Il primo registro delle coppie di fatto in Sicilia


di Daniela Domenici

Arcigay Makwan Messina e Italia dei Valori hanno iniziato una collaborazione al fine di poter istituire, per la prima volta in Sicilia, il registro delle coppie di fatto sia eterosessuali che omosessuali che trans.

A tale scopo sono stata incaricata dalla responsabile trans siciliane, Fabiola Rinaldi, di fare la portavoce di questa iniziativa, che personalmente ritengo necessaria e urgente, sia per la mia attività giornalistica online da sempre attenta a quei mondi a cui nessuno, o pochi, rivolgono la propria attenzione, detenuti, disabili e mondo LGBT, sia perché ho appena finito di scrivere, ed è pronto per la pubblicazione, un libro sul mondo trans.

Si vuole in questo modo iniziare una prima collaborazione con tutto il mondo trans al fine di riuscire ad ottenere ciò che di diritto spetta loro e non solo per quanto riguarda il registro delle coppie di fatto ma anche per tutti quei problemi che riguardano il mondo trans in generale.

Per questo vi invito a scrivere alla mia mail, che leggete in fondo a questo articolo, per avere una prima visione d’insieme di questo mondo;

Daniela Domenici

danidamavi@virgilio.it

www.nutrimente.org

Dalla Comunità dell’Isolotto: gay credenti, su la testa


Il tempo del silenzio è finito: gay credenti, su la testa!
E’ il tema dell’incontro che si svolgerà Domenica 25 aprile alle ore 10,30 presso la Comunità dell’Isolotto in via degli Aceri 1, Firenze, con alcuni protagonisti del gruppo di omosessuali credenti “Kairos”, per socializzare le particolarità, le similitudini e le differenze dei rispettivi percorsi di liberazione ed autodeterminazione di fronte agli anatemi vaticani e al cambiamento che coinvolge comunità cristiane italiane, cattoliche ed evangeliche, disposte ad accogliere la realtà delle persone omosessuali e a confrontarsi con essa.
Un rapporto 2010 sui gruppi cristiani omosessuali in Italia, elaborato con l’intento di far uscire questa realtà da quella linea d’ombra in cui è stata tenuta, rileva che sono 358 gli omosessuali credenti italiani legati a realtà di vita comunitaria

Una sentenza pilatesca


di Adele Parrillo

DIRITTI. Mentre in Italia la Consulta rigetta il ricorso sulla questione del matrimonio omosessuale, negli altri Stati il nodo è stato risolto con un’evoluzione dell’interpretazione giuridica. Il caso della Spagna.

Di certo, la comunità gay e non solo, ha nutrito più di una speranza di vedere riconosciuti una “possibilità” e la pari dignità e uguaglianza degli altri cittadini nelle proprie scelte affettive e familiari. Questa speranza si è infranta al pronunciamento, lo scorso 14 aprile, da parte della Corte Costituzionale, sulla questione del matrimonio omosessuale rigettando il ricorso. La richiesta era arrivata dinanzi alla Corte italiana il 23 marzo, presentata da una coppia omosessuale di Venezia e una di Trento che chiedevano la pubblicazione delle loro nozze all’albo pretorio del Comune.

Nelle motivazioni della sentenza, per la Consulta l’articolo 29 della Costituzione, “la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” «non dà luogo a discriminazione in quanto le unioni omosessuali non possono essere ritenute omogenee al matrimonio». Occorre però distinguere due problemi che vengono talvolta confusi e cioè se l’art. 29 tuteli soltanto la famiglia fondata sul matrimonio tra persone di sesso diverso e se lo stesso articolo si opponga alla tutela di famiglie fondate su una unione diversa dal matrimonio.

«È vero che i concetti di famiglia e matrimonio non si possono ritenere cristallizzati con riferimento all’epoca in cui la Costituzione venne scritta, mutano seguendo l’evoluzione della società e dei costumi, ma – aggiungono i giudici della Consulta – la loro interpretazione “non può spingersi fino al punto di incidere sul nucleo della norma, modificandola in modo tale da includere fenomeni e problematiche non considerati in alcun modo quando fu emanata».

