Una piantina


di Alfredo Sole dal carcere di Opera Milano

L’uomo riesce a sopravvivere e adattarsi nei luoghi più impensabili e ostili di questo pianeta traendo la sua forza dalla necessità, ma anche dal piacere di immergersi nell’ignoto. Anche se spesso è solo necessità di sopravvivenza. Quel bisogno biologico di completare il proprio ciclo della vita. A tutti i costi! Tutto ciò che è in natura sente quel bisogno innato di continuare ad esistere.
Ho una piantina di basilico immersa in un bicchiere d’acqua sul davanzale della finestra. All’inizio era un intero mazzetto ma lentamente è appassito a morte tranne una rametta. La sua forza di sopravvivenza è stata così forte da mettere radici pur non essendo una pianta acquatica. Si è adattata! Tra molte è stata la più forte e il suo premio è stato la fioritura. Sì perchè non solo si è ostinata a vivere ma è anche fiorita. Ha perso il suo bel colore verde lasciando il posto a un verde pallido ma è il prezzo da pagare per vivere in un ambiente che non è di certo il suo.
Stavo per staccargli alcune foglie per insaporire la mia pietanza quando ho visto i suoi fiori bianchi appena sbocciati, così ho deciso che tutto sommato la mia pietanza non necessitava di foglie di basilico. Quella sua grande forza e ostinazione a sopravvivere mi hanno impedito di “farle del male”. È incredibile, ma senza volerlo la piccola e ostinata piantina mi ha comunicato tanta forza. Ammiro la sua capacità di continuare il suo ciclo vitale immersa in un elemento che non è il suo. È riuscita a farsi crescere delle radici capaci di assorbire nutrimento solo dall’acqua. Sembra dire (se potesse parlare…): “non importa dove mi trovo adesso, il mio scopo è vivere ed io vivrò!”.
Come non ammirare tanta forza, come non invidiare tanto spirito di sopravvivenza.
Le mie radici sono state tranciate da molto tempo ma quasi senza rendermene conto ne sono spuntate altre capaci di prelevare e filtrare linfa vitale dal cemento armato.
Un concetto cupo per definire l’ostilità a continuare ad esistere ma attorno a me c’è solo cemento e ferro, non posso attingere ad altro.
Farò in modo che, al pari della mia piantina, possano in me germogliare anche i fiori. Il mio premio alla sopravvivenza sarà la fioritura della conoscenza.
Sarò pur sempre immerso in un bicchiere di cemento armato, ma ostinato a completare il ciclo della vita.
Se una debole piantina può diventare così forte da fiorire in un bicchier d’acqua, l’uomo può essere capace di innalzarsi a un livello superiore della sua mera esistenza. E con la fioritura del proprio essere può dar vita a una radicale trasformazione del proprio IO.
E tutto questo solo osservando una piantina? Sì, cerco di trarre insegnamento da tutto ciò che mi circonda. Se l’uomo imparasse a osservare meglio sarebbe migliore. Ma purtroppo si limita a guardare senza vedere e con la presunzione di essere migliore si pone al centro dell’universo.

da http://www.informacarcere.it

Morte a Opera (MI)


di Alfredo Sole dal carcere di Opera

Un altro uomo ombra che scompare senza lasciare traccia, se non quella del dolore dei propri familiari. Un altro ergastolano che sceglie di non scontare una pena infinita dove la mancanza di speranza uccide prima della stessa pena.
Trenta morti in sei mesi, trenta vuoti a perdere, nell’indifferenza totale. Perfino gli stessi detenuti sono ormai indifferenti al suicidio di un proprio compagno perchè rassegnati dall’impossibilità di far ascoltare la propria voce.
Ieri nel carcere di Opera un altro uomo non più uomo ha deciso di farla finita. Non ho sentito neanche un accenno di “protesta”, un po’ di rumore che potesse far capire che in qualche sezione si consumava una tragedia. Niente!
Sono nello stesso carcere di chi ha deciso di non scontare più una pena che uccide lentamente ma nessun segnale su ciò che è accaduto, tranne una piccola scritta che scorre veloce sul Tg diLa7. L’unica testata ad aver appreso la notizia? No, l’unica testata a credere ancora che la morte di un detenuto meriti se non uni spazio nel Tg, almeno la scritta sotto. Chi era questo uomo ombra? Non lo so, nessuno qui mi parla.
Ciò che mi chiedo è con quale pretesa si cerca d’”insegnare” a chi ha sbagliato il rispetto della vita altrui quando poi, nessuno ha rispetto della vita di chi ha commesso un errore.
Se la vita è sacra lo è per tutti, dall’uomo onesto al disonesto. Si pretende che il disonesto capisca l’importanza della vita e si insegna agli onesti che la morte di un detenuto, tutto sommato, non è neanche un male.
Ecco a voi allora, un’altra vittima sacrificale per appagare quella nascosta e ingombrante sete di sangue. Ecco un’altra occasione per poter dire: Bene, un altro criminale in meno.

