E’ morto ieri, all’età di 100 anni il maestro dell’antropologia, il padre fondatore dello strutturalismo.
Nato a Bruxelles nel 1908, Levi-Strauss è diventato celebre negli anni sessanta per il suo libro ”Antropologia strutturale”, seguito da quello che è considerato il suo lavoro più importante,”Il pensiero selvaggio”.
Trascorse un lungo periodo negli Stati Uniti, dove fu costretto a scappare nel 1939 per evitare le persecuzioni naziste contro gli ebrei. A New York insegnò presso ”La Nuova Scuola per le Ricerche Sociali” e insieme a Jacques Maritain, Henri Focillon e Roman Jakobson, fu uno dei fondatori dell’Ecole Libre des Hautes Etudes, una università per accademici francesi in esilio.
Ha trascorso la sua vita viaggiando in tutto il mondo, osservando, coi suoi occhi imparziali, i comportamenti dei vari popoli, risultandone un lavoro che ha rivoluzionato il modo di pensare l’uomo, con l’intento di scuotere i pregiudizi, di trovare un ordine nel caos delle diversità.
La cultura di un popolo, secondo Strauss, è il complesso delle peculiarità del popolo stesso, essa va intesa come fenomeno di superficie che rivela l’universale tendenza dell’uomo ad ordinare e classificare i fenomeni percepiti e l’esperienza. Mentre i fenomeni esteriori variano, i sottostanti principi ordinatori restano gli stessi in una dimensione sottostante, lo
di Monica Maiorano
E’ morto ieri, all’età di 100 anni il maestro dell’antropologia, il padre fondatore dello strutturalismo.
Nato a Bruxelles nel 1908, Levi-Strauss è diventato celebre negli anni sessanta per il suo libro ”Antropologia strutturale”, seguito da quello che è considerato il suo lavoro più importante,”Il pensiero selvaggio”.
Trascorse un lungo periodo negli Stati Uniti, dove fu costretto a scappare nel 1939 per evitare le persecuzioni naziste contro gli ebrei. A New York insegnò presso ”La Nuova Scuola per le Ricerche Sociali” e insieme a Jacques Maritain, Henri Focillon e Roman Jakobson, fu uno dei fondatori dell’Ecole Libre des Hautes Etudes, una università per accademici francesi in esilio.
Ha trascorso la sua vita viaggiando in tutto il mondo, osservando, coi suoi occhi imparziali, i comportamenti dei vari popoli, risultandone un lavoro che ha rivoluzionato il modo di pensare l’uomo, con l’intento di scuotere i pregiudizi, di trovare un ordine nel caos delle diversità.
La cultura di un popolo, secondo Strauss, è il complesso delle peculiarità del popolo stesso, essa va intesa come fenomeno di superficie che rivela l’universale tendenza dell’uomo ad ordinare e classificare i fenomeni percepiti e l’esperienza. Mentre i fenomeni esteriori variano, i sottostanti principi ordinatori restano gli stessi in una dimensione sottostante, lo spirito umano, l’inconscio.
fonte Ansa.it
“Nulla, allo stato attuale della ricerca, permette di affermare la superiorità o l’inferiorità di una razza rispetto all’altra” è l’idea di un “maitre a penser” del XX secolo.