La cultura fa bene al cuore: meno infarti per chi è stato a scuola almeno 8 anni


Più si studia più si allunga la vita. Insomma, studiare fa bene al cuore. Infatti, chi ha trascorso più di 8 anni tra i banchi di corre un minor rischio di infarto .

Il nesso è il risultato di un ampio studio, pubblicato sulla che ha messo a confronto, in 52 Stati, circa 12mila infartuati e 14 mila persone in buona salute.

Finora sapevamo che un giro vita abbondante, poca attività fisica, troppe sigarette, mangiare poca frutta e verdura possono mettere a dura prova la salute del nostro cuore. Diversi studi nei Paesi occidentali hanno poi evidenziato un legame tra più elevato status socioeconomico e minor rischio di malattie cardiovascolari.

Tuttavia, non era ancora del tutto chiaro se i diversi indicatori utilizzati per individuare le condizioni socioeconomiche, come per esempio istruzione, reddito familiare, tipo di lavoro svolto, fossero ugualmente importanti. Inoltre, si sapeva poco su come lo status socioeconomico agisca sul rischio cardiovascolare nei .

Ora, un gruppo di ricercatori svedesi ha scoperto che è l’istruzione, indipendentemente dal reddito familiare, dal lavoro svolto o dai beni posseduti, è associata direttamente col rischio di un attacco di cuore. In particolare, spiega una delle autrici della ricerca, Annika Rosengren, cardiologa del Sahlgrenska University Hospital di Goteborg: «Un livello di istruzione, uguale o inferiore a 8 anni di , può significare un maggior rischio di avere un infarto, circa il 30% in più rispetto a chi è più istruito. La correlazione è più marcata nei paesi ricchi, ma evidente anche nei Paesi meno sviluppati». I motivi? « Sarà necessario approfondirli; probabilmente sono dovuti alla migliore conoscenza dei fattori di rischio e quindi a una migliore prevenzione», afferma Rosengren. Secondo lo studio, infatti, più alte percentuali di obesità addominale e cattive abitudini come fumo, poca attività fisica, scarso consumo di frutta e verdura, spiegano circa la metà del rischio connesso a bassi livelli di istruzione.

«Non c’è dubbio che chi è più istruito conosca meglio i fattori che mettono a rischio il cuore – conferma il professor Filippo Crea, direttore del dipartimento di malattie cardiovascolari del Policlinico universitario “Agostino Gemelli” di Roma -. La prevenzione è la migliore arma contro le malattie cardiovascolari. Tenere sotto controllo peso, colesterolo, pressione, diabete, non fumare, fare attività fisica e mangiare frutta e verdura già da piccoli, aiuta a ridurre nettamente le malattie cardiovascolari. Non possiamo dimenticare i risultati soddisfacenti che abbiamo ottenuto finora – continua il cardiologo -, ma non dobbiamo abbassare la guardia. Per esempio, basta un calo di attenzione sul fumo e i ragazzi riprendono in mano le sigarette».

«Per ora i risultati suggeriscono che «migliorare i livelli di istruzione nelle nazioni in via di sviluppo potrebbe essere una valida contromossa per contenere la rapida diffusione di malattie cardiovascolari anche in quei Paesi», conclude Rosengren. «In Cina – fa notare Crea – fino a 15 anni fa non c’erano bambini grassi. Oggi l’obesità infantile è diventata un’epidemia, che mette seriamente a rischio il cuore. Per questo è necessario fin dai banchi di apprendere sane abitudini, come corretta alimentazione, niente sigarette e regolare esercizio fisico».

da www.blitzquotidiano.it

Istat. Metà degli adulti italiani si è fermato alla terza media


La cultura degli italiani si ferma alla terza media.  Lo dice un’indagine dell’, “” presentato oggi, secondo la quale metà della popolazione adulta italiana il titolo di studio più alto è il diploma di scuola media.

Nel 2008 il 47,2 per cento della popolazione in età compresa tra i 25 e i 64 anni ha conseguito come titolo di studio più elevato soltanto la licenza di inferiore, la quarta peggiore performance in Europa. La percentuale italiana, ben al di sopra della media Ue27 (28,5%), colloca il nostro Paese in fondo alla graduatoria insieme a Spagna, Portogallo e Malta.

Sempre nel 2008 la quota di giovani (18-24enni) con al più la licenza media, che non ha concluso un corso di formazione professionale riconosciuto dalla regione di durata superiore ai 2 anni, è pari al 19,7 per cento piazzandoci tra i peggiori posti della classifica Ue27 (media 14,9 per cento). Nello stesso anno il 76% dei giovani italiani in età 20-24 anni ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore.

da www.blitzquotidiano.it

Scuola secondaria II grado…e tutto tace…


di Monica Maiorano

E’ del 30 settembre 2009 l’ultima bozza del riordino delle classi di concorso per la Scuola secondaria di II grado, mancano poche settimane all’avvio delle operazioni di mobilità previste per l’anno scolastico 2010/2011 ed ancora non si hanno notizie certe sul destino delle nuove classi di concorso, ma soprattutto ancora una volta dei docenti coinvolti.

