SALUTE: donare il sangue aumenta il benessere


Lo rivela uno studio pubblicato su ‘Blood Transfusion”

Donare sangue fa bene alla salute. I volontari si sentono meglio, sono piu’ attenti al proprio benessere e corrono meno rischi di ammalarsi. L’invito alla generosita’ arriva da uno studio italiano su 300 donatori, pubblicato su ‘Blood Transfusion‘. La ricerca e’ stata condotta da Massimo Franchini, direttore della Struttura complessa di immunoematologia e trasfusionale dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma, da MaurizioVescovi, medico di famiglia e presidente di Snamid (Societa’ scientifica di medicina generale) Parma, e dalla psicologa clinicaMarisa Mengarelli, con la collaborazione delle associazioni Adas e Avis. Ai donatori del Centro trasfusionale dell’ospedale Maggiore di Parma e’ stato somministrato un questionario ad hoc, al quale hanno risposto 300 volontari su 308 contattati, 50% uomini e 50% donne. Nel campione esaminato -riferisce una nota- la percezione globale di salute non ha mostrato differenze tra maschi e femmine, ed e’ risultata migliore, in valore medio, rispetto a quella riscontrata in studi estesi alla popolazione regionale. I possessori di un titolo di studio superiore percepiscono in media una salute migliore, cosi’ come le persone normopeso che si sentono fisicamente meglio rispetto ai sovrappeso. “Nonostante la relativa esiguita’ del campione analizzato -spiegano gli autori- e’ possibile affermare che essere donatori di sangue aiuta ad acquisire una migliore percezione della salute fisica. Ulteriori ricerche, da effettuarsi in altri distretti territoriali, potranno contribuire all’arricchimento della conoscenza scientifica e permetteranno di sostenere o confutare le conclusioni raggiunte. I dati ricavati dallo studio potranno inoltre essere utilizzati nelle fasi di ideazione delle campagne di sensibilizzazione al dono”.

da http://www.vita.it

Carceri: Prosegue sciopero della fame Radicale. Non c’è tempo da perdere e attenzione ai colpi bassi della magistratura organizzata


 Prosegue lo sciopero della fame, giunto oggi al 19° giorno, di Rita Bernardini, Valter Vecellio, Donatella Corleo, Lucio Bertè, Donatella Trevisan, Michele Capano, Claudio Scaldaferri, Yasmine Ravaglia per scandire i tempi di un provvedimento – che tarda a venire – riguardante la possibilità di accedere alla detenzione domiciliare per coloro che debbano scontare in carcere meno di 12 mesi.

 
·         Dichiarazione di Rita Bernardini, radicale eletta nelle liste del PD, membro della Commissione Giustizia della Camera dei deputati:
 
Ieri, nel corso della visita che ho fatto insieme a Marco Pannella ed altri radicali al Carcere di Bolzano, l’efficientissima direttrice del carcere Dott.ssa Annarita Nuzzaci, ci ha quasi implorati: “fate qualcosa per ridurre il numero dei detenuti.. così non si può andare avanti!”. Eppure, nonostante le difficoltà, il carcere di Bolzano è uno dei migliori che abbiamo visitato negli ultimi mesi! Pur essendo sovraffollato come gli altri, pur avendo un forte deficit nell’organico di agenti, educatori e psicologi, pur avendo scarsissimi mezzi economici, lì abbiamo respirato un’aria di solidarietà umana impossibile da riscontare in altri istituti. Piccole, ma fondamentali le “riforme” adottate dalla Direttrice che tiene aperte le celle sovraffollate in modo che i detenuti possano circolare liberamente nel lungo corridoio della sezione detentiva e che, non avendo mezzi a sufficienza per ripitturare le pareti scrostate del vecchio carcere, ha lasciato ai detenuti la possibilità di dipingere le pareti con loro murales: risultato, ambienti meno lugubri e avvilenti; inoltre le ore d’aria sono molte di più che in altri istituti, 6 ore da ottobre a maggio e 7 da giugno a settembre. E’ indubbio che con le sue capacità di gestione la direttrice, con un po’ più di risorse umane e materiali, potrebbe realizzare i progetti che ha in testa per fare in modo che i detenuti possano facilmente reinserirsi senza più delinquere nella società.
 
