“Le quattro candele”, riflessione natalizia


da Francesco

Le quattro candele, bruciando, si consumavano lentamente. Il luogo era talmente silenzioso, che si poteva ascoltare la loro conversazione.
La prima diceva: “IO SONO LA PACE, ma gli uomini non mi vogliono: penso proprio che non mi resti altro da fare che spegnermi!” Così fu e, a poco a poco,
la candela si lasciò spegnere completamente.
La seconda disse: “IO SONO LA FEDE, purtroppo non servo a nulla. Gli uomini non ne vogliono sapere di me, non ha senso che io resti accesa”. Appena ebbe
terminato di parlare, una leggera brezza soffiò su di lei e la spense.
Triste triste, la terza candela a sua volta disse: “IO SONO L’AMORE non ho la forza per continuare a rimanere accesa. Gli uomini non mi considerano e non
comprendono la mia importanza. Troppe volte preferiscono odiare!” E senza attendere oltre, la candela si lasciò spegnere.
Un bimbo in quel momento entrò nella stanza e vide le tre candele spente. “Ma cosa fate! Voi dovete rimanere accese, io ho paura del buio!” E così dicendo
scoppiò in lacrime.
Allora la quarta candela, impietositasi, disse: “Non temere, non piangere: finché io sarò accesa, potremo sempre riaccendere le altre tre candele: IO SONO
LA SPERANZA”
Con gli occhi lucidi e gonfi di lacrime, il bimbo prese la candela della speranza e riaccese tutte le altre.
CHE NON SI SPENGA MAI LA SPERANZA
DENTRO IL NOSTRO CUORE……
……..e che ciascuno di noi possa essere lo strumento, come quel bimbo, capace in ogni momento di riaccendere con la sua Speranza, la FEDE, la PACE e l’AMORE.”

 

Rita Bernardini e Marco Pannella al carcere teramano di Castrogno


Rita Bernardini e MarcoPannella hanno trascorso il giorno di Natale, ieri, visitando il carcere teramano di Castrogno dopo i recenti eventi lì avvenuti.

Ecco il video della loro conferenza stampa a conclusione della visita.

http://www.radioradicale.it/scheda/293909

“Natività”


di Angela Ragusa

Superò le antiche stelle

e attraversò il cielo della terra

Scia di polvere celeste

illuminò la grotta

di riverberi cangianti…

…rese luce

al buio della notte

incantando di stupore

lo sguardo degli umani…

…al mondo consegnò l’amore

del cuore puro

di una donna che regalò

ai tormenti del creato

la divina risposta!

Natale in carcere


di Liana

Il Natale in carcere è la cosa più finta che possa esistere. Si finge di essere felici. Si finge che non importi se fuori ci sono gli addobbi natalizi e che le persone vadano nei negozi in cerca del regalo più appropriato per l’una o l’altra amicizia. Si finge che questo dovrebbe essere l’ultimo natale che passi in carcere. Si finge di essere allegri, mentre il cuore piange. Si addobba anche noi le celle, i corridoi della sezione, con le poche cose che siamo riusciti ad avere, o donate dai vari volontari, mentre si vorrebbe solo una cosa: addormentarsi alla sera e svegliarsi quando le feste sono finite.
Però talvolta, guardando la televisione, ci si accorge che ci sono moltissime persone che stanno peggio di noi. Penso a chi in quest’anno ha perso un figlio a causa di una autista ubriaco, che preferirebbe mille volte essere in carcere ma ma che il suo caro fosse vivo. Penso a quelli che non hanno nessuno nemmeno a casa, noi almeno anche se detenute siamo tra compagne, e anche se è una cella è pur sempre un tetto. Penso a quelle povere famiglie per le quali il Natale è un giorno uguale agli altri, se non peggiore, perché vedono i loro bimbi che guardano speranzosi di qualcosa e invece non possono, a volte, neanche avere un posto decente. Penso agli anziani abbandonati a se stessi, malinconici, ricordando i natali passati con i propri cari, e infine penso alle persone nel mondo che muoiono di fame.
Ecco, se penso a tutto questo mi ritengo fortunata, anche se in carcere noi in fin dei conti abbiamo un fine pena più o meno lontano. C’è chi il fine pena, là fuori, non ce l’ha, ma solo un briciolo di speranza o rassegnazione. La speranza che il dolore che hanno dentro si attenui. Penso a tutto questo, e mi accorgo che il Natale possiamo festeggiarlo anche noi.

