Ciao Tonino Carino da Ascoli Con te la serie A era un sogno


Pubblico questo articolo perchè Roberto Puglisi è riuscito a dire tutto quello che avrei voluto dire io, appena letta la notizia, con una tale dolcezza, un tale affetto, un tale rimpianto che mi ha commosso…grazie Roberto, spero di conoscerti dal vivo un giorno per ringraziarti di tutte le emozioni che mi regali con i tuoi articoli, di qualunque argomento trattino…

di Roberto Puglisi

Ciao Tonino Carino da Ascoli, morto di malattia all’età di sessantacinque anni. Ci mancherai, dicono adesso i coccodrilli professionisti. Già ci mancavi. I telecronisti muoiono quando scompaiono dagli occhi e dalle orecchie della gente. E tu eri scomparso. Il fatto che un giorno chiudano pure le palpebre è secondario. Ci mancava già la tua buffa e serissima pronuncia. Ci mancava la cuffia preistorica dei comici proto-collegamenti. Ci mancavano le imperfezioni, i richiami da studio. Oggi abbiamo Fabio Caressa ed è bravissimo. Però tu ci mancavi, Tonino. Solo ora che sei morto davvero lo confessiamo, come una debolezza, a noi stessi.  Quel modo finto bucolico che avevi di raccontare il pallone tramandava l’illusione di un calcio che si credeva pulito e non lo era affatto. Non lo è mai stato, in fondo. Anche allora vinceva lo strapotere politico del più forte e c’era la sudditanza arbitrale. Siamo noi che lo pensiamo migliore, perchè si lasciava narrare in bianco e nero, il colore del rimpianto e della giovinezza (e – cacchio – della Juventus).
Sì, siamo su Livesicilia. In teoria, Tonino Carino da Ascoli non dovrebbe trovare posto nelle nostre sicule contrade . In pratica no. La faccenda ci riguarda, eccome: è cuore, storia, biografia.  Ogni tifoso rosanero – in quegli anni sportivamente bui – ha guardato “Novantesimo minuto” come la terra promessa, come il simbolo e lo specchio di un sogno dolcissimo, la serie A. Novantesimo, la chimera cullata dalle cronache di Castellotti, incerto sui baffetti, di Strippoli, pettinato come Braccobaldo, del rubizzo Giorgio Bubba, del guaglione Luigi Necco, del toscano Marcello Giannini…  Novantesimo,  l’astronave televisiva che ci permetteva di atterrare su un pianeta sconosciuto, per annusarlo e desiderarlo meglio.
A quei tempi, l’attesa spasmodica prima della visione dei gol rigorosamente domenicali ci pareva un sopruso intollerabile. Oggi che cogliamo tutto in tempo reale, rimpiangiamo perfino l’aspettativa che si gonfiava come una torta nel forno. Sicchè la sigla di Novantesimo regalava scampoli di intensa felicità.
Addio Tonino Carino da Ascoli.  Anzi, ciao. Nel tuo paradiso in bianco e nero, ma senza Juve (squalificata), non avrai cuffioni spropositati come una punizione sulle orecchie troppo piccole e Paolo Valenti non ti pizzicherà più, sebbene lo facesse con dolcezza. L’Ascoli vincerà lo scudetto ogni anno. Come ogni anno vincerà il Napoli per Necco, quando sarà (afferra il corno rosso Luigino).  Vincono tutti dove sei tu.
Dove sei tu si possono giocare campionati infiniti, Tonino Carino da Ascoli, col tuo nome in rima come una poesia da imparare tra i banchi di scuola. Gli spazi e i prati non mancano. Il problema, in paradiso,  è trovare l’arbitro.

da www.livesicilia.it