Tredicenne come Pistorius


di Tommaso Romanin

Quando si calerà la maschera sul volto, impugnerà il fioretto con il suo braccio artificiale e respirerà di nuovo quello che si prova quando si sta per fronteggiare un’avversaria, sarà passato un anno e mezzo dalla malattia, o come preferisce ricordare la sua famiglia, da quel brutto incidente che ha portato via a Beatrice le braccia e le gambe. Tredici anni da Mogliano Veneto, ‘Bebe’ (così la chiamano tutti) ha tagliato il suo traguardo: essere la prima persona al mondo a tirare di scherma con quattro protesi. Lo farà domenica pomeriggio, a San Lazzaro di Savena, alle porte di Bologna, invitata al campionato regionale paralimpico dell’Emilia-Romagna. “‘Bebe’ è emozionatissima – racconta orgoglioso il padre Ruggero Vio, sempre al fianco della figlia nella lunga riabilitazione – e sono certo che farà di tutto per vincere. Non è nel suo carattere venire a prendere delle mazzate”. La ragazzina dovrà sedersi su una carrozzina. “Ma il suo sogno, il nostro sogno – prosegue il padre – è quello di riuscire un giorno a gareggiare in piedi. E’ difficile, ma se è arrivata fino qui non è giusto metterle dei limiti. L’obiettivo, intanto, è partecipare ai campionati italiani paralimpici a Foggia, in giugno. Ha solo bisogno di traguardi”. Giovanissima promessa della scherma, da quando aveva sei anni Beatrice girava l’Italia inseguendo la sua passione. Fino al 20 novembre 2008, quando fu colpita da una setticemia, un’infezione del sangue che poteva costarle la vita e che l’ha portata, uno dopo l’altro, all’amputazione di tutti e quattro gli arti. Sei mesi di ospedale, poi la faticosa ripresa.

E l’incontro con il centro protesi Inail di Vigorso, vicino a Bologna. Piano piano si è rimessa in piedi, ha ricominciato a camminare, scrivere, dipingere (un’altra sua grande passione), a uscire in tenda con gli scout. Ma lei, per dimostrare che “nella scherma ci si mette il cuore”, come ha detto una volta durante una discussione da bimbi con il fratello calciatore, ha continuato a covare il sogno sportivo. “Abbiamo conosciuto Pistorius, lo scorso anno”, ha spiegato il padre, che ha anche dato vita ad un’associazione per raccogliere fondi, per Beatrice e per permettere di fare sport ad altri bambini amputati. “Oscar è venuto ad una nostra iniziativa. Ha corso con Bebé, l’ha spinta in carrozzina e poi lei ha spinto lui. Si è innamorato e si sono contagiati a vicenda con la loro forza”. Ma un conto è l’atletica. Un altro è la scherma, dove servono protesi speciali, fatte apposta per tenere in mano un’arma di acciaio. “A dicembre ne abbiamo parlato con Fabio Giovannini, allenatore della nazionale paralimpica. A gennaio Bebé ha provato. Ma non è andata bene. Le protesi le facevano male”.

Poi a marzo, sempre a Vigorso, la svolta. “Quelli di Arte Ortopedica si sono inventati questo prototipo di braccio artificiale. Lei l’ha provato ed è andata benissimo. E’ tornata agli allenamenti. E domenica se la vedrà con altri disabili”. Ma lei questa parola non l’ha mai digerita, e in questi mesi ha continuato a ripetere: “Datemi le gambe e vedrete”.

fonte ANSA

Scherma: CdM Salisburgo, bene la Vezzali


Non poteva pensare ad un regalo di compleanno migliore, Valentina Vezzali che, nel ”suo” giorno, vince la prova di Coppa del Mondo di fioretto femminile svoltasi a Salisburgo. Percorso netto quello della jesina che, da numero due del tabellone, ha raggiunto la finale dove ha sconfitto la polacca Sylwia Gruchala per 15-14. ”E’ stato un gran bel regalo di compleanno – dice, sorridendo, Valentina Vezzali -. Iniziare bene la stagione era importante e questo successo ripaga dei sacrifici che si continua a fare. Dopo i Mondiali di Antalya mi sono rimessa sotto, lavorando sodo ed inizio ad avere buone sensazioni. Sono contenta”. Ma la giornata azzurra e’, nel complesso, piu’ che soddisfacente. Dodici italiane nelle prime sessantaquattro, dieci nelle prime trentadue, otto nelle prime sedici, quattro nelle prime otto e tre nelle prime quattro.

