“Non si muore solamente”


di Tiziana Mignosa

Le persone non muoiono soltanto

quando smettono di contare giorni

a volte semplicemente vanno via

e altre il corpo lasciano a pascolare

mentre il canto della follia

la loro mente intona.

.

Quando della morte

uno dei suoi aspetti incontri

che sia quello ufficiale

o uno dei due non riconosciuto tale

è sempre uno strappo al cuore

che non può non fare male.

.

Tutti abbiamo sempre dato credito

al fatto che morire

come qui s’intende

sia il male più pesante

che mai possa capitare

a noi ancora uomini di così poca fede.

.

Eppure anche gli altri due

non posseggono buchi nelle tasche del tormento

quando nel secondo sai che c’è

ma è passo altrove e negazione di presenza

nel terzo invece gli occhi si colmano d’aspetto

ma il singhiozzo si fa pozza nel dolore dell’assenza.

.

“Il brusio dell’assenza”


di Tiziana Mignosa

Urla sottovoce

il vuoto

anche quando sotto la cesta colma delle ore

gioca a nascondino.

Coi divertimenti vani

di nulla si disseta

e d’attese innaffia

gli appassiti fiori senza sole.

Risa menzognere

camuffano

la bruna spina

amarezza che forte grida.

Per non sentire altro male ancora

d’appassionate note

ubriaca l’esistenza

ma in agguato ama rimanere.

E tormento di nuovo dà

anche quando

accendendo di stupore il tuo sorriso

sostiene d’essere tuo amico.

“Non farmi male”


di Tiziana Mignosa

Tienimi compagnia
in questa notte dove la luna
il sipario ha abbassato sulla memoria
e dove il mare
una culla nuova ordisce
per lasciarmi riposare.
 
Tienimi compagnia
in questo buio che non fa più paura
adesso che la zampata
sull’alba che gentile avanza
è sofferta eco
che lentamente s’allontana.
 
Tienimi la mano
non farmi male
ora che la vista
non è più appannata goccia sulla lastra
dove la delusione
s’è lasciata scivolare.
 
Raccontami di te
mentre raccatto e temo
frammenti di fiducia andati a male
adesso che l’acerba luce
mi ricorda il giorno frettoloso
che s’è impiccato prima che arrivasse sera.
 
Lividi
senza cerotti né dottore
sfumano sul roseo profumato della pelle
e mi rammentano
che sul bocciolo calpestato
è fiorita un’intera piantagione.
 

Noa: la Bibbia nel bene e nel male


di Sara De Carli

La cantante al Festival biblico, che apre oggi a Vicenza 

Con la sua musica internazionale e multietnica, che intreccia jazz, pop,  rock e sapori mediorientali, la cantante israeliana Noa diffonde un messaggio  di pace e di dialogo fra i popoli. Tanto da farne quasi un timbro musicale.  Sarà lei – domenica 30 maggio – a chiudere la sesta edizione del Festival Biblico, che si apre oggi a Vicenza: tema della sesta edizione «L’ospitalità delle Scritture». 

Il fitto programma di incontri e spettacoli  prende il via con una lectio magistralis di Enzo Bianchi, che ci ricorderà  come l’ospite «non è colui che scegliamo di invitare in casa nostra», ma  «colui che emerge, non scelto, davanti a noi: è colui che giunge a noi  portato semplicemente dall’accadere degli eventi e dalla trama intessuta  dal nostro vivere, perché l’ospitalità è crocevia di cammini». Per questo  per il Priore della Comunità di Bose «ospitare è uscire dalla logica dell’inimicizia,  è fare del potenziale nemico un ospite». Un concetto che condivide anche  Noa, come spiega in questa intervista raccolta per Vita

VITA: Il Festival  sostiene che dalla Bibbia possiamo imparare una forma di ospitalità che  guarda allo straniero non come minaccia ma come messaggero di Dio, irruzione  dell’altro. Sicuramente un tema attuale, ma pensa che davvero sia possibile  per una società laica trovare esempi praticabili nella Bibbia?
NOA:
Non  c’è dubbio che viviamo in un mondo che potrebbe avere un senso di ospitalità  più profondo, soprattutto verso gli immigrati. Credo che una persona che  ha sofferto o è stata perseguitata meriti di avere una chance per migliorare  la sua vita. Se quella persona è accolta a braccia aperte, sono certa che  lavorerà duro e si impegnerà al massimo per tentare di essere all’altezza  della possibilità che ha ricevuto e per diventare parte integrante e produttiva  quella società che gli ha aperto le porte. 