A tutte le persone meno fortunate di noi, dico Buon Natale, e che l’anno nuovo porti un po’ di luce e di speranza per tutti. Inoltre invito tutti quelli che leggeranno queste mie righe a fermarsi e guardare chi sta peggio.

da www.dentroefuori.org

Natale in carcere? E’ quel giorno che viene dopo il 24 e prima del 26


In carcere è vero che tutti i giorni sono uguali, ma quelli festivi sono i peggiori, perché ci fanno sentire di più le assenze: della casa, dei figli, della compagna, della madre.

Il mondo all’esterno sembra scorrere come un fiume in piena, e qui dentro non cambia niente. Con la televisione vediamo cosa succede fuori, ma non tocchiamo con mano niente, riusciamo a intravedere, ma non a capire appieno, non a essere dentro quella realtà che si muove. È questo che ci manca per Natale, per il giorno del nostro compleanno o del compleanno dei nostri bambini: esserci, essere presenti.

Nessuno lo fa vedere: siamo uomini, no? Ma ognuno nel suo intimo soffre di questo suo “non esserci” nei momenti importanti della vita dei suoi cari.

Qui invece tutto resta incolore e monotono, non ci sono luci né regali. Anzi spesso gli agenti sono particolarmente irritabili, perché hanno avuto la sfortuna di dover passare il Natale con noi, in carcere. Ed è una situazione pericolosa, perché irritazione degli agenti per noi vuol dire facile rapporto disciplinare.

Allora ognuno fa finta di passare il Natale. Ci si invita a turno cella per cella, si brinda con l’acqua minerale e si taglia una fetta di panettone, per chi ha avuto i soldi per comperarlo sovrapprezzo alla spesa. È come una fiction, facciamo finta, o meglio ci fissiamo in testa che siamo nel periodo delle festività natalizie e via di seguito. Poi finalmente arriverà Capodanno, in cui brinderemo, sempre con l’acqua minerale, e passeremo la mitica mezzanotte guardando alla televisione cosa succede a New York, a Parigi, a Berlino, e ci sembrerà di aver fatto il giro del mondo in un minuto, e invece dopo due minuti ci accorgeremo che non ci siamo mossi di un millimetro dalla nostra cella.

E poi ci sono i pacchi che ci portano i famigliari, prima o dopo il Natale, e ogni volta che li apriamo o li tocchiamo ci viene il ‘magone’, ed è come girare il coltello nella ferita. Perché ogni cosa che sembra ci dia un contatto fisico con la libertà ci fa male. Una cartolina, una telefonata di auguri con i bambini a casa sono un colpo al cuore, perché il cuore è là con loro, e il corpo è chiuso qui dentro, e la testa corre, e pensa di essere a casa… i bambini che fanno casino, il panettone, l’albero di Natale e il calore della festa!

Qui fa solo freddo, e si guarda la televisione per vedere come passano il Natale gli altri, quelli fuori, tutti belli, tutti sorridenti, tutti fortunati, e non lo sanno! Allora ci si consola dicendo: ancora due-tre-sei-otto Natali e ci sono anch’io là fuori, tutto bello, tutto sorridente e fortunato, ma io, in quel momento, lo saprò di essere fortunato.

E intanto facciamo di tutto per mascherare le nostre solitudini, le nostre malinconie, e scherziamo, ridiamo (a denti stretti) e… speriamo che finisca presto.

C’è chi riesce, da vero mago culinario, su un fornelletto camping-gas a cucinare delle pietanze che un uomo libero non immaginerebbe neanche. Tortellini, pizze, piatti tipici di ogni angolo d’Italia, e ultimamente del mondo, che si avvicinano molto approssimativamente a quelli di casa. Hanno tutti una cosa in comune, un ingrediente che li fa diventare speciali, sono fatti con il Cuore, e questo speciale componente dà loro un sapore particolare, di Natale appunto. Sembra impossibile da credere, perché è un “cattivo” che ve lo dice, ma dovete fidarvi, è la verità.

E la sera di Natale ci sentiamo anche stanchi, come se avessimo fatto chissà quale festa!! Non ci siamo mossi di un passo, non siamo usciti dalla nostra cella per tutta la giornata, ma poi a colloquio con i nostri bambini potremo anche raccontare storie e fatti accaduti a Natale, perché qualcosa succede sempre e se non succede la si inventa per il loro piacere.

