Aggiornamento sul mondo della scuola da una docente: Monica Maiorano


Avevo promesso che se avessi saputo qualcosa di nuovo vi avrei aggiornato…leggo da un articolo apparso su Orizzontescuola.it e riporto testualmente”…per quanto riguarda le classi di concorso non più previste dai piani di studio nazionali, ad esempio la A075 e la A076 (Trattamento testi) si sta predisponendo un procedimento di rilevazione finalizzato ad individuare altri titoli di studio e/o abilitazioni possedute per poter riconvertire e ricollocare il docente interessato in altro ruolo”…un saluto a voi.

fonte www.orizzontescuola.it

 monica.maiorano@fastwebnet.it

Le emozioni dell’epoca in cui viviamo


di Monica Maiorano

Per molto tempo lo studio delle emozioni è stato trascurato dal mondo scientifico ritenendo che rappresentassero un aspetto secondario della vita mentale di un individuo, eppure l’emotività, considerata scomoda ed inutile interferenza nei processi mentali, negli ultimi anni è stata molto rivalutata dagli ambienti scientifici e ha iniziato ad essere considerata come una importante componente dell’intelligenza stessa.

Già Darwin, nel 1871, scrisse un’opera molto originale, The expression of emotions in animals and man, nella quale evidenziava il ruolo delle emozioni e dell’espressione dei sentimenti, forme basilari della comunicazione umana, nel processo evolutivo della nostra specie.

Quando ci si interroga sul ruolo delle emozioni e della loro manifestazione nel condizionare il comportamento umano, l’alternativa è fra un determinismo biologico che vede le sensazioni e le espressioni emotive come universali e un relativismo culturale per cui l’espressione delle emozioni sarebbe una sorta di linguaggio e, come tale, trasmesso culturalmente.

In effetti, secondo i ricercatori interpellati dalla rivista New Scientist, ogni epoca storica con i suoi modelli di vita, è caratterizzata da emozioni specifiche e sembra nella nostra “ era complessa dell’umana complessità”, ispirazione, curiosità, orgoglio, gratitudine e confusione si siano aggiunte alle “classiche emozioni” gioia, tristezza, rabbia, paura, sorpresa e disgusto.

Se è dunque vero che le emozioni sono apparse negli ominidi prima della comparsa dell’ Homo Sapiens, continuando ad evolversi nella nostra specie, questo ha richiesto la comparsa e trasformazione di meccanismi e processi fisio-psicologici adeguati, come lo sviluppo della mimica facciale e di particolari percorsi del sistema nervoso che hanno reso capace l’essere umano di riconoscere e distinguere tali segnali.

Il gruppo di psicologi intervistati dalla prestigiosa rivista scientifica, infatti, hanno descritto queste nuove emozioni e le espressioni del corpo che le caratterizzano.

L’ispirazione, sentimento positivo, incoraggiante, stimolante che ci fa credere in noi stessi e nel prossimo, facendoci sentire parte di un tutto, secondo gli scienziati sarebbe un sentimento universale, la cui espressione facciale caratteristica non è stata ancora precisata, anche se i ricercatori concordano su un generico addolcimento dei tratti somatici e un movimento delle sopracciglia verso l’alto.

Un’altra  new entry nella classifica delle emozioni è l’attitudine alla curiosità. Ne è convinto Paul Silvia, docente di psicologia alla University of North Carolina, il quale la ritiene fondamentale per motivare le persone ad imparare, anche senza un fine specifico, ma semplicemente per il gusto di sapere.

Sul piano comportamentale, questo sentimento si manifesta con gli stessi tratti in tutti gli esseri umani: testa leggermente piegata da un lato, velocità del discorso che aumenta, muscoli della fronte e degli occhi in tensione. Non solo, la curiosità è diventata sempre più importante per l’uomo contemporaneo aiutandolo a controbilanciare sentimenti negativi come ansia e paura. 

