Gli atleti disabili e la 16esima Maratona di Roma


di Daniela Domenici

Il giorno prima della 16esima Maratona di Roma, sabato pomeriggio, ci siamo fermati allo stand, dove gli atleti disabili iscritti alla Maratona ritiravano il pettorale, per parlare un po’ con i formidabili volontari, disabili e non, che erano addetti a questa distribuzione e abbiamo imparato da loro molte cose su disabilità e sport e non solo.

Intanto molti di voi forse non sapranno, e non lo sapeva neanche la sottoscritta prima di sabato nonostante abbia un marito maratoneta che corre tra i “normalmente abili”, che questi formidabili atleti, che a Roma nello specifico erano 80, sono divisi in 10 categorie a seconda della disabilità: paraplegici T53/T54, T46, tetraplegici T51, tetraplegici T52, ipovedenti T12/T13, non vedenti T11, handbike A, handbike B, handbike C, sordi e Roma è una delle poche maratone al mondo a consentire una così ampia partecipazione a tutte le categorie; dà iscrizione e pernottamento gratuito a tutti i maratoneti disabili e premi per i primi tre di ciascuna categoria.

La categoria più numerosa con 42 partecipanti è stata quella dell’handbike, naturalmente, e già sapete che ha vinto, con netto distacco, Alex Zanardi che ha dedicato la sua vittoria al compianto Franco Ballerini, ct della nazionale di ciclismo, scomparso improvvisamente da poco, che lo ha spinto nel 2007, per reagire alla sua disabilità, a dedicarsi all’atletica iniziando dalla maratona di New York e, per la prima volta, quella di Roma.

I volontari disabili con cui abbiamo parlato allo stand appartengono all’a.p.romaelazio, che è l’associazione paraplegici di Roma e del Lazio che opera sul territorio da più di vent’anni; alcuni dei loro atleti erano iscritti alla maratona. Giusi, la loro appassionata segretaria, anche lei “rotellata” come si autodefinisce il giornalista Franco Bomprezzi, mi ha fornito i loro nomi che riporto di seguito perché voglio regalar loro un momento di gloria: Rosaro Brizzi, Lelio Loccia, Massimo Milani, Antonio Spica, Giovanni Salati e Lin Yong, cinese. Vi invito a visitare il loro sito per sapere quante attività interessanti fanno www.apromaelazio.org

Firenze: per i disabili una città piena di ostacoli


 

divieto

FIRENZE – I disabili bocciano Firenze, una città, dicono, «non a nostra misura». Il parere, unanime, emerge dalle parole dei responsabili delle associazioni di disabili, paraplegici, non vedenti e non udenti del territorio comunale. Le difficoltà maggiori si riscontrano nel trasporto pubblico (mezzi Ataf in primis), nell’assenza di servizi igienici per disabili, nell’impraticabilità delle strade del centro e nell’inaccessibilità di molte strutture pubbliche piene di barriere architettoniche. Senza problemi, invece, i luoghi di grande utenza come stadio, palazzetti, teatri e cinema. Eccezion fatta per le piscine, dove in molte di esse mancano i seggioloni mobili per trasportare il disabili nell’acqua.Intanto, dopo che il Tar ha respinto il ricorso dei disabili contro l’inaccessibilità all’area pedonale di Piazza del Duomo, continua la battaglia tra le associazioni di disabilità e il comune. Ma i problemi, sottolineano le associazioni, non riguardano soltanto Piazza Duomo. Ecco i vari settori critici per i disabili nel capoluogo toscano.

Trasporto pubblico. L’inadeguatezza degli autobus fiorentini rimane l’ostacolo più massiccio che i disabili si trovano di fronte quotidianamente. Marco Becattini, 37enne in carrozzina che da anni si batte per tutelare i diritti dei disabili, utilizza l’autobus tutti i giorni per andare al lavoro. Ma la sua è una vera e propria epopea. «Sono pochissimi – spiega Marco – gli autobus dotati di una pedana funzionante per facilitare l’accesso alle persone in carrozzina. Quasi tutti i mezzi ne sono dotati ma gran parte di essi non funziona». Ecco perché Marco è spesso costretto a saltare la corsa ed attendere per decine di minuti («a volte anche un’ora e mezzo») il primo autobus dotato di pedana funzionante. «Se devo spostarmi in autobus, esco da casa tre ore prima» dice Marco.

