Il grande mistero del corpo sommerso


di Roberto Puglisi

L’uomo che si sentiva vicino alla fine non rinunciò al mare. Alle sue passeggiate, sul bagnasciuga. Chi scrive lo guardava fisso, cercando di imparare qualcosa di fondamentale, mentre lui lanciava sassi tondi in acqua, uno dopo l’altro. Il suo corpo cominciava a somigliare al destino dei sassi. Un ultimo balzo di vita, prima di una rapida immersione nella  spuma. Il dolore del corpo sommerso, del corpo che si libra su un mare di dolore e affonda, non si racconta. E’ un’esperienza incomunicabile. Viene  subita nella singolarità di un organismo, nel chiodo della sofferenza,  unica e inesprimibile. Infatti, inesprimibile è la morte, di cui il  dolore è un assaggio.
Salvatore Crisafulli propone quesiti irrisolvibili, diversi da Eluana Englaro. Come Eluana. Non si potrà mai legiferare con esattezza su una teoria condivisa del corpo che sta male. Non esisterà mai  una norma generale e collettiva. I corpi segnati sono roccaforti chiuse,  senza  ponti levatoi. Non possono spiegarsi, se non con labili ed eccentriche parole,  non possono trasmettersi alcuna notizia concreta del disastro imminente.
Ecco perché ogni norma sul male, sulla fine della vita, sull’argomento  supremo, sarà inevitabilmente una coperta corta o lunga, a seconda del  punto di vista. Pure la volontà individuale è un riflesso che muta. Quello che ho scritto quando ero lucido, varrà ancora dopo pochi secondi di precipizio nell’incoscienza e nel buio che gli altri chiameranno esistenza? Quando il bagliore filtrerà appena da una coltre di assenza e rarissime presenze,  chi potrà mai essere l’interprete giusto per un vuoto così pieno di significati?
Eppure, la storia di Salvatore Crisafulli, paraplegico e sconfitto dal suo corpo, la storia di suo fratello Pietro che annuncia e sospende un viaggio della morte, la storia di denuncia di un sistema che non assiste il penultimo passo perché non lo comprende e di uno sfinimento che morde, riscattano il nostro sonno in transito con un’eco che non vogliamo ignorare.
Livesicilia propone una riflessione non comoda sul tema, uno sguardo dentro occhi che hanno la fine come pupilla e la vita tutta intorno. E non è detto che il centro sia la zona più significativa dell’orizzonte.
Di quei sassi lanciati in acqua, di quelle passeggiate sul bagnasciuga con suo padre, chi scrive ricorda soprattutto quel tanto di luminoso che conduce alla vita, tutta intorno. La schiuma sollevata dal sasso, il passaggio radente dei gabbiani, l’odore  delle alghe nel mare.

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“Siamo rimasti soli: farò morire mio fratello”


“Siamo rimasti soli e non possiamo più aiutarlo, perché Salvatore ha bisogno di aiuto 24 ore su 24. Non possiamo fare altro, ci hanno abbandonati al nostro destino, allora meglio farlo morire: lui è al corrente di questa nostra decisione ed è d’accordo”. Così Pietro Crisafulli annuncia “un viaggio della morte per suo fratello”, paraplegico di 45 anni, entrato in coma nel settembre del 2003 in seguito a un incidente stradale e risvegliatosi nell’ottobre del 2005, che, dice, porterà in Belgio per fargli praticare l’eutanasia visto che “da sette anni mi promettono un piano ospedaliero personalizzato a casa, che non è stato mai realizzato” Già in passato Pietro Crisafulli aveva annunciato di “staccare la spina” degli strumenti che tenevano in vita sua fratello Salvatore e si era schierato “per tenere in vita Eluana Englaro”. Un paragone che però l’uomo respinge: “la mia non è una battaglia per la morte – afferma – ma per la vita”. “Io farò tutto questo – aggiunge – e camminerò con la testa alta perché ho combattuto per la vita di mio fratello. Lui non morirà di stenti, ma se ne andrà via dormendo”.
Pietro Crisafulli accusa “la politica, dal premier al presidente della Regione Siciliana, di avere promesso senza mantenere”. “Adesso – aggiunge – quando porterò mio fratello in Belgio con un camper il governo dovrà intervenire in extremis, come ha fatto con Eluana Englaro, per salvare la vita di Salvatore”. Crisafulli accusa anche “la Chiesa di non avere fatto alcunché” per suo fratello . Intanto, La Commissione parlamentare d’inchiesta sul Sistema sanitario nazionale ha avviato un’istruttoria sulle condizioni di assistenza di Salvatore Crisafulli, attivando in queste ore un’ispezione dei NAS dei carabinieri. Ad annunciarlo è il presidente della Commissione d’inchiesta del Senato, Ignazio Marino.

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