di Francesco dal carcere di Augusta
Cosa hai sentito finora del mondo
attraverso l’acqua e la pelle
tesa della pancia di mamma?
Cosa ti hanno detto le tue orecchie
imperfette della nostra paura?
Riusciremo a volerti senza pretendere,
a guardarti senza riempire il tuo
spazio di parole, inviti, divieti?
Riusciremo ad accorgerci di te
anche dai tuoi silenzi, a rispettare
la tua crescita senza gravarla
di sensi di colpa e affanni?
Riusciremo a stringerti senza che
Il nostro contatto sia richiesta
spasmodica o ricatto d’affetto?
Vorrei che i tuoi natali non fossero
colmi di doni, segnali a volte sfacciati
delle nostre assenze, ma di attenzioni.
Vorrei che gli adulti che incontrerai
fossero capaci di autorevolezza, fermi
e coerenti: qualità dei più saggi.
La coerenza mi piacerebbe per te.
E la consapevolezza che nel mondo
in cui verrai esistono oltre alle regole
le relazioni e che le une
non sono meno necessarie delle altre,
ma facce di una stessa luna presente.
Mi piacerebbe
che qualcuno ti insegnasse a inseguire
le emozioni come gli aquiloni fanno
con le brezze più impreviste e spudorate;
tutte, anche quelle che sanno di dolore.
Mi piacerebbe
che ti dicessero che la vita
comprende la morte.
Perché il dolore non è solo
vuota perdita ma affettività,
acquisizione oltre che sottrazione.
La morte è un testimone che i
migliori di noi lasciano ad altri
nella convinzione che se ne possano
giovare: così nasce il ricordo,
la memoria più bella che è storia
della nostra stessa identità.
Mi piacerebbe
che qualcuno ti insegnasse a stare da sola,
ti salverebbe la vita.
Non dovrai rincorrere la mediocrità
per riempire vuoti,
né pietire uno sguardo
o un’ora d’amore.
Impara a creare la vita
dentro la tua vita
e a riempirla di fantasia.
Adora la tua inquietudine
finché avrai forza e sorrisi,
cerca di usarla per contaminare gli altri,
soprattutto i più pavidi e vulnerabili.
Dona loro il tuo vento intrepido,
ascolta il loro silenzio con curiosità,
rispetta anche la loro paura eccessiva.
Mi piacerebbe
che la persona che più ti amerà
possa amare il tuo congedo
come un marinaio che vede
la sua barca allontanarsi
e galleggiare sapiente
lungo la linea dell’orizzonte.
E tu allora
porterai quell’amore sempre con te,
nascosto nella tua tasca più intima.