Firenze: cento sindaci al tappeto in Piazza della Signoria


Uno squillo di sirena e 100 sindaci sono andati ‘al tappeto’ in piazza della Signoria, in mezzo ad una folla di turisti assai stupiti. Si è appena svolto così il flash mob organizzato dagli amministratori locali dell’Italia centrale per protestare contro la rigidità del patto di stabilità e chiedere al Governo un allentamento dei vincoli di bilancio. I sindaci, tutti con addosso la fascia tricolore, si sono sdraiati all’unisono in terra sopra dei lenzuoli con sopra scritto “stanno mettendo il tuo comune al tappeto”. Poco prima, una delegazione dei sindaci ha incontrato il prefetto di Firenze Andrea de Martino, quindi i manifestanti con striscioni e vessilli dei Comuni si sono diretti in Piazza della Signoria. Tra questi, Alessandro Cosimi presidente di Anci Toscana e il vicesindaco di Firenze Dario Nardella. La protesta è stata organizzata dalle Anci regionali di Toscana, Umbria, Emilia Romagna, Lazio, Marche e Abruzzo.

“In questi anni, i comuni sono stati gli unici enti pubblici a ridurre la spesa è l’ora di dire basta”, ha detto il sindaco di Livorno e presidente dell’Anci Toscana Alessandro Cosimi, “siamo arrivati al punto di non essere più in grado di garantire i servizi e così si va ad incidere sulla carne viva dei diritti dei cittadini”. Il vicesindaco di Firenze, Dario Nardella, ha sottolineato come occorra “dare una maggiore flessibilità ai comuni nella gestione dei loro budget”, invitando il Governo “a non spalmare il debito pubblico solo in periferia”. Tra i manifestanti anche un sindaco del Pdl Claudio Scarpetti primo cittadino di Firenzuola (Firenze) “i problemi dei sindaci e dei comuni – ha detto – sussistono a prescindere dal colore politico; siamo tutti i giorni in prima fila per i cittadini e abbiamo bisogno della massima attenzione e sostegno, soprattutto i piccoli comuni come il nostro”.

fonte ANSA//

Emma Bonino


AVREI VOLUTO ESSERCI…non avendo potuto per motivi logistici pubblico il video integrale, grande Emma!!!

Emma Bonino apre la campagna elettorale per la Regione Lazio a Roma con le donne di Roma e del Lazio.

http://www.radioradicale.it/scheda/297423/emma-bonino-apre-la-campagna-elettorale-per-la-regione-lazio-a-roma-con-le-donne-di-roma-e-del-lazio

Carceri: Hiv, Lazio maglia nera: è malato il 3,33% dei detenuti


Il Lazio detiene il record di detenuti con Hiv: sono il 3,33%, quasi il doppio rispetto alla media italiana dell’1,98%. E’ quanto emerso dal convegno “L’emergenza sanitaria nei penitenziari italiani”, che si è svolto oggi nel carcere di Regina Coeli a Roma. L’iniziativa, organizzata dal centro studi Cappella Orsini, si è svolta nella rotonda centrale del penitenziario. Dei 2.500 detenuti sieropositivi che vivono nelle carceri italiane circa 200 si trovano negli istituti penitenziari del Lazio. Ma non è solo l’hiv a colpire i carcerati. Dilaga l’epatite, con oltre 2mila detenuti affetti da epatite virale cronica B e C, soprattutto tra i tossicodipendenti (71% dei casi) che rappresentano il 26,8% del totale, mentre sono in forte aumento i casi di tubercolosi. Il 27% dei detenuti soffre di problemi di carattere psicologico o psichiatrico e uno su due è stato almeno una volta trattato con psicofarmaci.

da notizie.virgilio.it

fonte APCOM

Gesù… Bonino


 

