Ancora un grave episodio di omofobia


di Daniela Domenici

Questa lettera mi è arrivata da una coppia gay siciliana, ve la sottopongo così come me l’hanno scritta Claudio e Daniele, i due protagonisti vittime in vari modi di violenza omofoba sia da privati che dalle istituzioni. Vi prego di dedicare 5 minuti della vostra cortese attenzione alle parole di questi due ragazzi siciliani.

Gentilissima sig.ra Domenici,

siamo una coppia gay e vorremmo raccontarti i fatti avvenuti a partire dal 22 febbraio 2009:

in tale data siamo stati aggrediti in primo luogo in un bar di Montevago in provincia di Agrigento (località vicina a Santa Margherita) e successivamente siamo stati attaccati nel cuore della notte a casa mia, in campagna.

L’aggressione è successa perché io, Giuseppe Claudio Indelicato, cercavo di difendere mia nipote in vacanza da me dagli attacchi di un ragazzo in evidente stato confusionale dovuto probabilmente ad alcool o a droga che mi aggredì colpendomi al capo con un bastone di plastica (era la sera di carnevale) e successivamente si riavvicinò a noi e sferrò un pugno al mio compagno, Daniele Mattioli, rompendogli  un labbro.

Una pattuglia di Carabinieri intervenne, ci chiese cosa era successo, ci suggerì di presentarci  la mattina successiva in caserma per una querela,  calmò il ragazzo e credevamo che la faccenda fosse chiusa e tornammo a casa accompagnati da due amici.

A casa eravamo io,  il mio compagno, mia nipote e un suo amico che cercava di consolarla per l’accaduto  dopo di che ci siamo messi a letto.

Verso le 3 del mattino un caos furioso ci svegliò: ci alzammo nel panico sentendo le grida di mia nipote, ci sembrava un terremoto, erano tre ragazzi di Montevago, tra cui il molestatore di mia nipote, che avendo strappato dei grossi rami da un albero picchiavano contro la porta metallica del garage e, salendo al piano superiore tramite la scala che si trova all’esterno, continuarono a picchiare contro la porta di casa sfondando i vetri e danneggiando la serratura, contro le finestre, i muri e urlando come degli ossessi.

Ci precipitammo in cucina e vidi mia nipote e il suo amico fuori nel terrazzo oltre la grata che gridavano ai tre dicendo di andarsene; io spaventato per lei le chiedevo di rientrare, intanto i tre gridavano che volevano parlarmi ma con fare minaccioso e spingendo mia nipote scomparirono dalla mia vista al che io, aprendo totalmente la grata, mi precipitai fuori  trascinandomi una sedia di legno e, affacciandomi alle scale, vidi mia nipote che continuava a cacciare via gli aggressori; scendendo le scale due continuavano a inveire verso di me e un altro parlava con l’amico di mia nipote che credo cercasse di persuadere. Intanto io suggerivo al mio compagno di chiamare i carabinieri ma avevo messo i telefoni sottocarica e lui non riusciva a trovarli, intanto mia nipote risaliva in casa a prendere il suo telefono e chiamare.

I TRE CONTINUAVANO A MINACCIARMI ED IO, RISALENDO LE SCALE, A UN TRATTO HO SENTITO UN FORTE DOLORE ALLA TESTA E SONO CADUTO PER TERRA: UNO DEI TRE MI AVEVA COLPITO CON LA SEDIA CHE IO STESSO AVEVO PORTATO FUORI. MI RITROVAI CON UNA GROSSA FERITA VICINO ALLA TEMPIA, IL NASO E IL LABBRO INFERIORE SPACCATI.

Intanto il mio compagno e mia nipote telefonavano ai carabinieri, saranno state fatte circa 14 chiamate al 112 ma dall’altro capo dicevano che non avevano personale libero in zona e di stare tranquilli che non ci sarebbe successo nulla.

