di Matteo Clerici
Secondo tali fonti, in tali regioni dell’Africa occidentale, i bambini impiegati nel settore del cacao sono più di 100.000, di cui almeno 15.000 ridotti in condizione servile.
Gli esperti spiegano che buona parte di essi proviene dal Mali, venduti dai genitori ai mercanti di uomini per una cifra intorno ai 30 dollari USA. Successivamente, vengono ceduti ai proprietari delle piantagioni: lì,il loro compito sarà quello di trasportare e lavorare il cacao, per trasformare la polvere del cioccolato.
Il problema del lavoro minorile forzato coinvolge anche le grandi aziende dolciarie europee, prime clienti delle piantagioni incriminate ma non sempre in grado di selezionare la materie prima.
Qualcosa però sta cambiando; come spiega un portavoce, dal 2009: “Lavoriamo con cacao certificato da Rainforest Alliance e le piantagioni che impiegano il lavoro dei bambini perdono automaticamente questo riconoscimento”.
In ogni caso, per molti studiosi il cuore della questione si trova nel Mali, stato dalle numerose contraddizioni.
Secondo la BBC, che sta conducendo un’inchiesta in loco, la situazione politica è stabile e l’economia sta vivendo un momento positivo, anche grazie al turismo dall’estero. Eppure, la maggior parte della popolazione vive con un dollaro USA al giorno