Celiachia, ecco le tre molecole colpevoli


di Matteo Clerici

Individuati i peptidi del glutine che scatenano l’intolleranza

Celiachia, ecco le tre molecole colpevoli

Passo avanti contro la celiachia. Sono state infatti individuate le tre molecole tossiche, peptidi (frammenti) del glutine, che danno il via alla reazione del sistema immunitario.

Tale scoperta arriva da una ricerca delWalter and Eliza Hall Institute of Medical Research (di Parkville, Australia) diretta dai dottori Bob Anderson e di Jason Tye-Din e pubblicata su “Science Translational Medicine”.

In precedenza, il gruppo di ricerca aveva già individuato la sequenza di amminoacidi del glutine, colpevole del malessere del celiaco quando assumeva glutine. Restavano però ignoti i peptidi, contenuti nella sequenza e primi colpevoli della reazione immunitaria.

Per chiarire il tutto, gli esperti hanno così selezionato 200 malati, facendo loro assumere cereali.

Dopo 3 giorni, i volontari sono stati sottoposti a prelievo di sangue, che ha consentito di isolare le cellule immunitarie, causa della reazione al glutine ingerito. Successivamente, tali cellule (linfociti T) sono state accoppiate con 2700 peptidi sospetti: in base alla reazione, gli studiosi hanno identificato i 3 che più si legavano alle cellule, i primi colpevoli della celiachia.

La fase attuale del lavoro prevede la sperimentazione di una potenziale cura. Con l’aiuto della Melbourne Nexpep Pty Ltd (compagnia biotech) Anderson, Tye-Din e colleghi stanno somministrando in piccolissime quantità i tre peptidi ai pazienti, per desensibilizzarli al glutine.

La celiachia è una malattia insidiosa, in grado di provocare disturbi gravi, ma di mimetizzarsi, anche ai medici.

Nella sola Italia, su 600.00 malati stimati solo 100.000 sono “visibili”, con una diagnosi certa ed una terapia adeguata. Per gli altri, (i malati a loro insaputa), sono in ballo gravi carenze nutrizionali e, di conseguenza, danni organici o deficit di sviluppo.

Quindi, cautela di prammatica a parte, il lavoro dell’equipe del Walter and Eliza Hall Institute ha destato un impressione molto positiva tra gli addetti ai lavori.

Ad esempio, ecco il parere di Italo De Vitis, dirigente dell’unita’ di medicina interna e gastroenterologia dell’Università’ Cattolica di Roma presso il centro integrato Columbus, un presidio accreditato per sorveglianza, prevenzione e diagnosi della celiachia.
Spiega De Vitis: “E’ un risultato importante che ci attendavamo dal gruppo di Anderson che da anni studia la celiachia ed e’ a caccia di questi peptidi, ed e’ un risultato arrivato anche prima del previsto; ciò’ permette grosso modo di dimezzare i tempi previsti per la messa a punto e la commercializzazione di un vaccino, 5-10 anni contro i 15-20 ritenuti necessari finora”. Quindi, “La scoperta e’ importante, perché’ potrebbe fornire una cura per il 90-95% dei celiaci e quindi assicurare il controllo precoce di questa malattia prima ancora che arrechi danni all’organismo e senza dover rinunciare ai cereali nella dieta”.

da http://www.newsfood.com

Gocce…un po’ speciali


Ho ricevuto, via mail, queste parole e questa deliziosa filastrocca creata apposta per me da una persona che ho “conosciuto” solo via web attraverso i nostri rispettivi spazi, e che ha sentito il desiderio di scrivermi quello che segue.

Grazie Paolo 🙂

Nei libri sta scritto che il mondo emotivo che percepiamo è una nostra elaborazione e non la realtà. In base a questa elaborazione noi operiamo una costruzione del nostro mondo.
Delle piccole molecole influenzano la formazione di mappe in certe parti del cervello adibite a dare piacere, se mancano, la nostra ricostruzione ne risentirà, e noi vedremo il mondo nero.
Siccome solitamente le spiegazioni razionali servono a poco, ecco che ti invio un boccettina che contiene…

Alla donna ch’è depressa
non regalo la compressa
ma le dico con pazienza
noi di te non facciam senza.