di Emanuele Boffi

Pierluigi Bersani cercava un senso a questa storia. L’ha trovato. Si chiama Emma Bonino, «la fuoriclasse», la candidata ideale a correre per la Regione Lazio. Il senso della storia del Pd è questa sacerdotessa dei diritti umani, quinta evangelista di un umanesimo che si professa ateo, gran ministra del culto dell’oracolo Pannella. Serviva una figura religiosa per dare un senso alle ultime due stanche e snervate liturgie politiche (il cattolicesimo democratico e il comunismo) di un partito che s’è illuso che bastasse la fusione tra i due culti per avere un nuovo credo. E invece no, serve la mistica adeguata, il cerimoniale adatto, un carisma ambiguo e affascinante, un rituale che permetta al militante spaesato di ritrovare un ordine delle cose dopo un lungo periodo di spaesamento. Emma Bonino ha tutto per piacere ai credenti cattolici e ai credenti di sinistra. Lo spirito missionario che l’ha portata in Ruanda, Somalia, Kurdistan, Afghanistan, Kosovo, Sierra Leone a difendere le cause indifendibili degli ultimi, l’aria seria dell’animatore parrocchiale che fa dell’impegno la sua virtù, un modo di vestire non vistoso ma vezzosamente decoroso. Sa resistere alle tentazioni mondane, sa essere meravigliosa nel recriminare uno spazio tv e poi rinunciarvi all’ultimo, come nel caso del recente invito ad Annozero («Emma non è una ragazza audience», dicono i suoi). Vi può sedurre per ore e ore parlandovi delle miserie in cui vivono gli ultimi della terra, quelli che anche il Vaticano dimentica, quelli che persino i comunisti ignorano. Emma ha questa aurea di irregolare affidabile e della sbarazzina secchiona che le fa raccogliere consensi trasversali. Può non piacerti, Emma. Epperò sei un bel biascicapaternoster, dai.

L’appestata con amici fra i Nobel
Emma, la prima volta che entrò a Montecitorio, era «vestita in modo sportivo, sbarazzino, usando d’estate un paio di zoccoli». Emma, «quando era commissaria europea, girava per Roma con un’utilitaria ammaccata». Emma ha il fascino dell’«appestata» (definizione sua) che però dice sempre cose interessanti in un mondo di noiosi, della competente in una politica dove la preparazione è una variabile indipendente, di quella che (autodefinizione) «dice ciò che pensa e fa ciò che dice». Emma è una suora laica e, infatti, ha «molti amici fra i Nobel», una che, per le cose in cui crede, è pronta a scendere in strada (roba di sinistra), ma anche a fare digiuni (roba da cattolici). Che visita i carcerati, gli ammalati, i perseguitati. Emma ha tutto per piacere ai cattolici senza Cristo e tutto per piacere alla sinistra senza leader. È il punto d’incontro di due mondi in disaggregazione, ultima consolazione per un Pd che si ritrova ormai solo con una classe dirigente di rivoluzionari con la faccia da impiegati.
Si diceva dei cattolici. Si autopresenta così Emma: «Sono non solo laica ma credente in altro, nella pratica della libertà, della tolleranza, del rispetto. Ma vengo da una famiglia cattolica, mia madre non si stanca mai di dire che i cattolici si formano nel libero arbitrio». Wow!, direbbe Obama. La religione come sentimento, come impegno, come devozione, senza l’ingombro dell’autorità e dell’obbedienza bigotta. Le hanno chiesto: basterà? Certo, «il punto di contatto coi cattolici è sui diritti umani. Pensate alle battaglie sulle carceri, sull’immigrazione, sui malati». Ma il Papa, le gerarchie, le beghine? «Il mondo cattolico è più vasto. Altrimenti non si spiegherebbero le nostre vittorie sull’aborto e sul divorzio, che sono leggi che hanno votato i cattolici». È vero, ed è per questo che piace al cattolico democratico, allo storico conciliare Alberto Melloni, a Giulia Rodano (cognome importante) che «da cattolica» non prova «alcun disagio per la sua candidatura. La divisione non è tra laici e cattolici, ma tra democratici e integralisti». Per questo piace a Giorgio Tonini, a Giorgio Merlo, a Giovanni Avena, il direttore dell’Agenzia – cattolica adulta – Adista, secondo cui «la Bonino può rappresentare i cattolici, un mondo che non è fatto di bacchettoni». Piace anche a Franco Marini che ha barattato una dichiarazione pubblica in suo sostegno per qualche carica da far passare per i suoi nella penombra del palazzo. E poi, ha detto Marini, trattasi di elezione amministrativa, mica sui massimi sistemi. Errore. È per i massimi sistemi che Emma piace ai cattolici, non per le delibere e gli atti amministrativi che dovrà affrontare e di cui, infatti, Emma parla poco perché poco ha da dire. Lei è di Bra (Cuneo), professoressa emerita all’università Americana del Cairo, commissaria europea, non è mica nata a Torpignattara o alla Garbatella. Anche se qualcosa di romano, in verità ce l’ha: è nata il 9 marzo, sotto il segno dei pesci come la Marina della canzone di Venditti.

