Suore tra trucchi e whiskey


“Animazione vocazionale per suore” così si chiama il corso organizzato a Roma dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose del Regina Apostolorum. L’incontro internazionale prevede sette giorni di preghiera, ascolto, dialogo, e condivisione di esperienze ma anche l’approccio, per le religiose, a cosmetici e alcolici. Gli organizzatori spiegano che è necessario per la nuova evangelizzazione, “dare speranza ai giovani” avvicinandosi al loro mondo.

Suore tra trucchi e whiskey

Le religiose di certo non si daranno alla bella vita, solo cercheranno di comprendere meglio l’universo dei più giovani. Le suore di tutto il mondo si riuniranno a Roma per una settimana per diventare “animatrici dei giorni nostri”. Il Concilio Vaticano II ha sottolineato la necessità di un “impegno universale di tutti gli uomini e le donne di buona volontà, laici e consacrati, per una nuova evangelizzazione”.

Gli organizzatori del corso spiegano che tra ombretti e cocktail, le religiose “consacrate dallo Spirito, faranno arrivare all’intera società il messaggio sempre attuale della salvezza di Cristo, attraverso il carisma proprio di ogni congregazione”. Tra i temi trattati nel corso: da Internet al convento; promotori vocazionali tra i cosmetici e i pub; le qualità essenziali dell’animatrice vocazionale; capire la ragazza dei nostri giorni; ridare la speranza; natura, finalità e ostacoli nella pastorale vocazionale; la direzione spirituale; i sacramenti e la preghiera.

fonte Tgcom

La ‘chiocciola’ entra nella storia dell’arte. Esposto al MoMa il simbolo dell’e-mail


Per tutti è il simbolo della comunicazione via Internet ma per alcuni è soprattutto un gioiello di design. E così la ‘chiocciola’, come la chiamiamo noi in Italia,(la ‘at’ per gli americani), finisce esposta al MoMa di New York.

 

Ad ‘acquistare’ il mitico simboletto è stato il dipartimento di Architettura e design del tempio newyorkese dell’arte moderna che ha accolto la ‘at’ nel pantheon degli oggetti che hanno fatto epoca come l’iPod, le lettere-simbolo della metropolitana di New York e i primi tabelloni di arrivi e partenze all’aeroporto di Roma.

Ad ‘acquistare’ il mitico simboletto è stato il dipartimento di Architettura e design del tempio newyorkese dell’arte moderna che ha accolto la ‘at’ nel pantheon degli oggetti che hanno fatto epoca. La curatrice del dipartimento: ”Non si definisce un lavoro di design, ma piuttosto rivela la sua forza di oggetto di design attraverso l’uso”

“Per l’acquisizione di un’opera non è più necessario il suo possesso fisico”, spiega dal suo blog la curatrice del dipartimento Paola Antonelli. ”È un simbolo soggetto a varie interpretazioni, eppure nella sua essenza rimane sempre uguale. Non si definisce un lavoro di design, ma piuttosto rivela la sua forza di oggetto di design attraverso l’uso”.

Per scoprire chi ha inventato questo simbolo di comunicazione moderna bisogna tuttavia andare a spulciare manoscritti molto antichi. Pare infatti che il simbolo @ sia comparso per la prima volta in un manoscritto del 1536 come legatura della proposizione latina ad (in inglese ‘at’) per poi mutare nei secoli passando per unità di misura, a commerciale fino all’uso per gli indirizzi e-mail nel 1971 per mano dell’ingegnere statunitense Ray Tomlinson.