Oggi però – dovendo fare il punto della nostra iniziativa nonviolenta – non possiamo che ribadire la necessità di proseguirla. Non c’è traccia, infatti, né di un iter veloce in parlamento del DDL Alfano sulla misura della detenzione domiciliare per chi debba scontare meno di un anno e sulla messa alla prova per gli imputati di reati che non prevedano una pena superiore a tre anni, né dell’annunciato – da Berlusconi – decreto legge sulla prima parte del DDL Alfano.
 
Eppure Berlusconi, nel dare quell’annuncio, aveva dimostrato di aver compreso quale fosse la drammaticità della situazione penitenziaria: dare a tutti coloro ai quali viene limitata la libertà condizioni di vita civili, dignità e nessun pericolo per ciò che riguarda la propria salute, diritti minimi che non è possibile garantire con l’attuale esplosivo sovraffollamento definito dal premier con la locuzione “eccedenza di persone”.
 
Non c’è tempo da perdere, lo diciamo con la forza interiore che ci dà il nostro sciopero della fame e, soprattutto, diciamo a Berlusconi ed Alfano che occorre sventare i colpi bassi della magistratura organizzata che con le consuete rivendicazioni corporative vuole ridurre a poco più di un migliaio di casi l’accesso alla nuova misura alternativa proposta.

Buon compleanno, Marco :-)


Oggi Marco Pannella compie 80 anni e li festeggerà…visitando il carcere di Bolzano, dopo aver visitato per 6 ore, ieri, quello di Parma, insieme a Rita Bernardini giunta al 18° giorno di sciopero della fame per non far dimenticare la situazione esplosiva del pianeta carcere in Italia, è il terzo in pochi mesi che mette in atto, cerchiamo di starle vicino sottolineando in ogni momento quanto la situazione sia drammatica e urgente, quanto il carcere sia diventato “un deposito di carne umana” , una discarica…parliamone, scriviamone, urliamolo, denunciamolo SEMPRE…

Auguri Marco e formidabile Rita!!!

Musica: Parma si ‘tinge’ di Jazz, dal 5 maggio il primo festival


Parma si ‘tinge’ di Jazz per la prima edizione del Parma Jazz festival, la manifestazione organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Parma, con la direzione artistica di Antonio Ciacca, pianista e direttore della programmazione del Jazz presso il Lincoln Center. Il festival, in programma da mercoledi’ 5 a domenica 8 maggio, presenta un programma interamente dedicato a Duke Ellington figura chiave non solo del Jazz ma di tutta la musica del Novecento. “La nostra citta’ -spiega il sindaco di Parma Pietro Vignali, presentando l’evento- ha nella cultura una delle sue vocazioni e una delle sue eccellenze, percio’ abbiamo deciso di scommettere sul grande jazz, come in questi anni abbiamo scommesso, con risultati molto soddisfacenti, sulla mostra di Carreggio, sul festival di Verdi e su tanti altri eventi che hanno raccolto apprezzamento e attenzione da tutto il mondo”. Apre il Parma Jazz Festival, mercoledi’ 5 maggio all’Auditorium Paganini, Ciacca, che presenta il suo ultimo lavoro discografico ”Lagos Blues” con la sua working band affiancata per l’occasione da Joe Locke al vibrafono. A seguire, sempre il 5 maggio all’Auditorium Paganini, Dianne Reeves, una delle cantanti piu’ prestigiose al mondo, con la sua versatilita’ interpretativa, i mezzi vocali ed espressivi di cui dispone, che le permettono di confrontarsi con repertori diversi, di riprendere in chiave personale la tradizione del canto jazz, cosi’ come di cimentarsi con il rhythm’n’blues e il pop piu’ sofisticato, facendo di ogni sua esecuzione un capolavoro. Il programma del 5 maggio prosegue nella Sala Verdi, Starhotels Du Parc, con l’Ohio Youth Jazz Orchestra, diretta da Todd Stoll e composta dai migliori allievi delle scuole superiori dell’Ohio, che presenta il repertorio di Duke Ellington, dagli anni ’30 agli anni ’70. A chiudere la serata sempre nella Sala Verdi, Starhotels Du Parc il quintetto del chitarrista Lucio Ferrara con Michael Mwenso, trombone, Spike Wilner piano, Patrick Boman, contrabbasso e Nicola Angelucci, batteria.