I tre, ancora fuori, continuavano ad inveire nei miei confronti gridandomi anche GAY DI MERDA TI TAGLIEREMO LA GOLA, TI ROVINO, SEI MORTO FROCIO.  Scappando via lasciarono i rami nei pressi di casa e nel  vialetto.

Fortunatamente arrivò un’ambulanza, inviata dai carabinieri stessi, che ci portò al pronto soccorso me e e il mio compagno, ci medicarono e suturarono le ferite subite e ci diedero 7 giorni di prognosi. Tornando a casa, gli aggressori, non contenti, si ripresentarono e fermandosi con le auto infondo al viale ci gridavano contro, io continuavo a chiamare i carabinieri ma le risposte erano sempre le stesse.

La mattina successiva ci presentammo in caserma a Montevago per depositare la denuncia ma il maresciallo ci disse di passare il mattino dopo perché era domenica e non poteva fare niente.

Di nuovo rientrati in casa circa un’ora e mezza dopo lo stesso maresciallo ci richiama chiedendoci di ripresentarci in caserma dove noi andammo immediatamente, fu qui che la situazione, già tragica di partenza e che ci aveva creato panico e angoscia, ci procurò dello sconcerto: il maresciallo ci disse che non eravamo in diritto di fare niente perché i tre ragazzi erano di buona famiglia e noi eravamo figli di nessuno (giusto perché i miei genitori sono deceduti da tempo), ci chiese svariate volte se avevamo mai avuto a che fare con la polizia giudiziaria perché lui lo avrebbe scoperto. Insomma ci fece capire che lui non avrebbe fatto niente (e intanto i tre erano nella stanza accanto). Allora noi il mattino successivo andammo dai carabinieri di Santa Margherita di Belìce dove riuscimmo a presentare la querela/denuncia.

Poco tempo dopo, il 3 aprile, ricevemmo 2 telefonate anonime che mi dicevano: “DISGRAZIATO HAI ROVINATO MIO FIGLIO, SO DOVE ABITI, CONOSCO I TUOI MOVIMENTI, TI AMMAZZO” e anche per queste sporgemmo una denuncia.

I fatti che si produssero in seguito, nei mesi successivi,  hanno l’aria di una follia totale: appostamenti con le auto nei pressi di casa mia (ricordo che vivo in campagna e che non ho un mezzo proprio), misero in giro la voce che io avevo molestato il fratello minore (gay represso) di uno dei tre, che ero pedofilo, etc. etc.

Intanto il paesino bigotto inizia ad odiarmi perché crede a queste voci, abbiamo smesso di uscire per circa un anno per paura di essere nuovamente picchiati. I miei parenti si vergognano di me: quelli che hanno bambini, quando mi vedono si girano e si tengono stretti il loro pargoli.

Nel mese di luglio 13 carabinieri con 2 unità cinofile si sono presentati a casa per una perquisizione; il mio compagno Daniele Mattioli  ha un cancro al cervello e si è trasferito in campagna per ragioni terapeutiche, lo stress gli è vietato, un medico francese dal quale era curato gli consigliò, per calmare i forti dolori alla testa, di coltivare un po’ di marijuana, cosa che aveva cominciato a fare, infatti aveva due vasettini tra i nostri fiori sul balcone piantati due mesi prima.

Ovviamente i carabinieri sequestrarono le piante, gli sequestrarono la sciabola da ufficiale del servizio militare e avremo un processo domani 24 settembre di quest’anno con l’accusa di spaccio e tossicodipendenza e possesso di armi bianche.

Immediatamente dopo questa visita vengo licenziato dal mio lavoro e ci ritroviamo in una situazione di merda anche perché il mio compagno non può lavorare (ha ottenuto la pensione di invalidità l’aprile scorso: 267euro al mese con il quale dobbiamo vivere in due).

Alla fine il nostro avvocato ci ha detto che,  a parte il fatto che le indagini sono state chiuse senza che noi abbiamo mai visto alcun indagatore che venisse ad accertare i danni o vedere i rami con cui picchiavano, il PM aveva messo la causa in archiviazione e noi abbiamo fatto, tramite lei, opposizione.

