8 marzo: incontro con le candidate regionali disabili


Discriminazione multipla e bisogno di rappresentare in prima persona le proprie problematiche: queste le motivazioni alla base delle candidature di alcune donne disabili alle prossime elezioni regionali. Le testimonianze di Nunzia Coppedè, Anna Petrone e Carla Castagna: “il nostro impegno politico è una conquista importante. Non si possono fare parti uguali tra diseguali”

donna disabile su sedia a ruote

ROMA – Una “doppia emarginazione: in quanto donne e in quanto disabili”: è questa la sorgente dell’impegno politico delle candidate con disabilità che si presenteranno nelle liste delle prossime elezioni regionali.  Aumenta il numero delle donne disabili che decidono di giocare la carta della politica, candidandosi i prima persone a rappresentare le problematiche e i bisogni che incarnano.

Per indicare solo alcuni nomi, alle prossime elezioni regionali, in Calabria si potrà votare per Nunzia Coppedè, in Campania si troverà sulla scheda il nome di Anna Petrone, in Piemonte si potrà dare la preferenza a Carla Castagna: tre donne con disabilità, tre donne da sempre impegnata nel associazionismo. Un protagonismo nuovo, quelle donne disabili, che sembra affondare le proprie radici in quella che tecnicamente si chiama “discriminazione multipla”.

“Nel mondo della disabilità, la donna ha una problematica  multipla – ci spiega la Coppedè, che in passato ha legato il suo nome alla fondazione della comunità Progetto Sud, alla comunità di Capodarco e dal 1995 è presidente della Fish Calabria – E’ quindi estremamente positivo che queste donne inizino a farsi sentire, diventino protagoniste: il loro impegno politico è una conquista importante”.

Dello stesso parere Anna Petrone, presidente dalla Uildm di Salerno ma anche consigliera nazionale della stessa associazione, che spiega “questo nuovo protagonismo delle donne disabili” con “la doppia discriminazione che dobbiamo subire. D’altra parte – aggiunge – anche la legge elettorale delle quote favorisce un maggior coinvolgimento politico delle donne”.

“Siamo le più discriminate – ci dice anche Carla Castagna – ed è per questo che decidiamo di impegnarci in prima persone. Serve un’ottica di genere, che invece ancora manca completamente. L’associazionismo della disabilità ci sono gravi ritardi in questo senso. Al tempo stesso, anche il movimento delle donne inizia solo ora a interessarsi delle problematiche della disabilità. La sensazione è che dobbiamo deciderci a rappresentare noi stesse le nostre problematiche, altrimenti nessuno se ne fa carico. Ed è per questo che ci candidiamo”.

Ma c’è un altro aspetto che accomuna tutte le candidate disabili in corsa per le prossime regionali: l’impegno nell’associazionismo. Come accade che dall’associazione si passi alla lista di partito? Alla base, sembra esserci da un lato la fiducia nelle potenzialità della politica, dall’altra l’insoddisfazione per le risposte che, fino a questo momento, la politica stessa ha fornito ai bisogni delle persone. “Siamo stati sempre coinvolti, come federazione, dagli enti locali – racconta Anna Petrone – C’è sempre stata una forte collaborazione tra associazione e politica, soprattutto a livello territoriali. Ci siamo però accorti che i politici si limitavano ad ascoltare i nostri bisogni, per poi reinterpretarli a loro modo. In altre parole, i nostri bisogni non sono mai stati davvero soddisfatti. Per questo, credo che debba avvenire questo passaggio dall’associazionismo alla politica: perché dobbiamo essere noi, in prima persona, a portare avanti le nostre richieste e a trovare le risposte adeguate. E c’è molto da fare, soprattutto dal punto di vista socio-sanitario: manca quasi completamente l’assistenza personale, senza la quale è impossibile parlare di integrazione”.

Parole ed esperienze che trovano riscontro anche nei racconti di Nunzia Coppedè, entrata in politica “per la grane difficoltà di ottenere cambiamenti politici in Calabria: ho pensato che fosse ora di provare questa esperienza, per realizzare in prima persona questo cambiamento. Per quanto riguarda la nostra Regione, l’urgenza principale è la creazione di servizi territoriali in grado di lasciare le persone malate e disabili nelle loro case, con il sostegno di un’adeguata assistenza: al momento – spiega – la risposta più frequente ai nostri bisogni è la Residenza sanitaria assistenziale, che certo non favorisce l’inclusione”.

“Il passaggio dall’associazionismo alla politica è abbastanza naturale – ci spiega Carla Castagna – perchè è naturale, dopo tanti anni d’impegno al fianco degli enti locali, voler essere presenti laddove si prendono le decisioni. Abbiamo il compito di portare nella politica, e in particolare nella politica per la disabilità, quell’ottica di genere che ancora manca: perché non si possono far parti uguali tra diseguali”.

da www.superabile.it