Il racconto di un viaggio senza fine


di Daniela Domenici

Ieri la città di Pachino, il comune più meridionale della Sicilia e dell’Italia, grazie al coordinamento per l’immigrazione Abd El Kader Guellali, ha organizzato una giornata per ricordare quegli immigrati che non ce l’hanno fatta, dopo interminabili e atroci viaggi della speranza sulle “carrette del mare”, ad arrivare vivi sulle nostre coste in cerca di una vita migliore, di una terra che credevano fosse il paradiso.

Nell’ambito di questa giornata abbiamo assistito, presso il teatro della chiesa di San Corrado,  allo spettacolo musico-teatrale “Il naufragio infinito di Titti e Hadengai ovvero il racconto di un viaggio senza fine” scritto e diretto da Saro Miano e da lui interpretato con Daniela Cornelio, Elisa Nocita voce, caxixi e marimba e Peppe di Mauro alle percussioni.

Saro Miano ha scritto questo testo rielaborando una serie di articoli e notizie su un naufragio avvenuto l’anno scorso nel Canale di Sicilia in cui sono sopravvissute solo 5 persone su 78 e sulle loro testimonianze ed è riuscito a creare un’opera drammatica, commovente, particolarissima di cui lui stesso è l’io narrante sotto il palcoscenico su cui si alternano, in un perfetto incastro, la voce recitante, graffiante e sofferta, di Daniela Cornelio, il canto modulato tra strazio e dolcezza di Elisa Nocita, che si accompagna anche con caxixi e marimba, e i tanti strumenti a percussione abilmente suonati da Peppe Di Mauro; alle luci il bravo Giuseppe Peralta.

Questo spettacolo avrebbe meritato una maggiore affluenza di pubblico ma anche una maggiore correttezza da quello presente (porta continuamente aperta e cellulari che squillavano) ma l’argomento non era dei più appetibili e facilmente apprezzabili: il “diverso” da noi che sia un immigrato, un disabile o un omosessuale non attrae. E per questo ringraziamo di cuore Saro Miano che ha avuto il coraggio di scegliere questo argomento e gli auguriamo che questo suo breve ma intenso spettacolo possa trovare tante altre “piazze” come Pachino disposte ad accoglierlo.

Immigrati: il 23% dopo 10 anni in Italia parla italiano anche in casa


immigratiIl 23% degli che vivono in Italia da almeno 10 anni utilizza la lingua italiana anche al di fuori dell’ambiente lavorativo. E’ quanto emerge da una ricerca dell’Istat sull’integrazione degli nel nostro Paese.

Parlare l’ anche in casa, con i proprio connazionali, in modo naturale significa non solo una piena integrazione ma anche la testimonianza di un significativo allontanamento dalla cultura d’origine.

Un dato che può essere molto utile al fine del dibattito sulla legge sulla cittadinanza che si sta svolgendo in Parlamento. Ultimamente il tema della cittadinanza ha creato attriti tra le parti politiche e, a volte, anche all’interno dei singoli partiti. Uno dei requisiti che tutti considerano fondamentale per il rilascio della cittadinanza, sia che questa avvenga dopo 5, 8 o 10 anni, è proprio la conoscenza della lingua italiana.

Scorrendo la tabella dell’Istat, allora, si scopre che i più “integrati” da questo punto di vista sono i (il 29,3% di quelli che risiedono in Italia parla frequentemente la nostra lingua anche in casa). Segue poi la comunità peruviana (19,5%), albanese (19,4%) e romena (19,3%). Praticamente inesistente invece, l’uso corrente dell’ fra i gruppi cinese (1,2%) e filippino (2,4%).

da www.blitzquotidiano.it