fonte Adnkronos

Sovraffollamento all’inferno


In questi giorni in un vecchio giornale ho letto:
“Una signora lasciò i suoi due cani nel bagagliaio della sua station wagon con i finestrini aperti per andare a fare un servizio. Al suo ritorno trovò i vigili.
– “È tutto in regola protestò. Ho pure attrezzato il portabagagli con la rete di divisione. Cosa volete da me?”
I vigili risposero semplicemente:
– “La legge dice chiaro che un cane deve avere uno spazio vitale minimo di otto metri. Le sembra che ci siano otto metri dentro il baule? E la multarono.”

Peccato che in carcere non ci sono vigili!
A parte l’ironia, l’Italia è uno strano paese, un cane deve poter disporre di almeno otto metri quadri, mentre in molti carceri alcuni detenuti devono in cella fare a turno per stare in piedi.
Il sovraffollamento incomincia a farsi sentire anche a Spoleto.
Stanno arrivando molti detenuti anche da altri carceri e stanno incominciando a mettere due detenuti in cella singola, con l’agibilità a contenere una sola persona.
Spero per l’Assassino dei Sogni che con me non ci provi perché perderebbe.
In tanti anni di carcere lo Stato mi ha sempre trattato come una belva e mi ha fatto diventare un lupo solitario.
Mi ha fatto vivere in una solitudine infinita, sconfinata, solo in compagnia di me stesso.
E quando la solitudine ti entra nella tua testa, nel tuo cuore, e nella tua anima, un uomo ombra non ne può più fare a meno.
Lo Stato, nell’Isola del Diavolo dell’Asinara, mi ha sottoposto per cinque anni al regime di 41 bis, di cui un anno e sei mesi in totale isolamento, con il cancello, blindato e spioncino chiuso, con solo due ore d’aria senza mai vedere e parlare con altri detenuti.
Lo Stato mi ha sottoposto a otto mesi di regime di sorveglianza particolare del 14 bis nella cella liscia, isolato da tutti gli altri detenuti, senza televisione e fornellino.
Dopo tanti anni d’isolamento, di regimi duri e punitivi, mi hanno abituato e mi sono abituato a stare da solo e non riuscirei più a stare in compagnia di un altro detenuto in una cella.
Ci hanno provato a mettermi un detenuto in cella nel carcere di Nuoro, ma dopo tre giorni l’Assassino dei Sogni si arrese perché ogni volta che andavo al passeggio mi sdraiavo per terra, costringendo le guardie a portarmi in cella di peso.
Una volta al direttore del carcere di Parma, quando sono andato volontario, per stare da solo, alle celle di punizione ho detto:
– “Né in questa terra, né nell’aldilà, nessuno potrà mai obbligarmi a dividere una cella con un altro detenuto”.
Tutte le volte che l’Assassino dei Sogni ha provato a mettermi un compagno nella mia stanza ho sempre detto:
– “Datemi una speranza, una sola, che un giorno potrei uscire e avrò un motivo per accettare un compagno in stanza”.
Gli uomini ombra non possono stare in compagnia con le persone che hanno un futuro.
I morti non possono stare in cella con i vivi.

Carmelo Musumeci
Carcere di Spoleto – Gennaio 2010

da www.informacarcere.it

Parma, vendevano droga tramite Facebook e Netlog: arrestati


Per tenere i contatti con fornitori e consumatori soprattutto di , usavano i social network e : così la arrivava a giovani del nord Italia e, in particolare, dell’Emilia- Romagna. Per questo due torinesi di 26 anni, una commessa e uno studente, sono stati arrestati con l’accusa di spaccio di stupefacenti.

Gli arresti fanno parte dell’operazione antidroga che il 16 novembre aveva portato all’arresto di un chimico di 40 anni di Chieri (Torino) che riforniva di “speed”, una sintetica molto potente, alcuni rave party del nord Italia.

I due torinesi compravano grossi quantitativi di pura, li tagliavano con mannitolo e altre sostanze e li distribuivano a clienti locali usando spesso i canali di e .