fonte Adnkronos

Attrazione Internet, anziani alla riscossa


di Manuela Correra

Andare a fare la spesa, e il disagio maggiore sono le pesanti confezioni d’acqua da trasportare fino a casa … a meno che le si ordini al supermercato via Internet. Leggere i giornali, ma i caratteri sono spesso troppi piccoli … no, se si legge il quotidiano collegandosi alla rete. Telefonare ai figli, ma il telefono costa … è però gratis se si usa Skype, e ci si può anche vedere. Motivazioni di vita quotidiana, e tanto basta per spiegare un colpo di fulmine inaspettato: quello tra gli over-60 e le nuove tecnologie, pc e internet in testa. Una vera e propria ‘riscossa’ che vede protagonisti i ‘capelli bianchi’ della penisola : in quattro anni, dal 2005 al 2009, proprio la fascia di età 60-74 anni e oltre ha infatti fatto registrare la percentuale maggiore di incremento nell’utilizzo di nuove tecnologie e pc rispetto al resto della popolazione, con una media del +80% circa di utilizzatori. Il dato, in verità un po’ in sordina, è stato portato a galla dall’Istat, ma le aziende sembrano aver già fiutato il nuovo, promettente Business ed è cominciata la corsa per la messa a punto di sistemi e pc sempre più ‘a misura d’anzianò. Certo, rispetto alla fasce d’età più giovani, gli anziani restano tra i minori utilizzatori e possessori di nuove tecnologie ma, considerando il sempre crescente invecchiamento della popolazione, il trend di aumento per uso di pc e internet tra gli over-60 è sicuramente un dato da non sottovalutare.

E le statistiche Istat più recenti lo dicono chiaramente: l’uso del pc tra gli anziani tra 60 e 64 anni è passato dal 13,8% del 2005 al 25% nel 2009 e dal 5,5% al 9,9% per la fascia 65-74 anni. E nello stesso arco temporale l’uso di internet è ‘schizzato’ dal 10,8% al 22,8% per i 60-64enni e dal 3,9% all’8,5% per i 65-74enni. Proprio tra gli anziani, in soli quattro anni, cioé, si è registrato il maggiore incremento per uso di nuove tecnologie: “Per la fascia 60-64 anni – precisa la ricercatrice Istat Miria Savioli – gli utilizzatori del pc hanno infatti segnato un aumento di ben l’81%, ovvero l’incremento maggiore tra tutte le fasce d’età”. Le ragioni sono varie: esigenze pratiche legate alla quotidianità, appunto, ma anche, commenta Savioli, “il fatto che si avvicina all’età anziana una quota sempre maggiore di soggetti a più elevato grado di istruzione”.

E poi a pesare è anche la diffusione stessa delle nuove tecnologie nelle famiglie: il 79% delle famiglie italiane con almeno un minore possiede un pc ed i nonni, il più delle volte, imparano con i nipoti. Ma non mancano gli ‘studenti’ veri e propri: nel 2009 ha partecipato a corsi per l’uso del pc il 43,4% dei 60-64enni e il 32,7% dei 65-74enni (la percentuale maggiore, 47,2%, si registra invece nella fascia 20-24 anni) e sono numerosi i corsi avviati da Regioni e Comuni e rivolti proprio ai più anziani. Che ‘l’amoré sia scoppiato, insomma, non c’é dubbio. Ma cosa fanno gli anziani al computer? Inviano e ricevono mail (78% tra 60-64enni; 75% tra 65-74enni; 69,5% tra over 75); cercano informazioni su merci e servizi (per le tre fasce d’età rispettivamente il 66%, il 62% e il 54%); consultano internet per apprendere (64,8%, 64,4%, 65,9%). Ma il colpo di fulmine per il web è scattato anche per leggere o scaricare giornali (51,2%, 47,9%, 50,8%), per cercare informazioni sanitarie (47,5%, 42,1%, 44,5%) e per telefonare via internet (13,1%, 16,4%) o effettuare video-chiamate (11%, 11,6%). Ed i ‘capelli bianchi’ sempre più all’avanguardia usano internet pure per ordinare o comprare merci e servizi: il 22,2% dei 60-64enni e il 15,4% dei 65-74eni. E , vista la ‘riscossa’, non c’é da meravigliarsi se gli acquisti riguardano soprattutto viaggi e vacanze (43,3% per i 60-64enni e 30,7% per i 65-74enni) e attrezzature elettroniche come macchine fotografiche e videocamere (18,7% e 17,5%).

ANZIANI NUOVO MERCATO, DA AZIENDE PC AD HOC
– Sempre più anziani over-60 si avvicinano alle nuove tecnologie e le aziende iniziano a ‘fiutare’ le potenzialità di un mercato inedito: nascono software e sistemi semplificati e arrivano in commercio i primi pc a ‘misura di anziano’.

