Primo Levi 11 aprile 1987


Oggi moriva Primo Levi, un autore fondamentale della letteratura italiana del ‘900, che ha vissuto l’esperienza dei lager nazisti, per ricordarlo pubblico a sua celebre poesia

“Se questo è un uomo”

“Voi che vivete sicuri

Nelle vostre tiepide case,

Voi che trovate tornando a sera

Il cibo caldo e visi amici:

 

   Considerate se questo è un uomo

   Che lavora nel fango

   Che non conosce pace

   Che lotta per mezzo pane

   Che muore per un sì o per un no.

   Considerate se questa è una donna,

   Senza capelli e senza nome

   Senza più forza di ricordare

   Vuoti gli occhi e freddo il grembo

   Come una rana d’inverno.

 

Meditate che questo è stato:

Vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa andando per via,

Coricandovi alzandovi;

Ripetetele ai vostri figli.

  

   O vi si sfaccia la casa,

   La malattia vi impedisca,

   I vostri nati torcano il viso da voi.”

“La vita è bella”


Nicola Piovani, autore della colonna sonora di questo capolavoro cinematografico di Roberto Benigni dedicato ai campi di sterminio, la suona al pianoforte. Per non dimenticare.

http://www.youtube.com/watch?v=WGwYJb3tksM

“Se questo è un uomo”


di Primo Levi

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.

da www.riflessioni.it

Shoah, Napolitano: ‘non si ripeta mai piu”


Cio’ che e’ stato non si ripeta mai piu’. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, parla in occasione della Giornata della Memoria, che commemora le vittime dell’Olocausto. Napolitano si e’ rivolto a Lorenza Mazzetti, autrice di ‘Album di famiglia, diario di una bambina sotto il fascismo’, una mostra, un libro, un film da visionare a Roma, presso il Complesso Monumentale di San Michele a Ripa. Il Capo dello Stato ha espresso ‘vivo apprezzamento’ per la ‘toccante testimonianza della tragedia affrontata e per il costante e forte impegno a trasmettere la memoria di quei drammatici eventi alle nuove generazioni, affinche’ cio’ che e’ stato non abbia mai piu’ a ripetersi’.

Anche per il presidente della Camera Gianfranco Fini, e’ un ‘dovere ricordare l’orrore della Shoah’. ‘Affinché permanga vivo nel sentimento di condanna nei confronti di tutti gli atti disumani é necessario garantire, soprattutto alle nuove generazioni, la piena coscienza del passato: dalla Sohah giunge, infatti, un monito perennemente attuale’, ha scritto Fini sul catalogo della mostra ‘Auschwitz-Birkenau’, allestita al Vittoriano di Roma.

A MIlano intanto, con la recita del kaddish, la tradizionale preghiera ebraica dei morti, e la struggente testimonianza di Liliana Segre, sopravvissuta ad Auschwitz, si é aperta la cerimonia della posa della prima pietra del Memoriale della Shoah, che sorgerà nel complesso della Stazione Centrale in corrispondenza di quel binario da dove partivano ebrei e prigionieri politici diretti ai campi di sterminio.

Nel famigerato binario 21 sono già stati collocati due vagoni in legno, identici a quelli che negli anni della soluzione finale trasportarono migliaia di persone ai campi di sterminio. In questa ala dello scalo ferroviario milanese, tra due anni, sorgerà un luogo insieme di testimonianza storica e di meditazione. “Sarà un luogo di studio e di scambio, per discutere, capire e meditare”, ha affermato il presidente della Fondazione Memoriale Shoah Ferruccio De Bortoli. Negli spazi del lato est della Centrale vedranno la luce infatti una biblioteca e un luogo di preghiera e raccoglimento per tutte le espressioni religiose e di fede. Alla cerimonia hanno preso parte tutte le autorità civili milanesi, il sindaco Letizia Moratti, il presidente della Provincia Guido Podestà, il presidente lombardo Roberto Formigoni e l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti.

Con un messaggio trasmesso nei giorni scorsi il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha espresso tutto il suo plauso per la realizzazione di un Memoriale dello Shoah alla Stazione Centrale di Milano. “Un’opera – l’ha definita Napolitano, nel messaggio letto oggi dal presidente della fondazione Ferruccio De Bortoli – altamente significativa quale luogo di testimonianza di un evento tragico che dovrà per sempre rimanere quale monito nella memoria delle generazioni future”.