Sono stati arrestati nella loro abitazione in Piemonte dai carabinieri di () che hanno seguito le indagini coordinati dal pm parmigiano Roberta Licci. In casa i militari hanno trovato circa 20 grammi di hashish, 10 di ketamina e stupefacente già pronto per la vendita e bilancini di precisione.

daa www.blitzquotidiano.it

I senzanima


Dopo la morte di Stefano Cucchi un altro morte nel carcere di Parma, quella di Giuseppe Saladino.
Sempre su questo istituto leggo sul Corriere della Sera di mercoledì 11 novembre del 2009:
-…Stava scontando una condanna all’ergastolo in regime di 41 bis. La procura di Bologna ha aperto un fascicolo contro ignoti sulla sua morte, ipotizzando il reato di istigazione al suicidio.

Conosco bene il carcere di Parma, dopo quello dell’Asinara è stato uno dei più fuorilegge istituti in cui sono stato detenuto.
Di quel carcere mi ricordo bene le celle di rigore, dove mi avevano messo per essermi ribellato contro le guardie che avevano strappato e calpestato con le loro scarpe le foto dei miei figli durante una perquisizione perché non era consentito averne più di dieci.
Mi ricordo come se fosse ieri di quei 15 giorni nella stanza liscia al freddo senza letto, lenzuola, coperte, a fissare le pareti sporche e sgretolate della cella per ore e ore.
In ostaggio della delusione, della tristezza e della sofferenza.
Senza nulla, quindici giorni solo con i miei pensieri, la mia rabbia, il mio cuore e la mia anima a cercare di fare il morto, cercando dentro di me l’amore per rimanere vivo.
In carcere in Italia non si viene solo ammazzati, istigati al suicidio, picchiati, abbandonati come sacchi di spazzatura, ma si viene soprattutto umiliati levandoti la voglia di vivere.
Finiti quei 15 giorni di punizione, il massimo ininterrottamente consentito, dopo un giorno in sezione, me ne hanno dati altri 15 e poi ancora altri 15 giorni.
È facile interpretare e ingannare la legge per gli uomini dal cuore nero dell’Assassino dei Sogni (il carcere) perché loro sono i buoni e noi i cattivi.
L’Assassino dei Sogni si ritiene al di sopra di qualsiasi legge.
L’Assassino dei Sogni non è mai quello che sembra perché è molto peggio di quello che si crede.
E non è vero che la colpa dell’illegalità in carcere è a causa solo di alcune mele marce.
No! Piuttosto è il contrario: in carcere ci sono solo alcune mele buone.
Il carcere è cancerogeno non solo per chi è detenuto, ma è anche cancerogeno, se non di più, per chi ci lavora.
E come si può pensare di garantire la sicurezza sociale non facendo vedere il cielo, le stelle e la luna ai detenuti sottoposti al regime di tortura del 41 bis?
Come si fa a tenere in carcere tossicodipendenti che ne hanno bisogno di cure?
Come si fa a tenere una persona dentro per sempre con l’ergastolo ostativo, colpevole soprattutto di avere rispettato le leggi della terra e della cultura di dove è nato e cresciuto?
Il carcere in Italia è una macelleria e al macellaio non fa più impressione la vista del sangue, perché perde la sua umanità e non crede più che la pena abbia nessuna funzione rieducativa.
I macellai, le mele marce, i senzanima, chiamateli come vi pare, si sentono così buoni che possono ammazzare, picchiare e distruggere cuore e anime di persone che hanno sbagliato, ma non per malvagità come invece hanno fatto le persone che hanno ucciso Stefano Cucchi.

Carmelo Musumeci – Carcere Spoleto – novembre 2009
(tratto da http://www.urladalsilenzio.wordpress.com )

da www.informacarcere.it

Parma, giovane muore in cella


  Il PM indaga per omicidio colposo

giuseppe saladino

Il giovane, condannato lo scorso maggio a un anno e due mesi di reclusione per avere scassinato alcuni parchimetri, aveva ottenuto gli arresti domiciliari ma “il pomeriggio del 6 ottobre – racconta la madre – era uscito per un quarto d’ora in strada per salutare la ragazza”, trovando al ritorno a casa la polizia.