Cordialmente

G. Claudio Indelicato e Daniele Mattioli

Santa Margherita di Belìce, 23 settembre 2010

Cassino: è anche colpa nostra


di Daniela Domenici

Dopo il recente episodio di violenza omofoba a Cassino, l’ennesimo, siamo convinti che il mondo lgbt si dovrebbe interrogare su come arrestare quest’onda, su quali siano le eventuali colpe all’interno del movimento stesso.

E a questo proposito ci è pervenuta questa riflessione molto amara e dura di un responsabile di arcigay Messina, Rosario Duca, a cui vogliamo dare spazio:

E’ triste dover commentare episodi del genere, mi auguro solo che porti tutti a domandarci cosa stiamo facendo nei nostri territori, oltre a mille cose dilettevoli e allegre, per il nostro singolare piacere, oltre a marce per questo o per quello, oltre a commemorazioni di secoli , oltre, oltre, oltre, oltre. ma pensiamo anche a come tutelarci e tutelare il nostro popolo per quanto sia possibile?

Credo che ognuno di noi, oltre a essere megafono di risonanza di ciò che succede, dovrebbe pensare a come fare per ottenere sicurezza.

Scusate il mio sfogo ma virtualmente è anche colpa della nostra indifferenza e del nostro fare poco o nulla…di questo dovremmo sentirci colpevoli alla pari di chi ha commesso il crimine.

La mano dei criminali si ferma con la determinazione di azioni reali al fine di ottenere una legge vera e completa, basta con le “ciancia fare” e le attestazioni di solidarietà, facciamo qualcosa per noi.

Fotografo del gay pride denuncia: “Insultati, minacciati e derubati”


Il tam tam di facebook rilancia una storia di insulti e omofobia. A pochi giorni dalla parata del 19 giugno, che costituisce la conclusione del ‘Sicilia Pride Palermo 2010′, il primo mai realizzato in città, il fotografo del Pride, Francesco Paolo Catalano, ha raccontato di aver subito un episodio di omofobia. Era in via Chiavettieri – ha denunciato il fotografo – nel quartiere della Vucciria a Palermo, per un set fotografico con dei modelli. Mentre i modelli si truccavano per le foto in macchina sono stati apostrofati con insulti omofobi e minacciati. Dopo pochi minuti di assenza, hanno ritrovato il vetro della macchina rotto, la valigetta dei trucchi rubata, insieme a soldi ed altri oggetti. Ad una richiesta di spiegazioni e di eventuali testimonianze, i presenti hanno risposto: “Questo è stato il nostro benvenuto, froci di merda, anzi dovevano bruciarvi pure la macchina. Pezz’ i arruso (in siciliano “pezzo di frocio”)”.

“Palermo – dice il Coordinamento stop omofobia – sta accogliendo molto bene il ‘Sicilia pride Palermo 2010′: Istituzioni, istituzioni culturali, universita’, artisti, associazioni, gente comune: la città si sta riempendo di asterischi (che richiamano il logo del pride) e di persone che partecipano agli eventi in calendario e che aspettano la parata finale del 19 giugno con entusiasmo. Ma insieme a questa città accogliente e libera dalle discriminazioni – continua la nota -, c’è la Palermo che, come accade nel resto d’Italia, discrimina, insulta, emargina”.

da www.livesicilia.it

Mamma, li gay!


di Roberto Puglisi

Davanti alla redazione c’è un parco. Le persone lo evitano come se fosse il bosco di Cappuccetto Rosso in grado di nascondere, nella sua penombra,  ogni specie di lupo. Nel parco ci sono panchine arrugginite. Eravamo in due o in tre, momentaneamente sottratti alle notizie, in cerca di un caffè, tutti con idee molto corrette sulla diversità e sulla libertà di gesti e opinione. Abbiamo notato, di sfuggita,  su una panchina del parco di Cappuccetto Rosso due piccole donne che si baciavano. E siamo rimasti di sale. Chi scrive ha avvertito un brivido nello stomaco,  una scossa di estraneità: come osservare l’atterraggio di un marziano sul balcone di casa. Una meravigliata incapacità di comprendere e definire la scena peraltro evidentissima. Pure gli altri parevano toccati dalla stessa reazione.  Eppure, sappiamo benissimo cos’è l’omosessualità maschile e femminile. Livesicilia ha portato avanti alcune campagne contro l’intolleranza. Perché allora quelle bocche metaforicamente spalancata al cospetto di  un bacio tra due ragazze?