– PC SEMPLICE CON PROGRAMMA ELDY, GIA’ 200MILA INSTALLAZIONI: Il programma Eldy è stato messo a punto dall’associazione onlus Eldy ed è indirizzato agli utenti anziani: è un software applicabile a tutti i tipi di pc che permette di utilizzare il computer in maniera facilitata ed intuitiva. Il desktop, spiega la presidente della onlus Anna Maria Bianco, viene semplificato in sei bottoni e tutte le indicazioni sono in italiano: i bottoni portano in modo intuitivo all’uso di mail, internet, chat, documenti, videochiamate, vide-collegamento a tv e foto. Il software è scaricabile gratuitamente dal sito http://www.eldy.org ed ha ricevuto un riconoscimento europeo. Ad oggi, dal 2008, rileva Bianco, sono state effettuate 200.000 installazioni. L’associazione ha stretto delle collaborazioni anche con alcune Regioni: la Regione Lombardia ad esempio, ha affermato Bianco, “distribuirà un milione di cd con il programma Eldy ed un primo lotto è stato già distribuito in allegato ad alcuni quotidiani”.

– DA AZIENDE PRIMI PC PER ‘CAPELLI BIANCHI’ SUL MERCATO: Anche le aziende cominciano ad interessarsi alla fascia di mercato della popolazione anziana, producendo e mettendo sul mercato pc ad hoc. L’azienda italiana Vegan Solutions, ad esempio, spiega Bianco, “ha già messo sul mercato un pc con il programma Eldy in versione semplificata per gli anziani, e lo stesso ha fatto l’azienda informatica britannica Simplicity, ma si tratta di un mercato in crescita”.

fonte ANSA

Shidonni: un Facebook formato bambini


Shidonni ovvero il social network a misura dei più piccoli. Una sorta di facebook capace però di tenere fuori dalla porta violenza o egoismo e  di rappresentare il mondo proprio come lo disegnerebbe un bambino. Questa l’idea realizzata da un gruppo di israeliani nella cittadina di Rehovot, a sud di Tel Aviv e diventata in poco tempo il primo e più popolato social network per utenti under 12.
Superata da poco la soglia dei 200.000 utenti, Shidonni e’ stato gia’ tradotto in otto lingue ed entro due mesi, secondo quanto svelano i suoi ideatori, sara’ disponibile anche in versione italiana.
“Alla base del sito – spiega Ido Mazursky, fondatore e amministratore delegato di Shidonni – c’è un concetto molto semplice: il bambino  disegna il suo personaggio o qualsiasi oggetto desideri e noi gli diamo vita”. Niente di strano quindi che lo spazio virtuale di Shidonni sia popolato da giraffe rosse a pois e da creature metà cane e metà mucca che si cimentano in gare di ballo o guidano auto velocissime.

Il sito prevede inoltre la possibilità di acquistare un pupazzo realizzato a mano del proprio alter ego. Secondo Mazursky, l’unico limite di questo mondo e’ la fantasia del bambino.    
A differenza  di Facebook, Shidonni non permette interazioni con utenti sconosciuti: garantendo un livello di tutela e protezione per il quale ha ricevuto un riconoscimento internazionale dalla Coalizione per la sicurezza su internet lo scorso settembre

fonte tgcom

Adolescenti: uno su tre fuma e in chat parlano di sesso con sconosciuti


I pediatri italiani disegnano l’adolescente 2009

 Il 97% degli adolescenti ha un computer in casa (il 16% ne ha addirittura più di due) il 51%  (55% delle femmine) si collega tutti i giorni ad Internet e il 16,7% lo fa per più di 3 ore al giorno. Chat e messenger sono utilizzati da oltre il 75% degli adolescenti e circa l’80% è abituale frequentatore di You Tube (il 22% ha già inviato un suo filmato). Il 41% ha un suo blog, nel quale inserisce prevalentemente foto e musica. Su facebook, fenomeno dell’anno, ha già la propria scheda oltre il 50% degli adolescenti (53% delle femmine) e un ulteriore 17% dichiara di essere in procinto di iscriversi. La gara è avere più amici possibile è quindi ci si propone a sconosciuti, ad una condizione (come ha raccontato una tredicenne coinvolta in uno dei focus group realizzati a corollario dell’indagine) “che siano fighi”.

