferirci a loro) all’inizio erano recalcitranti alle nostre attenzioni, standoci lontane. Mentre adesso si avvicinano con più sicurezza, scevra di timore. Non è stato facile abbonirle ma con la nostra costanza ci siamo recate tutti i giorni, sia con il vento forte che con la pioggia e neve. Senza pensare al fango che imbrattava i nostri vestiti e le scarpe. Abbiamo superato anche la fatica di riempire i secchi d’acqua, prima che venisse introdotto un rubinetto all’interno della stalla. Neanche le ultime giornate d’afa ostacolano la nostra andata. Sino ad una ventina di giorni fa riempivamo cassette d’erba che abbiamo estirpato dal cortile. Da subito abbiamo raccolto il pane avanzato e dalla cucina, dove lavorano un paio di noi, ci occupiamo di conservare le bucce del taglio di carote, di cui sono ghiotte, foglie di verza e broccoli e pere che anzichè mangiarle noi le portiamo volentieri a loro. Poi mangiano disinvolte le caramelle, in particolare alla frutta. Ci preoccupiamo di rimuovere la segatura e la paglia dalla stalla, dato che la usano come se fosse un water, perchè vogliamo siano pulite. Questo avviene non solo quando le abbiamo tenute chiuse (consigliate da Tommaso – il ragazzo che ci sta formando e che viene un paio di volte a settimana – per permettere all’erba di crescere) ma anche adesso che sono prevalentemente aperte, in quanto all’interno lasciamo il mangiare che portiamo loro. Poi, anche perchè il giorno dopo anche loro ci lasciano qualcosa, come dicevamo i loro bisognini. Siccome da subito abbiamo saputo che erano incinta, ci siamo preoccupate e ci preoccupiamo che vivano il loro periodo di gestazione nel modo più confortevole possibile e per cui chiediamo una visita di un veterinario che si/ci assicuri del buono stato e che dia scadenze più precise inerenti il parto. Fra noi e loro si è creato un bel rapporto, noi proviamo affetto ma anche questo sentimento è in crescendo. Poiché siamo accorte ad ogni loro minimo raglio non solo quando siamo in loro compagnia ma anche quando siamo in cella. Spesso ci affacciamo pensando di sporgere ciò che fanno. Loro ci inteneriscono tanto anche quando, prima di mangiare i cibi sopracitati, tendendoli con la nostra mano, li annusano. Poi sono spettacolari quando si sdraiano o si grattano sia a terra che sui rami e tronchi degli alberi; sono proprio da immortalare con delle foto, magari per un calendario! Siamo convinte che anche loro ci vogliono bene, si sono affezionate a noi, altrimenti non spieghiamo perchè appena ci vedono giungere emanano ragli diversi da quelli che fanno tutte le volte che qualcuno si avvicina al recinto. Quelli rivolti a noi sono festosi e ciò ci fa provare tanta gioia. Noi siamo fiere di loro, di essere riuscite ad ammansirle e renderle parte della nostra vita. Raccontiamo un breve aneddoto che concorre a confermare l’unione del gruppo. Attendiamo la nascita dei ciuchini/e o ciuchetti/e e fantasticando sui nomi, poi ci chiediamo se nasceranno femmine o maschi. Questo dilemma ci fa desistere dal comprare un fiocco azzurro o rosa. Eh sì, perchè noi le trattiamo come se fossero umane, proprio come noi. In conclusione chiediamo di non rimuovere l’incarico in cui abbiamo creduto dall’inizio fermamente. Abbiamo saputo con certezza che dal 1° giugno 2010 il progetto si tramuterà in un lavoro, dato che adesso è l’Istituto che provvede a retribuire. Anche se ciò non avviene da due mesi. La nostra è una vera preoccupazione e delusione se ciò dovesse accadere. Fra un po’ nasceranno i ciuchetti e sapere che saremo sostituite da altre ragazze ci ferisce. Chiediamo pertanto gentilmente che l’associazione intervenga affinchè ciò non avvenga. Cordiali saluti.

Le ragazze addette agli asini

Quando la scuola diventa teatro e legalità


Nuovo debutto per Nicola Costa e per il suo “Ritratto di un’Isola”, lo spettacolo che l’attore, regista e drammaturgo catanese porta in giro da anni all’interno di scuole, istituti di pena, teatri ed anfiteatri dell’isola riscuotendo da sempre ampi successi di pubblico e critica.

