Coloriamo di giallo…PER EMMA PRESIDENTE


Dato che, purtroppo, non abito a Roma e quindi non posso dare il mio contributo dai balconi, pubblico questo, un mio piccolo contributo, una goccia PER EMMA

Emma ha rinunciato a imbrattare la città con i manifesti abusivi. Fin dall’inizio della campagna ha chiesto a chi la sostiene:

«cambiamo metodo e abitudini elettorali: non imbrattiamo, tutti quanti, il nostro territorio con i manifesti. Addobbate piuttosto le finestre delle vostre case, addobbate i vetri delle vostre auto renderemo disponibili su internet dei formati adatti sia alle macchine che alle finestre».

Il Comitato Emma Presidente ha provveduto a far stampare centinaia di teli gialli da appendere alle finestre e i balconi.

Possono essere prelevati presso il Comitato in via Ripense, 4 dalle 09:00 alle 20:00 o in via Tigré, 4 dalle 10:30 alle 14:30 e dalle 17.30 alle 19:30. Puoi anche telefonare allo 06/90289099.

Se non puoi procurarti il telo presso il Comitato, appendi qualsiasi cosa gialla, il colore della campagna.

Rispondi a questa sfida pubblicando l’immagine del tuo balcone o della tua finestra. Le foto saranno votate dagli utenti. Le foto più creative accompagneranno gli articoli e le iniziative della campagna elettorale sul web.

http://lamia.emmapresidente.it/sfida/seconda-sfida-colora-di-giallo-la-tua-finestra

Basterebbe poco per sistemare tutto, democraticamente


  di Simone Mariotti

Se non fosse un dramma della democrazia la cosa sarebbe pure divertente.

Riepiloghiamo. La prima cosa da fare è stabilire, solo per dovere di cronaca, il numero di ore che ha impiegato la settimana scorsa il ministro Maroni per rimangiarsi la parola. A casino elettorale scoppiato, prima di sapere che qualche problemino ci sarebbe stato anche in Lombardia, e quindi anche alla Lega, Robertino bello baldanzoso faceva il saputello della legalità: “Escludo l’intervento del governo”, e già si fregava le mani a vedere il Pdl lì a scannarsi, mentre nell’empireo nord leghista tutto splendeva. Sul calare del sole si scopre ahimè che compare Formigoni, formichin formicando, qualche pasticcino l’aveva fatto pure lui. Non solo, ma oltre a parlare in politiches-geroglifico attaccando pure lui i radicali, questa volta di “vandalismo” (dopo le accuse poveriniane di squadrismo, dal ridicolo passiamo al grottesco), non si lascia sfuggire un’accusa ai leghisti inetti, rei di avergli fatto avere solo 300 firme, che poi si son trovati nelle pesche perché se ne aspettavano almeno 500. Timbro qua, timbro là, scatta in quel di Roma il più classico dei “Contrordine compagni”.

 Roby è crucciato: “Accidenti, peccato, potevamo far quelli tosti e puri e invece ci tocca a fare una figura da cioccolatai alla romana, pazienza”. Squallegia qua, squalleggia là, ecco che il decreto è bello che sfornato per un vero bel week end da leoni.

 Tuttavia il Formigoni la spunta da solo senza il decreto.

“Accidenti!”, pensa Roby, “ci siamo fregati con le nostre mani”. Ma il nostro ministro ne sa una più del diavolo e si ricorda che lui è della Lega, quella del federalismo, e che il Lazio ha, proprio grazie al federalismo, una legge propria, inattaccabile da un decreto del governo. Scatta allora il piano B. Nel pomeriggio di lunedì prima che il tribunale si esprimesse, Maroni mette già le mani avanti per ristabilire l’ordine originale: “in caso di bocciatura del ricorso nulla si potrà fare, neanche con decreto”. E bocciatura fu.

 Tutto torna.

Resta lo squallore profondo di questo paese, di un povero presidente della Repubblica che, e non lo biasimo, deve firmare frettolosamente un decreto inutile e oltretutto mal scritto per paura addirittura di problemi di ordine pubblico. E la cosa a mio avviso più deprimente è stata la minaccia di quel campione democratico di La Russa: “siamo pronti a tutto”.

 E adesso al governo che faranno? Con il loro tatto e la loro capacità politica certamente la cosa peggiore. E dire che la cosa migliore sarebbe stata la più semplice, onesta, democratica, e dannosa solo per il loro orgoglio.