E’ stato annunciato per il 9 dicembre un incontro tecnico tra i funzionari del ministero ed i sindacati per discutere sulla non facile gestione del nuovo assetto della Scuola secondaria, ma di questo incontro non si ha alcun riscontro.

Tra le questioni da discutere: organici diversi tra le prime classi che adottano la riforma delle superiori e le ultime che mantengono l’attuale assetto; pubblicazione tardiva, rispetto alla tradizione, dei movimenti dei docenti della scuola secondaria superiore; allargamento degli attuali ambiti disciplinari d’insegnamento per i docenti che si ritroveranno in soprannumero, attraverso una riconversione full immersion o una sorta di autoformazione assistita.

Intanto lo Snals annuncia, tramite il vice segretario nazionale prof. Achille Massenti, il proprio impegno per ottenere la salvaguardia delle attuali titolarità indipendentemente dalla diversa attribuzione delle ore di insegnamento e l’entrata in vigore delle modifiche a partire dall’a.s. 2011/2012.

Ciò che di certo sappiamo il riordino dovrebbe essere posto in pratica già dall’a.s. 2010/11, a partire dalle prime classi.

Ciò che viene taciuto è invece sapere quali saranno le classi di concorso con il maggior numero di docenti soprannumerari, quanti altri tagli al mondo della scuola ci saranno.

Tra le proposte del Ministro per le nuove classi di concorso si parla di autoformazione per tutti quei docenti di ruolo soprannumerari che già insegnano nello stesso ambito di materie.

Corsi full immersion o una sorta di autoformazione assistita per cercare di collocare più facilmente i docenti che rimarranno senza cattedra.

Rispetto agli ultimi anni il CCNI di mobilità subirà quindi importanti variazioni.

Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, continua a dare per scontata l’applicazione della riforma alle prime classi a partire dal prossimo anno scolastico , non è altrettanto ancora chiaro quali saranno le materie che maggiormente verranno più sacrificate e, di conseguenza, produrranno un numero maggiore di soprannumerari. Molto dipenderà, naturalmente, da quanto, amministrazione e sindacati, riusciranno a venirsi incontro su un punto: l’allargamento delle materie di potenziale insegnamento.

Ma chi assicura che moltiplicare le abilitazioni ora in possesso dei nostri docenti potrebbe rappresentare la giusta scelta? Sicuramente valida la proposta per le casse dello Stato, ma basterà un corso ad ore per rendere gli insegnanti efficaci ed efficienti? Chi pagherà le conseguenze di questa tanto decantata “razionalizzazione”?

Gli interrogativi sulla sorte dei docenti, ma soprattutto degli studenti, sono tante eppure…” E tutto albeggia e tutto tace. Il fine è questo, è questo il cominciar d’un rito?…”(G.Pascoli).

Fonte: OrizzonteScuola.it

L’istruzione non è in vendita: oggi 50 cortei di studenti


Durante giornata mondiale su diritto a studio non privatizzato

Saranno almeno 50 i cortei, i presidi e le occupazioni simboliche che oggi gli studenti di scuola e università svolgeranno in tutta Italia in occasione della giornata mondiale di mobilitazione studentesca che quest’anno viene rappresentata con lo slogan `Education is not for sale’: saranno migliaia di studenti in tutto il mondo a scendere in piazza per chiedere garanzie sul diritto all’istruzione da mantenere come un bene pubblico e non privatizzato, come sta accadendo, invece, in diversi paesi via di sviluppo. Un’assemblea internazionale, cui parteciperà anche una delegazione di nostri studenti, si svolgerà a Bruxelles. In Italia la mobilitazione – cui hanno aderito l’Unione degli universitari, il coordinamento degli studenti universitari `Link’, l’Unione degli studenti e la Rete degli studenti – interesserà la maggior parte degli atenei italiani, ma anche il mondo della scuola sarà interessato. Oltre che nelle città principali – Milano, Torino, Genova, Roma, Napoli, Bari e Palermo – manifestazioni e cortei si svolgeranno ad Ancona, Padova, Forlì, Torino, Parma, Ferrara, Catania, Perugia, Lecce, Cagliari, Genova, Pavia. E molte altre città. A livello universitario la protesta intende porre all’attenzione dell’opinione pubblica e del governo gli effetti del disegno di legge di riforma già approvato in Cdm ed ora, in attesa della votazione in aula, all’esame delle commissioni parlamentari. Secondo gli studenti universitari il progetto del ministro Mariastella Gelmini punterebbe ad obbligare gli atenei a consegnarsi nelle mani di privati: “è un disegno compiuto e ragionato ad arte – dice Giorgio Paterna, coordinatore nazionale dell’Unione degli universitari, alla vigilia delle giornata – perché anche i nuclei di valutazione, che dovrebbero fare verifiche qualitative, verranno affidati a mani esterne all’ateneo, togliendo qualsiasi freno ad una dequalificazione della didattica”. Per gli universitari l’appuntamento di oggi rappresenta anche una tappa di avvicinamento all’assemblea indetta alla Sapienza di Roma dai ricercatori precari a cui parteciperanno anche gli studenti.

fonte Apcom