A calcare la scena questa volta saranno i giovani allievi dell’Istituto Statale “Filippo Eredia” di Catania che, magistralmente guidati da Costa, svestiranno i panni di studenti scolastici per indossare quelli insoliti e impegnativi di “attori” che condurranno il pubblico in un viaggio simbolico e affascinante all’interno della vasta letteratura siciliana attraverso i versi dei nostri “padri letterari”,  poeti e narratori che con la loro opera hanno permesso alla nostra terra di Sicilia di raccontarsi secondo un modello ben lontano da quello descritto dagli stereotipi e dai facili moralismi.

Ma “Ritratto di un’Isola” è anche il viaggio con cui Nicola Costa – già insignito di numerosi riconoscimenti artistici in ambito nazionale ed europeo e tra questi il Premio Nazionale “I fiumi” a Venezia nel 2003 e il più recente Premio Aci e Galatea per il Teatro, ad Acireale nel Agosto 2007-  propone tra i versi e le sfumature di una terra che non ha eguali al mondo quel connubioo quasi perfetto tra humour ed eros, tra passione e religione, tra miseria e nobiltà, lLa forza del popolo siciliano, quella dell’animo e della propria natura, del proprio modo di essere e di vivere la quotidianità ed i sentimenti; ma è anche il ritratto di un tempo che fu: quello della manovalanza mafiosa comandata dai padrini di Cosanostra con la frequente complicità della classe politica, non solo isolana, ma anche e soprattutto italiana.

Nel testo dello spettacolo, tra le tante riflessioni, c’è né una a cui Costa riserva un’attenzione particolare: il “teatro sociale” come strumento di riflessione e aggregazione tra i siciliani di ieri e quelli di domani. “Il teatro – afferma il regista – non può essere bandito da una società che mira a definirsi civile. E se questo accade in Sicilia, avremo perso tutti la nostra battaglia morale”.

Tra i suoi prossimi impegni ricordiamo quello fissato per l’ormai vicino 24 Giugno nella splendida cornice del Teatro Antico di Taormina dove al fianco di alcuni prestigiosi colleghi quali Mariella Lo Giudice, Gino Paoli, la PFM e Roy Paci prenderà parte allo spettacolo Ad ali spiegate in memoria di Angelo D’Arrigo.

L’appuntamento per “Ritratto di un’Isola” è invece fissato per abato 12 Giugno con inizio alle ore 17:30 nell’Aula Magna dell’I.S.I.S. “Eredia” di Catania (ingresso libero sino a esaurimento posti) per uno spettacolo da non perdere che, ancora una volta, non mancherà di emozionare il pubblico presente.

Salerno: una vela come a Dubai


Salerno come Dubai: un’idea lungimirante o semplicemente fuori luogo? Il comune campano va avanti con il progetto di rivisitazione della citta’, disegnato dall’architetto spagnolo Ricardo Bofill, che trova consensi, ma anche tanti oppositori. L’ultimo sogno del sindaco Vincenzo De luca si chiama Vela, un grattacielo di 79 metri, simile all’opera famosissima che disegna lo skyline di Dubai, ma anche gemella di quella realizzata dallo stesso Bofill a Barcellona.

Un colosso, svelato oggi al pubblico con la presentazione del plastico, che trasformera’ l’immagine della citta’ campana e che sara’ visibile anche dalla costiera amalfitana. All’interno un albergo di lusso e uffici dirigenziali. Il progetto comprende il rifacimento di piazza della Concordia, che sara’ unita a piazza Mazzini e diventera’ area pedonale. L’attraversamento stradale sara’ sotterraneo, cosi’ come i due parcheggi previsti. Ora scatta l’iter burocratico del megaprogetto, per il quale servirebbe una variante al piano regolatore. L’idea ha gia’ spaccato l’opinione pubblica, tanto che insieme alla presentazione del plastico, una rete di cittadini ha dato il via al sito Noveladisalerno.it, per protestare contro la realizzazione dell’opera, definita un ”economostro al pari il Crescent”. Il Crescent e’ l’altra grande opera che, con la Vela, trasformera’ il lungomare della citta’.