 Il 45% di chi passa più di tre ore al gionro on line ha parlato di sesso con uno sconosciuto, il 37% ha dato il suo numro di telefono e il 20% ha ricevuto una proposta di sesso on line. Il 24% si è incontrata con uno sconosciuto incontrato line.

 I dati sono contenuti nell’dizione 2009 dell’indagine su “Abitudini e Stili di vita degli adolescenti”, della Società italiana di Pediatria, conotta su 1300 ragazzi tra i 12 e i 14 anni.

 DROGHE

 Circa un adolescente su tre dichiara di fumare sigarette (al sud la percentuale dei fumatori sale al 36%). L’8% (nel 2007 era il 4,7%, nel 2008 il 6,4%) ha anche dichiarato di “farsi le canne”. Percentuale certamente sottostimata specie se si considera che il 37% ha dichiarato di avere amici che fumano canne.
Il 5% conosce amici che hanno fatto uso di ecstasy (solo lo 0,3% ha ammesso di averne fatto personalmente uso) e il 9,1% conosce amici che hanno provato la cocaina (non è stata posta la domanda diretta sull’uso).
 
Il 40% beve vino, il 50% (57% dei maschi) birra, e il 22,4% liquori. E il 13,3% (17,7% al centro Italia) si è ubriacato almeno una volta. Il 20,2% trova ragionevole assumere farmaci o integratori per migliorare le prestazioni sportive (era il 18% nel 2008).

 SESSO

 Interessante ciò che pensano a proposito dell’età in cui inizia ad essere ragionevole avere rapporti sessuali completi. Il 12% circa indica 14 anni (la loro età), mentre il 22% indica 16 anni e un altro 22% 18 anni  La maggioranza (41,5%) è però propensa a sostenere che non ci sia una età precisa, ma che è importante “sentirsi pronti”.
 
Come già osservato, la percentuale di coloro che indicano nei 14 anni l’età-soglia  aumenta in modo significativo con l’aumentare del tempo che trascorrono in Internet e davanti alla TV. E’ evidente, in questo, il ruolo giocato dai due media nella preconizzazione della sessualità e, più in generale, dei comportamenti di tipo adulto.

 da www.vita.it

Canone internet, la Germania ci prova


La Germania potrebbe essere il primo paese europeo ad imporre una tassa sul web. Chiunque decida di connettersi alla rete con computer, telefono o qualsiasi altro device potrebbe pagare un canone.
E’ questa la proposta dei cristiano-conservatori (Cdu-Csu) della cancelliera Angela Merkel. La tassa dovrebbe essere unica, indipendentemente che l’uso sia limitato al singolo utente dal nucleo familiare.

La nuova politica fiscale è il risultato di un accordo di massima tra editori e potere politico risalente a qualche tempo fa con cui il settore richiedeva un aiuto sostanziale a difesa dell’editoria di qualità, “minacciata”, secondo gli editori, dalla diffusione gratuita dei loro contenuti sui motori di ricerca.

Il dubbio riguarda il modello da applicare. La prima ipotesi riguarderebbe un modello di tipo “flat rate”: chi dispone di uno o più computer o telefonini collegabili al web dovrebbe pagare 17,98 euro al mese alla GEZ, l’autorità centrale cui si versa il canone tv. Il secondo modello propone che una tassa-canone sulla rete sia uguale per tutti, sempre attorno ai 17,98 euro mensili, e il suo pagamento sia richiesto a ogni famiglia, a prescindere da quali tv, radio o computer o cellulari il nucleo familiare possiede o no.

La tassa dovrebbe servire a far fronte agli ingenti investimenti per il miglioramento del servizio. Il ministero dell’Economia, guidato dal liberale Rainer Bruederle, avrebbe già annunciato un mega-piano di investimenti da diversi miliardi di euro, per portare la Germania al top della banda larga e di internet ad alta velocità. Un piano di questo genere, ha detto Bruederle, potrebbe portare alla creazione di un milione di posti di lavoro in tutta l’Unione europea.

Una tibia rotta fa pensare


di Franco Bomprezzi

Un anno difficile per il sottoscritto. Prima due mesi in ospedale, maggio e giugno, adesso quaranta giorni quasi sempre a casa con un gambaletto gessato che mi blocca la tibia destra, fratturata per una banale caduta, mentre comunque la gamba sinistra è regolarmente dentro il tutore ortopedico. Insomma, mai come adesso sono a pieno titolo una persona con disabilità.

