Teramo: pestaggi in cella, polemica


Video denuncia, si muove il ministro

Una registrazione mandata a un giornale locale ha scatenato la bufera sul carcere di Teramo. Nell’audio si sente la voce del comandante delle guardie penitenziarie, Giovanni Luzi, che redarguisce un agente reo di aver pestato un detenuto. Il fatto sarebbe avvenuto davanti a dei testimoni. “Si massacra di sotto, non in sezione. Abbiamo rischiato la rivolta perché il negro ha visto tutto”, dice Luzi. Sulla vicenda si sta muovendo anche il ministro Alfano.

“E’ vero che il detenuto ha fatto così ma è anche vero che lo ha massacrato in sezione. E in sezione non si può massacrare un detenuto, si massacra sotto. Abbiamo rischiato la rivolta perche’ c’era il negretto, il negro che ha visto tutto…”. Frasi nette, che costituirebbero testimonianza di un pestaggio in piena regola di un detenuto, nel rimbombo di un ufficio nel settore del personale del carcere di Castrogno a Teramo. La voce è del comandante delle guardie penitenziarie, Giovanni Luzi. Oggi avrebbe ammesso che la voce è sua.

Il sostituto procuratore David Mancini ha aperto un’inchiesta e ha acquisito il Cd su cui qualcuno, sicuramente un agente, ha riversato l’audio catturato con un telefonino e spedito in busta anonima al direttore del quotidiano locale La Città. La radicale Rita Bernardini chiama in causa il Guardasigilli: “Alfano sotto questo profilo ci sembra un po’ addormentato. Bisogna prendere provvedimenti urgenti perché 61 suicidi sono troppi, il ritmo di crescita dei detenuti è di 800-1000 l’anno, la situazione è grave e Teramo non fa eccezione”. Stesso invito arriva anche dal Pd, che sostiene “la sottovalutazione di quella che è una situazione esplosiva”.

L’appello a identificare e punire gli eventuali responsabili ma a non strumentalizzare, è lanciato dal Sappe, il sindacato autonomo, il cui segretario Donato Capece parla del Corpo, come “istituzione sana, con una onorabilità da difendere da inaccettabili strumentalizzazioni”.

Teramo non è la Guantanamo d’Italia
Il penitenziario di Teramo è, per Eugenio Sarno, segretario generale Uil penitenziari “connotato dalle caratteristiche negative del sistema carcerario italiano, sistema che trasforma la pena in supplizio e il lavoro intortura, e non certo per colpa del personale”. “Possiamo tranquillamente affermare che Teramo non è la Guantanamo d’Italia”, aggiunge Sarno.

“D’altro canto – aggiunge – nel corso della visita abbiamo potuto incontrare due detenuti a cui il personale ha salvato la vita. Per ben due volte , infatti, uno dei due ha tentato il suicidio attraverso il soffocamento con sacchetto di plastica. L’altro è stato salvato con una corda rudimentale già al collo con il chiaro intento di impiccarsi. Tantomeno nessun detenuto, dei tantissimi, ascoltati dall’On. Bernardini ha fatto riferimento a violenze di sorta. A questo punto credo che il caso si sgonfi clamorosamente. Ovviamente ci rimettiamo, comunque, alla Magistratura cui spetta l’accertamento dell’ accaduto e auspichiamo una conclusione delle indagini in tempi rapidi”.

fonte tgcom

Dalla Guantanamo di Asti una richiesta di auto


guantanamoEgregia Associazione Ampi Orizzonti,
un cordiale saluto da parte dei detenuti della sezione isolamento di via Quarto Inferiore ad Asti. Siamo accusati in base al 270 bis.
Scriviamo rispetto a: la tortura mentale e fisica in questo posto ed anche nelle carceri di Macomer e Benevento. Siamo trattati così per un solo motivo: perché siamo musulmani e accusati di terrorismo.
Un grido di aiuto da parte nostra.
Siamo circa 30-40 persone musulmane nelle carceri italiane, divise tra le carceri di Benevento, Macomer (Nuoro) e Asti. In tutti e tre questi istituti c’è un clima, contro di noi, di odio, pregiudizio, discriminazione religiosa, data la nostra provenienza e il colore della nostra pelle. In queste carceri, da parte dei ministeri della Giustizia e degli Interni, c’è, contro di noi, una sistematica violazione dei diritti umani, della libertà personale e individuale in tutti i sensi. Veniamo picchiati, ci vengono negate negate l’assistenza medica, la libertà di religione; non abbiamo un luogo di culto per noi e neppure un’area per il passeggio. Ci sono persone anziane con patologie gravi. Le regole che applicano contro di noi sono contrarie alle regole internazionali riguardanti i diritti dei detenuti.
Siamo nella categoria “A(lta) S(orveglianza) 2”, invece di essere in una sezione normale con l’aria grande delle attività sportive; dobbiamo pagare noi le medicine per curare le nostre malattie. Tra noi ci sono persone che hanno tentato il suicidio, per diverse volte. Qui mettono insieme persone che fumano e che non fumano. In sezione siamo circa in 20 persone e disponiamo di una sola doccia. Siamo trattati peggio di chi accusato di mafia, pedofilia, assassinio. Più della metà di noi è in attesa di giudizio ed è la prima volta che entra in carcere. Siamo in condizioni mentali disastrose a causa del processo complesso che ci troviamo di fronte.
Adesso vi raccontiamo un poco delle celle in cui ci troviamo adesso. Sono celle da una persona e invece ci tengono in due. A parte un paio di cose, in cella non possiamo tenere niente della nostra roba per vestirci. Le celle sono sporche, l’acqua esce dagli scarichi, dalle finestre entra la pioggia. Non riusciamo a pregare perché c’è sempre acqua in terra. Non andiamo all’aria tutti assieme, ma in una tomba singola accoppiata direttamente a ciascuna cella, dove, da quando siamo qui, circa una settimana, rifiutiamo di andarci.
Fra noi ci sono due persone con problemi reumatici e una brutta circolazione del sangue. Una persona asmatica, che da circa 6 mesi chiede di essere curata, la stanno riempiendo di pasticche. Tre giorni fa un nostro coimputato arrivato da Benevento ha compiuto il viaggio, circa mille km, in furgone, incatenato per una notte e un giorno. E’ arrivato ad Asti alle cinque del mattino. Alle 5,30 ci hanno svegliato tutti per portarci in tribunale. Come può, una persona che non dorme da 24 ore affrontare un processo complesso in quella condizione fisica e mentale? Siamo tutti mentalmente instabili per quello che abbiamo passato e stiamo passando adesso.
Vorremmo tanto andare avanti a raccontare tante altre cose. Un’ultima la diciamo: uno di noi che si trova nel carcere di Nuoro, in Sardegna, gli danno il pane con il maiale. Come voi sapete noi non mangiamo il porco. Siamo diventati vegetariani, potete immaginare come è la situazione.
Speriamo che la nostra lettera trovi qualche riscontro positivo, Preghiamo dio che là fuori ci sia qualcuno che ci aiuti, che può essere presente nella Corte d’assise di Milano, per vedere cosa sta succedendo in quell’aula, dove abbiamo seguito le vie legali, però senza esito.
Distinti saluti da parte nostra.

I detenuti della famosa guerra al terrorismo da Guantanamo Asti.
Ottobre 2009

(L’indirizzo è: via Quarto Inferiore 266 – 14030 Asti)

Lettera ricevuta via mail da: olga2005@autistici.org

dal sito www.informacarcere.it