Un enorme complesso condominiale a forma di ferro di cavallo, anche questo firmato Bofill, avversato da parte dei cittadini anche perche’ li privera’ della spiaggia cittadina di Santa Teresa. I lavori di piazza della Liberta’, dove sorgera’ la struttura, sono iniziati, mentre per il Crescent vero e proprio l’iter e’ arrivato al bando per la vendita dei diritti edificatori, ma c’e’ da superare lo scoglio del ricorso al Tar, sostenuto dalla provincia di Salerno. E sono diversi i no al progetto. Legambiente protesta perche’ su un’area di 26 mila metri quadrati solo 311 saranno destinati a verde attrezzato e domenica 20 dicembre fara’ una manifestazione per tentare di salvare i platani secolari che, secondo il progetto, saranno tolti dall’area.

fonte ANSA

Murate vive


di Gemma Sinibaldi

 A Firenze il recupero dell’ex-carcere delle Murate è un esempio “cult” di successo di come una riqualificazione edilizia possa portare valore a un’area della città.

Non si parla di edilizia sostenibile nel senso tecnico del termine, come siamo abituati a fare. La sostenibilità c’è, e questa volta è del tipo completamente umano e ambientale.
Il recupero e la riqualificazione dell’ex-carcere delle Murate a Firenze è un progetto “vecchio”, del 1998, anche se è stato terminato da poco;  gli addetti ai lavori lo conoscono tutti e tecnologicamente non presenta grandi punti di interesse come efficienza energetica e ambientale

E’ però un ottimo esempio di qualità riferita all’ambiente, all’integrazione di un corpo “estraneo” e arroccato, come può essere un carcere cittadino all’interno del tessuto sociale.
Ne parliamo per introdurre un tema che affronteremo spesso: il tema del social housing.

Social housing significa architettura sociale, dedicata alle fasce di popolazione che con più difficoltà riescono ad accedere a una casa con risorse proprie. Un’architettura costruita con criteri di densità abitativa considerevole e a costi contenuti, normalmente finanziata da enti pubblici e/o istituzioni private, che oggi sta vivendo una stagione nuova e di grande qualità.

Il social housing sta diventando la nuova frontiera dell’architettura dei grandi numeri, e sta diventando l’opportunità immobiliare più interessante per i grandi investitori. Come può essere facile da intuire, è un’ipotesi che contiene anche una forte componente di rischio: quello di realizzare non sempre manufatti di grande qualità estetica e soprattutto vivibili.
La sfida è appena iniziata in Italia su scala interessante, fino a poco tempo fa gli esempi di qualità sono stati pochissimi, e si gioca oggi anche su temi non solo di offerta sociale, ma ovviamente anche di efficienza energetica e sostenibilità ambientale.

All’ex-carcere delle Murate la sostenibilità ambientale che si trova è quella soprattutto del progetto architettonico di inserimento di una nuova funzione all’interno di un tessuto urbano abituato nei secoli a vivere il carcere come un monolite chiuso, interdetto alla cittadinanza. La vita della città si è sempre svolta attorno alle Murate.

Con la riqualificazione edilizia dell’intero complesso, le Murate hanno risposto alla esigenza numero uno dei progettisti e della committenza, il Comune di Firenze, di regalare alla città un quartiere per tutti, dove i percorsi interni si annodano con quelli esterni consentendo a tutta la popolazione di attraversare i cortili e gli spazi della immensa costruzione del ‘200 di accedere a negozi e botteghe artigiane che sono rinati all’interno delle aree pubbliche.

Il rischio così che il quartiere nuovo delle Murate diventasse un ghetto, come a volte accade ai progetti di social housing sparsi per il mondo, è stato scongiurato già sulla carta.
La qualità architettonica degli spazi poi ha fatto il resto: la costruzione severa e blindata medievale è stata alleggerita da poche aperture in facciata, che hanno consentito di aggiungere piccoli utilissimi balconi e di vivacizzare l’assetto cupo del costruito. L’aggiunta di bow windows (finestre aggettanti nel vuoto) sui cortili interni ha consentito di dare alle abitazioni tantissima luce diretta e agli spazi comuni dei giardini interni un’atmosfera moderna e non incombente.

Tutto il progetto ha visto fin dall’inizio della sua formulazione la collaborazione dei comitati di quartiere: questo è un dettaglio determinante, che ha dimostrato negli ultimi anni come il rispetto dei desiderata degli abitanti sia di fatto la chiave segreta del successo di un intervento di edilizia sociale.
Se oggi questo criterio è diventato la norma, lo si deve anche a questo progetto, che in Italia ha fatto scuola, e dal quale ancora oggi è possibile mutuare lo spirito “sociale” senza affatto dimenticare la cura stilistica del disegno, che si può ritenere di mano particolarmente felice, considerati i costi relativamente bassi con i quali è stata realizzato.