L’orgoglio, emozione a due facce, come la definisce New Scientist, è il terzo sentimento al centro delle attenzioni degli scienziati, in quanto, da un lato, accresce l’autostima individuale e l’attitudine al risultato, dall’altro tende spesso a confondersi con l’arroganza e l’eccessiva sicurezza di sé, al punto da essere elencato tra i sette peccati capitali.

Per Jessica Tracy della University of British Columbia di Vancouver, in Canada, la dimostrazione che l’orgoglio sia trasversale a tutti i popoli è data dalla riconoscibilità con cui questo sentimento si manifesta all’esterno, non è tanto l’espressione facciale determinante, quanto tutta la postura del corpo. Secondo la Dottoressa Tracy tutti noi assumiamo inconsapevolmente la stessa postura: testa un po’ all’indietro, braccia leggermente lontane dal corpo e petto in fuori.

Anche la gratitudine, secondo Sara Algoe dell’Università del North Carolina, ha tutti i requisiti necessari per essere annoverata tra le nuove emozioni, avendo una connotazione del tutto positiva che aiuta gli esseri umani a rafforzare le loro relazioni sociali, in primis nel rapporto di coppia. Secondo la studiosa, la gratitudine ci aiuta a scovare le persone con cui stiamo meglio e a fare qualcosa per loro, innescando un meccanismo virtuoso di “dare e avere”. E’ un sentimento che fa parte del bagaglio emotivo di ogni essere umano, anche se, i ricercatori sostengono che potrebbe essere culturalmente connotato ed essere espresso in maniera diversa da un capo all’altro del mondo. Circa le espressioni facciali e i gesti che meglio la rappresentano si é d’accordo sul sorriso e un certo penzolare della testa, ma sono ancora in corso altri studi.

Non tutti d’accordo, invece, nel considerare la confusione come regina delle nuove emozioni, di sicuro è  un sentimento che domina nel mondo di oggi. Secondo Dacher Keltner dell’Università di Berkeley, in California, è una sensazione che tutti abbiamo provato, in una qualunque occasione in cui abbiamo avuto l’impressione di ricevere informazioni insufficienti o contrastanti dal mondo circostante.

Il volto della confusione avrebbe sopracciglia inarcate, occhi che diventano più piccoli, labbra protese in avanti. Un recente studio ha dimostrato, inoltre, che si tratta dell’espressione facciale più chiaramente riconoscibile dopo la gioia, e con una valenza evoluzionistica che la renderebbe universale: una persona confusa, infatti, è notata da tutti e ha quindi maggiori possibilità di essere aiutata dal prossimo.

Secondo il professor Paul Silvia, la confusione è il modo in cui il nostro cervello ci avverte dell’infondatezza dei nostri pensieri e dei nostri schemi mentali, incoraggiandoci a focalizzare la nostra attenzione altrove, a cambiare strategie o imparane delle nuove, abilità particolarmente utile per l’uomo contemporaneo.

E’ per questo, conclude il gruppo di psicologi interpellato da New Scientist, che la confusione potrebbe essere la chiave di tutte le altre emozioni dominanti, l’anello di congiunzione tra ispirazione, curiosità, orgoglio e gratitudine.

Dunque è vero che ogni emozione ha caratteristiche specifiche da cui discendono le diverse modalità espressive, le modificazioni della funzione mnemonica e delle immagini mentali, ma queste non si sarebbero potute sviluppare senza un’adeguata riorganizzazione nel tempo di tutto il sistema nervoso centrale, periferico e autonomo, da cui le emozioni dipendono.

Si potrebbe concludere, a questo punto che, pur avendo il mondo delle emozioni e della loro manifestazione una grande variabilità sia individuale che nelle diverse culture, i meccanismi biologici che le sottendono sono il risultato dell’evoluzione per selezione naturale il che le rende di conseguenza universali, biologicamente determinati e si potrebbe aggiungere necessarie alla sopravvivenza.