 Bastava ammettere una semplice verità: “Questo sistema di regole elettorali è antidemocratico e anche noi “grandi” ci siamo cascati. Ammettiamo i nostri errori e perdoniamo quelli degli altri. Tutti coloro che hanno tentato di partecipare a queste elezioni saranno ammessi, e subito snelliremo le procedure per far sì che in futuro non sia la burocrazia o la mancanza di autenticatori a bloccare il processo democratico. Chiediamo scusa, ricominciamo tutto, slittando di un mese la competizione per ristabilire un po’ di democrazia (anche televisiva) e la prossima volta i partiti già rappresentati nei consigli regionali o in parlamento non dovranno raccogliere le firme, e per gli altri né servirà un numero adeguato, ma non assurdo come quello di oggi, e i cittadini potranno autocertificare la propria firma, come accade per tanti atti pubblici senza la pratica feudale degli autenticatori”.

 Lo so, sarebbe comunque una immonda violazione delle regole, e quella che stiamo vivendo è una pagina oscura della democrazia italiana, ma se non altro da un provvedimento così avremmo ottenuto qualcosa di buono per il futuro.

 C’è solo un problema: se così fosse, perlomeno la fase della presentazione delle liste diventerebbe democratica. E da troppo tempo quest’ultima è una parola fastidiosa, tanto che se cerchi di diffonderla, c’è pure qualche infelice che ti dà del questurino

da www.radicali.it

Emma Bonino: il Pdl potrebbe non convertire il decreto legge, per annullare elezioni in caso di sconfitta


Il centrodestra potrebbe non convertire il decreto se le elezioni in Lazio andassero male, cosi’ da inficiare il risultato.Ha detto Bonino. La candidata nel Lazio ha adombrato questa ipotesi nel comizio tenuto in piazza del Pantheon a Roma. Secondo Bonino il decreto ‘annulla qualsiasi certezza del diritto e del processo elettorale democratico. Non e’ detto che il decreto verra’ riconvertito, perche’ se perdessero vorrebbero interpretare il risultato’.

fonte ANSA

“Povera patria” di Franco Battiato – 1991


Sembra stata scritta per la morte della democrazia in Italia di ieri questa canzone di Franco Battiato del 1991, incredibile…

http://www.youtube.com/watch?v=3UUS65a1c6Y

Decreto salva-liste, Alfano (IdV), Costituzione violata


Roma, 6 Mar. Il decreto ‘interpretativo’, varato ieri in tarda serata dal Consiglio dei Ministri e frettolosamente firmato dal Presidente Napolitano, scatena la reazione dell’On. Sonia Alfano, deputato europeo di Italia dei Valori e Presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime della Mafia, che attraverso una nota afferma “Per l’ennesima volta la Costituzione è stata violata, oltraggiata e calpestata con un abuso di potere degno di un regime sudamericano, e con il benestare di un Capo dello Stato che non è disposto ad ascoltare la voce dei cittadini e dell’opposizione”.

“Siamo già in piazza e stiamo ancora aspettando – sottolinea Sonia Alfano – insieme a centinaia di persone, soprattutto giovani, quei giovani che ci ricordano tanto gli appelli di Sandro Pertini alla resistenza, che Napolitano dia una spiegazione plausibile ed esaustiva”. “Continuo a credere fermamente nella giustizia – prosegue – e in quella Carta per la quale migliaia di persone hanno versato il proprio sangue. Credo che Napolitano sia confuso sul proprio ruolo: garantire il rispetto delle regole democratiche e del popolo italiano; è questo quello che ha il dovere di fare. Provo un indescrivibile sconforto se penso che sia necessario ricordarglielo”. “Io ho il coraggio di stare in piazza in mezzo ai miei concittadini – conclude – voglio sperare e credere che anche il Presidente della Repubblica lo farà, smentendo quanti oggi, me compresa, dichiarano sepolto lo stato di diritto”.

da www.soniaalfano.it

Un presidente da impeachment


Ieri sera appena ho saputo che Napolitano aveva firmato la legge salva Pdl, che permette a chi ha violato la legge di essere riammesso alla competizione elettorale, ho pensato tra me e me, come già è avvenuto per le altre leggi ad personam, che il Presidente della Repubblica si era comportato da Ponzio Pilato, lavandosene le mani.
Poi, stamattina, dalla lettura dei giornali ho appreso che il Colle avrebbe partecipato attivamente alla stesura del testo. Se così fosse sarebbe correo visto che, invece di fare l’arbitro, avrebbe collaborato per cambiare le regole del gioco mentre la partita era aperta. Allora c’è la necessità di capire bene il ruolo di Napolitano in questa sporca faccenda onde valutare se non ci siano gli estremi per promuovere l’impeachment nei suoi confronti per aver violato il suo ruolo e le sue funzioni. Lo dico con tutto il rispetto per la sua funzione ma anche con il dovere che spetta ad una forza politica presente in Parlamento che deve salvaguardare la democrazia. Da subito ci attiveremo per mobilitare i cittadini onesti con una grande manifestazione a difesa della Costituzione contro quest’ennesima legge ad personam.