da www.informacarcere.it

Il gatto e le rose


di Alfredo Sole dal carcere di Opera – Milano

C’è un vecchio detto: “Non tutto il male viene per nuocere”. Beh, non è che io sia d’accordo con questo, tutti i mali nuocciano ma a volte si può ottenere, insieme al male, qualcosa di buono, nel caso che racconterò, qualcosa di bello.
Per un paio di settimane ho sofferto di un gran mal di stomaco da costringermi a una visita specialistica (niente di grave, adesso sto bene). Il Centro Clinico si trova dentro il carcere, in uno stabilimento separato. Ero già quasi guarito dai miei dolori quando mi avvisano che dovevo recarmi al Centro Clinico per una gastroscopia. Sia io che un altro compagno, anche lui per una visita, siamo stati accompagnati da un agente. Pensavo, non avendolo visto prima, che ci si recasse attraverso un qualche lungo corridoio, invece siamo usciti fuori dallo stabile. Circa duecento metri da percorrere all’aria aperta! La mia paura che di lì a poco una sonda avrebbe attraversato il mio apparato digerente entrando dalla gola, svanì alla vista di quel lungo viale costeggiato da un roseto. Siamo a maggio, il mese delle rose. Ero pur sempre dentro il carcere ma quelle rose, quel profumo, erano un pezzetto di natura così bella ai miei occhi che rallentai il passo per poterne godere il più possibile. Non fu solo il roseto a rendere quella mattina così stranamente piacevole. Stavo camminando in senso rettilineo! E non il solito avanti e indietro in pochi metri di cortile. Mi venne da ridere perchè mi accorsi che non riuscivo a camminare in modo fluido. Perdevo un po’ di equilibrio. Troppo spazio aperto davanti a me. Per la prima volta in quasi 20 anni le suole delle mie scarpe erano sporche per aver camminato su una strada seppur una strada dentro il carcere.
Cos’è la bellezza della natura senza animali. Quella mattina ci fu anche quello. Usciti dal Centro Clinico, appena fuori dalla porta, l’agente che ci accompagnava si fermò a parlare con un dottore, credo. Io e il mio compagno di conseguenza, ci fermammo ad aspettare. Incrociai lo sguardo con un grosso e bellissimo gatto dal pelo lungo. Era a una ventina di metri da noi. Mi chinai e lo chiamai. Con mio stupore vidi che si avvicinava a passo lesto, senza timore. I gatti che vivono dentro le mura dei carceri di solito non sono affettuosi, sono per lo più dei vagabondi senza nessun padrone e diffidenti. Questo invece si avvicinava fino a farsi accarezzare e si mise pure a fare le fusa. Mentre io lo accarezzavo, lui con la sua pancia gonfia me lo confermava visto che sicuramente era incinta. Istintivamente gli toccai la pancia, ma fu uno sbaglio. Fece un salto da felino all’indietro e mi diede una zampata sulla mano, ma non volle farmi del male, non aveva tirato fuori gli artigli, fu come se volesse dirmi: “ehi, vabbè che lascio che mi accarezzi, ma vedi di non esagerare o la prossima volta tiro fuori gli artigli”. Capii il messaggio, gli avvicinai di nuovo la mano sotto il musetto e lui tornò a leccarmi e a darmi piccoli morsi ma senza farmi male. Si avvicinò l’agente e l’incanto svanì in un momento. Il felino scappò via.
Beh, tutto sommato quel mal di stomaco mi ha regalato una bella giornata…

da www.informacarcere.it

Carcere di Opera (Mi): ritorna la biblioterapia in carcere con Lella Costa


Nel carcere di Augusta che stanno facendo? Chissà…tutto tace…nessuna voce che dia risonanza alle iniziative positive…ce ne saranno? tutto tace…

 Seconda edizione del progetto “Leggere Libera-mente”. Si parte il 31 marzo con “Lettura e amore”. Con Lella Costa si parlerà di amore per gli ideali, la religione, il mare, il deserto, la terra, i figli.

