La pistola è scarica


di Franco Bomprezzi

Avevo ragione, ma forse era troppo facile. Salvatore Crisafulli non andrà in Belgio, ha deciso di non morire. Lo scrive il portale Superabile.it e dunque la mia cronaca annunciata si conclude con un lieto fine. Il colpo di scena avviene con tanto di troupe delle Iene, con domanda e risposta ripetuta, “se vuoi partire per il Belgio, sbarra gli occhi, sennò chiudili”. E finalmente Salvatore chiuse gli occhi, permettendo al fratello di annunciare che il viaggio in Belgio, per cercare l’eutanasia, e porre fine alla sua condizione di vita priva di assistenza 24 ore al giorno, non avverrà più.

Bene. Che cosa è cambiato in così pochi giorni? C’è stata una nuova massiccia dose di talk-show, di espressioni di solidarietà, di dichiarazioni di politici, di articoli on line. Salvatore ha rotto il muro del silenzio utilizzando una minaccia estrema, che io avevo definito una “pistola alla tempia”. Adesso Salvatore pare abbia avuto “rassicurazioni concrete” per un nuovo intervento di assistenza finanziato dalla Regione Sicilia.

E’ davvero triste, se le cose stanno veramente così, che soltanto di fronte a un’emergenza esistenziale estrema si trovino le soluzioni istituzionali per venire incontro a un diritto fondamentale, quello a una vita dignitosa nella propria dimensione familiare, anche quando si è in presenza di un grave handicap. Ed è triste che i media ormai servano solo da detonatori delle tragedie familiari, rinunciando a svolgere in modo autonomo il ruolo di informazione completa e seria sullo stato dei servizi destinati alle persone con disabilità non autosufficienti.

Sono contento che Salvatore voglia vivere, aggiungo che ne ero certo fin dall’inizio. Aspetto la prossima scena madre, non so dove avverrà, ma sono certo che è solo questione di tempo.

da www.vita.it

Rimini – Ex poliziotto: “Mi do fuoco”


Agente di polizia penitenziaria minaccia il gesto per attirare l’attenzione sul suo caso

 E’ disperato e minaccia di darsi fuoco per attirare l’attenzione sul suo caso. Questa è la storia di Nicola Calefato, ex agente di polizia penitenziaria originario della Puglia ma residente dall’autunno scorso a Rimini. Si è rifugiato in Romagna con la moglie nella speranza di poter trovare un lavoro, dopo aver ricevuto nel maggio scorso il benservito dall’amministrazione penitenziaria. Una destituzione che ha dell’incredibile.

L’uomo, che 13 anni fa era stato accusato di millanteria, per una intricata vicenda, era stato poi prosciolto dalle accuse per intervenuta prescrizione. Ciò nonostante, dopo essere stato sospeso dal servizio in attesa del pronunciamento dei giudici, l’uomo è stato “dimesso” dopo aver prestato servizio per quasi 30 anni nella polizia penitenziaria.

”Il mio errore – spiega – è stato quello di entrare a far parte dell’organizzazione sindacale e poi di non aver rinunciato alla prescrizione, il che mi avrebbe dato modo di spiegare la mia totale estraneità ai fatti.  Nel corso degli anni di servizio non ho mai riportato alcun provvedimento disciplinare, nulla di nulla. Dopo la sentenza di proscioglimento speravo di poter riavere il posto e il risarcimento per il danno subito, circostanza su cui si era espresso con favore anche il Tar. Inspiegabilmente però, il Consiglio di Stato ha cambiato la sentenza e ora mi trovo di nuovo a piedi. Sono disperato. Mi sono rivolto anche al presidente della Repubblica. Voglio che la mia voce giunga fino a Roma perché qualcuno ripari al torto che ho subito”.

 da www.romagnanoi.it