“Rendimi altare”


di Angela Ragusa

Rendimi altare,rilucente di ori…

…giaciglio che nutre la mia fame di te,

prepara , in un anfratto nascosto del tuo cuore.

Cura le ferite che mancanza procura

quando assenza preclude ai miei occhi

rifugio nei tuoi…

Proteggi il paradiso che siamo

se pur anime dannate

si specchiano in noi.

Inspira il mio respiro

e nutrirà il tuo giardino:

ogni fiore sbocciato, di devota carezza,

lusingherà la mia preghiera….

“Filo spinato”


di Angela Ragusa

Alla mente i ricordi ,sulla pelle il destino
tatuaggio indelebile,inflitto ed inciso
Pochi i miei anni di contro a paura
agli occhi afferrata e lì impressionata.
Ai miei giochi vietati lasciavo la polvere
e strano l odore di un fumo nebbioso
che fitto esalava al gelo dei cuori,
poggiato a quel filo, la spina pungeva.

E lo sguardo al di là oltrepassava la morte
se forte, fame spingeva
E senza capelli ,vuoto lo stomaco
Io non capivo il perché.

La risata e’ come fare ginnastica, fa bene e aumenta fame


Ridere e’ come fare ginnastica: riduce gli ormoni dello stress, fa bene al sistema immunitario, riduce la pressione e il colesterolo cattivo, aumenta quello buonoe poi aumenta un po’ l’appetito, proprio come l’esercizio fisico. E’ la conclusione di una serie di studi compiuti da Lee Berk dell’Universita’ di Loma Linda in California. L’ultima delle ricerche, presentata alla conferenza di Experimental Biology a Anaheim, dimostra che l’esercizio del sorriso, ribattezzato in inglese Laughercise, aumenta l’ormone dell’appetito, la grelina, e riduce l’ormone spezza-fame, laleptina. Gli esperti lo hanno dimostrato chiedendo a un gruppo divolontari di guardare per alcune settimane spezzoni di film drammatici o commedie divertenti. Con analisi del sangue e’ emerso l”effetto ginnastica’ della risata e l’effetto sull’appetito. L’esercizio del sorriso ripetuto potrebbe dunque essere utile per una serie di malattie in cui l’appetito si riduce: per esempio per gli anziani che soffrono di debilitazione perche’ sedentari e senza appetito

fonte ANSA

Emma Bonino in sciopero totale della fame e della sete


Emma Bonino in sciopero totale della fame e della sete in difesa della legalità e della democrazia. A Milano con Marco Cappato domani alle ore 12 conferenza stampa.

Oggi lunedì 22 febbraio, Emma Bonino annuncerà i motivi e gli obiettivi in difesa della legalità e della democrazia della sua iniziativa nonviolenta di sciopero totale della fame e della sete nel corso di una conferenza stampa, che si terrà alle ore 12 a Milano, presso la sede della Lista Bonino-Pannella in via Malachia Marchesi de’ Taddei, 10, con Marco Cappato candidato Presidente per la Regione Lombardia delle Liste Bonino-Pannella.

Leggi anche il documento Attenzione! Senza democrazia non vi sono “elezioni” pubblicato qualche giorno fa.

L’intervento di Emma Bonino all’apertura della campagna elettorale dell’Italia dei Valori, introdotta da Leoluca Orlando

da www.boninopannella.it

“Ti lascio una canzone”


di Gino Paoli

Finito il tempo di cantare insieme
si chiude qui la pagina in comune
il mondo si è fermato io ora scendo qui
prosegui tu, ma non ti mando sola…

RIT.: Ti lascio una canzone
per coprirti se avrai freddo
ti lascio una canzone da mangiare se avrai fame
ti lascio una canzone da bere se avrai sete
ti lascio una canzone da cantare…
una canzone che tu potrai cantare a chi…
a chi tu amerai dopo di me….

Ti lascio una canzone da indossare sopra il cuore
ti lascio una canzone da sognare quando hai sonno
ti lascio una canzone per farti compagnia
ti lascio una canzone da cantare…
una canzone che tu potrai cantare a chi…
a chi tu amerai dopo di me…
a chi non amerai senza di me…

http://www.youtube.com/watch?v=NBJ9ifbhi7Y

Protesta gay: Manuel smette lo sciopero della fame per un malore


Manuel Incorvaia a CNRmedia.com: “Ho sospeso perché sono stato molto male. Il mio compagno Francesco sta proseguendo la protesta. Aspettiamo una risposta dalla politica italiana”

Un malore l’ha colpito l’altra notte e ha dovuto interrompere lo sciopero della fame. “Alle 4 del mattino mi sono alzato coi crampi allo stomaco, continuavo a rimettere, la testa vuota” racconta a CNRmedia.com Manuel Incorvaia, 22 anni, digiuno dal 4 gennaio scorso assieme al suo compagno per chiedere la calendarizzazione parlamentare di una legge sul matrimonio civile fra persone dello stesso sesso. Il compagno, Francesco Zanardi, 38 anni, proseguirà a non mangiare finché da Roma qualcuno non darà risposte. Manuel e Francesco convivono dal 2007, abitano a Savona, e hanno deciso questa forma estrema di protesta per dare una scossa ad un Paese ancora molto arretrato riguardo ai diritti degli omosessuali. “Francesco continua lo sciopero della fame e io potrò stargli vicino. Abbiamo scritto anche al presidente della Camera Fini, stiamo ricevendo la solidarietà da tante persone e associazioni, ma nulla si muove. Stiamo affrontando tutto da soli, ma c’è tanta gente omosessuale che aspetta di avere il diritto di essere una famiglia, senza discriminazioni”