da www.antoniodipietro.com

Gesù… Bonino


 

di Emanuele Boffi

Pierluigi Bersani cercava un senso a questa storia. L’ha trovato. Si chiama Emma Bonino, «la fuoriclasse», la candidata ideale a correre per la Regione Lazio. Il senso della storia del Pd è questa sacerdotessa dei diritti umani, quinta evangelista di un umanesimo che si professa ateo, gran ministra del culto dell’oracolo Pannella. Serviva una figura religiosa per dare un senso alle ultime due stanche e snervate liturgie politiche (il cattolicesimo democratico e il comunismo) di un partito che s’è illuso che bastasse la fusione tra i due culti per avere un nuovo credo. E invece no, serve la mistica adeguata, il cerimoniale adatto, un carisma ambiguo e affascinante, un rituale che permetta al militante spaesato di ritrovare un ordine delle cose dopo un lungo periodo di spaesamento. Emma Bonino ha tutto per piacere ai credenti cattolici e ai credenti di sinistra. Lo spirito missionario che l’ha portata in Ruanda, Somalia, Kurdistan, Afghanistan, Kosovo, Sierra Leone a difendere le cause indifendibili degli ultimi, l’aria seria dell’animatore parrocchiale che fa dell’impegno la sua virtù, un modo di vestire non vistoso ma vezzosamente decoroso. Sa resistere alle tentazioni mondane, sa essere meravigliosa nel recriminare uno spazio tv e poi rinunciarvi all’ultimo, come nel caso del recente invito ad Annozero («Emma non è una ragazza audience», dicono i suoi). Vi può sedurre per ore e ore parlandovi delle miserie in cui vivono gli ultimi della terra, quelli che anche il Vaticano dimentica, quelli che persino i comunisti ignorano. Emma ha questa aurea di irregolare affidabile e della sbarazzina secchiona che le fa raccogliere consensi trasversali. Può non piacerti, Emma. Epperò sei un bel biascicapaternoster, dai.

L’appestata con amici fra i Nobel
Emma, la prima volta che entrò a Montecitorio, era «vestita in modo sportivo, sbarazzino, usando d’estate un paio di zoccoli». Emma, «quando era commissaria europea, girava per Roma con un’utilitaria ammaccata». Emma ha il fascino dell’«appestata» (definizione sua) che però dice sempre cose interessanti in un mondo di noiosi, della competente in una politica dove la preparazione è una variabile indipendente, di quella che (autodefinizione) «dice ciò che pensa e fa ciò che dice». Emma è una suora laica e, infatti, ha «molti amici fra i Nobel», una che, per le cose in cui crede, è pronta a scendere in strada (roba di sinistra), ma anche a fare digiuni (roba da cattolici). Che visita i carcerati, gli ammalati, i perseguitati. Emma ha tutto per piacere ai cattolici senza Cristo e tutto per piacere alla sinistra senza leader. È il punto d’incontro di due mondi in disaggregazione, ultima consolazione per un Pd che si ritrova ormai solo con una classe dirigente di rivoluzionari con la faccia da impiegati.
Si diceva dei cattolici. Si autopresenta così Emma: «Sono non solo laica ma credente in altro, nella pratica della libertà, della tolleranza, del rispetto. Ma vengo da una famiglia cattolica, mia madre non si stanca mai di dire che i cattolici si formano nel libero arbitrio». Wow!, direbbe Obama. La religione come sentimento, come impegno, come devozione, senza l’ingombro dell’autorità e dell’obbedienza bigotta. Le hanno chiesto: basterà? Certo, «il punto di contatto coi cattolici è sui diritti umani. Pensate alle battaglie sulle carceri, sull’immigrazione, sui malati». Ma il Papa, le gerarchie, le beghine? «Il mondo cattolico è più vasto. Altrimenti non si spiegherebbero le nostre vittorie sull’aborto e sul divorzio, che sono leggi che hanno votato i cattolici». È vero, ed è per questo che piace al cattolico democratico, allo storico conciliare Alberto Melloni, a Giulia Rodano (cognome importante) che «da cattolica» non prova «alcun disagio per la sua candidatura. La divisione non è tra laici e cattolici, ma tra democratici e integralisti». Per questo piace a Giorgio Tonini, a Giorgio Merlo, a Giovanni Avena, il direttore dell’Agenzia – cattolica adulta – Adista, secondo cui «la Bonino può rappresentare i cattolici, un mondo che non è fatto di bacchettoni». Piace anche a Franco Marini che ha barattato una dichiarazione pubblica in suo sostegno per qualche carica da far passare per i suoi nella penombra del palazzo. E poi, ha detto Marini, trattasi di elezione amministrativa, mica sui massimi sistemi. Errore. È per i massimi sistemi che Emma piace ai cattolici, non per le delibere e gli atti amministrativi che dovrà affrontare e di cui, infatti, Emma parla poco perché poco ha da dire. Lei è di Bra (Cuneo), professoressa emerita all’università Americana del Cairo, commissaria europea, non è mica nata a Torpignattara o alla Garbatella. Anche se qualcosa di romano, in verità ce l’ha: è nata il 9 marzo, sotto il segno dei pesci come la Marina della canzone di Venditti.

