Giustizia:carcere come luogo reinserimento? pochi ci credono


  di Daniela De Robert

Scandalo nel carcere di Bollate, l’unico in tutta Italia in cui gli uomini e le donne detenute svolgono attività comuni. Lo scandalo consiste nel fatto che una donna e un uomo abbiano iniziato una storia d’amore in un luogo in cui i sentimenti sono banditi e che questa storia abbia portato al concepimento di una vita.

 Come succedeva nei manicomi, aboliti con la legge 180, l’idea di una vita concepita dietro le sbarre non è ammissibile. Quei corpi sono corpi reclusi. Quelle vite, anche se sono di persone adulte, sono vite prigioniere e pertanto private dell’autonomia propria delle persone adulte. Quei sentimenti vissuti in un carcere sono avvertiti come una minaccia.

 La vita in un carcere fa più paura della morte. I sentimenti di amore possono trovare spazio solo se mutilati dalle sbarre, dalla divisione, dalla castità coatta. Solo se si esprimono per lettera o nei colloqui in mezzo a tutti gli altri. Eppure la pena a cui sono stati condannati quell’uomo e quella donna prevede solo la privazione della libertà, non il divieto dell’amore, dell’affettività, della sessualità, della vita che nasce.

 In due mesi sono morti suicidi in carcere 12 persone. Più di uno a settimana. Ma quelle morti non fanno rumore. In fondo la morte, la violenza, il dolore sono considerate parte integrante del carcere. In fondo, potevano pensarci prima di delinquere. In fondo, è solo un delinquente in meno.

 Il concepimento di un bambino invece scatena sentimenti di indignazione: si sono amati mentre stavano scontando un pena! Per questo si chiede che siano puniti e insieme a loro anche la direttrice che consente che succedano fatti così riprovevoli dentro un carcere, anche se è un carcere modello. Perché al carcere come luogo di reinserimento credono davvero poche persone. Basta un seme di vita per fare cadere la maschera.

da www.radicali.it

Anche le piante hanno l’ormone della gravidanza


Per la prima volta l’ormone della gravidanza, il progesterone, è stato scoperto in una pianta. Il risultato, che si deve a un gruppo di ricerca coordinato da Guido F. Pauli dell’università dell’Illinois a Chicago, potrebbe, secondo gli esperti, cambiare la comprensione scientifica dell’evoluzione e la funzione del progesterone nei viventi, animali e vegetali.

Finora si riteneva che solo gli animali avessero questo ormone, uno steroide secreto dalle ovaie, che prepara l’utero alla gravidanza e la sostiene. «Mentre il ruolo biologico del progesterone è stato esattamente studiato nei mammiferi, la ragione per la sua presenza nelle piante è meno evidente» ha osservato Pauli.

Si ritiene che l’ormone, come gli altri steroidi umani, potrebbe non essere un antico bioregolatore che si è evoluto miliardi di anni fa, prima della sua apparizione nelle moderne piante a animali. La scoperta, pubblicata sulla rivista della società chimica degli Stati Uniti, Journal of Natural Products, è stata possibile grazie a due potenti tecniche di laboratorio, quali la risonanza magnetica nucleare e la spettroscopia di massa per individuare il progesterone nelle foglie di Noce Inglese.

I ricercatori hanno anche identificato cinque steroidi collegati al progesterone in una pianta che appartiene alla famiglia dei ranuncoli.

da www.blitzquotidiano.it

“Lettera a una bambina mai nata”


di Francesco dal carcere di Augusta

Cosa hai sentito finora del mondo

attraverso l’acqua e la pelle

tesa della pancia di mamma?

Cosa ti hanno detto le tue orecchie

imperfette della nostra paura?

Riusciremo a volerti senza pretendere,

a guardarti senza riempire il tuo

spazio di parole, inviti, divieti?

Riusciremo ad accorgerci di te

anche dai tuoi silenzi, a rispettare

la tua crescita senza gravarla

di sensi di colpa e affanni?

Riusciremo a stringerti senza che

Il nostro contatto sia richiesta

spasmodica o ricatto d’affetto?

Vorrei che i tuoi natali non fossero

colmi di doni, segnali a volte sfacciati

delle nostre assenze, ma di attenzioni.

Vorrei che gli adulti che incontrerai

fossero capaci di autorevolezza, fermi

e coerenti: qualità dei più saggi.

La coerenza mi piacerebbe per te.

E la consapevolezza che nel mondo

in cui verrai esistono oltre alle regole

le relazioni e che le une

non sono meno necessarie delle altre,

ma facce di una stessa luna presente.

