Quando si dice avere degli scheletri nell’armadio… A York, nella regione inglese dello Yorkshire, gli abitanti si sono ritovati nei giardinetti di casa più di ottanta scheletri dalla testa mozzata. Gli inquietanti resti, si è scoperto, appartengono a del gladiatori romani vissuti 1800 anni fa. Ad attestare l’età degli scheletri è stata l’Università del Central Lancashire. La loro “professione” di gladiatori è dimostrata invece dai segni dei morsi di leone e di colpi di martello. Ma la prova regina nel riconoscimento degli antichi natali degli scheletri è venuto dall’esame delle braccia: le ossa, tutte di uomini giovani e robusti, mostravano segni che fanno dedurre un maggiore sviluppo del braccio destro, caratteristica descritta dagli scrittori latini come comune agli schiavi addestrati fin dalla giovane età. Dagli esami sui denti è emerso poi che gli uomini provenivano da numerose province romane, tra cui il Nord Africa, uno dei tradizionali luoghi di provenienza dei gladiatori. “Non ci sono altri cimiteri di gladiatori così ben conservati in nessuna altra parte del mondo”, ha dichiarato Michael Wysocki, professore di antropologia e archeologia presso l’università del Central Lancashire, che ha aggiunto: “Nulla di simile a quei morsi è mai stati rinvenuto su uno scheletro romano. E’ molto improbabile che questo individuo fosse stato attaccato da un leone o da una tigre tornando dal pub a York 2.000 anni fa”. Kurt Hunter-Mann, membro della York Archeological Trust è d’accordo sull’importanza del morso: “E’ una delle prove più significative. Il morso di un grosso carnivoro – probabilmente un leone, ma anche una tigre o un orso – deve per forza essere stato provocato in un’arena”. Le precedenti teorie riguardo all’identità degli scheletri sono tante. Alcuni avevano ipotizzato che si trattasse di alcuni aristocratici la cui rivolta era stata fermata da Caracalla. Altri sospettavano un rito pagano che terminava con la decapitazione, altri ancora temevano si trattasse dello sterminio di una minoranza, forse cristiani.
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Autismo: perchè anche l’Italia affronti il problema in modo adeguato
L’autismo è un complesso disturbo dello sviluppo della funzione cerebrale causato da alterazioni neurobiologiche. Provoca severe compromissioni nelle aree della comunicazione verbale e non verbale e dell’interazione sociale. Secondo prudenti stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), esso colpisce 1 persona su 150, con forme e gravità diverse. Grazie alle migliorate capacità di diagnosi, i casi rilevati sono in crescita in tutto il mondo, constatazione, questa, che richiede un rapido e profondo processo di riorganizzazione dei servizi pubblici.
Non a caso alcuni Paesi si sono dotati di strumenti legislativi e programmatici ad hoc. Il 12 novembre dello scorso anno, ad esempio, in Inghilterra è stato approvato l’Autism Act, che sancisce l’obbligo legale di fornire i servizi e il sostegno adeguati alle persone adulte con autismo. Il 17 febbraio scorso, poi, in Ungheria il Governo del Paese ha adottato un Piano Strategico Nazionale per l’Autismo [sull’Autism Act segnaliamo, nel nostro sito, il testo disponibile cliccando qui. Del provvedimento ungherese, invece, ci occuperemo quanto prima con uno specifico approfondimento, N.d.R.]. Anche il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, tra i primi atti di insediamento, ha promosso una strategia concreta per affrontare il problema dell’autismo.
In Italia le persone colpite sono ben 360.000 (molte di più della celiachia, della sindrome di Down, della cecità e della sordità). Eppure non esistono servizi diffusi su tutto il territorio che tengano conto di questa realtà. Questo problema è comune a tutte le Regioni, con l’eccezione di qualche area fortunata, e spinge le famiglie a inseguire ipotesi di trattamento inutili, dannose e spesso molto costose. Inoltre, alcune indagini hanno messo in luce il crollo numerico delle diagnosi dopo i 18 anni, mentre l’autismo è una condizione che dura tutta la vita. La situazione delle persone adulte con autismo è quindi caratterizzata dalla mancanza drammatica di riferimenti sanitari, di servizi, di progetti di vita. Il rischio è la perdita di autonomie e abilità faticosamente raggiunte, associato all’abuso di farmaci.