Perderemo felici e contenti
Si diceva degli ex comunisti – oddio, pure dei comunisti duri e puri ci sarebbe da dire visto che il Manifesto è tra i fogli più entusiasti della sua candidatura. Si diceva dunque della sinistra, di questa sinistra e dei suoi dirigenti che paiono aggirarsi nella politica come tanti Polifemo rincuorati di vivere in un partito di ciechi. Le cose più interessanti le hanno dette e scritte un lettore dell’Unità, un attore, un blogger e un intellettuale. Un sessantenne iscritto da giovane alla Fgci, responsabile della Cgil, che ha fatto il ’68, che ha sempre votato Pci (e derivati), che ha in tasca la tessera del Pd, ha scritto al giornale di Gramsci per dire di sentirsi un «quasi quasi Polverini». Ma questo prima che si candidasse Emma. Poi è cambiato tutto, come ha detto Claudio Amendola, attore, romano, il tatuaggio di Che Guevara sul cuore: «Prima della candidatura della Bonino pensavo di votare Polverini, ma adesso, se si candida la Bonino, sono in difficoltà». Il blogger è Zoro che su Europa ha scritto che «perderemo, ma almeno perderemo contenti». L’intellettuale è Mario Pirani secondo cui «la candidatura Bonino è un’iniziativa salvifica insperata. Può dare speranze di vittoria, ma soprattutto, un ritorno d’identità negli elettori di sinistra, il senso che finalmente sono chiamati ad una scelta che possono condividere». E anche se «non vincesse, gli elettori potrebbero comunque dirsi che hanno fatto quello che potevano per una causa nella quale credevano». Il senso dell’«iniziativa salvifica», la «speranza» ritrovata, il martirio per la battaglia impossibile, «il senso», la condivisione, la fede («una causa nella quale credere»). E non è linguaggio religioso, questo?
Wojtyla ascoltava Radio radicale
Emma ha dunque dato un’identità a questo partito che ne cercava una, che s’illudeva di ricomporla (l’identità) sommando quelle d’origine (cattolica e comunista) e che ora si trova costretto a scegliere la terza incomoda. Un’identità, un senso e un cerimoniale moderno che bolla il quoziente familiare come «ostacolo per le donne», che crede nelle quote rosa, nella Ru486, nella trasparenza e nei curriculum su internet, nel testamento biologico, nella lotta contro il nucleare. Che pensa che papa Ratzinger sia un personaggio da Medio Evo dantesco e che, purtroppo, sono finiti i bei tempi in cui c’era Giovanni Paolo II – il papa buono è sempre quello morto. Allora sì, come va in giro a raccontare in questi giorni la Bonino, s’andava d’accordo: «Nel 1986 presentai Marco a Giovanni Paolo II. Ma Wojtyla disse: “Guardi Pannella, che io la conosco la sento su Radio radicale».
Un’identità che piace anche a destra, dove la Bonino sa di raccogliere consensi, nel mondo del giustizialismo incipriato – per Furio Colombo la Bonino è «affascinate» –, nel mondo cattolico “vero” («Mi piacerebbe avere nella mia squadra Mina Welby, che è la bandiera del testamento biologico portata avanti da una donna profondamente cattolica»). E pazienza per i vari Binetti, Castagnetti, Carra, Lusetti e chi s’aggiungerà alla lista degli scontenti. Non saranno lacrime quelle che cadranno sul pavimento dei circoli del Pd, ma gocce di champagne. Verrà Natale e scarteremo i regali. Sarà la definitiva certificazione che il Pd ha trovato la sua nuova religione e il suo novello messia: Gesù Bonino.

da www.tempi.it

Pippo Baudo apprezza la candidatura di Emma Bonino


“E’ una candidatura bella, forte, conosco Emma Bonino da anni”. Lo ha detto Pippo Baudo, intervistato da Radio Radicale a margine del seminario sulla Tv che si sta svolgendo oggi a Roma. “Ho avuto anche delle dispute con i radicali, con Emma e con la Faccio, quando mi contestavano che facevo spettacoli troppo banali. Poi ci siamo occupati anche noi della fame nel mondo. Recentemente ha fatto una bella opera per i bambini africani. E’ una donna importante, forte, una donna cocciuta, da apprezzare”, ha concluso Baudo parlando della Bonino.

da www.radicali.it

Emma Bonino diventa Emmatar


Emma Bonino come Jake Sully, il marine paraplegico che, nel film Avatar, viene scelto per infiltrarsi tra gli abitanti del pianeta Pandora e conquistarli. Il tutto narrato in un trailer, sulla falsa riga del film di James Cameron, in cui la vice presidente del Senato viene descritta come un organismo dal DNA politico combinato con quello della gente comune.