Con Lella Costa, Aldo Giovanni e Giacomo torna “Leggere Libera-mente”, progetto di biblioterapia che si svolge nel carcere di Milano – Opera. Giunto alla seconda edizione, il progetto “Leggere Libera-mente” si svolgerà all’interno del teatro della casa di reclusione. Incontri pensati per sottolineare le potenzialità della lettura, come occasione di crescita personale e di confronto interattivo. A tutti gli invitati sarà chiesto di testimoniare l’importanza e il potere della scrittura e della lettura, per diventare ambasciatori di punti di vista peculiari e innovativi, al fine di aprire nuove prospettive in un ambiente ristretto come il carcere.

Primo appuntamento, mercoledì 31 marzo, con “Lettura e amore” (ore 14), con Lella Costa: si parlerà di lettura e amore per gli ideali, per la religione, per il mare, il deserto, la terra, i figli. Si passerà poi a “Leggere l’avventura”, il 21 aprile, con la partecipazione del recordman di immersione in apnea Umberto Pellizzari e della sub Cristina Ferghieri per discutere dell’analogia tra l’immersione subacquea e il mondo del carcere.

Terzo appuntamento con “Leggere la strada – Quando la strada è lunga i duri fanno strada?” (il 19 maggio) per poi passare a “Leggere per fare musica” con la band i Mercanti di Liquore (nella prima metà di giugno) e “Lettura e umorismo”, con la partecipazione di Aldo, Giovanni e Giacomo. Ultimo incontro sarà dedicato ai più piccoli: “Leggere ai bambini” con la partecipazione della Compagnia della ruspa con lo spettacolo “L’occhio del lupo”, tratto dall’omonimo romanzo di Pennac (in programma a ottobre).

da www.ristretti.it

Niente più carcere di Augusta, una riflessione dal carcere di Opera (MI)


 Qualche giorno fa ho ricevuto una lettera da un mio compagno detenuto in un altro carcere. Un avvocato di un detenuto gli porta la notizia che l’abolizione dell’ergastolo è passata alla Commissione Giustizia traendo spunto dalla proposta del Codice Pisapia. Giornata felice per quei compagni destinatari di una notizia così travolgente. Tutti ad ascoltare i dibattiti televisivi dei politici, giorno dopo giorno, nella speranza di sentire quello che ognuno di loro si augurava. Nulla! Nessun riferimento a ciò che si agognava…
Per qualche giorno i cuori dei miei compagni avevano ricominciato a battere, avevano di nuovo, anche se per poco, sentito la vita scorrergli nelle vene.
Li ho immaginati mentre ognuno di loro faceva progetti di vita, che scrivevano alla famiglia dicendo: Aboliscono l’ergastolo! Finalmente avrò una data sul calendario per tornare a casa tra le vostre braccia e il vostro amore…
Tutta questa felicità si è spenta in pochi giorni. Le loro anime ritorneranno nell’oblio della certezza di una pena che non finirà MAI. Cosa è successo? Niente di “speciale”. È tutto nella norma. È così che noi viviamo, apparentemente rassegnati al nostro destino ma non appena intravediamo un barlume di luce, eccoci precipitarci verso quello che si rivelerà essere l’ennesima illusione. Colpa di un avvocato che ha detto una “fesseria”? Del suo cliente che ha frainteso? Non importa di chi è la colpa, la verità è che alla fine abbiamo bisogno di questi fraintendimenti, ne abbiamo bisogno per spezzare, anche se per poco, quella certezza che divora il nostro essere, la certezza del fine pena mai! Illusioni che come le onde si infrangono sugli scogli lasciandoti il sapore salmastro in bocca, ma necessarie per rimanere confinati nel buio, un buio irto di insidie, che non fa altro che indurti alla rabbia, di senso di impotenza che diventa la dipendenza di quell’Io che nessuno vorrebbe più essere. Pietà? No, non è questo che chiediamo, ciò che vogliamo è il diritto alla vita che non è il diritto a vivere. Noi viviamo e continuiamo a vivere. La vita, invece, è l’ESISTENZA! Ciò di cui siamo stati privati.
Marzo 2010

Di Alfredo Sole

La vita è un’opera di teatro che non ha prove iniziali


Ti criticheranno sempre,

parleranno male di te

e sarà difficile che incontri qualcuno
 
al quale tu possa andare bene come sei.
Quindi: vivi come credi,
fai quello che ti dice il cuore…
La vita è un’opera di teatro
che non ha prove iniziali.
Canta, ridi, balla, ama…
e vivi intensamente ogni momento
della tua vita…
prima che cali il sipario
e l’opera finisca senza applausi….
 
(Charlie Chaplin)

grazie a

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