Però il Natale è anche bello, perché è speranza che le nostre istanze vengano accolte, che i politici ci concedano un’amnistia e un indulto, che qualcuno si accorga della nostra buona condotta e ci dia magari un permesso a casa per un giorno o due da trascorre con i propri cari. Poco importa se magari sarà il 17 febbraio, e non il 25 dicembre, per noi quel giorno sarà Natale!

Ah, scusate, dimenticavo, TANTI AUGURI A TUTTI VOI, Là FUORI !!!

Marco

da www.iaphet.com

Teramo: oggi esponenti Radicali e di Idv visitano il carcere


Marco Pannella visiterà oggi il carcere di Castrogno, in provincia di Teramo. Con lui ci saranno i deputati Rita Bernardini (Radicali/Pd) e Augusto Di Stanislao (Idv), l’avvocato Alessandro Gerardi e i Radicali teramani Renato Ciminà e Orazio Papili. La visita inizierà alle ore 9. Quella di domani, si legge in una nota dei Radicali, sarà la “visita ad un carcere senza direttore, dove sono stipati 400 detenuti in spazi che potrebbero contenerne 230, dove gli agenti in servizio sono solo 155, ma ne servirebbero 203, dove ci sono solo 2 educatori; dove il medico di turno rivela che oltre il 50 per cento dei reclusi è malato e che tantissimi sono coloro che sono affetti da malattie psichiatriche”.

“Le celle sono malmesse, fredde e umide; celle in cui i detenuti sono costretti a stare tutto il giorno nella più completa inattività. Manca persino il cappellano… verrebbe da dire “un carcere dimenticato da Dio e dagli uomini” ma, chiamare in causa il Creatore, di fronte all’inefficienza e all’indifferenza delle istituzioni, siano esse civili o religiose, sarebbe veramente arbitrario”, concludono i Radicali.

da www.ristretti.it

Lettera di Natale di un ergastolano ai figli


 Quando siete nati il mio cuore era pieno di stelle e di sogni.
Avevo sognato per voi tutto quello che avevo sognato io da bambino.
Poi è arrivato il carcere e la condanna e sono partito per un lungo viaggio.
Sono partito, ma non sono mai andato via dal vostro cuore, né voi dal mio.
Nei peggiori momenti del mio viaggio i vostri cuori non mi hanno mai lasciato, vi ho sempre sentiti attorno al mio cuore.
La vostra immagine è sempre stata nei miei occhi e il vostro sorriso ha sempre illuminato il mio viaggio.
L’uno e l’altra siete il sole della mia cella, il centro del mio universo e l’energia invisibile della mia anima.
Grazie a voi mi sento un papà e un uomo migliore.
Perdonatemi se sono stato lontano e non vi ho potuto amare come avrei voluto.
Forse vi ho amato più di quello che ho potuto.
Sono passati molti anni, venti, questo Natale ho sognato di venire a casa, ma mi hanno detto ancora di no, mi hanno detto che sarò sempre colpevole e cattivo.
Ora non ho più sogni, né passati e né futuri, da sognare.
Siete solo voi quello che mi resta della mia vita.
Perdonatemi se vi lascio soli anche per questo Natale e per tutti quelli che verranno.
Un ergastolano con l’ergastolo ostativo non può più tornare libero, né vivere, né morire, può solo amare.
Ecco, io vi amo!
Volevo dirvi solo questo perché è bello essere amati da voi, ma è ancora più bello amarvi.
Buon Natale Mirko.
Buon Natale Barbi.
Papà

Dicembre 2009

Di Carmelo Musumeci(da Carcere di Spoleto)

da www.informacarcere.it

 

Giustizia: Bernardini (Radicali); mozione su sovraffollamento


di Massimiliano Lenzi

Come si esce dalla tragedia del sovraffollamento carcerario in tempi brevi? Un passo concreto sarebbe quello di approvare la mozione Radicale che è stata depositata alla Camera e la cui discussione è calendarizzata per l’11 e 12 di gennaio prossimi”. A parlare, in questa intervista al Clandestino, è Rita Bernardini, deputata della delegazione Radicale nel Pd, che a Natale andrà al carcere di Teramo, assieme a Marco Pannella. “Dopo 16 giorni di sciopero della fame spiega – dove chiedevamo venisse fissata una data per la discussione, abbiamo avuto l’attenzione di Dario Franceschini che ha scritto una lettera al Presidente della Camera Gianfranco Fini. Sulla mozione ci sono 92 firme di parlamentari (anche se due del Pd hanno ritirato la loro), di tutti gli schieramenti ad esclusione della Lega. Tra le altre cose- il testo prevede: la messa in campo di misure alternative alla detenzione, l’utilizzo dell’istituto della messa in prova e per i tossicodipendenti, che rappresentano oggi il 25% della popolazione delle galere, un cammino di recupero nelle comunità. Se passasse soltanto quest’ultimo punto si avrebbe già un bello sfoltimento della popolazione carceraria”.