La tolleranza è una conquista e spesso devi lavorarci di pialla e scalpello prima che diventi un patrimonio emotivo consolidato (e qui diciamo subito al presidente Patanè, intervistato da Miriam Di Peri,  che la tolleranza denunciata da lui è effettivamente orrenda. Tuttavia, per noi la parola sottintende appunto la condivisione come traguardo di un cammino). La tolleranza e la condivisione sono gli antidoti da elaborare davanti allo “scandalo” della diversità che malamente ci spinge a tracciare un confine difensivo, dimenticando la ricchezza e le occasioni che offre. La non conformità degli altri al nostro mondo, sia un colore, un bacio, un vestito,  il taglio degli occhi, il tifo manifestato in piazza per la squadra che non è la nostra, ci percuote al basso ventre, secondo un registro antico. L’esibizione di percorsi e nature alternativi spiazza perfino coloro che hanno letto tutti i libri. Più facile che il solco si scavi (non è affatto la storia del nostro caffè), con enorme danno, quando c’è chi si si arroga, in materie e condizioni improprie,  il diritto di dare una sua definizione assoluta e generica di ciò che è giusto e naturale, tracciando una riga bianca per lasciare fuori il resto. E’ un chiaro favoreggiamento del ghetto, o del campo di concentramento.
La tolleranza della condivisione implica il dolce sforzo di sentire, più che capire, che dietro un inconsueto bacio si manifestano l’amore, l’attrazione,  e che amore e attrazione appartengono sempre alla natura, al buono, alla giustizia. Talvolta, è necessario saltare il fosso delle sicurezze consolidate e un po’ meschine e accettare di mettere in discussione il nostro sguardo per gli altri, solo allora potremo sperare che gli altri facciano lo stesso con noi.

Palermo (e non solo) aspetta il Gay pride, di cui oggi parliamo diffusamente. Come sarà? Cosa farà la città? Accetterà ciò che esiste comunque senza bisogno, per fortuna, di permessi o visti? Condividerà e crescerà? Rimarrà indifferente? Qualcuno lancerà il grido d’allarme: mamma li gay? Qualcuno, come suole,  pronuncerà parole nobili e profonde per poi raccontare, nel segreto del sabato sera in comitiva, le classiche barzellette sui “finocchi”?

Viviamo tempi da lupi,  di sputi e botte per uomini e cose fuori dai confini che la violenza ha stabilito. Allora, forse, su ogni panchina, a ogni angolo,  ci dovrebbe essere una coppia gay che si bacia, proprio come la gente “normale”. Sarebbe una buona misura di salute pubblica, per giungere all’approdo che chi scrive ha conosciuto dopo lo scontro meravigliato e frontale col bacio di due ragazzine. Di tutto lo stupore è rimasto un tenero sentimento di bellezza, alla fine della mareggiata, una conchiglia in spiaggia. La vita, dal vivo, è diversa.

da www.livesicilia.it

Due gay aggrediti a Palermo, scatta il divieto di avvicinamento


Alla loro vista li ha aggrediti, provocando a uno dei due ferite con prognosi di cinque giorni. Il motivo? Si trattava di una coppia gay. La vicenda accade a Palermo lo scorso novembre quando due giovani si trovavano all’interno di un internet point. F.F., entrando e intuendo che si trattava di una coppia di omosessuali, ha cominciato a offenderli pesantemente e a prendere a pugni e calci nel basso ventre uno dei due. La polizia è intervenuta chiamando un’ambulanza e appurando un diverbio e un’aggressione. Poi, visionando il filmato, i poliziotti hanno verificato che si trattava di un’aggressione totalmente ingiustificata, se non da motivazioni omofobiche.