Fonte: Repubblica.it

Il cervello va in tilt se il debito di sonno è cronico


di Monica Maiorano

Uno studio condotto da Daniel Cohen del Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston ha dimostrato che se si dorme poco per molte notti di seguito, non è sufficiente una dormita di 10 ore consecutive per recuperare il debito di sonno compromettendo in questo modo lo svolgimento delle attività quotidiane, soprattutto quelle cognitive.

Il sonno è un fenomeno biologico ciclico, riguarda tutti gli animali dotati di sistema nervoso centrale ed il suo ritmo è regolato dall’alternanza del giorno e della notte.

Per quanto caratterizzato da una perdita di coscienza e dall’interruzione dei rapporti tra il soggetto e l’ambiente esterno attraverso i sensi, durante il sonno rimangono tuttavia attive tutte le funzioni fisiologiche fondamentali, come respirazione e circolazione, mentre, entrano in uno stato di quiete i centri nervosi.

Il sonno oltre alla funzione di rigenerare l’organismo affaticato dalle attività fisico- psichiche della veglia, favorisce anche il riordino di tutte le informazioni acquisite durante il giorno, in modo da consentirne la memorizzazione in forma definitiva.  Pertanto la perdita di sonno mina le nostre capacità mnemoniche e di apprendimento.

Secondo lo studio condotto, la pericolosità del debito cronico di sonno potrebbe essere collegata ad una sostanza particolare, l’adenosina, che promuove il sonno; tale sostanza, quando si è svegli da troppo tempo, si accumula nel nostro cervello, entrando in circolo aumentano i recettori per captarla e si genera così un segnale amplificato della molecola adenosina che diventa difficile da gestire a livello cerebrale.

Il gruppo di ricerca ha evidenziato la differenza tra gli effetti di una singola notte in bianco e il cronico dormire poco, confrontando cosa succede se si resta svegli per ventiquattro ore di seguito e cosa, invece, se si dorme una media di cinque o sei ore a notte per tre settimane. È emerso che nel primo caso per la maggior parte delle persone basta una dormita di 10 ore per recuperare la notte in bianco, ma che questo non è sufficiente al recupero del debito cronico protratto nel tempo.

Gli individui in debito cronico hanno un crollo delle proprie capacità cognitive ora dopo ora che diventa vertiginoso nelle ore serali.  La mancanza della quantità adeguata di sonno comporta diminuzione della memoria, dei riflessi, del livello di efficienza, altera il tono dell’umore e riduce la fiducia in se stessi.

Di sicuro è la vita sociale che conduciamo, i ritmi non naturali che essa ci impone, le abitudini con le quali ci prepariamo all’addormentamento che condizionano il nostro sonno. Si dovrebbe prestare più attenzione a quanto sonno ci necessita per essere riposati, adeguando a ciò i nostri ritmi e orari di vita. Perché tra stile di vita, sonno e comportamenti esiste una sorta di rapporto circolare in cui i tre fattori si influenzano reciprocamente. E’ vero che la necessità di sonno varia a seconda di età, attività lavorativa, tensioni, impegno intellettuale, abitudini e che quindi non esiste la quantità di sonno giusta per tutti, ma i dati emersi suggeriscono ad ognuno di non pretendere di cambiare artificiosamente il proprio ritmo sonno-veglia per rispondere alle esigenze dell’attuale società dell’efficienza, la conseguenza è tutt’altro che positiva.

Fonte: Ansa

Scuola e disabili: si sdoppiano le classi sovraffollate.


di Monica Maiorano

Oggi 3 dicembre 2009 si celebra la “Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità”, lo scopo è promuovere la diffusione dei temi della disabilità, di mobilitare il maggior sostegno possibile per la dignità, i diritti e il benessere delle persone disabili e di accrescere la consapevolezza dei vantaggi che possono derivare dall’integrazione delle disabilità in ogni aspetto della vita sociale, come stabilito dal “Programma di azione mondiale per le persone disabili”, adottato nel 1982 dall’Assemblea generale dell’ONU.