”Ottimo esordio per tutto il gruppo – commenta un soddisfatto Stefano Cerioni, commissario tecnico del fioretto italiano -. Al di la’ della vittoria di Valentina, e’ il risultato complessivo che ci fa ben sperare”. Da segnalare la prestazione di Giovanna Trillini che, tornata in pedana dopo la seconda gravidanza, ha raggiunto gli ottavi di finale e non e’ riuscita a staccare il ”pass” per entrare tra le prime otto solo per due stoccate. (13-15 la sconfitta subita dalla coreana Nam).

Come sette giorni fa a Budapest, anche oggi, a Mosca, nella prova a squadre del Gp FIE, l’Italia di sciabola maschile conosce la sconfitta nell’assalto di finale. Ancora un secondo posto dunque per gli azzurri che sono usciti sconfitti, per 41-45, dal match contro la Francia. ”E’ un gruppo straordinario – commenta il Ct Giovanni Sirovich -. Non e’ facile confermarsi, ma i ragazzi anche oggi sono stati grandissimi ed hanno colto questo risultato che e’ senza dubbio da elogiare. Adesso si guarda alla prova a squadre del Gp FIE di Plovdiv dove lo scorso anno si vinse”. La formazione azzurra, composta da Aldo Montano, Gigi Tarantino, Diego Occhiuzzi e Giampiero Pastore, dopo aver superato agli ottavi di finale la Polonia col punteggio di 45-28, aveva sconfitto i padroni di casa della Russia per 45-36. In semifinale superata anche la Cina col netto punteggio di 45-39, prima di uscire sconfitti 41-45 dall’assalto contro la Francia.

fonte ANSA

Federica Matulli: campionessa italiana di fioretto e spada su wheelchair


di Chiara Panzeri

Federica Matulli, 28 anni, è una dei 12 atleti disabili premiati a Bologna nella sala del Consiglio provinciale. Alle spalle un passato di vittorie nel tennis, oggi campionessa italiana di fioretto e spada agli assoluti paralimpici di Pozzuoli

Federica Matulli

BOLOGNA – Si fatica a crederle. Federica Matulli, 28 anni, disabile, racconta che si dedica alla scherma da un anno soltanto, e che si è imbattuta in questo sport per un puro caso: “Non ho scelto la scherma, è la scherma che ha scelto me. Ho incontrato al supermercato un’amica, la mia attuale allenatrice, che mi ha proposto di fare una prova in palestra. E così mi sono infatuata…”. Una passione che Federica, che vive a Casalecchio di Reno, nella cintura bolognese, coltiva con entusiasmo. La scherma le piace perché fa delle armi un utilizzo nobile, basato essenzialmente sulla difesa: come campionessa italiana di spada e fioretto, spiega che si tratta di due discipline molto diverse, la prima richiede soprattutto forza fisica, mentre la seconda “è un fatto di testa, nel fioretto devi possedere una buona tecnica che ti permetta poi di sviluppare una tattica vincente”.

Una competenza che la campionessa bolognese ha evidentemente sviluppato presto, mentre si prepara per un nuovo trionfo a fine gennaio, in Germania, stavolta però con la maglia azzurra: “La chiamata in Nazionale è stata una grande sorpresa – continua la giovane che non ha disdegnato i tanti flash di amici e cronisti – e non la vivo assolutamente come un primo traguardo. Anzi, per me si tratta di un punto d’inizio, uno stimolo a fare ancora di più”. E alla domanda se punti alle Paralimpiadi, sorride spavalda con un “sì!” che non lascia alcun dubbio su come andrà a finire.

Quando lascia il fioretto, come vive la campionessa la sua disabilità? Federica ama viaggiare, cosa non sempre facile quando si tratta di farlo su una sedia a ruote. Parlando con lei di barriere architettoniche e di accessibilità, emerge un quadro della situazione bolognese tutto sommato positivo: “A livello di strutture Bologna è molto vivibile, io per esempio mi muovo utilizzando anche mezzi pubblici come gli autobus. Ci sono altre città come Milano, in cui una volta uscita dalla stazione, se sono da sola, devo inevitabilmente prendere un taxi, non ho altre possibilità”. Ma restano ancora tanti i problemi di risolvere, e forse è anche per questo che Federica nel Duemila ha fondato Apre (Associazione paraplegici Emilia-Romagna): “A livello politico e culturale siamo molto indietro, si parla ancora di disabili, quando si dovrebbe parlare semplicemente di persone”.

da www.superabile.it