Il PM indaga per omicidio colposo

Il giovane, condannato lo scorso maggio a un anno e due mesi di reclusione per avere scassinato alcuni parchimetri, aveva ottenuto gli arresti domiciliari ma “il pomeriggio del 6 ottobre – racconta la madre – era uscito per un quarto d’ora in strada per salutare la ragazza”, trovando al ritorno a casa la polizia.
E’ atteso nei prossimi giorni l’ esito dell’autopsia sul corpo di Giuseppe Saladino, il 32enne di Parma morto nel carcere della città emiliana. Il decesso nella notte fra il 6 e 7 ottobre (non venerdì scorso come inizialmente era trapelato), poche ore dopo il suo ritorno in cella. L’esame, eseguito dal medico legale Cristiano Bertoldi alla presenza anche di un perito della famiglia del giovane, è stato disposto dal pm Roberta Licci, che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Il giovane, condannato lo scorso maggio a un anno e due mesi di reclusione per avere scassinato alcuni parchimetri, aveva ottenuto gli arresti domiciliari ma “il pomeriggio del 6 ottobre – racconta Rosa Martorana, madre del giovane – era uscito per un quarto d’ora in strada per salutare la ragazza”, trovando al ritorno a casa la polizia. A quel punto per il giovane erano scattate nuovamente le manette ed il trasferimento in carcere. Qui, però, dopo poche ore è sopraggiunta la morte. “La mattina alle otto mi hanno telefonato – spiega la madre – Era il direttore del carcere che mi ha detto: suo figlio è morto per arresto cardiaco. Giuseppe quel giorno però stava bene: non era vivace come al solito, ma stava bene”. Il trentaduenne aveva da tempo problemi di tossicodipendenza. Era in carico al Sert di Parma dove andava a farsi somministrare il metadone. Il 21 luglio però era stato trasferito, su disposizione del giudice Mastroberardino, all’ospedale psichiatrico di Reggio Emilia. La diagnosi: stato di agitazione con scompenso psichico in disturbo psicotico. Dopo un mese il ritorno nel carcere di Parma, e il 6 ottobre la decisione del giudice Lo Moro di concedergli gli arresti domiciliari, dove però è rimasto solo poche ore. “Voglio giustizia, mi devono dire cosa è successo – ripete la madre – Era stato condannato per un piccolo furto: mio figlio non aveva mai commesso reati gravi come rapine o spaccio. Era un ladro di polli e ora me l’ hanno ammazzato”. “Nel verbale che mi ha rilasciato la polizia, che è venuta a perquisire la casa il giorno dopo la morte di Giuseppe, c’è scritto: a seguito dell’avvenuto decesso per assunzione di stupefacenti – conclude la madre – Ma come fanno a dirlo? E se fosse così, e non è così, perché non lo hanno curato prima di metterlo in cella?”. La morte di Giuseppe Saladino è il secondo caso in pochi giorni nel carcere parmigiano di via Burla. Il 27 ottobre, infatti, si era suicidato in cella Francesco Gozzi, 52 anni, affiliato alla cosca Latella di Reggio Calabria. L’uomo stava scontando l’ergastolo in regime di 41 bis e si è tolto la vita impiccandosi con una corda fatta di lenzuoli.
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