Ad aggravare la sua situazione c’è stato un ulteriore episodio. Pochi giorni dopo l’aggressione, F.F. ha incontrato nuovamente i due e li ha minacciati mostrando un coltello: “Se non ritiri la denuncia t’incaprietto”.

Così è scattata la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dai due, decretata dal gip del tribunale di Palermo per  violenza privata, porto e detenzione di armi, lesioni personali, ingiuria e minacce. F.F., inoltre, deve stare a 50 metri dalle persone offese in qualunque luogo essi si trovino e di non comunicare con loro attraverso qualsiasi mezzo.

da www.livesicilia.it

Questo matrimonio s’ha fare


di Daniela Domenici

La parafrasi della celebre frase detta dai bravi a don Abbondio all’inizio de “ I promessi Sposi” di Manzoni è stata scelta come titolo del convegno organizzato ieri da Arcigay Palermo sulle prospettive di tutela delle coppie formate da persone dello stesso sesso alla luce della recente sentenza della recente sentenza della Corte Costituzionale.

Il convegno rientra tra gli eventi per il Sicilia Pride 2010, il primo lgbt pride mai realizzato a Palermo, che si terrà il prossimo 19 giugno e si è tenuto nella sala Borsellino presso la facoltà di Scienze Politiche a Palermo.

I relatori invitati a partecipare erano molti di più ma alcuni di loro non si sono presentati senza neanche preoccuparsi di avvertire gli organizzatori (forse perché temevano un ritorno negativo d’immagine partecipando a questo convegno!); preferiamo concentrare la nostra attenzione su chi invece ha fornito dei contributi interessanti e costruttivo con il proprio intervento.

Ha introdotto il convegno Daniela Tomasino dell’Arcigay di Palermo che ha dato subito la parola a Marco Carnabuci, avvocato, il quale ha concentrato il suo intervento, naturalmente, sulla recente sentenza n°137 della Corte Costituzionale e parlando dell’art. 29 della Costituzione (valore del matrimonio) sottolineando come tutti i valori costituzionali abbiano lo stesso peso, non c’è una gerarchia di valori; ha concluso citando alcune frasi tratte dal “Galileo” di Brecht per evidenziare il coraggio dello scienziato e paragonarlo a quello delle due coppie omosessuali che, recentemente, hanno avuto il coraggio di “smuovere le acque” con le loro istanze.

E’ stata poi la volta di Stefania Munafò, vice capogruppo al consiglio comunale di Palermo per il PDL, che ha parlato della mozione da lei presentata contro l’omofobia soprattutto nelle scuole; ha evidenziato come questo sia un forte segnale da parte delle istituzioni e soprattutto del suo partito che non si è mai schierato in questo campo. La mozione non è stata ancora votata ma la Munafò spera che possa esserlo nella settimana del Sicilia Pride in cui le istituzioni locali saranno presenti: “ci sarà, per la prima volta, il logo del Comune di Palermo e alcuni suoi rappresentanti saliranno sul palco” ha dichiarato.

Ha preso poi la parola Sergio Rovasio, segretario dell’associazione radicale “Certi Diritti”, che ha voluto brevemente accennare alla vicenda di Rosa Parks, la donna di colore che negli USA con il suo rifiuto di cedere il posto sul bus ha dato il via alle lotte per la parità tra bianchi e neri negli Sati Uniti, per sottolineare che come questa lotta fu poi portata avanti dai bianchi per i neri anche la battaglia delle coppie omosessuali per il diritto a potersi sposare deve essere condotta dagli etero, come ha dichiarato loro il presidente Napolitano lo scorso 17 maggio quando li ha ricevuti nell’ambito della giornata contro l’omofobia. Rovasio ha poi evidenziato i tre punti “novità”i della sentenza n°137 della Corte Costituzionale che può davvero aprire la strada a un cambiamento che teme, però, non avrà tempi brevi; ha parlato del comitato “Si lo voglio” che ha il sostegno dell’Agedo e delle famiglie Arcobaleno e ha concluso con una battuta ironica:  nelle nazioni, come la Spagna e il Portogallo, europee in cui il matrimonio gay è diventato legge non c’è stata alcuna tragedia o catastrofe, non è morto nessuno e allora se i diritti di queste coppie non ledono quelli degli etero, perché no?