Perderemo felici e contenti
Si diceva degli ex comunisti – oddio, pure dei comunisti duri e puri ci sarebbe da dire visto che il Manifesto è tra i fogli più entusiasti della sua candidatura. Si diceva dunque della sinistra, di questa sinistra e dei suoi dirigenti che paiono aggirarsi nella politica come tanti Polifemo rincuorati di vivere in un partito di ciechi. Le cose più interessanti le hanno dette e scritte un lettore dell’Unità, un attore, un blogger e un intellettuale. Un sessantenne iscritto da giovane alla Fgci, responsabile della Cgil, che ha fatto il ’68, che ha sempre votato Pci (e derivati), che ha in tasca la tessera del Pd, ha scritto al giornale di Gramsci per dire di sentirsi un «quasi quasi Polverini». Ma questo prima che si candidasse Emma. Poi è cambiato tutto, come ha detto Claudio Amendola, attore, romano, il tatuaggio di Che Guevara sul cuore: «Prima della candidatura della Bonino pensavo di votare Polverini, ma adesso, se si candida la Bonino, sono in difficoltà». Il blogger è Zoro che su Europa ha scritto che «perderemo, ma almeno perderemo contenti». L’intellettuale è Mario Pirani secondo cui «la candidatura Bonino è un’iniziativa salvifica insperata. Può dare speranze di vittoria, ma soprattutto, un ritorno d’identità negli elettori di sinistra, il senso che finalmente sono chiamati ad una scelta che possono condividere». E anche se «non vincesse, gli elettori potrebbero comunque dirsi che hanno fatto quello che potevano per una causa nella quale credevano». Il senso dell’«iniziativa salvifica», la «speranza» ritrovata, il martirio per la battaglia impossibile, «il senso», la condivisione, la fede («una causa nella quale credere»). E non è linguaggio religioso, questo?
Wojtyla ascoltava Radio radicale
Emma ha dunque dato un’identità a questo partito che ne cercava una, che s’illudeva di ricomporla (l’identità) sommando quelle d’origine (cattolica e comunista) e che ora si trova costretto a scegliere la terza incomoda. Un’identità, un senso e un cerimoniale moderno che bolla il quoziente familiare come «ostacolo per le donne», che crede nelle quote rosa, nella Ru486, nella trasparenza e nei curriculum su internet, nel testamento biologico, nella lotta contro il nucleare. Che pensa che papa Ratzinger sia un personaggio da Medio Evo dantesco e che, purtroppo, sono finiti i bei tempi in cui c’era Giovanni Paolo II – il papa buono è sempre quello morto. Allora sì, come va in giro a raccontare in questi giorni la Bonino, s’andava d’accordo: «Nel 1986 presentai Marco a Giovanni Paolo II. Ma Wojtyla disse: “Guardi Pannella, che io la conosco la sento su Radio radicale».
Un’identità che piace anche a destra, dove la Bonino sa di raccogliere consensi, nel mondo del giustizialismo incipriato – per Furio Colombo la Bonino è «affascinate» –, nel mondo cattolico “vero” («Mi piacerebbe avere nella mia squadra Mina Welby, che è la bandiera del testamento biologico portata avanti da una donna profondamente cattolica»). E pazienza per i vari Binetti, Castagnetti, Carra, Lusetti e chi s’aggiungerà alla lista degli scontenti. Non saranno lacrime quelle che cadranno sul pavimento dei circoli del Pd, ma gocce di champagne. Verrà Natale e scarteremo i regali. Sarà la definitiva certificazione che il Pd ha trovato la sua nuova religione e il suo novello messia: Gesù Bonino.

da www.tempi.it