“Assorta”


di Tiziana Mignosa

Sfuma il presente

quando s’aggancia ai fumi del passato

e di sospiri vivi

afferrando gli accartocciati lembi.

Vano è quel nutrimento

che la porta serra sull’avere

e lacci stretti annoda

intorno alla sacca colma degli eventi.

Ma come puoi pensare

che il calore scaldi le tue stanze

se le finestre sbarri al sole

e l’odore ancora temi dell’amata primavera

quando al nuovo il passo non concedi

liberando dall’inganno

palloncini colorati di nostalgia

gonfi d’inutile speranza?

Svuota il sacco

e poi ci metterai dell’altro

e col coraggio cancella la lavagna

prima di vedere la linea che attende d’essere tracciata.

“Sognando l’infinito”


di Tiziana Mignosa

Ti canto a me in quelle notti in cui

il sonno è morfina sulla vita

quando del giorno il passo

è inciampo umido

e ruvido è il percorso.

Fragilità che affiorano

come cristalli dal sole troppo lontani

è danza a rischio

sul bordo sdrucciolevole della materia

paura di finire in fondo alla scarpata.

Ritorno allora

col cuore e colla mente

a quando girasole imbrigliato dentro al tempo

sognando l’infinito

sulle lancette sospiravo.

Tu … il mio sole

adesso come allora

quando i confini erano mucchio

sui detriti da scartare

e noi eravamo uno e l’infinito intero.

E d’infinito

raccolgo attimi di vita andata

riflessi spezzati della tua bellezza senza fiato

piccoli, meravigliosi assaggi

giusto per non morire della tua assenza.

Tu

il sole mio

non dimenticarlo.

“Diamante”


di Maria Grazia Vai

Di te,
che sei respiro, il mio respiro
è pieno

Di te, caduto a pioggia
Nudo
sui miei sensi

ritrovato sei, la chiave nel mio scrigno

Di te
delle tue mani,
piene
dei miei seni

sul ventre morbido, resina indugia

Effimero frutto,
perlato sentiero
di te
colma è la bocca

Di te
Dentro te, distesa
aspetto penetrante il passo

Arriverà da oriente

Di rosea goccia,
sarai diamante.

Guardami, come io ti vedo


di Maria Grazia Vai

Il battito mio si ferma dentro i tuoi occhi.
Stupiti, stregati, immersi nell’infinito nero-blu profondo
a vestirmi i silenzi, a scavarmi la pelle,
a svelarne ogni segreto recondito.

Come ferma è la tua mano, e mi dipinge – inchiostro e luce
Fluisce, e del pensiero tuo s’addensa,
sorretto l’audace passo di tremule carezze

Si ferma nel tuo sentire, linfa di giada ti scorre nel petto
E profumi d’oriente, di sussurri di luna
e cicale

Il battito mio si ferma, prostrato, davanti ai tuoi occhi
E mentre si eleva il corpo al di là d’ogni mio respiro
si alza, silente e fiero – il volo dei miei occhi
a scrutare dentro

e oltre – i tuoi

“Il bosco della confusione”


di Tiziana Mignosa

Quando t’inoltri
nel fitto bosco della confusione
gli alberi si fanno presto specchi errati
difficile così trovare la via dove splende il sole.
 
Ogni volta che non ti chiedi
quello che veramente vuoi
è come se bendassi gli occhi
dentro la sacca dei desideri tuoi.
 
Ma ciò che afferri e rilasci poco dopo
diventa come la torta che solo un attimo hai voluto
dolce è l’impasto che però s’affloscia senza forno
e che mai sarà delizia per il tuo palato.
 
Seguendo come fai l’incerto condottiero
ti ritrovi presto dentro al sogno opposto
sovrano traballante del momento
impera qualche ora al primo posto.
 
E mentre i calzari impolverati
narrano di te e dei chilometri percorsi
t’accorgi che neanche un passo in più hai fatto
oltre il recinto del tuo giardino.