La Costituente non prese in esame la questione delle unioni omosessuali ma adottò la nozione di matrimonio contenuta nel codice civile del 1942, il quale dice che «i coniugi devono essere persone di sesso diverso». In sintesi, il concetto di matrimonio non può essere esteso alle coppie gay perché resta un’unione tra persone di sesso diverso, ma i diritti di una coppia omosessuale devono essere garantiti e tutelati. Tocca al Parlamento colmare il vuoto normativo con una legge. Eppure, in altri Paesi la questione è stata risolta brillantemente.

In Spagna, l’art. 32 della Costituzione recita: «L’uomo e la donna hanno diritto di sposarsi con piena eguaglianza giuridica»; il rimando alla nozione ontologica della diversità di genere non potrebbe essere più esplicito. Eppure l’articolo è stato interpretato, alla luce del potente faro del principio di eguaglianza formale, nel senso che «l’uomo ha diritto di sposarsi con chi vuole, e la donna ha diritto di sposarsi con chi vuole», consentendo di modificare il codice civile sostituendo in ogni articolo il termine «i coniugi» alla locuzione «marito e moglie». In Italia invece, non si riesce a dare uno straccio di diritto alle famiglie omosessuali, ma nemmeno ai conviventi etero.

Dobbiamo solo sperare che il Parlamento faccia finalmente la sua parte, lasciando indietro pregiudizi vecchi e nuovi, trattando la famiglia come sostanza e non come forma ideologica.

Fonte: http://www.terranews.it

La nuova trincea


di Ivan Scalfarotto

Mi riesce difficile comprendere come abbiamo potuto abdicare ai nostri sogni, ai nostri ideali. Quando abbiamo cominciato a dare la prevalenza a quello che ci pare utile invece di fare quello che ci pare giusto. Io credo sia semplicemente per questo che la sinistra arranca, perché ha perso il coraggio di fare le cose in cui crede e di credere nelle cose che fa. Faccio un esempio: se il Cardinal Bertone dice una cosa così falsa e così grave come quella che mette in relazione pedofilia e omosessualità, cos’è che ci toglie la voce? Perché non siamo in grado di articolare che si tratta di una stupidaggine dal punto di vista scientifico e di un modo per creare stigma e diffidenza intorno a un gruppo di cittadini pacifici e inermi?

Il tema dei diritti delle persone omosessuali in Italia è interessante perché è lì che oggi si è spostata la trincea nella lunga guerra di posizione che concerne la conquista dei diritti civili: oggi le lesbiche e i gay italiani sono in una condizione di diminuzione positiva di diritti, assimilabile a quella delle donne prima delle riforme degli anni ’70. Pochi lo ricordano quando si glorifica la “famiglia tradizionale”, ma la famiglia eterosessuale come la conosciamo oggi non ha ancora compiuto 35 anni. Fino ad allora le donne non avevano la potestà sui figli, il tradimento coniugale era punito come un reato solo se commesso dalla moglie, c’era il matrimonio riparatore che emendava dallo stupro (naturalmente un reato contro la morale, non contro la persona), le donne non erano ammesse a fare certi mestieri: la prima magistrata italiana nel 1965.

Al contrario che nel resto d’Europa, essere omosessuali in Italia oggi significa soffrire di analoghe discriminazioni positive, anch’esse legate ad una propria caratteristica innata: sul lavoro, in ospedale, in mille altre situazioni le persone omosessuali e le famiglie che liberamente creano non possono accedere a trattamenti e condizioni riconosciute ai concittadini eterosessuali. Dove ti aspetteresti di trovare la sinistra, allora? Lì, accanto ai diritti, a chi chiede nuovi spazi di cittadinanza, a chi chiede una società più giusta e inclusiva. Siamo gli ultimi in Europa: ieri la Corte Costituzionale ha bocciato la possibilità per i gay di sposarsi, a meno di una settimana dall’opposta decisione dell’omologa corte portoghese.

Aspettiamo di vedere quali saranno le motivazioni dell’Alta Corte, come si spiegherà la differenza di trattamento basata sull’orientamento sessuale; teniamo anche presente che la Corte ha già in precedenza, su temi quali quelli della fecondazione medicalmente assistita, interpretato la propria giurisprudenza in maniera dinamica, aprendo ai diritti delle donne in sentenze successive. Certo è che aver portato il caso davanti alla Consulta, e discutere dei diritti delle persone omosessuali in Italia sottraendo la questione all’avanspettacolo e al folklore che in genere la circonda, è stata già una grande vittoria. La migliore politica può adesso su questo provare a riappropriarsi dei temi della vita, ritornare a costruire sui rapporti tra le persone, cessare le discussioni sulle formule, sulle strutture interne, sull’osservazione ossessiva del proprio ombelico. Ricominciamo a fare le cose in cui crediamo: io credo potrebbero esserci delle sorprese.