E a queste ultime frasi di Rovasio si è subito collegata Rita Borsellino, deputata al parlamento europeo, dicendo che facendo lei parte della commissione per i diritti umani ha una particolare attenzione verso i diritti degli omosessuali, “gli ostacoli che c’erano sulla strada del matrimonio gay sono decaduti grazie alla sentenza, non ci sono più scuse, ora si deve fare una battaglia per fare accettare questa sentenza”. La Borsellino ha dichiarato che si impegnerà a cercare convergenze trasversali in Europa su questo argomento per far prendere delle misure in modo che l’Italia faccia qualcosa in questo campo, “deve diventare una battaglia comune perché diventi una legge di tutti”. E ha concluso anche lei con una sottolineatura amaramente ironica: “Il Vaticano fa il suo dovere seguendo i suoi dettami quando rifiuta questo tipo di matrimonio; è l’Italia che dovrebbe non essere succube, non accettarli ma rendersi conto di quanto sia fondamentale essere uno stato laico” e ha sorriso dicendo “e ve lo dice una cattolica”.

Roma: gay picchiato sul bus tra l’indifferenza di tutti, scoppia la polemica


E’ stato preso per il collo, schiaffeggiato e poi insultato a bordo di un autobus notturno nella zona di Trastevere a Roma perchè gay. Il tutto tra l’indifferenza generale della gente. A fare le spese dell’ennesima aggressione omofoba nella capitale è stato Mattia, 22 anni, studente e volontario di Arcigay, che si trovava su un bus notturno tra sabato e domenica scorsi.

Sono stati in quattro ad aggredirlo, come racconta lui stesso, ricordando anche che prima di lui i quattro avevano aggredito un uomo di colore. Poi hanno preso di mira lui. “Ho provato a reagire ma sono stato costretto a scendere dal bus – dice Mattia – la cosa che mi ha colpito maggiormente è stata l’indifferenza degli altri passeggeri: nessuno di loro, pur assistendo alla scena, ha detto qualcosa o è intervenuto per fermarli. Io ero seduto e leggevo un libro, poi queste persone, dopo aver preso di mira l’uomo di colore, hanno iniziato a dirmi che facevo schifo perchè gay”.

Dura condanna dell’episodio è stata espressa dalle diverse associazioni omosessuali di Roma e dal sindaco Gianni Alemanno: “Quanto accaduto è un atto vile e da condannare con la massima fermezza. A nome mio e di tutta l’amministrazione voglio esprimere la mia vicinanza al ragazzo aggredito. Mi auguro che gli autori dell’aggressione vengano individuati al più presto e puniti come meritano”.

Ribadendo l’impegno della Provincia di Roma contro ogni discriminazione, il presidente Zingaretti ha sottolineato che “questo è l’ennesimo episodio che insulta tutta la nostra comunità”.

da www.blitzquotidiano.it

Matrimoni gay: Consulta rigetta ricorsi


La Corte Costituzionale ha rigettato i ricorsi sui matrimoni gay presentati dal Tribunale di Venezia e dalla Corte di Appello di Trento per chiedere l’illegittimità di una serie di articoli del codice civile che impediscono le nozze tra persone dello stesso sesso. I giudici della Consulta – secondo quanto appreso dall’ANSA – nelle motivazioni della decisione presa stamane in camera di consiglio dovrebbero puntualizzare che compete alla discrezionalità del legislatore la regolamentazione dei matrimoni gay.