“Potrai impegnarti in qualcosa di imortante e decisivo. Sully è un ragazzo che ama il lavoro duro, puo’ superare ogni test”, dice la voce narrante: “Signori è la nostra ultima possibilità, qui c’è una popolazione che ci odia, sarebbe impossibile convincerla”, dice ancora la voce con riferimento alla diffidenza montante nei confronti della politica. “Dal regista de Il Divorzio, L’Aborto, Obiezione Civile”, termina il video: “Emmatar”, seguito dal simbolo della Lista Bonino-Pannella.

Ecco lo spot ideato dalla rete dei radicali

da www.affaritaliani.it

Caso Marrazzo: gli incontri avvenivano anche in ufficio


Paloma ha deciso di parlare, lei una delle trans che in questi ultimi anni ha avuto “contatti” con l’ex governatore della Regione Lazio : “Ho visto Marrazzo diverse volte, spesso a casa sua. Una o anche due volte nel suo ufficio alla Regione Lazio”.
I dettagli dati sono precisi e pare che possano aiutare ad aprire una nuova inchiesta, dopo quella che ha già portato all’arresto di 4 carabinieri accusati di aver provato ad estorcere denaro a Marrazzo.
Ma dalle parole di Paloma, Marrazzo potrebbe non passare più come semplice vittima, prima di tutto perché non solo ha fatto salire la trans a bordo della sua macchina, l’ha portata in ufficio e, da un’attenta analisi  di Paloma, pare che nella libreria dell’ex governatore vi fossero mazzette di denaro in contanti.

“Con Piero spesso facevamo uso di droga e, quando c’era da pagare me o lo spacciatore, lui prendeva uno dei volumi di quell’enorme scaffale e tirava fuori banconote  da cento, duecento o anche cinquecento euro. Io mi sono sempre stupita di tutta quella disponibilità di denaro e sono sempre stata convinta che quei soldi fossero della Regione”, ha continuato lei.
“L’ho visto molte volte proprio per questo credo di conoscere bene le sue abitudini. E lui a casa non aveva tutti quei soldi in contanti. Ho detto tutta verità. Ora si accorgeranno come sono andate veramente le cose. Io in realtà con lui non ho avuto rapporti sessuali completi, lui voleva carezze, compagnia e qualcuno con cui consumare la cocaina”.

da www.newnotizie.it

Negato l’auditorium per il libro di Luxuria. Il sindaco: «I trans sono persone malate»


L’ex parlamentare era stato invitato dai giovani dell’associazione «La guerra di Piero»

ANAGNI – La denuncia arriva da Mario Michelangeli, segretario del PdCI del Lazio. «I giovani dell’associazione ‘La guerra di Pierò hanno richiesto all’amministrazione comunale l’utilizzo dell’auditorium per la presentazione del libro di Wladimir Luxuria Le parole non dette. La sala è, da sempre,utilizzata per tali attività. Il sindaco, Carlo Noto del Pdl, ha rifiutato la richiesta per la sala con la sconvolgente motivazione che trattasi di iniziativa che parla di transessuali e, quindi, a suo dire, di persone malate e che tali argomenti sono inadatti e diseducativi».

MEDIOEVO – «Anagni è una meravigliosa cittadina medievale in provincia di Frosinone ed oggi ha un sindaco che sembra sia rimasto, appunto, a quell’epoca; almeno a giudicare da quanto è accaduto in questi giorni in merito ad un significativo evento culturale». Le affermazioni del sindaco – aggiunge Michelangeli – oltre che paradossali sono un grave atto di omofobia, di censura, di intolleranza ed inciviltà. I giovani organizzeranno comunque la presentazione del libro, del quale si è parlato ovunque e in numerose trasmissioni televisive, ma è certo che ad Anagni si è vissuta una pagina oscura che offende la sua storia, la sua cultura e la sua gente. Esprimo totale solidarietà ai giovani dell’associazione e a Luxuria per tale vergognoso accadimento».

 da www.roma.corriere.it