Il capo dello Stato ha ricordato “con commozione” la visita che fece tre anni fa nei sotterranei della Stazione Centrale, nel punto dove partivano i treni blindati diretti ai campi di sterminio. “Peccheremmo di colpevole indifferenza – ha ammonito Napolitano – se non adempissimo quello che ci si presenta come un dovere: non dimenticare ciò che è stato in una fosca stagione della nostra storia. Così come non dimentichiamo il grande stuolo dei giusti italiani che, a rischio della loro stessa vita, contribuirono a salvare molte migliaia di ebrei, non soltanto italiani. Fu la loro un’opera di riscatto per il nostro popolo”. Nell’esprimere le proprie congratulazioni a tutti gli enti che contribuiranno alla realizzazione del memoriale della Shoah di Milano, Giorgio Napolitano ha assicurato che parteciperà all’inaugurazione del nuovo spazio voluto per non dimenticare le atrocità della soluzione finale, non appena sarà ultimato.

da www.ansa.it

Giorno della memoria, delegazione di atleti palermitani in Polonia


Lo sport non dimentica. E così l’olimpionico Rachid Berradi ed altri quattro ragazzi della sua scuola di atletica saranno oggi “Giorno della Memoria”, a Cracovia, in Polonia, per visitare il Ghetto Ebraico ed i campi di sterminio di Plaszow e Auschwitz teatro di morte per milioni di ebrei negli anni bui della II guerra mondiale.

La piccola delegazione palermitana è formata anche dai giovani Giovanni ed Antonio Farina, Sonia Lo Coco e Pietro Giovanni Vasquez ed è stata invitata dall’associazione Terra del Fuco a prendere il Treno della Memoria che partirà da Torino alla volta di Cracovia domani per non dimenticare.

“Si tratta di un avvenimento importante – spiega Rachid Berradi – per la crescita interiore di ognuno di noi. Sarà un momento unico per conoscere la storia e riflettere sugli errori del passato. Noi allenatori, gente di sport, abbiamo un compito importante che non è legato soltanto alla ricerca delle prestazioni, del miglior tempo e del miglior risultato. Abbiamo l’obbligo di educare e questo viaggio a Cracovia sarà un’esperienza che sicuramente ci aprirà le menti ed i cuori e che ci farà maturare ulteriormente”.

da www.livesicilia.it

Nata da genitori ebrei in campo sterminio in Calabria, torna dopo 66 anni


Quando varca i cancelli del campo Ferramonti di Tarsia è come se i suoi occhi iniziassero a guardare un vecchio film in bianco e nero. Le tragedie della , i campi di sterminio nazisti e gli orrori della Seconda guerra mondiale. All’interno di questo grande film c’è un pezzo della vita di Dina Friedman Semadar, nata 66 anni fa nel campo d’internamento calabrese, è tornata martedì 26 gennaio per la prima volta nella struttura.

Dina Friedman Semadar è figlia di Ditta Friedman, originaria di Berlino, e di Free Noeman. Il padre fu internato nel campo di Ferramonti dopo il naufragio al largo delle coste italiane della nave sulla quale era imbarcato. Era il 1942  Ditta Friedman e Free Noeman si conobbero nel campo d’internamento e dopo due anni diedero alla luce Dina. Alla fine della guerra la famiglia lasciò l’Italia per tornare in Israele.

Oggi Dina, commossa tanto da non riuscire a parlare, entrata nel campo di Ferramonti, gira  tra le baracche cercando di trovare qualche foto dei suoi genitori. Quello di Ferramonti di Tarsia, a una ventina di chilometri da Cosenza, è stato il più grande campo di internamento fascista in Italia. «Entrare a Ferramonti – ha detto – è stato come ritornare indietro nel tempo. E’ così forte l’emozione che sento come un nodo alla gola. Ho vissuto in questo campo da neonata e quindi non ho ricordi di quanto avveniva in questa struttura ma i colori che vedo e gli odori che sento ora mi ricordano i miei genitori ed i loro racconti dei momenti vissuti durante la guerra».

Dina, che è una pittrice, vive in una città a venti chilometri da Tel Aviv. «I miei genitori sono morti – ha aggiunto – ma custodisco ancora gelosamente i ricordi di mia madre che mi raccontava del periodo vissuto qui nel campo di Ferramonti. Mi raccontava delle atrocità della guerra ma allo stesso tempo aveva anche parole positive per tanti italiani che avevano aiutato lei e mio padre. Qui nel campo sto cercando trovare qualche traccia che mi possa aiutare a ricordarli durante la loro permanenza a Ferramonti».

Nel campo di Ferramonti nel periodo tra il 1940 ed il 1943 vi passarono circa 3.000 ebrei di nazionalità straniera. Da due anni una parte del campo è diventato un luogo del ricordo. Nella struttura, infatti, è stato realizzato un Museo Internazionale della Memoria dove sono raccolte oltre 100 fotografie che ricordano la vita di tutti i giorni e le attività del campo, pagine di giornali, testi e romanzi scritti da internati e una pagella scolastica di una bambina ebrea espulsa da una scuola italiana dell’epoca.

