Catena su Facebook: la moda del colore di reggiseno


reggisenoDa qualche giorno i frequentatori di si stanno scervellando: ma cos’è questa storia dei colori? Invece di leggere i soliti messaggi, sulle pagine del social network si moltiplicano gli enigmatici post composti da un’unica parola: “nero”, oppure “bianco”, o “beige”. E a scrivere così sono soltanto le donne. Gli uomini no.

Ora il mistero è stato scoperto. Fra gli utenti di sesso femminile sta girando un messaggio che invita a indicare come aggiornamento di stato il colore del indossato in quel momento. Solo il colore, niente altro. E il messaggio dice anche: “Sarà divertente vedere quanto tempo ci metteranno gli uomini prima di domandarsi perché le donne hanno un colore nel loro status”.

Non è certo il primo caso di . Così vengono chiamati in America i messaggi che si trasmettono come virus su e in generale sulla rete. La particolarità questa volta è che il fenomeno nasce con l’intento di escludere metà della popolazione mondiale. L’inventore del gioco ha voluto dargli un valore sociale, come spesso succede con i messaggi virali: scrivendo il colore del proprio si aderirebbe a una non meglio precisata campagna per richiamare l’attenzione sulla prevenzione del .

Non è chiaro chi sia stato il primo a lanciare il passaparola. Sicuramente tutto è partito dagli Stati Uniti. Qualche blogger sostiene anche di aver rintracciato il focolaio iniziale, che sarebbe da collocare nella città di Detroit. Una portavoce della fondazione Susan G. Komen per la lotta ai tumori al seno ha fatto sapere che la sua istituzione non ha avuto alcun ruolo nell’iniziativa, ma l’ha giudicata “un ottimo modo per far crescere la consapevolezza fra le donne: speriamo che reagiscano andando a farsi una ”.

da www.blitzquotidiano.it

Josie Romero, la bambina transgender di Daniela Domenici


josie romeroJosie Romero ama il colore rosa, legarsi capelli e mettersi lo smalto sulle unghie ma la vita non è sempre stata facile per questa bambina dolce e affascinante di otto anni che è nata col corpo di un maschietto.

La ragazzina transgender, che si chiamava Joseph, sapeva, già all’età di 4 anni, di essere del sesso sbagliato e lo dichiarò perfino ai suoi genitori “In realtà sono una bambina”. All’età di 5 anni si rifiutava di farsi tagliare i capelli e indossava solo colori come l’arancione, il più vicino al rosa femminile. All’età di 6 anni Josie è stata diagnosticata come “transgender” e ha iniziato la sua transizione per diventare femmina.

La mamma di Josie racconta che la bambina, appena ha iniziato a parlare, diceva sempre di essere una femmina, loro la correggevano dicendole che era un maschietto, lei insisteva. A quel punto lei e il marito si sono resi conto che non stava semplicemente giocando perché Josie correggeva chiunque le dicesse che era un maschietto e hanno preso la decisione coraggiosa di raccontare la storia della loro figlia per aiutare altri genitori di bambini transgender.  

Inizialmente avevano accettato che Josie fosse un po’ diversa e avevano anche pensato che fosse un bambino gay e non avrebbero avuto alcun problema anche in quel caso se questo lo avesse reso felice. Ma un giorno, finalmente, il pediatra di Josie parlò apertamente del problema suggerendo alla madre di informarsi sulla parola “transgender” e uno dei siti trovati era il Transgender Youth Family Allies in cui c’erano i casi di 100 bambini che stavano attraversando lo stesso problema di Josie, he è stata fatta visitare da uno specialista di identità sessuali che ha confermato la diagnosi e la famiglia ha così iniziato ad accettare Josie come una vera bambina.

Ma sfortunatamente altre persone dell’ambiente molto conservatore della base militare americana in cui la famiglia di Josie viveva in Giappone non hanno accettato bene questo cambiamento e hanno protestato fuori dai cancelli della di Josie e i suoi genitori hanno cercato di proteggerla da questo.

Quando sono tornati negli USA, lo scorso anno, hanno cercato ulteriori supporti psicologici e medici per aiutarla in questa transizione, in particolare sulle sostanze che impediranno al suo corpo di iniziare l’adolescenza maschile e quando avrà 12 anni le verranno somministrati ormoni femminili con estrogeni. Josie sa anche che avrà bisogno di un intervento chirurgico quando sarà adulta per diventare completamente donna.

Da quando sono tornati a vivere in Arizona, l’anno scorso, Josie è stata legalmente accettata come femmina e il suo certificato di nascita, il passaporto e perfino il suo numero di “sicurezza sociale”, una specie di tessera sanitaria, sono stati cambiati per dimostrare che è totalmente una bambina.

Josie è una portavoce dei bambini transgender e parla con altri gruppi in Arizona; sua madre dice che la bambina è molto felice di discuterne e che loro pensano che parlare apertamente delle esperienze della figlia aiuterà altri genitori e i loro bambini ad accettare questa diversa identità sessuale.

La mamma di Josie conclude dicendo che la cosa più importante è amare incondizionatamente comunque il proprio bambino o bambina perché qualunque cosa succeda hanno bisogno della presenza ei genitori vicino a loro.

Thanks to Sara Nelson – Daily Mail