Nel 2008, il Tavolo Nazionale per l’Autismo promosso dal Ministero della Salute in collaborazione con le associazioni dei familiari, ha redatto una Relazione Finale che definisce le Linee Guida per l’organizzazione dei servizi e i Protocolli più idonei per la diagnosi e il trattamento dell’autismo. Tale documento è una pietra miliare nella storia italiana di approccio all’autismo e dev’essere recepita al più presto dalla Conferenza Stato-Regioni per la sua coerente applicazione in ambito regionale.
L’associazionismo svolge in Italia da più di vent’anni azione indispensabile di stimolo nei confronti della comunità scientifica nazionale, delle pubbliche istituzioni, della scuola e della società, in generale al fine di promuovere orientamenti diagnostici, abilitativi ed educativi adeguati e in conformità con le conoscenze scientifiche internazionali. Sostiene il mutuo aiuto e costituisce un importante punto di riferimento e di sostegno per le famiglie e per le persone con autismo.
F.A.N.T.A.Si.A. (Federazione delle Associazioni Nazionali a Tutela delle Persone con Autismo e Sindrome di Asperger) raccoglie in unico coordinamento le tre principali organizzazioni no profit italiane impegnate nella difesa dei diritti delle persone con Autismo. Si tratta dell’ANGSA (Associazione Genitori Soggetti Autistici), di Autismo Italia e di Gruppo Asperger ONLUS, insieme per tutelare le persone colpite e dare voce alle loro famiglie, per costituire un punto di riferimento alle associazioni locali, per promuovere le linee guida dei corretti trattamenti riabilitativi, ispirandosi alla Carta dei Diritti delle Persone Autistiche, adottata dal Parlamento Europeo.
*Federazione delle Associazioni Nazionali a Tutela delle Persone con Autismo e Sindrome di Asperger. Il presente testo è a firma del presidente di F.A.N.T.A.Si.A. Giovanni Marino e delle vicepresidenti Donata Vivanti e Laura Imbimbo.
Anche i “fedeli” cigni divorziano…restano solo i pinguini
I cigni sono, o perlomeno dovrebbero essere, la specie più fedele del regno animale, ma a volte anche loro entrano in crisi “coniugale”. Una coppia di cigni di Bewick, noti anche come cigni minori, ha divorziato dopo solo due anni di convivenza nelle acque del parco Wildfowl and Westlands Trust di Slimbridge. Sarindi, il maschio, è ritornato in Inghilterra dopo le migrazioni estive portando una nuova partner dalla Russia, Sarind; mentre Saruni, la femmina della coppia, è arrivata a Slimbridge per l’inverno qualche settimana dopo il suo partner e non si è fatta prendere alla sprovvista. Ad accompagnarla c’era infatti un nuovo compagno, Surune.
Una vicenda intrigante fatta di intrecci amorosi, legami che si interrompono e nuovi compagni, quasi come la puntata di una soap opera che, se da un lato ha conquistato il favore della stampa inglese, dall’altro ha sorpreso gli studiosi che da decenni seguono il comportamento dei cigni di Bewick. In quaranta anni di osservazione a Slimbridge sono state analizzate circa 4mila coppie di cigni e ad oggi i casi di divorzio registrati sono solo due, Sarindi–Saruni inclusi.
Questa volta però l’anomalia è doppia: non solo i cigni si sono separati, ma hanno immediatamente rimpiazzato il vecchio partner con un nuovo compagno. E dire che uno studio del Wwf aveva incoronato il cigno come il più fedele del regno animale e una ricerca, proprio sui cigni di Bewick, aveva definito il loro comportamento in coppia come il miglior esempio di monogamia della natura.
“Fino a che sono vivi i cigni tendono a stare insieme – ha spiegato la responsabile Julia Newth in un’intervista alla Bbc – e se cambiano partner è perché il vecchio è morto, raramente perché ne hanno scelto uno nuovo”. Eppure oggi Sarindi divide il piccolo specchio d’acqua con la russa Sarind, mentre a pochi metri di distanza Saruni amoreggia con Surune. I due ex amanti sono tornati nella vecchia dimora e, nonostante la vicinanza forzata, non si sono salutati né riconosciuti.
Svetlana Zacharova e Roberto Bolle danzano ne “Il lago dei cigni” di Ciaikovski
http://www.youtube.com/watch?v=KSnzEI6c6q0
Billy Eliot and the Swan Lake, final scene of the movie
Gran Bretagna: una notte da “barbone” per il principe William
Tale madre, tale figlio: il principe William d’Inghilterra ha deciso di seguire le orme di Lady Diana in materia di carità e ha passato una notte da “senzatetto”.