E’ atteso nei prossimi giorni l’ esito dell’autopsia sul corpo di Giuseppe Saladino, il 32enne di Parma morto nel carcere della città emiliana. Il decesso nella notte fra il 6 e 7 ottobre (non venerdì scorso come inizialmente era trapelato), poche ore dopo il suo ritorno in cella. L’esame, eseguito dal medico legale Cristiano Bertoldi alla presenza anche di un perito della famiglia del giovane, è stato disposto dal pm Roberta Licci, che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Il giovane, condannato lo scorso maggio a un anno e due mesi di reclusione per avere scassinato alcuni parchimetri, aveva ottenuto gli arresti domiciliari ma “il pomeriggio del 6 ottobre – racconta Rosa Martorana, madre del giovane – era uscito per un quarto d’ora in strada per salutare la ragazza”, trovando al ritorno a casa la polizia. A quel punto per il giovane erano scattate nuovamente le manette ed il trasferimento in carcere. Qui, però, dopo poche ore è sopraggiunta la morte. “La mattina alle otto mi hanno telefonato – spiega la madre – Era il direttore del carcere che mi ha detto: suo figlio è morto per arresto cardiaco. Giuseppe quel giorno però stava bene: non era vivace come al solito, ma stava bene”. Il trentaduenne aveva da tempo problemi di tossicodipendenza. Era in carico al Sert di Parma dove andava a farsi somministrare il metadone. Il 21 luglio però era stato trasferito, su disposizione del giudice Mastroberardino, all’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia. La diagnosi: stato di agitazione con scompenso psichico in disturbo psicotico. Dopo un mese il ritorno nel carcere di Parma, e il 6 ottobre la decisione del giudice Lo Moro di concedergli gli arresti domiciliari, dove però è rimasto solo poche ore. “Voglio giustizia, mi devono dire cosa è successo – ripete la madre – Era stato condannato per un piccolo furto: mio figlio non aveva mai commesso reati gravi come rapine o spaccio. Era un ladro di polli e ora me l’ hanno ammazzato”. “Nel verbale che mi ha rilasciato la polizia, che è venuta a perquisire la casa il giorno dopo la morte di Giuseppe, c’è scritto: a seguito dell’avvenuto decesso per assunzione di stupefacenti – conclude la madre – Ma come fanno a dirlo? E se fosse così, e non è così, perché non lo hanno curato prima di metterlo in cella?”. La morte di Giuseppe Saladino è il secondo caso in pochi giorni nel carcere parmigiano di via Burla. Il 27 ottobre, infatti, si era suicidato in cella Francesco Gozzi, 52 anni, affiliato alla cosca Latella di Reggio Calabria. L’uomo stava scontando l’ergastolo in regime di 41 bis e si è tolto la vita impiccandosi con una corda fatta di lenzuoli.

www.unionesarda.ilsole24ore.com

“Settimana del migrante”: mostre, gare e spettacoli


settimana del migranteE’ cominciata ieri, anche Fornovo, la «Settimana del migrante». Da ieri, e fino a domenica 15 novembre, l’associazione «Bel-Agire» ha organizzato, nell’ambito della rassegna provinciale, la manifestazione dal titolo «Uno sguardo sull’immigrazione»: sette giorni di incontri, gare, mostre, eventi e spettacoli sul tema. 

L’iniziativa viene realizzata con il contributo della Provincia di Parma e il patrocinio del Comune di Fornovo, in collaborazione con l’Avis Fornovo, l’associazione «Il Borgo» di Fidenza, l’associazione «Il futuro» di Medesano, il circolo Arci «Guatelli» di Riccò e la Pro loco Fornovo, sarà ospitata in diversi spazi del paese. Il primo appuntamento è stato ieri mattina, nella sala civica, con il «Meeting per la cittadinanza». Si è trattato di un incontro tra stranieri e rappresentanti politici e sindacali per un confronto tra i diritti e i doveri dei cittadini immigrati. Sempre ieri, nel pomeriggio, al campo sportivo, si è disputato un torneo di calcetto, con la partecipazione di squadre di diverse nazionalità.