Chiedere scusa a una donna allunga la vita


Probabilmente per la moglie di Tiger Wood è ormai troppo tardi.

Ma in generale a una donna le scuse possono fare molto bene alla salute, tanto da allungarle la vita. Al contrario non porgere le proprie scuse al gentil sesso, quando se le merita, significa metterle a rischio infarto e ictus.

Almeno questo è quanto emerso da uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della University of Massachusetts Medical School di Worcester (USA) e riportato dai quotidiani britannici Daily Mail e Daily Telegraph.

Quando le donne vengono offese subiscono un aumento della pressione arteriosa e di conseguenza un aumento del rischio di infarto o ictus. Ma se ricevono tempestivamente delle scuse si “calmano” più velocemente con la pressione sanguigna che torna alla normalità il 20% più rapidamente. Al contrario gli uomini ci mettono il 20% in più di tempo per recuperare dopo aver ricevuto le scuse. Per arrivare a questi risultati i ricercatori hanno misurato la pressione arteriosa di 29 uomini e 59 donne invitati a partecipare alla ricerca.

I soggetti sono stati sottoposti a test di matematica che dovevano completare in cinque minuti. Durante il test sono stati interrotti tre volte oppure sono stati incitati con rabbia ad affrettarsi. Al termine del test, i ricercatori hanno detto a ogni singolo partecipante: “Ovviamente tu non sei abbastanza bravo“. Due minuti dopo, i ricercatori hanno chiesto scusa per la loro maleducazione a metà degli uomini e delle donne che hanno preso parte alla ricerca. Ebbene, le donne che hanno ricevuto le scuse si sono calmate più velocemente, mentre gli uomini hanno continuato a sentirsi agitati nonostante l’ammissione di colpa da parte dei ricercatori.

I risultati indicano che ci sono potenziali benefici al perdono e alle scuse“. Infatti, la pressione arteriosa, se rimane per troppo tempo alta, aumenta le probabilità di ictus e infarto.

fonte AGI

Come morirò? – How will I die?


di Daniela Domenici

E’ una domanda che molti di voi, almeno una volta nella vita, si saranno sicuramente posti.

Bene, io me lo sono chiesto spesso e “sento”, con assoluta certezza, che me ne andrò con un tumore, non per un infarto o un incidente in auto o un ictus… la cosa non mi stravolge più di tanto, solo vorrei che il medico che me lo annuncerà mi dicesse con sincerità quanti mesi o anni mi restano da vivere su questa terra in modo da potermi organizzare e vivere al meglio il tempo residuo, soprattutto per non lasciare rapporti in sospeso, spiegazioni non date, perdoni non concessi, chiarimenti non detti, insomma…lasciare tutto in ordine così da non portarmi nell’altra vita, quella vera ed eterna, nella Casa, situazioni in sospeso.

E proprio per sdrammatizzare questo argomento che per me è uno come tanti dato che siamo tutti mortali e che, presto o tardi, ce ne dobbiamo andare, non importa come, nella mia follia ho inventato una delle mie solite filastrocche sul…tumore!!!

Il cancro o tumore

è un signore

che arriva senza far rumore

con un gonfiore

e dopo poche o tante ore

ti conduce dal vero Signore!!!

Lenin morì di sifilide, non di infarto


di Daniela Domenici

leninGli storici hanno a lungo convenuto sul fatto che Lenin abbia subito una serie di tre infarti che lo hanno condotto alla morte ma sono state scoperte nuove prove che sembrano dimostrare che in effetti Lenin sia morto a causa della sifilide.

Il governo sovietico ha fatto vari tentativi per coprire le vere ragioni del comportamento erratico di Lenin e dei suoi improvvisi accessi di rabbia negli anni precedenti alla sua morte nel 1924 ma ora l’autrice Helen Rappaport crede di aver trovato prove che testimonino che Lenin soffrisse di “endartitis luetica”, neuro-sifilide, una forma di malattia che colpisce il cervello; in carte conservate  alla Columbia University a New York ha trovato un riferimento alla vera natura della malattia di Lenin fatto dal famoso scienziato russo Ivan Pavlov.

La studiosa ha scoperto che il vincitore del Nobel, famoso per i suoi studi fondamentali sui cani, una volta ha dichiarato che “la rivoluzione fu fatta da un uomo pazzo con la sifilide nel cervello”.

Helen Rappaport che ha scritto molti libri sulla storia russa crede che sia probabile che Lenin abbia contratto la malattia da una prostituta a Parigi nel 1902 circa.

I sovietici hanno sempre addebitato il suo comportamento erratico all’arteriosclerosi; dalla fine del 1921 Lenin soffrì di una serie di attacchi fisici catastrofici che lo portarono alla paralisi progressiva.

Helen Rappaport ha fatto questa scoperta in seguito alla pubblicazione del suo libro “Cospiratore; Lenin in esilio” perché era determinate a trovare prove sostanziali alla sua affermazione.

Anche molti altri nomi famosi dl passato che hanno contratto la sifilide, inclusi Nietsche, Maupassant, Goethe e Donizetti, hanno sperimentato periodi di comportamento estremamente maniacale e di produttività seguiti da momenti di totale collasso fisico.

Thanks to Daily Mail