La Corte Costituzionale – ha successivamente reso noto Palazzo della Consulta – ha rigettato i ricorsi sui matrimoni gay dichiarando inammissibili le questioni sollevate dai Tribunale di Venezia e dalla Corte di Appello di Trento in relazione all’ipotizzata violazione degli articoli 2 (diritti inviolabili dell’uomo) e 117 primo comma (ordinamento comunitario e obblighi internazionali) della Costituzione. I ricorsi sono stati invece dichiarati infondati in relazione agli articoli 3 (principio di uguaglianza) e 29 (diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio). Le motivazioni della decisione si conosceranno nei prossimi giorni e saranno scritte dal giudice costituzionale Alessandro Criscuolo.

A portare la questione all’ attenzione della Corte Costituzionale erano stati il tribunale di Venezia e la Corte di Appello di Trento chiamati a dirimere le vicende di tre coppie gay alle quali l’ ufficiale giudiziario aveva impedito di procedere alle pubblicazioni di matrimonio. Nei ricorsi alla Consulta si ipotizzava il contrasto tra gli articoli del codice civile sul matrimonio con diversi principi sanciti dalla Costituzione. In particolare l’ingiustificata compromissione degli articoli 2 (diritti inviolabili dell’ uomo), 3 (uguaglianza dei cittadini), 29 (diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio) e 117 primo comma (ordinamento comunitario e obblighi internazionali) della Costituzione. I ricorrenti, in sostanza, affermavano la non esistenza nell’ordinamento di un espresso divieto al matrimonio tra persone dello stesso sesso e lamentavano l’ingiustificata compromissione di un diritto fondamentale (quello di contrarre matrimonio) oltre che la lesione di una serie di diritti sanciti a livello comunitario. Per non parlare poi – veniva fatto notare – della disparità di trattamento tra omosessuali e transessuali, visto che a questi ultimi, dopo il cambiamento di sesso, è consentito il matrimonio tra persone del loro sesso originario.

Nel corso dell’udienza pubblica a palazzo della Consulta, lo scorso 23 marzo, i legali delle coppie gay avevano sollecitato la Corte a dare una “risposta coraggiosa” che, anticipando l’intervento del legislatore, consentisse il via libera ai matrimoni omosessuali. Dal canto suo, invece, l’avvocato dello Stato Gabriella Palmieri, per conto della presidenza del consiglio, aveva ribadito che il matrimonio si basa sulla differenza tra sessi e aveva rivendicato il primato del legislatore a decidere su una materia tanto delicata. La Corte, nel dichiarare inammissibili e infondati i ricorsi, fa già intendere ciò che metterà nero su bianco tra qualche settimana e cioé che non è sua competenza stabilire le modalità più opportune per regolamentare le relazioni tra persone dello stesso sesso. Resta da vedere – ma questo si comprenderà solo dalla lettura delle motivazioni della sentenza che sarà scritta dal giudice Alessandro Criscuolo – se la Corte coglierà l’occasione o meno per sollecitare il legislatore a provvedere.

CONCIA (PD), ORA TESTIMONE PASSA A PARLAMENTO
“La Corte Costituzionale, nella pronuncia di oggi con cui ha rigettato i ricorsi in tema di matrimoni gay, ha affermato un principio di fondamentale importanza: la Consulta ha stabilito senza possibilità di equivoco che la Costituzione italiana non vieta i matrimoni tra persone dello stesso sesso”, afferma Anna Paola Concia deputata del Partito Democratico. “Fermo restando che aspettiamo di leggere nel dettaglio le motivazioni della Corte – aggiunge – questa pronuncia deve ora diventare la pietra miliare da cui ripartire nell’attività legislativa. La Corte, infatti, nel riconoscere la potestà del legislatore sull’argomento, ha passato la palla ai corpi legislativi, che non possono più eludere la questione. Alle Camere sono già 5 le proposte di regolamentazione delle unioni omosessuali, tre delle quali presentate da me. Mi appello a tutti i colleghi parlamentari affinché, sotto lo stimolo e il pungolo della Corte, si calendarizzi la discussione e si cominci a lavorare per il riconoscimento dei diritti di tantissimi cittadini, avendo l’intelligenza e il cuore per affrontare la questione senza pregiudizi ideologici”.