 Dal Governo arrivano segnali positivi?Su questo il ministro della Giustizia Angelino Alfano, quando è venuto in audizione in Commissione Giustizia, ha fatto delle aperture. Tra l’altro, in disparte, mi ha detto: “lo sono molto d’accordo sulla vostra richiesta di misure alternative”.

 A parte voi sei radicali (Bernardini, Turco, Beltrandi, Maria A. Coscioni, Mecacci e, la Zamparutti) chi sono i firmatari della mozione?Tra i nomi troverete molti parlamentari Pd ma anche del Pdl e di altre forze politiche. Alcuni, per la verità, cominciano a dire che la mozione così com’è non va.

 Cosa darebbe fastidio?Il passaggio sul 41 bis (carcere duro per i mafiosi, ndr) dove noi Radicali, che lo definiamo la Guantanamo italiana, chiediamo che rientri nelle norme costituzionali. Ma di questo sembra che non si possa parlare, sia a destra che a sinistra.

 L’obiezione è quella che cambiandolo si indebolirebbe uno degli strumenti per la lotta alla mafia?Esatto, l’obiezione è questa. Ma a nostro avviso essere contro la mafia significa innanzitutto far rispettare la legalità costituzionale ed i diritti dell’uomo, oltre alle legislazioni internazionali più avanzate su questo tema. Ma non è solo il 41 bis che crea imbarazzo.

 Cos’altro?C’è un passaggio in cui chiediamo che la coltivazione domestica a uso personale della marijuana non rientri più nelle sanzioni penali bensì in quelle amministrative. Insomma, sa cos’è? Nella politica quando si parla di carcere e di diritti dei detenuti c’è un gran conformismo. Noi, ad esempio, a differenza di tutti gli altri riteniamo che il provvedimento di indulto votato tempo fa sia stato giusto. Altrimenti oggi i detenuti sarebbero 100mila.

 Giustizia e sua amministrazione, come si esce dallo stallo italiano?Chi dice agli italiani che oltre 5 milioni e mezzo di processi penali oggi, sono arretrati, e di questi circa 200mila cadono ogni anno in prescrizione? Bisogna partire da qui, da questi dati: noi radicali siamo convinti che per discutere seriamente, in Italia, di una riforma della giustizia bisogna innanzitutto uscir fuori da questa condizione di , emergenza: Mi consente un’ultima cosa?.

 Dica?In questi giorni centinaia di detenuti stanno sostenendo l’approvazione della mozione con alcuni giorni di sciopero della fame. Ci tenevo a farlo sapere.

da www.ristretti.it

“E’ Natale” di Guido Passini


Carissimi amici, sono molto commosso dalla vostra partecipazione, e questo mi fa ben sperare che possiate crescere ancora giorno dopo giorno.

La lotta contro la fibrosi cistica è sempre accesa, e quello che vorrei fare e portare la conoscenza di questa malattia maledetta….
Ma non voglio farla troppo lunga, quindi vi mando i miei migliori auguri di Buon Natale e Buone Feste, che possiate passarle al meglio.
Per regalo vi allego una piccola poesia che ho scritto per tutti voi:

Una tazza di cioccolato calda
che gioca a nascondino
con soffice panna montata,
una cantilena rintocca
tra le mura di casa
ed un morbido plaid
copre le spalle.
Guardo il panorama
che una piccola finestra mostra.
Cadono fiocchi di neve,
si accatastano l’uno sull’altro
creando un umido tappeto bianco,
puro,
come i tanti angeli che ci guardano
da lassù.
Con un sorriso punto il naso
verso il cielo e li saluto.
E’ Natale,
Cristo rinasce,
mi piace pensare
che con Lui
tutti i nostri angeli
possano rinascere.
Cosi mi riscaldo il cuore.

