Il libertino a Catania


di Daniela Domenici

Il patron Gianni Salvo ha confermato, ancora una volta, la sua scelta di testi sempre di ottima qualità che caratterizzano il “suo” teatro, il Piccolo Teatro di Catania: stavolta ha scelto di portare sul palcoscenico un testo di un autore francese, Eric-Emmanuel Schmitt, tradotto da Luca Barcellona, “Il libertino”, una commedia piena di ironia e leggerezza che qualcuno ha definito un “vaudeville filosofico”.

I primi complimenti vanno al giovane regista Nicola Alberto Orofino, che avevamo applaudito come attore nello stesso teatro, che ha saputo raccogliere questa sfida secondo noi non facile soprattutto per l’argomento che ne è alla base: una giornata della vita di Diderot, uno dei massimi filosofi francesi. Abbiamo molto apprezzato, e il pubblico presente ha condiviso il nostro plauso, la sua scelta di non fare una pausa tra gli atti per non far perdere il pathos creatosi.

Prima di parlare dei protagonisti vogliamo complimentarci ancora una volta, perché abbiamo già avuto altre occasioni per farlo, con la scenografa Oriana Sessa che ha immaginato un ambiente con oggetti tutti giocati sui toni del bianco e nero molto funzionali ai vari momenti della recitazione, ottima l’attenzione ai minimi particolari.

Ora vogliamo tributare una standing ovation prolungata al protagonista assoluto della piece, Fiorenzo Fiorito, nel ruolo di Diderot costretto a confrontarsi con quattro donne diverse che incarnano quattro stereotipi dell’universo femminile e che lo mettono in crisi facendolo riflettere sul concetto di morale e di libertinaggio: assolutamente formidabile in questo ruolo impegnativo sia dal punto di vista recitativo che gestuale.

E insieme a Fiorito i nostri complimenti vanno alla protagonista femminile, Anna Passanisi, che interpreta una sedicente pittrice che poi si rivelerà una formidabile e scaltra truffatrice la quale farà leva sul suo fascino per ingannare Diderot che, però, non la denuncerà: brava davvero.

Un applauso anche alle altre protagoniste femminili: Tiziana Bellassai nel ruolo della moglie che prima fa una scenata di gelosia e poi instilla, con sapiente astuzia, nel marito il dubbio su un suo tradimento; Luana Toscano che interpreta la parte della giovane figlia del padrone di casa che è ancora un po’ immatura nelle sue scelte in campo amoroso ed Egle Doria, nel ruolo della figlia di Diderot, che prima vorrebbe fare una scelta di vita un po’ provocatoria che lascia stravolto il celebre padre ma che poi, accettando i suoi consigli, si rende conto dell’errore che stava per compiere. Bravo anche Giuseppe Carbone, con la sua aria ingenua, nella parte del segretario un po’ rompiscatole del filosofo.

Più di due ore di spettacolo ininterrotto tra riflessioni filosofiche, sorrisi e risate a scena aperta,  lo spettacolo di oggi ha dato, secondo il nostro modesto parere, un esempio della funzione che dovrebbe avere il teatro: educare col sorriso. Grazie.

“PETER PAN” al Piccolo Teatro di Catania


di Daniela Domenici

Quando il teatro è voglia di trasmettere messaggi positivi anche attraverso  una delle più celebri fiabe di tutti i tempi, quando il teatro è voglia di stupire, di emozionare, di coinvolgere, di divertire: questo è stato “Peter Pan” sul palcoscenico dal Piccolo teatro di Catania per tre repliche, più una seconda pomeridiana ieri, aggiunta all’ultimo momento per la troppa affluenza di pubblico.  

Iniziamo i nostri complimenti  dalla drammaturgia “ad hoc” di L.M. Ugolini alla perfetta regia del “patron” di questo teatro, Gianni Salvo e alle musiche pertinenti di Pietro Cavalieri.

Una “standing ovation” a parte meritano le scene e i costumi che Oriana Sessa ha saputo immaginare e creare per questa celebre fiaba; per le scene l’idea di utilizzare, per esempio, un baule decoratissimo sia come “cassetto dei sogni” che come tolda della nave di Capitan Uncino o i letti dei tre fratellini, Wendi, Gianni e Michele, come luoghi di passaggio, strade o l’idea di un velo di tulle per le nuvole-cuscino, tanto per citarne alcune, sono state, secondo noi, assolutamente perfette. E un “bravissima” se lo merita anche per gli splendidi, coloratissimi   costumi, su tutti l’incredibile corvo Salomone ma anche il coccodrillo-sveglia, il cane Nana e la Fata dei cassetti.

E ora passiamo a tributare i nostri complimenti più calorosi e meritati ai protagonisti di questa fiaba, ognuno di loro ha interpretato più di un ruolo, cambiando quindi abito e make up (tutti molto complicati) in velocissimo tempo reale. “In primis” a Egle Doria che interpreta, oltre ad altri ruoli, quello del protagonista, Peter Pan, con una grazia, un’agilità e una simpatia davvero travolgenti; e con lei vogliamo applaudire Ezio Garfì e Nicola Alberto Orofino che, oltre a impersonare i due fratellini, sono divertentissimi nei ruoli, rispettivamente, di Spugna e Capitan Uncino ma anche in altri. Brava anche Tiziana Bellassai, magica nella parte della Fata dei Cassetti, una specie di “narratrice” dell’intera vicenda, e anche Alessandra Lombardo nel ruolo di Wendi che diventerà l’amica del cuore di Peter ma che, alla fine della fiaba, vorrà tornare, con i suoi fratellini, a casa. E un bravo anche a Giuseppe Carbone che ha saputo caratterizzare ironicamente uno dei bambini dell’Isola Che Non C’è, Fischietto.

Vogliamo concludere con una notazione di carattere, per noi, assolutamente positivo: il vedere così tanti bambini con i loro genitori assiepare ogni posto e ogni scalino di questo teatro in una domenica pomeriggio ci è sembrato un ottimo indice di voglia di trasmettere cultura ai propri figli non lasciandoli, come spesso succede, soli davanti al televisore ma facendo conoscere loro e apprezzare la magia del teatro sin da piccoli.