COMITATO ASSOCIAZIONI,NON EPILOGO MA RILANCIO
Quello di oggi, con la decisione della Corte costituzionale sui matrimoni tra persone dello stesso sesso, non è certo “un epilogo” ma semmai un’occasione di rilancio della campagna sulle unioni gay: in queste parole si può sintetizzare la reazione, a caldo, del Comitato “Sì lo voglio” che riunisce le principali associazioni gay e lesbiche italiane. Sergio Rovasio dell’associazione radicale Certi Diritti (che con Rete Lenford ha seguito i casi dei ricorsi delle coppie giunti alla Consulta), Paolo Patané di Arcigay e Imma Battaglia di DìGay Project hanno portato in una conferenza stampa alla Camera la loro amarezza ma anche la ferma intenzione di non demordere dall’obiettivo di dare alle coppie omosessuali un istituto giuridico. E lo faranno seguendo la doppia strada della via legislativa e giuridica. “Aspettiamo di leggere le motivazioni della Corte costituzionale – ha precisato Rovasio – che potrebbero anche riservare delle sorprese, e poi decideremo il da farsi”. Un ulteriore passo potrebbe essere, ad esempio, quello di un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, dove già pende un ricorso che riguarda l’Austria. Per il momento, però, la cautela è d’obbligo, spiegano. Alla conferenza stampa è intervenuta anche Anna Paola Concia, deputata del Pd che ha spiegato come in Parlamento giacciano ben sei proposte di legge, di cui tre sue, per fare forma giuridica alle unioni gay: “ora il Parlamento deve fare il suo dovere e calendarizzare le proposte. Il vuoto legislativo esiste”. “Speriamo che non prevalga l’omofobia della Lega” si è augurata Imma Battaglia, che teme la “visione arcaica e offensiva” del Carroccio e rivolge un appello al movimento gay: “il prossimo gay pride si svolga serenamente, non cadiamo delle trappole”.

fonte ANSA

Cinema: da Sodoma a Hollywood, al via a Torino il Glbt Film Festival


“I 25 film che ci hanno cambiato la vita” al Torino Glbt Festival. Sono trascorsi 25 anni da quell’aprile del 1986 in cui fu realizzata la prima edizione di una manifestazione “a tematica omosessuale” mai tenutasi in Italia. Oggi, “Da Sodoma a Hollywood” -Torino Glbt Film Festival – gestito e amministrato dal Museo Nazionale del Cinema- e’ il piu’ antico Festival d’Europa e terzo nel mondo, dopo i leggendari “Frameline” di San Francisco e “Outfest” di Los Angeles. Per festeggiare le nozze d’argento, la rassegna di quest’anno in programma all’ombra della Mole Antonelliana dal 15 al 22 aprile, presenta 25 suggestioni scelte tra le tante pellicole presentate al Festival nel corso di questi anni.

 Il nuovo comitato di selezione composto da Fabio Bo (coodinatore artistico) e da Angelo Acerbi, Margherita Giacobino, Alessandro Golinelli e dai consulenti (Christos Acrivulis, Flavio Armone, Nancy K. Fishman, Simone Morandi) e capitanato dallo storico direttore e ideatore del Festival, Giovanni Minerba, ha voluto, ancora una volta, essere attento alle esigenze del pubblico, riservando una forte attenzione alle istanze ocio-culturali della comunita’ gay.

Fra i temi in evidenza, l’omofobia anche in paesi come Iran, Camerun e Uganda, il tormentato rapporto genitori e figli, la bisessualita’, non vissuta piu’ come indecisione ma come scelta, i problemi dei gay anziani e soli. A giudicare i titoli in concorso tre giurie tra i cui componenti anche lo scrittore Peter Cameron

fonte Adnkronos