Una nota piacevole ha anticipato l’evento di oggi, l’importante vittoria delle associazioni Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) e Fand ( Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con disabilità) nell’incontro tecnico che si è tenuto nella giornata del 1 dicembre con il capo dipartimento del ministero della Pubblica Istruzione, Giuseppe Cosentino e presenziato di persona, questa volta, dallo stesso Ministro dell’Istruzione Gelmini.

Anche se i dettagli verranno definiti il prossimo 22 dicembre, è stato ottenuto un risultato fondamentale: il capo dipartimento ha acconsentito sin da subito, cioè ad anno scolastico in corso, di sdoppiare le classi sovraffollate rispetto al numero di alunni disabili.

Prima del Nuovo Regolamento di riorganizzazione della rete scolastica vigeva il decreto ministeriale n.141/1999 in base al quale veniva fissato un tetto massimo alla presenza di alunni disabili nella stessa classe: in particolare uno per le classi di 25 alunni e due per le classi con non più di 20 alunni, inoltre il decreto precisava che, superando questi tetti, le classi andavano obbligatoriamente sdoppiate. Il nuovo Regolamento di riorganizzazione della rete scolastica ha fissato sì un tetto massimo di 20 alunni per classe non toccando il numero degli insegnanti di sostegno, ma purtroppo nulla dice in merito a quanti bambini e ragazzini disabili debbano esserci in ogni classe. La conseguenza classi sovraffollate con più alunni disabili, stessi insegnanti di sostegno ma con più alunni, naturalmente riducendo le ore a disposizione per ciascuno di essi, senza poi considerare tutti i bambini che, non dichiarati disabili, hanno comunque bisogno di un aiuto particolare.

E’ per questo motivo che giunge confortante la notizia del 1 dicembre dello sdoppiamento delle classi anche perché rafforzata dal documento del 26 novembre scorso “Sull’integrazione scolastica degli alunni con disabilità”, approvato dall’assemblea del Cnel (Consiglio nazionale del lavoro e dell’economia).

Questo documento avanza alcune proposte per migliorare la qualità dell’inclusione scolastica: la presa in carico degli alunni disabili da parte di tutti i docenti currriculari, l’eliminazione della cattiva prassi di utilizzare i docenti di sostegno per supplenze in classe, il diritto delle famiglie a partecipare alla formulazione del progetto educativo individualizzato, la necessità di garantire l’assistenza igienica agli alunni disabili da parte dei collaboratori,rispettando il genere dell’alunno, l’accesso alla formazione professionale anche di chi non è in possesso di diploma di terza media come già avviene per le scuole superiori, la possibilità di frequentare le scuole professionali anche oltre i 18 anni di età, il limite di 2 o 3 alunni con disabilità in ciascuna classe.

Fonte: Vita.it

Vedi Napoli…e poi le stelle di Monica Maiorano


aerospazialeSi terrà nel capoluogo partenopeo la sessantatreesima edizione dello IAC (International Astronautical Congress) del 2012, uno dei più importanti appuntamenti a livello internazionale della ricerca aerospaziale.

Il Presidente dell’IAF, Federazione Internazionale Astronautica, Bernd Feuerbacher ha proposto all’Assemblea Generale, che concludeva il 16 ottobre l’edizione coreana di quest’anno dello IAC, la designazione di Napoli come sede dell’Edizione 2012 del grande evento.

Il Comune di Napoli, con il sostegno del Governo Centrale e in stretta cooperazione con la Regione Campania, la Provincia di Napoli, le imprese Campane che operano nell’Aerospazio, l’Università, soprattutto la Facoltà di Ingegneria della Federico II e i Centri di Ricerca ha lavorato molto negli ultimi due anni per supportare fattivamente la proposta dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) di candidare la città ad ospitare l’evento. L’assemblea ha approvato all’unanimità.