http://www.unita.it/news/italia/97439/la_nuova_trincea

Consulta: matrimoni gay, aperta l’udienza pubblica


 – Si e’ aperta davanti alla Corte Costituzionale l’udienza pubblica sulla questione di legittimita’ di una serie di articoli del codice civile che impediscono il matrimonio tra persone dello stesso sesso. L’argomento e’ stato portato all’attenzione della Consulta da alcune coppie gay di Venezia e Trento alle quali l’ufficiale giudiziario ha vietato di procedere delle pubblicazioni di matrimonio. I ricorrenti affermano che nell’ordinamento non esisterebbe il divieto espresso al matrimonio tra persone dello stesso sesso in quanto tra i requisiti non e’ prevista la diversita’ di sesso. Nel ricorso si afferma che il divieto viola il principio costituzionale di uguaglianza tra cittadini ed e’ in contrasto von le norme europee in materia. Ne deriverebbe inoltre una “irragionevole disparita’ di trattamento” tra omosessuali e transessuali dal momento che a questi ultimi – dopo il cambiamento di sesso – e’ consentito il matrimonio tra persone del loro stesso sesso originario. L’avvocatura dello Stato, costituitasi in giudizio per la presidenza del Consiglio, sostenendo l’inammissibilita’ della questione, sottolinea, tra l’altro che, nel caso di accoglimento da parte della Corte, si produrrebbe una “operazione di manipolatura del tessuto normativo” che compete al legislatore. Il relatore della causa e’ il giudice Alessandro Criscuolo. Il verdetto potrebbe essere emesso in giornata.Vittorio Angiolini, già protagonista della battaglia costituzionale per Eluana Englaro, rappresenta di fronte alla Corte le ragioni dell’incostituzionalità del divieto di matrimonio tra persone dello stesso sesso.

da www.metilparaben.it

Una scomunica per i politici che “votano contro la morale cattolica”


di Fabio Chiusi

Il bestiario degli orrori su Pontifex sembra non volersi arrestare. Dopo l’ennesima intervista rilasciata da Francesco Bruno (quello che considera gli omosessuali dei “deviati”, “malati”, “anormali”, “patologicamente diversi”; insomma, una “lebbra etica”), che questa volta si spinge a considerare l’esibizione del proprio amore gay come passibile del reato di atti osceni in luogo pubblico (del resto, i suoi teoremi sarebbero dimostrati dal fatto che “se qualche genitore ha un figlio gay, grida come é legittimo che sia, alla disgrazia”), tocca a Monsignor Vincenzo Franco, Vescovo emerito di Otranto, affermare:

Penso che la Chiesa dovrebbe seriamente meditare e valutare che l’istituto della scomunica non è sbagliato e va adottato anche se impopolare, specie con quei cattolici, parlo dei politici, che votano leggi contrarie alla morale cattolica, pensi alle leggi che riconoscano unioni gay o l’aborto.

Leggi che immediatamente dopo vengono definite “assurde e crudeli“. In chiusura, lo sfogo:

Verso gli omosessuali va usata misericordia, ma con altrettanta fermezza va detto che la pratica di questi atti assolutamente abominevoli è aberrante, una lebbra, e se ci cadi non ti rialzi più. Siamo in presenza di atti che vanno contro natura, violano la natura umana e rendono l’uomo un essere  sgradito a Dio. Sarebbe auspicabile maggior fermezza da parte dei vescovi che ultimamemente, non per colpa loro, ma di un sistema di pensiero unico, hanno tollerato troppo. E’ arrivato il momento di parlare chiaro e di dire le cose come stanno. Chi in casa sua fa quello che si pensa, ovvero atti aberranti, sia scomunicato e basta.