da www.megliopossibile.it

Il “Tour dell’Integrazione degli Immigrati” arriva anche a Catania


tour integrazione immigratiCatania – Per il secondo anno consecutivo, il ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali promuove una campagna integrata di comunicazione istituzionale sull’inclusione sociale degli immigrati. L’obiettivo è favorire la convivenza nella nostra società tra cittadini italiani e immigrati regolarmente presenti sul territorio attraverso la diffusione di un messaggio pubblicitario incentrato sul rispetto dei diritti e dei doveri (veicolato su stampa, televisione, radio, affissioni e internet); la conoscenza di tutte le informazioni utili per intraprendere un adeguato percorso di integrazione (tour dell’integrazione) e l’organizzazione di momenti di coinvolgimento degli immigrati (manifestazioni sportive e estrazioni di premi).

Un aspetto rilevante delle attività di sensibilizzazione è il “Tour dell’Integrazione, nell’ambito del quale un gruppo di operatori incontrerà gli immigrati della città di Catania nei loro abituali luoghi di ritrovo: Piazza Consiglio d’Europa, Piazza Stesicoro e Via Etnea (ingresso Giardino Bellini). L’appuntamento siciliano del tour, svolto con il patrocinio del Comune di Catania, si terrà da venerdì 6 a domenica 8 Novembre, dalle ore 10 alle 18.

Durante questo evento verrà distribuito il vademecum “Immigrazione: come, dove, quando”, una pubblicazione realizzata in 8 lingue (Albanese, Arabo, Cinese, Francese, Inglese, Italiano, Russo, Spagnolo) per accompagnare il cittadino straniero nel suo percorso d’integrazione e aiutarlo nella soluzione dei problemi quotidiani più frequenti: dal contratto di lavoro all’iscrizione dei figli a scuola, dal rilascio della patente all’apertura di un conto corrente in banca. Sarà possibile consultare il vademecum anche sul sito istituzionale http://www.lavoro.gov.it.

Gli immigrati che ritireranno il vademecum potranno partecipare, attraverso la compilazione di una apposita scheda, all’estrazione di numerosi premi: Carte Sim, Ricariche telefoniche e internet key di Wind.

L’anno scorso, il tour ha toccato 14 città (Torino, Milano, Brescia, Vicenza, Treviso, Roma, Palermo, Bari, Firenze, Genova, Bologna, Napoli, Reggio Emilia e Reggio Calabria): più di 23.000 stranieri hanno ricevuto il vademecum nei punti di contatto, 4.544 hanno compilato la cartolina per partecipare al concorso ad estrazione e 2.596 hanno risposto a un questionario, elaborato in collaborazione con il Censis Servizi, per tracciare un profilo degli immigrati che vivono in Italia.

“L’integrazione sociale e culturale a Catania è già realtà – spiega l’assessore comunale alla Famiglia Marco Belluardo – l’amministrazione comunale etnea riconosce l’importanza di valorizzare le “differenze” portate dall’immigrazione, considerandole come valore aggiunto di civiltà. L’assessorato alla Famiglia e alle Politiche Sociali ha accolto con entusiasmo il progetto del Ministero, riconoscendo la giusta attenzione a una iniziativa lodevole, che punta al dialogo interculturale attraverso gli strumenti dell’informazione e del confronto”.

“Catania non poteva dunque mancare all’appuntamento di quest’anno; il percorso di sensibilizzazione del Tour dell’Integrazione toccherà i punti di ritrovo degli immigrati in città, fornendo a questi ultimi tutte le informazioni utili per farli sentire a casa: saranno tre giorni all’insegna del rispetto e dell’aiuto concreto. Attraverso il gruppo di operatori che, anche con il coinvolgimento degli stessi catanesi, incontreranno i cittadini stranieri, intendiamo indicare la strada per lo sviluppo socio-culturale, superando stereotipi e pregiudizi che sono da ostacolo alla convivenza. Tolleranza, rispetto, educazione  sono e saranno i valori che intendiamo comunicare”.

Il programma del Tour dell’Integrazione a Catania 

Venerdì 6 Novembre 2009, Orario: 10 – 18

  • Piazza Stesicoro
  • Via Etnea (ingresso Giardino Bellini)

Sabato 7 Novembre 2009, Orario: 10 – 18

  • Piazza Stesicoro
  • Via Etnea (ingresso Giardino Bellini)

Domenica 8 Novembre 2009, Orario: 10 – 18

  • Piazza Stesicoro
  • Piazza Consiglio d’Europa

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da www.newsfood.com