I progetti educativi a favore dei bambini di Kabul


di Loretta Dalola

Il conflitto che contrappone Israele e la Palestina è entrato a far parte della quotidianità della persone, permeando ogni aspetto della vita sociale: occupazioni militari, minacce alla salute, mancanza di prospettive reali di pace e di sviluppo economico, hanno cancellato ogni parvenza di vita normale per la popolazione di Gaza, in particolare per i bambini, per i quali la scuola, il gioco, la cura, sono attività da conquistare ogni giorno.

è un’associazione onlus, opera nella cooperazione d’aiuto in ambito educativo e sociale per promuovere il rispetto dei diritti umani con particolare riferimento ai diritti dei bambini e delle bambine, dei disabili e delle minoranze; e promuovere altresì la conoscenza e l’applicazione delle convenzioni internazionali in materia. Educaid opera a Gaza dal 2002 in diversi settori e, a partire dal 2008, gestisce un progetto socio-educativo a favore della tutela dell’infanzia, dell’educazione e del benessere dei bambini della Striscia di Gaza.

 Sono stati anche realizzati interventi educativi all’interno delle scuole elementari governative, degli asili e delle associazioni di Gaza attraverso l’equipe di educatori che opera da anni per mezzo del Ludobus (unità educativa mobile in grado di adeguarsi e di mettere in campo un’ampia varietà di attività).

La Cooperativa sociale onlus Tanaliberatutti di Riccione da anni si caratterizza per la capacità di collaborare alla progettualità di diversa natura , fornendo l’esperienza maturata negli anni nel settore ludico educativo, attraverso  attività rivolte all’infanzia e all’adolescenza, utilizzando  una metodologia che pone in primo piano il gioco. Il Ludobus in Palestina adotta un approccio educativo che si fonda sul gioco come strumento della comunicazione, dell’incontro e dell’immaginazione per i bambini.

 Uno strumento che possa far loro superare le vessazioni quotidiane verso orizzonti almeno mentali di libertà dal conflitto, di libertà dalle violenze fisiche e culturali che vengono loro inflitte.

 Attualmente sul territorio è presente un educatore che conosco da anni e che  ha dedicato la sua professionalità nel settore educativo proprio nei territori del conflitto.

 Adriano si è anche sempre impegnato nella diffusione dell’informazione non filtrata, inviandoci per mail una sorta di diario personale fatto di impressioni e riflessioni.  Ora sta utilizzando anche il  Blog: IL GRANDE GIOCO . Così venne chiamato a metà ottocento il conflitto strisciante tra le grandi potenze per il controllo del Medio Oriente e dell’Asia centrale. gli equilibri geopolitici sono cambiati, le materie prime sono altre, ma l’Afghanistan continua ad essere fondamentale. Il Grande Gioco continua.

 Il “mio” progetto socio educativo, finanziato lautamente dal nostro ministero degli esteri, ha passato la fase burocratica spettante alle istituzioni italiane ma è ancora bloccato. In questo momento, opera direttamente su Kabu.

ciao a tutti, 

 stamani c’è stato un attacco ad una colonna delle forze NATO a kabul, 19 morti. ieri i 2 caduti italiani a Baghdis (non Herat). Cordoglio alle famiglie delle vittime, italiane, americane e di tutte le altre nazionalità. Purtroppo quest’anno ha visto anche il maggiore numero di vittime civili tra la popolazione afgana. Così mi ritrovo a stare chiuso in casa, non che ci siano particolari rischi, però l’ufficio della cooperazione ci ha “consigliato” di evitare movimenti. Era prevedibile che succedesse qualcosa, l’estate è cominciata e le forze insurrezionali hanno lanciato la campagna estiva. Speriamo che la peace Jirga (la riunione di tutti i rappresentanti della popolazione afgana) presieduta da Karzai che si terrà il 29 maggio, possa portare ad una pacificazione con conseguente reintegro nella società dei combattenti insurrezionali. Che spesso si arruolano solo per avere uno stipendio.

 Mi chiedo perchè dopo 9 anni ci sia ancora bisogno di un così gran numero di forze straniere per la sicurezza…

 Passando alle cose belle: ieri il Ministero dell’economia afgano ha approvato il progetto. finalmente! Dopo 2 mesi passati a contrattare con loro ed il ministero degli affari sociali, scrivere e riscrivere progetto e budget, era ora!

 Così ora si comincia sul serio! Alla fine il progetto riguarderà 250 minori e 50 donne capofamiglia. Ai bambini si offrirà un corso di reinserimento scolastico, ai ragazzi ed alle mamme un corso di formazione professionale e avviamento al lavoro. E dovrebbe partire anche un ludobus che raggiungerà i villaggi della zona per promuovere attività ludico-educative e raggiungere così tanti altri bambini.

 Farò tante foto così vedrete anche voi come sono belli i villaggi e chi ci vive.

un abbraccio Adri

 EducAid – via Vezia, 2 [47921] Rimini Tel. 0541-28022 mail: info@educaid.it http://www.educaid.it/dove.html

 Cooperativa Tanaliberatutti – via Bergamo nr. 2 – 47838 Riccione – www.tanaliberatutti.it

 http://ilggioco.blogspot.com/

 da http://lorettadalola.wordpress.com

I sogni dei bambini palestinesi


di Loretta Dalola

Le vere vittime di qualsiasi conflitto sono proprio loro: i bambini che si svegliano urlando, con le lenzuola avvolte intorno alle gambe, o, terrorizzati, tremano sotto le coperte. Le notti dei bimbi palestinesi sono sconvolte dalla repressione israeliana, i loro sonni non sono disturbati da streghe e mostri, ma da elicotteri israeliani, mitragliatrici, soldati in assetto da guerra e carri armati.