Mi piacerebbe

che qualcuno ti insegnasse a inseguire

le emozioni come gli aquiloni fanno

con le brezze più impreviste e spudorate;

tutte, anche quelle che sanno di dolore.

Mi piacerebbe

che ti dicessero che la vita

comprende la morte.

Perché il dolore non è solo

vuota perdita ma affettività,

acquisizione oltre che sottrazione.

La morte è un testimone che i

migliori di noi lasciano ad altri

nella convinzione che se ne possano

giovare: così nasce il ricordo,

la memoria più bella che è storia

della nostra stessa identità.

Mi piacerebbe

che qualcuno ti insegnasse a stare da sola,

ti salverebbe la vita.

Non dovrai rincorrere la mediocrità

per riempire vuoti,

né pietire uno sguardo

o un’ora d’amore.

Impara a creare la vita

dentro la tua vita

e a riempirla di fantasia.

Adora la tua inquietudine

finché avrai forza e sorrisi,

cerca di usarla per contaminare gli altri,

soprattutto i più pavidi e vulnerabili.

Dona loro il tuo vento intrepido,

ascolta il loro silenzio con curiosità,

rispetta anche la loro paura eccessiva.

Mi piacerebbe

che la persona che più ti amerà

possa amare il tuo congedo

come un marinaio che vede

la sua barca allontanarsi

e galleggiare sapiente

lungo la linea dell’orizzonte.

E tu allora

porterai quell’amore sempre con te,

nascosto nella tua tasca più intima.

Gravidanza: se la madre beve alcol, rischio depressione per il bambino


di Matteo Clerici

Bere alcol, anche in maniera moderata, durante la gravidanza, raddoppia i rischi di depressione per i figli.

E’ quanto emerge da uno studio del Telethon Institute for Child Health Research (Australia), diretto dalla dottoressa Colleen O’Leary e pubblicato da “Addiction”.

La dottoressa ed i suoi collaboratori hanno lavorato con più di 2000 donne incinte ed i loro figli, intervistando le prime sull’abitudine al bere e studiando i secondi riguardo alla loro salute fisica e mentale. In generale, i ricercatori hanno osservato come solo un terzo delle volontarie si sia astenuta dall’alcol, nonostante gli avvertimenti medici di rinunciarci completamente durante la gestazione.

Riguardo agli effetti, è così emerso come sia sufficiente una bottiglia di vino la settimana nel primo trimestre della gravidanza per raddoppiare le possibilità’ di ansia e depressione nei figli. Al contrario, bere alla fine della gravidanza sembra aumentare il rischio di aggressività’ e di dolori fisici nei bambini.

Spiega la dottoressa O’Leary: “La maggior parte di questi problemi non e’ evidente fino a che il bambino non cresce. C’è’ una chiara evidenza che i problemi comportamentali dei figli aumentano all’aumentare del consumo di alcol da parte delle madri. L’alcol in gravidanza agisce in modi diversi. l tempo e la quantità’ di esposizione all’alcol sono essenziali per comprendere a pieno i suoi effetti. Non tutti i bambini hanno problemi se sono stati esposti all’alcol nell’utero, ma tuttavia il rischio c’è’ e le madri dovrebbero essere informate a riguardo”.

da www.newsfood.com

Nausea in gravidanza, neonati più intelligenti


neonatiROMA – La nausea in gravidanza può essere ‘sintomo’ di un bebé destinato ad avere un alto quoziente di intelligenza. Lo rivela uno studio di Irena Nulman dell’Hospital for Sick Children di Toronto pubblicato sul Journal of Pediatrics. Gli esperti hanno eseguito vari test cognitivi su tre gruppi di bambini tra i 3 e i 7 anni, le cui mamme avevano avuto nausea in gravidanza ed erano state trattate con un farmaco in uso in Canada, o avevano sofferto di nausea ma non avevano preso il farmaco, oppure non avevano sofferto di nausea tout court. Anche tutte le mamme sono state esaminate per quoziente intellettivo e fattori socioeconomici.