Ma soprattutto, in questo anno, mi sono avvicinato forzatamente alla condizione esistenziale di quelle persone, e sono tante, che vivono in una situazione di quasi immobilità e che dunque sono costrette a organizzare il proprio tempo in casa o comunque entro quattro mura.

Comprendo dunque meglio di prima il disagio che si può provare, quando la giornata, per lunghi tratti, viene vissuta in solitudine e apparentemente senza uno scopo preciso, se non quello del soddisfacimento delle funzioni fondamentali e di routine. Ho anche sperimentato, sia pure in forma minima, la necessità di un aiuto domiciliare, e dunque il rapporto con una persona estranea che entra nella tua esistenza, e nella tua intimità.

Nulla di paragonabile, ovviamente, con la condizione delle persone totalmente non autosufficienti, che dipendono anche per le minime operazioni vitali dall’intervento di altre persone, familiari, badanti, assistenti domiciliari. Ma quanto basta per pormi in un’ottica diversa, meditando sul senso della vita, sul da farsi.

E mi sono reso conto di quanto sia fondamentale, essenziale, mantenere attive le relazioni interpersonali. Non è così importante che siano relazioni di prossimità fisica o virtuali. E’ decisivo che vi siano queste relazioni, perché implicano piccoli progetti di vita, obiettivi condivisi, battaglie comuni, sentimenti simili, quella che una volta si chiamava, letteralmente, “compassione”.

Il social network, i blog, la posta elettronica, skype, il telefono cellulare, la televisione satellitare, la tv digitale,la musica, i libri, le riviste, la scrittura, sono gli strumenti della sopravvivenza spirituale e mentale. Ognuno di questi strumenti non deve diventare esclusivo oppure ossessivo. Un piccolo consiglio per chi vive in quasi clausura: aprire la porta di casa agli amici, invitare le persone a incontri anche brevi, miscelare il virtuale e il reale, farsi ogni giorno un piano di vita, senza esagerare, ma comunque cercando di avere un giusto amore per se stessi e per la realtà, per i propri cari, per le persone che sono sicuramente migliori di quello che a volte sembrano.

Questa condizione di quasi immobilità può e deve diventare una risorsa per se stessi e per gli altri. Ogni vita è preziosa, e irripetibile. Le persone con disabilità stanno imparando a uscire dal vittimismo e dalla pretesa di essere sempre capiti, anche quando si diventa scorbutici e acidi. E stanno scoprendo le opportunità di un mondo, che fra mille contraddizioni riesce comunque a essere assai migliore di quello di una volta.

Quando ero bambino, immobile più di adesso, non avevo certo a disposizione una tastiera di opportunità così ampia, e ora non mi lamento, e vivo questa parentesi tranquilla accarezzando il gatto, i ricordi, e vivendo il presente con serenità.

da www.vita.it

Internet: la Costituzione raccontata dal presidente Napolitano


costituzioneRipassare on line in pochi minuti piacevoli un momento fondamentale della nostra storia italiana in compagnia del Presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano, attraverso un video disponibile sul sito del Quirinale, ci racconta con chiarezza quale fu il momento storico in cui l’Assemblea Costituente diede vita alla Costituzione Italiana, con una grande partecipazione degli italiani. Con il supporto di immagini di repertorio dell’Istituto Luce per alcuni minuti si rivive l’intensità del momento e si colgono i valori che stanno alla base, ancora oggi, della convivenza civile, politica e istituzionale che i Padri hanno sancito sulla carta, a cominciare dai primi 12 articoli: Principi Fondamentali “che costituiscono la base per la coesione politica sociale e morale della nazione italiana” come ci ricorda Napolitano nel suo video.