«Probabilmente – spiegano i responsabili della Consulta – qualcosa potrebbe cambiare con l’impiego degli autobus entrati nella nuova flotta Ataf, ma solo a particolari condizioni. Abbiamo avuto modo di visionare le nuove pedane, che saranno a ribaltamento manuale. Esse potranno offrire pendenze accettabili solo a condizione che alle fermate siano presenti aree di calpestio che abbiano altezze almeno pari a quelle di un normale marciapiede di 15 cm su cui le rampe possano poggiare. In caso contrario, nel caso di appoggio sul piano stradale le pendenze sviluppate dalle pedane sono sicuramente fuori dalla possibilità di uso in autonomia e sicurezza».

Non vedenti. Anche i  non vedenti lamentano gravi difficoltà nel trasporto pubblico. «Sugli autobus e alle fermate – denuncia Antonio Quatraro, presidente della sezione di Firenze dell’Unione Italiana Ciechi – mancano gli annunci vocali. E’ una richiesta che abbiamo fatto all’Ataf quindici anni fa, ma i risultati, nonostante qualche tentativo provvisorio, non sono ancora arrivati». Si tratta di un servizio essenziale per i non vedenti, spesso costretti ad interpellare il vicino per sapere in che punto della città si trova l’autobus. Problemi ancora più seri per raggiungere le zone dell’hinterland fiorentino, dove nelle stazioni la stragrande maggioranza dei binari e dei sottoattraversamenti non sono abilitati.

Servizi igienici. Guai ad uscire di casa senza prima passare dal bagno. Un disabile in carrozzina che si trovasse ad avere bisogno del bagno al di fuori delle mura domestiche, avrebbe di che tribolare. «I servizi igienici comunali per disabili – spiega Michele Cirrincione, presidente della Consulta comunale Handicap – praticamente non esistono». Ma quel che risulta ancora più grave, secondo Cirrincione è il fatto che «nella maggior parte dei luoghi pubblici (dai bar ai ristoranti alle banche) i bagni non sono abilitati all’utilizzo da parte dei disabili». Secondo il presidente della Consulta Handicap «l’amministrazione comunale dovrebbe vigilare su queste carenze, visto che quasi tutti i locali pubblici hanno i regolari permessi per adeguare la loro struttura. Cosa ancor più grave – conclude Cirrincione – è l’assenza di servizi igienici alla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella e nei dintorni di essa, dove quotidianamente transitano decine di disabili». «Una volta – racconta ancora Marco Becattini – dopo vari tentativi a vuoto in alcuni bar, sono stato costretto ad entrare in un albergo per cercare un bagno accessibile».

Centro storico. Buche, biciclette e motorini parcheggiati sui marciapiedi, macchine sulle strisce pedonali. Per i disabili le vie del centro, ma non solo quelle, assomigliano ad un percorso a ostacoli. Uno dei problemi è costituito dall’eccessiva altezza di alcuni scalini tra il marciapiede e la strada. «Non pretendiamo che ogni scalino sia dotato di una pedana per la discesa – dice Cirrincione – ma desideriamo che almeno quelli in prossimità di luoghi pubblici di grande utenza ne fossero provvisti». Nota dolosa la stazione Smn, dove, spiega Becattini, «la scalinata che dà su via Alamanni non ha facilitazioni per disabili e gli ascensori puzzano costantemente di piscio». C’è anche l’alternativa della pedana mobile nella scala mobile che conduce alla galleria commerciale ma «per azionarla sono necessari 25 minuti». Firenze è una città molto antica e gran parte dei suoi palazzi non sono riusciti a stare al passo coi tempi e ad adeguarsi alle nuove normative per i disabili. Ecco perché – dicono le associazioni interpellate – ci sono tantissimi edifici pubblici del centro inaccessibili, o perché hanno troppi scalini o perché hanno spazi troppo stretti. Nota positiva del centro sono i semafori dotati di segnaletica sonora per i non vedenti. In questo – spiegano all’Unione Italiana Ciechi – Firenze è una delle città italiane più virtuose.

da www.superabile.it