E’ emerso che, con o senza trattamento farmacologico, la nausea in gravidanza è associata al quoziente intellettivo del nascituro: premesso che tutti i bambini esaminati hanno un quoziente intellettivo nella norma, quelli le cui mamme hanno sofferto di nausea in gestazione mostrano in vari ambiti cognitivi (linguistico, matematico etc) performance maggiori. E’ possibile che la nausea in gravidanza, portando a una riduzione calorica e quindi insulinica, influenzi livelli ormonali della gestante che vanno a loro volta ad influenzare la crescita della placenta e, quindi, lo sviluppo del feto, nella fattispecie del suo cervello.

fonte Ansa

Ricerca: già nel pancione i bebè ascoltano e capiscono


Uno studio tedesco pubblicato su “Current Biology” feti percepiscono i contenuti emotivi dei messaggi attraverso l’intonazione che caratterizza il linguaggio materno

gravidanzaFuturi genitori occhio alle parole, ma soprattutto al tono che usate. Il bebe’, infatti, inizia a ‘rubare’ i segreti del linguaggio quando e’ ancora nel pancione. Per questo, fin dai primissimi giorni di vita, il neonato risponde con diversi tipi di pianto agli stimoli che gli arrivano dalle voci dei genitori. Lo rivela un nuovo studio tedesco, pubblicato online su ‘Current Biology‘. “Il sorprendente risultato di questo studio – sottolinea Kethleen Wermke dell’Universita’ di Wuerzburk – e’ che non solo i neonati sono in grado di produrre diverse ‘melodie’ di pianto, ma anche che preferiscono quei tipi di melodie che hanno caratterizzato il linguaggio udito nel corso della loro vita fetale, nell’ultimo trimestre di gestazione”, precisa. “Al contrario delle interpretazioni ‘ortodosse’, questi dati sottolineano l’importanza del pianto dei bambini per nutrire lo sviluppo del linguaggio”, aggiunge la ricercatrice, con buona pace dei neogenitori di piccolissimi urlatori. I feti sono in grado di memorizzare suoni del mondo esterno fin dall’ultimo trimestre di gravidanza, con una sensibilita’ particolare per la melodia che circonda musica e parole, come dimostrano le piu’ recenti ricerche. I neonati prediligono fra tutte le altre la voce della mamma e percepiscono i contenuti emotivi dei messaggi attraverso l’intonazione che caratterizza il linguaggio materno. Secondo gli esperti, queste preferenze sono basate principalmente sulla melodia. Benche’ si sappia che l’esposizione prenatale al linguaggio influenzi le percezioni dei neonati, gli scienziati pensavano che le parole provenienti dall’ambiente circostante influissero sulla produzione di suoni molto piu’ tardi, ricordano i ricercatori tedeschi. Invece sembra proprio che non sia cosi’. Il gruppo di Wermeke, in collaborazione con colleghi del Cnrs di Parigi, ha registrato e analizzato il pianto di 60 neonati sani, 30 appartenenti a famiglie francesi e altrettante a famiglie tedesche, quando i piccoli avevano da 3 a 5 giorni.

 da www.vita.it

Mamma a 14 anni, papà a 15


Perugia, 01-11-2009

Ha 14 anni, frequenta la terza media a Foligno e nelle prossime settimane sara’ mamma di una bimba. Il papa’ ne ha 15, anche lui studente di terza media nella stessa scuola ma in un’ altra classe. Della loro storia d’ amore, cominciata sui banchi di scuola da quasi due anni riferisce oggi il Corriere dell’ Umbria.

La baby mamma, studentessa modello con una media scolastica tra l’ otto ed il nove, come tanti suoi coetanei ha un blog nel quale racconta anche di questo momento particolare della sua adolescenza.

Se c’e’ qualcosa di detestabile nella vita – scrive – oltre “alla falsita’, agli obblighi, alla volgarita”‘ sono “quelli cui la paura di perdere impedisce di giocare”.

I due protagonisti sono entrambi italiani, di famiglie non abbienti. I genitori della futura mamma sono separati ed il padre e’ in cassa integrazione. Una situazione economica difficile quella della sua famiglia tanto che sono intervenuti ance i servizi sociali.

Lei – scrive il giornale – continua ad andare regolarmente a scuola. Non indossa piu’ jeans ma maxipull colorati per proteggere il suo pancione. Una vicenda ormai conosciuta da molti in citta’.

I due baby genitori fanno progetti per il futuro loro e della bimba ma a quanto si e’ potuto oggi apprendere a Foligno i rapporti tra le loro famiglie non sarebbero buoni per via di quello che loro, adulti, considerano “un incidente”.

La ragazza si sarebbe confidata con la mamma quando era gia’ al quarto mese di gravidanza, in un momento in cui non era piu’ possibile prendere in considerazione l’ ipotesi di una sua interruzione volontaria.

Il nonno della neomamma, un ex artigiano, non nasconde le preoccupazioni anche per la difficile situazione economica della famiglia. “A scuola – ha detto – insegnano ai ragazzi tante cose. Forse sarebbe il caso che in classe si parli anche della educazione sessuale e del modo di prevenire certe cose

fonte rainews24