C’ho un armadio e dentro quello
all’interno d’un secchiello
conservato assai con cura
c’ho bottiglia in vetro, dura.

Dentro al vetro stanno strette
delle gocce che per sette
giorni tu dovrai pigliare
e il sorrì verrà a tornare.

In ste gocce si contiene
una stilla che fa bene
se ne bevi con diletto
fan tornar il viso lietto.

Cara Dani è con passione
preparata la pozione
e se leggi tutte ‘e piste
fan fuggire il viso triste.

Stai allegra cara, non far vincere il dèmone…

In preparazione il vaccino per smettere di fumare


di Monica Maiorano

Smettere di fumare non è facile, riesce nell’intento solo il 3-5 per cento di chi ci prova; fattori sociali, psicologici, individuali, stress, sono tra le principali spinte motivazionali che inducono a fumare, il problema non è tanto smettere quanto mantenere l’astinenza.

A quanto pare aumentare il costo delle sigarette o allargare il divieto di fumo nei locali non basta come deterrente e ricercare un metodo ideale per “smettere” diventa quasi una scommessa.

E’ in fase di sperimentazione un vaccino per dire addio alle sigarette, prodotto dalla GlaxoSmithKline (Gsk), che dovrebbe andare in commercio all’incirca fra due anni, al più tardi nel 2013.

La notizia è stata diffusa dalla stessa Gsk in occasione di un incontro stampa tenutosi a Roma sulla produzione di “ vaccini del futuro e tecnologie adiuvanti”.

Nelle sperimentazioni finora condotte, il vaccino si è rivelato in grado di stimolare il sistema immunitario a produrre anticorpi che bloccano l’ingresso della nicotina nel cervello, in modo che i neuroni cerebrali non producano più la sensazione di piacere indotta dalla sigaretta.

La nicotina contenuta nel tabacco, infatti, sembra rinforzare la memoria di associazione tra i contesti in cui si fuma e il comportamento di fumare, così i momenti di relax e di piacere diventano veri e propri stimoli di “rinforzo”  che innescano il desiderio del fumo.

Il nostro cervello normalmente costruisce associazioni tra i comportamenti che risultano vincenti e i contesti in cui li adottiamo. In questo modo impariamo come fronteggiare le varie situazioni.

Il cervello, cioè, manda alcuni segnali che ci fanno sentire bene, attivando i cosiddetti circuiti del piacere e della ricompensa, quando compiamo un’azione che ha un esito positivo, in una sorta di meccanismo inconscio di apprendimento e adattamento all’ambiente.

La nicotina ha praticamente questo effetto: quando l’assumiamo, il rilascio di dopamina da parte dei circuiti del piacere rinforza i ricordi del contesto in cui compiamo l’azione di fumare. Come se il portare la sigaretta alla bocca fosse un gesto “vincente” e importante per il benessere. Una volta creato il legame tra la sigaretta e i contesti – come una cena con amici o le brevi pause durante il lavoro – questi diventano gli stimoli che innescano il desiderio del fumo.

 Quando il fumo entra nei polmoni le sostanze che contiene sono assorbite dal sangue e trasportate al cervello. Gli anticorpi anti-nicotina si legano alle molecole di nicotina e formano una molecola più grande che non è più in grado di passare la barriera emato-encefalica e raggiungere il cervello. La conseguenza è che la velocità di rilascio di nicotina è molto più lenta e quindi diminuisce il senso di piacere dato dal fumo.

Il vaccino, dunque, riducendo il senso di piacere dato dal fumare aiuterebbe i fumatori a non ricadere nel “vizio”.

Tra i vaccini terapeutici in preparazione dalla ricerca Gsk, c’è anche quello contro il tumore polmonare non a piccole cellule, una forma di cancro che rappresenta circa l’80% dei 40 mila nuovi casi di tumore polmonare. Questo vaccino, il cui arrivo sul mercato è stimato nel 2013, potrebbe rivelarsi “a doppia azione”, è in corso infatti la sperimentazione di fase III anche contro il melanoma.

Fonte: Rainews24.it