VITA:Cos’è per lei l’ospitalità?  Nella sua vita quotidiana e in senso sociale…
NOA:
Ospitalità significa  accettare coloro che sono diversi da noi, gli sconosciuti, specialmente  quelli che hanno bisogno di aiuto. Significa accogliere nelle nostre case  e nella nostra vita tutte le persone, indipendentemente dalla loro razza,  religione, status sociale, nel segno dell’arricchimento reciproco. Personalmente,  oltre a collaborare con musicisti con background culturali vari, che è  già di per sé una forma di ospitalità, mi piace invitare a casa mia persone  dalle più varie estrazioni, come nostri ospiti. È una lezione importante  per i miei figli: dopo tutto non c’è miglior lezione che un’esperienza  personale. 

VITA:Lei ha detto che «la religione apre i cuori ma non le  menti»: qual è il suo rapporto con la religione in generale e in particolare  con la Bibbia?
NOA:
Non sono una persona religiosa. Credo solo nell’amore,  nella compassione, nella gentilezza e nella generosità. Credo che nessuna  religione possa vantare il monopolio su questi valori, che sono le cose  più importanti nella nostra vita. La religione ha dimostrato troppo spesso  di essere una fonte di conflitto, odio e miseria e la maggioranza dei leader  religiosi tradiscono costantemente il loro ruolo: invece di offrire conforto  e guida spirituale, promuovono sempre di più l’odio. Quanto alla Bibbia,  trovo che sia un’interessante documentazione di tutti gli aspetti dell’umano,  con tutta la sua complessità. C’è molto da imparare nella Bibbia, sia nel  bene che nel maleda www.vita.it

Come amare: dalla Lettera ai Romani 12, 9-10, 14-17


“La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gi altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda…

Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia , piangete con quelli che sono nel pianto.

Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte , piegatevi invece a quelle umili.

Non fatevi un’idea troppo alta di voi stessi.

Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini.

Niente carcere, seconda settimana: “L’uomo ombra” di Carmelo Musumeci dal carcere di Spoleto


Un’amica mi scrive:

Mi è venuto da riflettere sul verbo “scontare”, infatti si dice “scontare la pena”.

Quindi è già insito nella parola stessa che “scontando una pena” questa diminuisca, infatti più sconti la pena e più la parte restante diminuisce.

Quindi è già insito nella ratio del concetto giuridico di “scontare la pena” che la pena prima o poi si esaurisca proprio in virtù del fatto che con il passare degli anni la pena si sconta.

Allora è assurdo e contraddittorio dire “sconta l’ergastolo ostativo” oppure “sta scontando l’ergastolo ostativo” perché nonostante il passare degli anni, la pena residua non diminuisce.

 È vero!

L’ergastolo ostativo va persino contro la matematica e l’italiano.

La pena perpetua non ti toglie solo la libertà, ti strappa pure il futuro.

Ti  potrebbero togliere tutto ma non la tua intera vita.

Lo Stato si può prendere una parte di futuro,  ma non tutto, se vuole essere migliore di un criminale.

L’ergastolo ostativo è disumano perché l’uomo per vivere e morire ha bisogno della speranza che la sua vita un giorno forse sarà diversa o migliore.

La pena perpetua è un sacrilegio perché anticipa l’inferno sulla terra e la pena eterna senza possibilità di essere modificata è competenza solo di Dio (per chi crede).

L’uomo è l’unico animale che può cambiare,  per questo non potrebbe e non dovrebbe  essere considerato cattivo e colpevole per sempre.

La giustizia potrebbe, anche se non sono d’accordo, ammazzare un criminale quando è ancora cattivo, ma non dovrebbe più tenerlo in carcere quando è diventato buono.

O farlo uscire solo quando baratta la sua libertà con quella di qualcun altro collaborando e usando la giustizia.

Se la pena è solo vendetta, sofferenza e odio,  come può fare bene o guarire?

Voglio ricordare che per chi ha commesso un crimine, il perdono fa più male della vendetta, il perdono lo  costringe a non trovare dentro di sé nessuna giustificazione per quello che ha fatto.

Ecco perché converrebbe combattere il male con il bene, col perdono,  con una pena equa e rieducativa.

La pena dell’ergastolo ostativo ci lascia la vita, ma ci divora la mente, il cuore e l’anima.

“Candida Eva”


di Francesco Sabatino

Il serpente:

“Candida Eva.

Ascolta la voce suadente

di un serpente seducente.

Di osare non aver timore.

Ascolta la voce

Del tuo seduttore.

Divora avidamente

il frutto della conoscenza,

i tuoi occhi s’apriranno

e della tua nudità,

magnificenza e bellezza

avrai consapevolezza.