Altro che Tartaglia. Eppure non un mezzo di informazione che ne parli, né un politico di area cattolica che prenda le distanze. Forse dovremmo creare un gruppo su Facebook: “l’omosessualità è una lebbra”, oppure “i gay sono malati”. Solo allora ci sarebbe la speranza che Corriere, Repubblica, Tg1 e Porta a Porta si destino dal “sonno dogmatico”.

da www.ilnichilista.wordpress.com

In arrivo il primo rapporto sugli omosessuali cristiani


di Sara De Carli

Al rapporto stanno lavorando 21 gruppi di cristiani omosessuali. Risultati al primo Forum italiano dei cristiani omosessuali, che si terrà ad Albano Laziale a fine marzo

 Ma quanti sono i gruppi di cristiani omosessuali italiani? In quali realtà operano? Come sono organizzati? Che cosa fanno? Qual è la presenza femminile e maschile al loro interno?

Queste sono alcune delle domande che i volontari del Progetto Gionata (www.gionata.org) hanno posto a tutti i gruppi di credenti italiani, nei mesi di novembre e dicembre 2009, e le cui risposte daranno vita al RAPPORTO 2010 sui gruppi di cristiani omosessuali in Italia, con l’intento di far luce su questa interessante realtà, per farla uscire da quella linea d’ombra in cui, spesso, è tenuta.

Hanno aderito a questa ricerca i gruppi di credenti omosessuali: Narciso e Boccadoro (Romagna), Varco (Milano), La Fonte (Milano), Guado (Milano), La Goccia (Cremona), Kairos (Firenze), Il Ponte (Pisa), Ressa (Trento), Nuova Proposta (Roma), La Sorgente (Roma), Ponti Sospesi (Napoli), Ali d’Aquila (Palermo), Alle querce di Mamre (Cremona), La rosa di Gerico (Bari), Gruppo Arco (Parma), La Creta (Bergamo), Emmanuele (Padova), La Rondine (Torino),  La Fenice (Torino), la Scala di Giacobbe (Pinerolo, To), La Parola (Vicenza), L’Albero di Salvarano (Nord Italia), ben 22 gruppi di credenti (21 cattolici e uno evangelico) sui 27 attualmente esistenti.

Una ricerca che sarà presentata al primo Forum italiano dei cristiani omosessuali, che si terrà ad Albano Laziale (ROMA) dal 26 al 28 marzo 2010; forum che vuol essere un momento d’incontro, confronto e discussione tra lesbiche e gay cristiani, cattolici ed evangelici, ma anche un’occasione per far incontrare i tanti cammini personali e comunitari in corso.

Stando ai primi risultati, il RAPPORTO 2010 sui gruppi di cristiani omosessuali in Italia, in avanzata fase di elaborazione dati, sta riservando numerose sorprese su questa realtà.

Infatti, se da un lato le diverse confessioni cristiane hanno spesso ribadito l’inconciliabilità tra fede cristiana e identità omosessuale – tanto da spingere molti gay e lesbiche ad abbandonare il proprio cammino religioso – rimane alto il numero di donne e uomini omosessuali impegnati a riconciliare, in maniera nuova, la propria identità personale e la propria tradizione religiosa.

Il RAPPORTO 2010 SUI GRUPPI DI CRISTIANI OMOSESSUALI IN ITALIA non dà delle conclusioni univoche su come avviene tale riconciliazione, né dà un giudizio qualitativo sui percorsi attivati dai gruppi di cristiani omosessuali italiani, ma fornisce molti dati e informazioni su un cambiamento che attraversa sempre più le comunità cristiane italiane, cattoliche ed evangeliche, sempre più attente ad accogliere e a confrontarsi con queste realtà

 da www.vita.it

Niente comunione a omosessuali e ‘affini’


di Cecilia M. Calamani

Dopo il vescovo di Grosseto, è la volta di quello di Pistoia, monsignor Statizzi, a scagliarsi contro la comunione agli omosessuali. “L’omosessualità in quanto tale é un disordine. E su questo non ci sta discussione […] La pratica omosessuale e la ostentata e dichiarata omosessualità impediscono l’amministrazione della comunione, secondo quanto dice la Chiesa e nessuno sicuramente é in grado di contraddire questo precetto” ha dichiarato sul sito Pontifex.

Idem per i conviventi: ” La convivenza tra persone cattoliche more uxorio e non sposate é peccaminosa e comunque un atto impuro e come tale non permette al sacerdote di dare la comunione al convivente“. E i divorziati? “Mai devono sentirsi emarginati o esclusi dalla comunione con la Chiesa, ma esiste una oggettiva situazione incompatibile con il sacramento e la sua ammnistrazione”.