Stamani nel campo di Ferramonti sono state inaugurate tre baracche recentemente ristrutturate dal Comune di Tarsia che entreranno a far parte del Museo Internazionale della Memoria. Alla manifestazione ha partecipato il presidente della Fondazione Museo della Memoria Ferramonti di Tarsia, Francesco Panebianco, accompagnato da una delegazione della comunità ebraica.

da www.blitzquotidiano.it

i Modena City Ramblers e Francesco Guccini cantano “Auschwitz”

http://www.youtube.com/watch?v=Wrg8bLaDs04

Ritrovata la scritta “Arbeit macht frei”


VARSAVIA – E’ stata ritrovata la scritta ‘Arbeit macht frei’ rubata ad Auschwitz. Lo ha reso noto la polizia polacca.

Secondo la televisione di Stato polacca, cinque uomini sono stati arrestati per il furto avvenuto venerdi’, che ha sollevato un’ondata di indignazione nel mondo intero. Il portavoce della polizia di Cracovia (Polonia meridionale), Dariusz Nowak, ha detto alla France Presse che i cinque hanno eta’ comprese fra i 20 e i 39 anni e sono stati arrestati nel nord del Paese. L’ex lager nazista di Auschwitz-Birkenau si trova nel sud. L’emittente ha precisato che la scritta in metallo ‘Arbeit macht frei’ (‘Il lavoro rende liberi’) che campeggiava all’ingresso dell’ex campo di concentramento e’ stato spaccato in tre pezzi dopo il furto. Il movente della profanazione non e’ ancora chiaro.

fonte ANSA

Olocausto: rubato il cartello all’entrata del lager di Auschwitz


La polizia polacca ha annunciato il furto del cartello posto all’ingresso del campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau, in Polonia. La celebre insegna reca l’iscrizione in tedesco “Arbeit Macht Frei” (“Il lavoro rende liberi”). E’ la prima volta che la targa con l’oltraggiosa scritta, realizzata dai prigionieri, viene sottratta dal posto in cui fu messa nei primi anni ’40.

La portavoce della polizia polacca, Katarzyna Padlo ha spiegato che le autorità locali ritengono che il celebre cartello sia stato rubato fra le 3.30 e le 5 di venerdì mattina: le guardie hanno subito l’ancoato l’allarme e avvertito la polizia.

Secondo quanto riferito, il cartello è stato svitato da una parte e “strappato” dall’altra: le forze di sicurezza hanno subito avviato le ricerche, ma al momento non ci sono sospetti. La Germania aveva annunciato giovedì di essere pronta a una donazione di 60 milioni di euro per la manutenzione dell’ex lager di Auschwitz-Birkenau.

Jaroslaw Mensfelt, portavoce del sito, aveva definito “enorme” la donazione, augurandosi che anche altri Paesi potessero seguire l’esempio tedesco con altri contributi in risposta all’appello lanciato dal governo polacco. Il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, aveva detto che la donazione di Berlino rispecchia la “responsabilità storica” dei tedeschi.

Le reazioni di Israele
Indignazione è subito stata espressa da Israele per quanto accaduto. Il ministero degli Esteri israeliano ha definito il furto dell’iscrizione come una “azione disumana”, manifestando contemporaneamente tutta la sua fiducia sull’impegno delle autorità polacche per una soluzione positiva della vicenda.

Il portavoce Yossi Levi ha sottolineato che Israele “è allibito e oltraggiato” per quanto successo e si è domandato “quale tipo di mente disturbata possa concepire il furto di quel terribile simbolo innalzato dinanzi a un campo di morte”. Ha sottolineato comunque che lo Stato ebraico nutre “piena fiducia nelle autorità polacche impegnate nelle indagini” ed è convinto che la polizia riuscirà a catturare i responsabili e a far tornare l’iscrizione al suo posto, “a testimonianza degli orrori perpetrati” dal nazismo.

Il ministro dell’Informazione e della Diaspora, Yuli Edelstein (del Likud), che già in passato aveva espreso posizioni poco diplomatiche ed eccentriche rispetto alla linea ufficiale del governo, ha viceversa denunciato l’accaduto come “un fallimento della Polonia“, oltre che come un segnale del fatto che “gli atti di antisemitismo si stanno moltiplicando nel mondo”.

“Sono turbato”, ha commentato Avner Shalev, direttore dello Yad Vashem di Gerusalemme, il museo memoriale dell’Olocausto, sottolineando di non sapere chi “esattamente abbia rubato quel simbolo”. Ha poi aggiunto che ritiene che si tratti di neonazisti, e comunque che giudica l’episodio “un oltraggio” ai sei milioni di ebrei e a tutte le vittime del nazismo. E’ “un attacco alla memoria della Shoah, un atto che equivale a una vera dichiarazione di guerra”, ha detto, e che è attribuibile a “elementi che vorrebbero riportarci a quei giorni oscuri”. Sono certo – ha concluso – che il governo polacco farà tutto il possibile” per rintracciare i colpevoli e assicurarli alla giustizia”; e ha sottolineato la necessità che “il mondo illuminato lavori insieme contro l’antisemitismo e il razzismo in tutte le sue forme”.

fonte tgcom