Mangia la mela della passione

e su Bene e Male avrai ragione.

Non è peccato,

ma piacere sublime,

assai beato.

Da un’assurda morale

ti devi emancipare.

Sarai, si, mortale,

ma libera di volare

sulle bianche vette della conoscenza,

al di sopra del bene e del male”.

Udite le parole del maligno e fascinoso serpente,

Eva cambiò repentinamente.

Divorò con voluttà il frutto del piacere

e, penetrata dal serpente nella coscienza e nel cuore,

danzò lasciva, nuda e senza pudore,

divenendo sacerdotessa dell’amore.

Lo spirito critico: vedere il bene e il male negli altri


spirito critico“Lo spirito critico è sicuramente una qualità, ma sarebbe
preferibile che certe persone imparassero a misurare
l’estensione dei danni provocati dalla loro abitudine di porre
sempre l’accento sul lato negativo di esseri e cose. Quante
amicizie e relazioni si rompono a causa di questa tendenza!
Sempre più, le persone si osservano tra loro unicamente per
scoprire i difetti, vedono solo ciò che non va nel mondo,
sottolineano e commentano soltanto fallimenti e catastrofi.
Contrariamente a ciò che taluni credono, questo non è
l’atteggiamento del saggio.
Naturalmente, il saggio non è cieco, vede il male, non si lascia
ingannare, ma considera che l’essenziale nella vita e negli
esseri sia il bene. Sa quindi che il male esiste, ma non se ne
occupa più di tanto. Fissa piuttosto la sua attenzione sul bene,
e grazie a questo atteggiamento attira le forze del bene e le
almplifica in se stesso, negli altri e nel mondo.”

Omraam Mikhaël Aïvanhov

Non tutto il male viene per nuocere…la tristezza aguzza l’ingegno


di Monica Maiorano

tristezza aguzza ingegnoSvegliarsi di cattivo umore non è forse il male peggiore, lo sostiene uno studio condotto dallo psicologo Joseph Forgas dell’ University of New South Wales australiana e riportato dall’agenzia Reuters.

Lo studio è stato condotto  su un gruppo di volontari. Gli scienziati hanno indotto, attraverso la visione di film o il ricordo di particolari eventi, stati d’animo felici o tristi. Agli stessi volontari hanno poi sottoposto una serie di racconti e leggende urbane ed è stato osservato che le persone tristi credevano meno a quelle storie, avevano una memoria maggiore nel richiamare eventi di cui erano stati testimoni, più spigliati nella comunicazione ed anche meno condizionati da pregiudizi religiosi o razziali nel prendere delle decisioni.

Lo studio dimostra dunque che chi ha un pessimo umore è più capace di affrontare la quotidianità soprattutto situazioni difficili in quanto si è più critici, razionali ed oggettivi nel valutare le situazioni.

Naturalmente c’è un prezzo da pagare una minore propensione alla creatività, fantasia, flessibilità e cooperazione.

Il consiglio? Se avete giornate impegnative da affrontare, decisioni importanti da prendere, affari da concludere, è bene svegliarsi con la luna storta per evitare di essere buggerati.

Fonte: Repubblica.it

I cibi grassi fanno male al cervello


cibi grassidi Matteo Clerici

Una dieta troppo ricca di grasso non è “solo” portatrice di di obesità, diabete e malattie cardiovascolari: tale modo di mangiare ostacola il funzionamento del cervello.

A sostenerlo è uno studio dell’Università di Oxford (Gran Bretagna), diretto dal professor Kieran Clarke e pubblicato su Journal.

I ricercatori spiegano come grandi quantità di junk food fanno salire i livelli di una proteina cattiva, responsabile di danni al cuore, ridotta efficienza fisica e declino delle capacità cognitive.

Tale idea è condivisa da altri studiosi, tra cui Alan Maryon-Davis, presidente della UK Faculty of Public Health, che spiega: “Una dieta ad alto contenuto di grassi invia un messaggio di sazietà al cervello che ci fa sentire appagati e ci spinge quindi a non cercare più il cibo. È come se il nostro istinto di sopravvivenza fosse spento o messo a riposo, e insieme a lui il cervello“.

Per avere una mente sana in un corpo sano, perciò, bisogna seguire un altra strada perché, ricorda ancora Clarke: “Un’alimentazione ricca di grassi, anche per brevi periodi, può influire notevolmente su mente e corpo. Dopo un’abbuffata bisognerebbe compensare con una giornata di sana alimentazione“. In particolare  Clarke e collaboratori consigliano di mangiare molta frutta e verdura, non esagerare con le calorie e limitare l’assunzione di grassi al 30% del fabbisogno giornaliero.

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