Ma, come la Chiesa insegna, c’è sempre la via del pentimento (o dell’ipocrisia?) a salvare i desiderosi del sacramento cattolico. Lo stesso monsignor Statizzi, infatti, afferma: “Chi vuole ricevere Cristo nella Comunione eucaristica deve essere in stato di grazia. Se uno è consapevole di aver peccato mortalmente, non deve accostarsi all’Eucaristia senza prima aver ricevuto l’assoluzione nel sacramento della Penitenza“.

Benissimo. Il peccato mortale (ossia sessuale) si può sempre cancellare. Basta qualche parola in confessionale, la promessa di non commettere più atti impuri e l’accesso all’ostia è garantito.
Poi, dopo la comunione, si può peccare ancora fino a nuova confessione che ne laverà un’altra volta l’onta.. Per gli omosessuali, invece, è richiesto qualcosa in più: non solo dovranno astenersi (e magari fustigarsi per annegare nel dolore fisico il desiderio), ma anche evitare di dichiararsi. Infatti,  la ‘dichiarata’ omosessualità costituisce, di suo, già peccato. Basta, quindi, che non sia nota.

Però tutto ciò, a noi poveri di spirito, desta qualche dubbio. Ma per non incorrere in accuse di faziosità, riportiamo le parole di un prete, don Giorgio De Capitani, a commento delle esternazioni del vescovo di Pistoia:

Vorrei conoscere il pensiero della Chiesa ufficiale sul questo tema, ovvero sulla possibilità che i gay si accostino alla Eucaristia, e già che ci siamo non vedo perché si parli solo di Comunione e non della Messa. Se non possono fare la Comunione che senso ha partecipare alla Messa? Questo vale anche per i divorziati risposati e per le coppie che hanno celebrato solo il rito civile. Hanno il dovere di andare a Messa, ma non possono fare la Comunione. C’è logica in tutto questo? La Comunione è forse più importante della Messa?

Torniamo ai gay o omosessuali (credo che il problema riguardi anche le lesbiche oppure no?). Perché si proibisce la Comunione ai gay? Quali sono le vere motivazioni? La Chiesa ufficiale si deve pronunciare. A me non interessano i giudizi o le prese di posizione di qualche vescovo dal cervello fuso.
E poi, perché allora la gerarchia non prende posizione anche nei riguardi dei preti gay? Credo che ce ne siano, e numerosi. Ma, ecco l’ipocrisia: ciò che dà fastidio è la confessione pubblica e l’ostentazione di essere gay. Siccome i preti gay se ne guardano bene dal dirlo, allora sono scusati, e possono tranquillamente celebrare la Messa e amministrare i Sacramenti.
La Chiesa ufficiale che ne pensa? Non si pronuncia?

Chissà perché i gay secondo la Chiesa sarebbero in peccato grave, mentre i veri grossi peccati, quelli dei preti pedofili, sono stati per lo più coperti da quella gerarchia che oggi si scandalizza se qualche uomo politico lotta per il bene di questa società, ma che ha dichiarato pubblicamente di essere omosessuale“.

da www.cronachelaiche.it

Gay si nasce, non si diventa


Lo proverebbe uno studioso belga

 Omosessuali si nasce e non si diventa. Lo sostiene uno studioso belga, Jacques Balthazar, docente all’università di Liegi, in un suo libro. Balthazar,  zoologo di formazione e responsabile di un gruppo di ricerca in endocrinologia del comportamento, spiega al quotidiano Le Soir, di aver voluto “smontare” su base scientifica anche “le credenze secondo le quali l’omosessualità sarebbe una malattia, una perversione o una devianza”.

 

Balthazar da 35 anni lavora sui meccanismi ormonali e nervosi che controllano il comportamento sessuale di animali e umani. Il suo libro s’intitola “Biologia dell’omosessualità. Si nasce omosessuali, non si sceglie di esserlo” e vuole dimostrare che “l’origine dell’omosessualità è da ricercare nella biologia degli individui piuttosto che nell’attitudine dei loro genitori o nelle decisioni dei soggetti interessati”.

Nell’uomo come negli animali, l’omosessualità sarebbe fortemente determinata già dalla nascita per  un’interazione tra fattori genetici e ormonali nell’embrione.
“L’omosessualità – spiega ancora il professore – non costituisce solo un orientamento sessuale diverso, ma si accompagna a modifiche morfologiche, fisiologiche e comportamentali complesse”. Basandosi sulla letteratura scientifica, soprattutto anglosassone, degli ultimi 30 anni, lo studioso ne ha indivuato una dozzina, che chiama “fasci d’indizi sufficienti”. 