 da www.intrage.it

I primi 40 anni di Internet


40 anni di internetdi Marco Magrini

Il 29 ottobre di quarant’anni fa non era giovedì. Era un sabato. Alle 22,30 di Los Angeles, il professor Leonard Kleinrock, insieme a un assistente, tenta il primo collegamento fra un computer dell’Ucla e un altro al l’Università di Stanford. I nodi sono solamente due, ma promettono di crescere: la novità è che i rispettivi minicomputer sono collegati a una nuova macchina, battezzata Imp, che svolge il lavoro di smistare pacchetti di dati a un numero potenzialmente infinito di altri utenti.«Nel frattempo ci parlavamo per telefono», racconta oggi Kleinrock. «Io dovevo scrivere “login”. Scrissi la lettera elle. “Ricevuta”, mi dissero. Poi la o. “Ricevuta”. Quando digitai la terza lettera, il sistema andò in crash». Mai, una sconfitta ha preannunciato un futuro così radioso.
Quel sabato di quarant’anni fa, nasceva Arpanet. Quella che poi si sarebbe chiamata Internet. Ovvero la singola invenzione che, più di ogni altra, ha proiettato il mondo nel futuro che tanto attendeva.
L’internet come la conosciamo oggi non ha un solo padre, ne ha decine, forse centinaia. E Kleinrock è “solo” uno di questi. Ma è uno dei pochi pionieri, anche per aver gettato le basi matematiche del cosiddetto packet switching, quel sistema di pacchetti di dati che vengono istradati dagli Imp, quelli che oggi chiamiamo router.
«No, lo ammetto, non avrei mai potuto immaginare che Arpanet sarebbe andata così lontano», risponde il 75enne professore del l’Ucla, raggiunto per telefono a New York. «A quei tempi, nessuno pensava al computer come a uno strumento di comunicazione. Il pc non esisteva, i computer erano grandi e costosi. L’email sarebbe arrivata solo due anni dopo, diventando subito l’applicazione più usata sulla rete. Però, qualcosa di azzeccato, l’avevo previsto».
Il professore ci ha esibito, via email, un comunicato dell’Ucla del 1969, dove lui stesso profetizzava che «vedremo un giorno la nascita di computer utilities che, come quelle dell’elettricità e del telefono, serviranno le case e gli uffici di tutto il Paese». Per quei tempi, una bella lungimiranza. Ma il futuro, professore?
«Un giorno non lontano, la maggior parte del traffico internet non sarà fatto dagli esseri umani, ma dalle macchine», risponde. Un giorno non lontano? «Le capacità di calcolo e di comunicazione si stanno dilagando: sensori, attuatori, memorie, display, microfoni. Tutto quanto ci circonda sarà collegato in rete, per dare informazioni e servizi sulla realtà circostante. Potremo controllare a distanza la crescita delle piante, la popolazione ittica di un fiume. Un sistema cooperativo di strumenti che radunano le informazioni e ordinano ad altri strumenti di mantenere l’equilibrio. No, tutto questo è già alla portata della nostra tecnologia. E sta accadendo».
Sul mercato finanziario, rimarca Kleinrock, è già così. Ma si sta allargando a tutti i confini della nostra realtà. «Certo, ci sarà un crescente dibattito sull’affidabilità delle macchine, sul loro senso di responsabilità», ammette. «Il lato oscuro del l’internet esiste: oggi ci sono agenti automatici in grado di spiare migliaia di computer o di prendere il loro controllo a comando. Eppure, resta difficile, se non impossibile, prendere il controllo dell’intera rete». E questo, si deve ai suoi costruttori.
Se internet ha tanti papà, ha una sola mamma: l’Arpa, l’agenzia del Pentagono incaricata della ricerca avanzata, nata in risposta al lancio dello Sputnik russo. «Certo, la rete era di proprietà dell’esercito. Ma quella storia che la decentrazione della rete è nata per proteggere il sistema da un attacco nucleare è una fandonia», se la ride Kleinrock. «Noi eravamo assolutamente liberi nel condurre la nostra ricerca – racconta – che non aveva neppure finalità militari. Era ricerca pura».
I pionieri, avevano solo chiaro in mente che la rete doveva essere «distribuita e pronta ad allargarsi indefinitamente». «Il mio idolo era (il premio Nobel) Claude Shannon e ammiravo i suoi lavori basati sulla legge dei grandi numeri», che accesero la curiosità giovanile per il packet switching. «L’idea originale è che un sistema aperto deve essere la base di tutto: dopodiché meravigliose proprietà, emergeranno». È esattamente quel che è successo in questi quarant’anni.

da www.ilsole24ore.com