L’IAC, anche detto EXPO dello Spazio, è il più grande evento del settore Aerospaziale a livello mondiale. Una manifestazione che vede la partecipazione di circa 5000 tra delegati delle varie Agenzie Spaziali Internazionali, studenti, docenti universitari, uomini di stato e aziende del comparto High-Tech, che si riuniranno nel Capoluogo Campano all’inizio dell’autunno del 2012. Un importante successo del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, che ha fortemente sostenuto la candidatura dell’Italia come nazione ospitante dell’evento.

Lo IAC sarà infatti l’occasione per rilanciare e valorizzare la ricerca italiana che nel settore aerospaziale ha raggiunto livelli di eccellenza.

Un successo per l’Italia ed in particolare per Napoli che ha battuto candidature autorevoli come Parigi, Lisbona, Vienna e Bruxelles.

Fonte: Campaniaaereospace-news

La filastrocca per la mia amica Monica Maiorano di Daniela Domenici


Uno dei suoi grandi amori è la biologia

Per lei gli esperimenti sono una vera magia

                       al primo posto dei suoi interessi c’è l’insegnamento

in cui lei trova il suo massimo appagamento

ha scoperto un nuovo campo in cui si diletta

vuole diventare una giornalista provetta

la sua anima napoletana sempre affiora

e la sua potente vena umoristica colora.

Precari, in bilico l’inserimento a pettine, prima parte di Monica Maiorano


Dopo  l’ordinanza del Tar del Lazio di sabato a favore dell’inserimento in graduatoria secondo il punteggio posseduto, è stato presentato un emendamento al decreto legge sui precari che dovrebbe risolvere la questione della gestione delle graduatorie d’attesa. L’emendamento è stato presentato ieri dalla Relatrice, on. Paola Pelino del Pdl, in XI Commissione per impedire nell’a.s. 2009-2010  l’inserimento a pettine nelle tre province aggiuntive, scelte dai docenti che hanno vinto il ricorso al TAR. La votazione è prevista per oggi.

D’altra parte, la posizione della maggioranza è stata espressa con chiarezza da Mario Pittoni, capogruppo della Lega Nord in commissione Istruzione del Senato: ”Quella di garantire le legittime aspettative dei docenti che hanno da tempo scelto una provincia e non devono essere scavalcati dai nuovi inseriti, è una battaglia della Lega Nord”.

Dello stesso avviso la Cisl Scuola, che dalla voce di Francesco Scrima, fa sapere di essere favorevole ad un intervento di tipo legislativo che faccia chiarezza sulla questione graduatorie. In tutte le altre province – che a differenza del passato, non comporta un trasferimento ma sono date come opportunità aggiuntiva – è giusto adottare soluzioni che non contrastino con i diritti e le legittime aspettative di altri precari i quali, avendo scelto, a suo tempo, quella graduatoria, chiedono di non vedere compromessa e vanificata la loro posizione”.

E nel frattempo dalla maggioranza si cerca anche di agevolare l’uscita dei docenti: è quanto prevede un emendamento alla Finanziaria,  avanzato dal senatore Giuseppe Valditara.

Si propone uno scivolo di due anni per i prof che entro il 31 gennaio 2010 lascino in modo volontario il lavoro. ”Al personale docente delle scuole statali, collocato nell’ultima fascia stipendiale, che entro il 31 gennaio 2010, con decorrenza dal successivo primo settembre 2010, rassegni le dimissioni volontarie dall’impiego, è concesso – si legge nel testo – un accredito contributivo figurativo di due anni, utile anche ai fini del raggiungimento del requisito minimo per ottenere il trattamento di pensione di anzianità. Nel caso in cui il docente fosse già in possesso dei requisiti minimi previsti, l’anzianità contributiva posseduta, viene incrementata di un anno per coloro che presenteranno le dimissioni entro la predetta data”.

Ma non mancano le critiche al testo ”blocca sentenze Tar”: Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, l’Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione, che ha patrocinato i ricorsi alla magistratura amministrativa, ha spiegato che il testo ”assume sempre più i contorni di una legge ad ‘personam et contra ius’, che sfugge al criterio della generalità della norma e pone un conflitto tra poteri dello Stato”.

Fonte: Ansa.it