Il ricercatore allontana quindi la credenza che i gay siano perversi o pericolosi e si oppone au “gruppi sociali e religiosi che continuano, malgrado la loro ignoranza, a sostenere le tesi omofobe”. Gli omosessuali “devono poter vivere la loro vita in accordo con la loro natura senza un senso di colpa personale”. Occorre – aggiunge – più tolleranza.

 fonte TGCOM

Il vescovo di Grosseto: a Vendola non amministrerei mai la comunione, la pratica omosessuale? Mi fa ribrezzo


 
di Bruno Volpe
 
Non dare la comunione a Vendola e omosessuali conclamati. Opportuno scomunicare i cattolici che si sposano civilmente. La pratica omosessuale, peccato gravissimo. Resistere all’ Islam, religione violenta. Gli ebrei non sono più fratelli maggiori

“Come Vescovo che non cede alle lusinghe della modernità, dico che la pratica conclamata della omosessualità é un peccato gravissimo, costituisce uno scandalo e bisogna negare la comunione a tutti coloro che la professino, senza alcuna remora, proprio in quanto pastori di anime. Io non darei mai la comunione ad uno come Vendola”: lo afferma il Vescovo Emerito di Grosseto, Monsignor Giacomo Babini. Eccellenza, che pensa della pratica omosessuale?: ” mi fa ribrezzo parlare di queste cose e trovo la pratica omosessuale aberrante, come la legge sulla omofobia che di fatto incoraggia questo vizio contro natura. I Vescovi e i pastori devono parlare chiaro, guai al padre che non corregge suo figlio. Penso che dare le case agli omosessuali, come avvenuto a Venezia, sia uno scandalo, e colui che apertamente rivendica questa sua condizione dà un cattivo esempio e scandalizza”. Che cosa devono fare …

… gli omosessuali?: ” chi ha la tendenza ha diritto alla misericordia e non ad essere discriminato, ma colui il quale addirittura ne fa vanto, si mette fuori della comunione della Chiesa e non merita questo sacramento. Fanno in tempo a pentirsi da questo orribile difetto. Lo ribadisco: all’omosessuale praticante e conclamato non va amministrata mai la comunione, quando si presenta davanti, il ministro abbia il coraggio di tirare avanti. Ad uno come Vendola io non la amministrarei mai”. Eccellenza, nella parica quotidiana le nozze in Chiesa sono diventate delle celebrazioni spesso disordinate: “certamente e occorre porre rimedio. Ma come al solito molti Vescovi italiani mettono il lucchetto al cancello quando i buoi sono già scappati. Se certi Vescovi dormono é impossibile celebrare degnamente le nozze in chiesa, senza stravaganze che le rendono ormai spettacoli. Bisogna fra capire che il matrimonio in chiesa é una cosa seria e non limitarsi ad una coreografia. Poi si dica chiaramente ai cattolici che loro devono scegliere il sacramento. Se in tutta libertà vanno al comune, sappiano che opera la scomunica latae sententiae, si mettono fuori da soli dalla chiesa”. Il Vescovo parla della recente visita del Papa alla Sinagoga: ” l’ Osservatore Romano la ha lodata e penso che il Papa abbia fatto bene a visitarla. Ma con la stessa franchezza é arrivato il momento di affermare che gli ebrei non sono più i nostri fratelli maggiori. Meglio, lo sono stati sino all’arrivo di Cristo, poi lo hanno abbandonato e non conosciuto. Loro sono contro la storia e dal Nuovo Testamento in poi hanno scelto di non essere nostri fratelli. Sull’albero dell’ulivo é stato fatto un inserto diverso. La Chiesa é nata da Cristo e non dagli ebrei”. Ha visto quello che accade in Nigeria?: ” la conferma che l’ Islam é una religione violenta ed anticristiana e che distinguere tra Islam moderato e estremo non ha senso. L’Islam é unico e il brodo di coltura sono proprio i Paesi moderati. Nazioni slamiche ricche ad Haiti non hanno mandato neppure un soldo. Bisogna svegliarsi dal letargo e difendersi dall ‘ Islam, prima di essere colonizzati”.