Auguri di Natale dalla Comunità dell ‘Isolotto a Firenze


Ho ricevuto questa mail da Enzo Mazzi della Comunità dell’Isolotto di cui sono onorata di aver fatto parte, anche se per breve tempo, tra il 1965 e il 1968 quando Enzo era ancora il parroco della chiesa in piazza dell’Isolotto a Firenze. Lo ringrazio per queste sue parole e pubblico con piacere questo suo messaggio di auguri.

AUGURI da parte di una comunità che tenta con fatica e con gioia di rinnovare costantemente il senso della fede cristiana inserendola giorno per giorno in quel crogiolo di fedi che è il cammino umano verso la liberazione.

Vi rendiamo partecipi del tema che accompagna quest’anno la nostra riflessione nella preparazione e nello svolgimento della veglia: “Il Natale e il lavoro“.
La Veglia si svolgerà alle “baracche”, via degli Aceri 1 Firenze, alle ore 22 del 24 dicembre.
E’ la quarantesima veglia di Natale “oltre le mura del tempio”.

fondata sull’assassinio sacrificale del lavoro.

 “La libertà che vi aspetta è la morte”, così Primo Levi nel 1959 traduceva la scritta “Il lavoro rende liberi” issata all’ingresso del campo di Auschwitz, ora trafugata. Ed è tremendamente attuale il suo commento: “Il disconoscimento, il vilipendio del valore morale del lavoro era ed è essenziale al mito fascista in tutte le sue forme”.
Le morti bianche, i suicidi, le morti morali, sociali e psichiche di licenziati, cassintegrati, immigrati, non sono episodi; sono il segno tragico del ritorno del “mito fascista” in questa trasformazione strisciante della Costituzione: non più “Repubblica democratica fondata sul lavoro” ma
Tutto questo ci obbliga a intensificare il ripensamento critico della nostra società, principalmente negli aspetti economici e politici ma anche in quelli culturali, etici e religiosi.
Il Natale ad esempio. Ci sono due modi opposti di intendere il Natale: come miracolo dall’alto o invece come evento totalmente iscritto nella storia e nella natura. Ora, il Natale concepito come miracolo dall’alto è in sé una condanna del lavoro perché è una condanna di tutta la storia umana e della stessa natura. Se c’è bisogno che Dio si faccia miracolosamente uomo per salvare il mondo, vuol dire che il mondo, l’evoluzione della vita, il genere umano e il lavoro, non hanno in sé capacità di salvezza. Sono in sé dannati. Il Natale non annunzierebbe la fine della maledizione del lavoro ma sarebbe un invito alla rassegnazione e alla solidarietà intesa solo come carità cristiana.
Ben altro è il senso della tradizione più antica presente fin dagli albori sia dell’ebraismo che del cristianesimo. La fede cristiana si rafforza se si nutre della forza vitale di Dio che vive nella storia. La fede cristiana torna credibile perché assume il sogno di liberazione e le lotte per i diritti dei lavoratori, uomini e donne, bianchi e neri, abili e disabili, credenti in un modo e credenti in un altro o in mille altri.
 
E’ questo lo spirito positivamente critico e creativo che animerà la nostra celebrazione del Natale.
*Il Natale e il lavoro spunti di riflessione; *performance di Saverio Tommasi tratta dal suo libro/testo teatrale “Cambio Lavoro”; *i bambini raccontano l’esperienza educativa che hanno fatta domenica 13 sul tema del “dono” anche in relazione al Natale e offrono in dono alla comunità il pane fatto da loro stessi; *testimonianze di persone direttamente coinvolte nei diversi ambiti: la crisi del lavoro e le lotte, testimonianze da alcuni luoghi simbolo – SEVES, Termini Imerese -, insicurezza e incidenti sul lavoro, testimonianze di parenti delle vittime e di operatori sanitari di “Medicina democratica”, le lotte contro la precarietà del lavoro, il lavoro sognato dai detenuti e negato, il lavoro, misconosciuto e pesantemente sfruttato, delle donne e uomini immigrati risorsa vitale per la nostra società in crisi, e finalmente la testimonianza di lavoratori della Zanussi la cui lotta coronata da successo è motivo di speranza per tutti; *canti del lavoro, letture, preghiere, convivialità.
Saremo felici della vostra partecipazione ma vi sentiremo vicini anche se assenti.
 
La Comunità dell’Isolotto di Firenze