di Daniela Domenici
Chissà se molte delle persone di Augusta che ieri mi hanno incontrato tra i viali del parco dell’hangar o si sono fermate a salutarmi al tavolo davanti alla bancarella dei panini si sono chieste chi fossero quei signori con cui chiacchieravo e scherzavo così amabilmente e serenamente, unica donna in mezzo a tanti uomini.
Chissà, forse, se avessi detto loro che erano alcuni dei dodici detenuti del carcere di Augusta che ogni giorno escono, grazie al progetto “Reload” basato sull’art.21, per lavorare all’esterno e rientrano poi nella casa di reclusione, avrebbero girato alla larga o sarebbero addirittura fuggite inorridite all’idea che dei detenuti possano stare in mezzo alla gente “normale” senza fare qualcosa di male e, soprattutto, che la sottoscritta, nota in città come madre, moglie, docente e tante altre cose, si mescolasse con questa fetta emarginata della società.
Eppure tutto questo è potuto succedere grazie alla splendida iniziativa del presidente dell’Hangar Team di Augusta, il dott.Saccomanno, di cui ho parlato nel mio articolo di ieri.
Alessandro A, Angelo F, Francesco L, Giovanni L, Giovanni C, Giovanni U, Leandro C, Orazio F, Salvatore C, Salvatore I, Sergio C e Simone R, undici di loro siciliani e solo uno campano, con condanne diverse ma uniti dalla voglia di dimostrare che la fiducia in loro riposta è stata ampiamente ripagata dando così attuazione pratica al dettato dell’art. 27 della Costituzione che parla di rieducazione per un reinserimento nella società, ringraziano, tramite me, il presidente dell’Hangar Team per questo regalo che è stato loro fatto: trascorrere un fine settimana fuori dalla loro “vita ristretta” mescolandosi tra la gente qualunque.