Il secondo in linea di successione al trono britannico ha scelto di dormire lontano dai comfort di palazzo, per sapere cosa si prova a vivere vicino al ponte dei Blackfriars a Londra.
L’iniziativa del barbone per un giorno è nata insieme all’associazione britannica Centrepoint che assiste la gente di strada: il responsabile Seyi Obakin ha seguito William nella sua notte in mezzo ai “cartoni animati”.
Il primogenito di Carlo e Diana è testimonial dell’organizzazione e si è fatto immortalare in jeans e felpa grigia con cappuccio per attirare l’attenzione sul problema degli adolescenti senzatetto.
Quella notte la temperatura è scesa sotto i 4 gradi e per una notte il 27enne più ricco e coccolato d’Inghilterra ha dimenticato l’agiatezza della sua posizione per un’esperienza «spaventosa, ma importante», come ha scritto Obakin sul sito di Centrepoint.
Una cipolla al giorno…leva il medico di torno !!!
«Una cipolla al giorno toglie il medico di torno»: è probabilmente questo il motto di Charlie e Mabel Northam, 89 anni lui, 90 lei, e residenti di Montacute, nei pressi di Yeovil, nella contea inglese di Somerset.
Secondo quanto riporta il Guardian, che cita i risultati di uno studio condotto su tre milioni di pensionati, gli abitanti del villaggio di Montacute, nel sud ovest dell’Inghilterra, vantano la più alta aspettativa di vita del paese. Alcuni attribuiscono questo record all’acqua buona di una vicina sorgente naturale, altri all’aria pulita del Somerset. Ma secondo Charlie e Mabel il segreto della loro longevità sono le cipolle. I due raccontano di mangiare ogni giorno una cipolla raccolta dal loro orto, accompagnata da un buon bicchiere d’acqua minerale.
«Questo è un posto adorabile – afferma il signor Northam, che da decenni coltiva, oltre alle amatissime cipolle, spinaci, patate, fagioli – dove non usiamo prodotti chimici per seminare la nostra terra. La gente è felice, il villaggio è meraviglioso: credo che questa sia una delle ragioni per cui le persone qui vivono più a lungo». E chissà se qualcuno, contagiato dall’entusiasmo dei suoi abitanti, non preparerà le valigie per trasferirsi a Montacute, alla ricerca dell’ambitissimo elisir di lunga vita.
Lo spermatozoo che fa discutere
di Giuditta Mosca
Ilfracombe è una cittadina del sud est dell’Inghilterra abitata da poco più di 10mila persone che stanno facendo più chiasso di quanto riescano a farne gli abitanti di città molto più popolate. Il piccolo centro è noto per l’elevato tasso di natalità. Le autorità comunali adesso puntano sul restyling e fanno apparire su un cartellone pubblicitario la forma stilizzata di uno spermatozoo, facendo insorgere tutta la comunità.
Ilfracombe è la seconda città al mondo per tasso di natalità. Il peccato è che a rendere brillante questo dato statistico ci sia anche un preoccupante aumento delle gravidanze di donne giovanissime, cosa che per molti abitanti è motivo di vergogna. La piccola comunità vive soprattutto di turismo, motivo che ha spinto le autorità a fare leva in modo non troppo nascosto sul record vantato. Da qualche giorno in tutta l’Inghilterra appare il cartellone che invia una sorta di messaggio criptato: “vuoi procreare? Concediti una vacanza a Ilfracombe”.
Le coste della cittadina sono definite nella pubblicità come “fascinose e curiose” e, a sottolineare questo ultimo concetto, appare la forma stilizzata di uno spermatozoo che ha fatto infuriare gli spiriti conservatori. I movimenti cittadini si spaccano, c’è chi sostiene che fare sfoggio di una tale vergogna – ovviamente riferendosi all’alta percentuale di giovanissime in stato interessante – sia oltraggioso e chi, in modo più ponderato, fa notare che la campagna, costata 5mila sterline, sia un peso per le casse pubbliche.
Per placare gli animi la portavoce del consiglio comunale fa sapere che la strana forma “rappresenta il porto, le onde, i pesci e i coni gelato… sapevamo che i più maliziosi lo avrebbero scambiato per uno spermatozoo ma non si può sempre accontentare tutti”. La cittadina, di architettura e di cultura tipicamente vittoriane, è nota nella zona per via del teatro che si chiama “Madonna’s Bra”, letteralmente “il seno della Madonna”.
fonte tgcom