 La miseria causata dall’assedio israeliano ( e non entro nel merito di colpe o ragioni) e la morte spaventano i bambini dei Territori occupati, le cui notti sono terrorizzate dalle scene di violenza vissute durante il giorno, nel quotidiano confronto con le forze d’occupazione.

 

 Sono  bambini traumatizzati che devono  controllare le loro paure, adottando tecniche di sopravvivenza, assistendo quotidianamente a scene di violenza,  non sono psicologicamente rovinati, ma turbati e fortemente spaventati.

 Ritengo che se non si corre prontamente ai ripari, questa situazione influenzera’ la societa’ palestinese di domani. La societa’ palestinese e’ come una pentola a pressione per i  bambini, (futuri uomini del domani) che crescono con una intensa coscienza politica, dove la violenza è l’unica legge conosciuta che inevitabilmente influenza la loro crescita e il loro modo di affrontare la vita.

 L’unico vero sogno   che vorrei  augurare loro è quello di essere come tutti gli altri bambini.

 

 Le foto a lato sono del grande fotoreporter Steve McCurry

 

 da http://lorettadalola.wordpress.com

Albertazzi nei panni del padre di una kamikaze: ”Un ruolo che fa male”


”L’uomo è un animale terribile. Ma forse, se così non fosse, non sarebbe sopravvissuto tanti anni”. Sono amare le considerazioni che Giorgio Albertazzi, uno dei massimi maestri della scena teatrale italiana, decide di condividere con AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL. Questa sera, al Teatro India di Roma, andrà in scena la prima dell’attualissimo e inquietante ‘La casa di Ramallah’. Una scrittura teatrale di Antonio Tarantino con la regia di Antonio Calenda che Albertazzi definisce un ”testo sconvolgente”, un ”testo che fa male”

Lui (che ammette: ”Non avevo intenzione di fare questo spettacolo, ma quando l’ho letto mi sono convinto”) ha un tono di voce affranto mentre tiene tra le mani il copione che lo vede nei panni del padre di una giovane kamikaze palestinese. ”Una bambina che i genitori vestono da sposa” e che ”accompagnano in treno fino al luogo in cui si farà esplodere”, lo stesso luogo ”dove hanno già perso altri quattro figli”. E dove ”parlando del passato, dei pomodori che coltivavano, della casa che non hanno più” non vedono che stanno portando a morire inutilmente la loro ultima figlia, ”ispezionata dal padre in ognuna delle parti più intime” per garantire la sua verginità con ”una descrizione degna di de Sade”, lo scrittore francese noto per la sua morbosità letteraria. Una figlia alla quale ”è stato tolto tutto, l’infanzia, l’amore, l’adolescenza”, così privata e violentata da arrivare a ”chiamare ‘amore’ il suo stupratore” abituale.

Persi in una guerra dove nessuno ha ragione, come recita il testo teatrale, ”perché israeliani e palestinesi dicono le stesse cose”, ritiene Albertazzi, e ”le religioni rappresentano la fonte maggiore di violenza”. Perché ”affermare che il nostro Dio è più grande del loro, il mio Dio è il più vero del tuo”, secondo il maestro ”provoca una catastrofe morale” che appare senza fine. Una visione rassegnata che sconcerta e che necessita una domanda su una possibile speranza. ”La speranza è che nel 2012 venga la fine del mondo – risponde provocatorio Albertazzi – Perché se la speranza è un barlume che assomiglia alla vita, con la fine del mondo si può bonificare quello che siamo”.

Un mondo violento, insiste Albertazzi, proiettato con la massima normalità dalle emittenti televisive. Il risultato è un ”fenomeno di aberrazione”, quando rientra nella normalità ”sentire che qualcuno si è fatto saltare in aria in un supermercato o che voleva farlo a Times Square”. Un ”meccanismo perverso” che non risparmia nessuno. Nemmeno chi è direttamente coinvolto nel conflitto israelo-palestinese. ”Tutti ne sono condizionati – dice Albertazzi -. I palestinesi sanno tutto di carri armati, checkpoints, elicotteri. E le persone vengono ridotte a macchine”, strumentalizzate da ”personalità corrotte”.

E’ il caso della giovane kamikaze de ‘La Casa di Ramallah’, ”una bambina che dovrebbe essere vergine, ma che viene violentata dai suoi”, ovvero dai palestinesi e non dal nemico israeliano. Una bambina ”ridotta a macchina”, imbottita di esplosivo per una causa non sua. ”Alla fine lei si pente – anticipa il maestro – prova a tornare indietro, ma ormai è troppo tardi ed esplode. Ma nel posto sbagliato”.

A questo punto, l’autore ha voluto che i ”miliardi di particelle” del corpo della giovane continuino a vivere e ”vagando, vedo tutto e di tutto posso dar conto – recita il testo – e cioè che Dio non esiste, che pace e guerra sono destinate a inseguirsi nel cerchio rovente del tempo, come s’inseguono amore e odio, salute e malattia, giorno e notte, sole e pioggia, padri e figli, noi e loro, la loro storia e la nostra: e nessuno ha ragione, completamente ragione, né completamente torto”

fonte Adnkronos