 da www.cnrmedia.com

Coppia gay in sciopero della fame


 Appello dell?Associazione Radicale Certi Diritti al Presidente della Camera e alla Presidente della Commissione giustizia: Date un cenno di speranza
Per la prima volta in Italia una coppia gay ha avviato una iniziativa nonviolenta per vedere riconosciuti i propri diritti, nel rispetto dell’eguaglianza e per l’affermazione della propria dignità.
Oggi, sabato 9 gennaio 2010, Francesco Zanardi e Manuel Incorvaia di Savona, sono giunti al sesto giorno di sciopero della fame nella quasi totale indifferenza mediatica. La loro iniziativa di dialogo è rivolta ai massimi rappresentanti delle istituzioni. Chiedono che vengano calendarizzate le varie proposte per il riconoscimento delle unioni civili e/o per il matrimonio gay.
Facciamo un appello al Presidente della Camera dei deputati, on. Gianfranco Fini e alla Presidente della Commissione Giustizia, on. Giulia Bongiorno, affinchè prendano contatti con Francesco e Manuel. Forse basterebbe questo per farli desistere da questa iniziativa.
Finora, a parte alcune rare eccezioni, la classe politica non ha manifestato alcuna attenzione a questa iniziativa nonviolenta. Sarebbe ora forse che qualcuno si muova per loro. E dia loro una qualche speranza. 

“Ergastolo: fine pena mai”: riflessioni di Francesco dalla sezione del carcere di Augusta che oggi fa lo sciopero della fame


“Non vogliamo martiri ma siamo disposti a soffrire! Ma essere ergastolani è come essere morti prima di morire. Si muore tutti i giorni per tornare di nuovo a morire ancora e di nuovo ancora…!”

Una testimonianza forte che ci deve far riflettere sullo stato in cui vivono, oggi, circa 200 persone condannate all’ergastolo.

La richiesta di abolizione della pena dell’ergastolo appartiene alla cultura giuridica e civile democratica. Al problema, ancora oggi, non si è dato tuttavia un diretto sbocco a livello costituzionale poiché si ritiene che esso deve essere affrontato e risolto dal legislatore ordinario nell’ambito di una revisione del sistema delle pene.

Nella V e VI legislatura, in sede di riforma della parte generale del codice penale, il Senato della Repubblica aveva sancito l’abolizione della pena dell’ergastolo ma la riforma non aveva potuto, per la fine delle rispettive legislature, essere presa in considerazione dalla Camera dei Deputati. Nel 1981 fu tenuto il referendum, proposto da tutti, su questo argomento e di cui è noto l’esito.

Nella XIII legislatura il disegno di legge di abolizione dell’ergastolo fu approvato in Senato. Le ragioni che si collocano a fondamento della prospettiva dell’abolizione sono note :”l’ergastolo è una pena inumana che toglie all’uomo la speranza, che confligge in modo inconciliabile con il principio costituzionale della finalità rieducativa della pena”.

I detenuti ergastolani, oggi anno 2009, aspettano ancora una risoluzione a tale pena. Il nostro sistema prevede ancora una specifica forma di pena del tutto incompatibile con l’ordinamento costituzionale, con numerose prescrizioni di norme cogenti di diritto internazionale nonché con il paradigma essenziale dello Stato di diritto.

L’ergastolo è una pena forse peggiore della pena di morte: in un caso si ammazza tutto, nel secondo si rispetta il corpo e si ammazza la personalità. Era già chiaro ai compilatori del codice penale francese del 28.09.1791 che, pur prevedendo la pena di morte, avevano abolito l’ergastolo ritenuto, molto più della pena capitale, “disumano, illegittimo, inaccettabile” nella misura in cui rende l’uomo “schiavo”, realizzando di fatto un’ipotesi di servitù coatta legittimata in nome di una pretesa superiore e inviolabile ragion di Stato.

L’ergastolo comporta, in primo luogo, una palese violazione del principio di umanità della pena di cui all’art. 27 comma 3 della nostra Costituzione nonché nella misura in cui, analogamente alla pena capitale cui del resto il diritto romano assimilava l’ergastolo, priva il condannato per sempre del suo status inalienabile di persona come tale parte dell’ordinamento giuridico e solo temporaneamente assoggettabile a misure privative della libertà personale, legittime unicamente nella misura in cui siano funzionali al reinserimento sociale del reo.  Ne consegue, pertanto, l’illegittimità di una pena quale quella dell’ergastolo che, in ragione del suo carattere perpetuo, priva il condannato di ogni possibilità di reinserimento sociale attribuendo così alla sanzione criminale la sola funzione di neutralizzazione, stigma e negazione eperenne al reo del suo status di persona.

Tale pena esprime significativamente la funzione di “stigmatizzazione” attribuita all’ergastolo, pena esemplare quanto infamante, disumana quanto pre-moderna.

Inoltre il carattere fisso ed immodificabile della comminatoria edittale dell’ergastolo viola palesemente i principi di eguaglianza-ragionevolezza, di proporzionalità tra reato e pena, di individualizzazione della sanzione criminale nonché di colpevolezza per il fatto.

Il divieto di irrogazione di pene contrarie al senso di umanità e lesive della dignità umana, il carattere necessariamente rieducativo della pena, i principi di proporzionalità tra reato e pena sono, del resto, parametri cogenti di legittimità della sanzione penale, sanciti come tali anche da numerose norme di diritto internazionale e sopranazionale.

Ne consegue, quindi, la necessità giuridica, politica e morale di abolire una pena contraria ai principi fondamentali dell’ordinamento costituzionale dello “ius cogens” di matrice internazionalistica  sopranazionale ma, soprattutto, con il paradigma costitutivo dello Stato di diritto quale sistema politico fondato sul rispetto dei diritti umani e delle garanzie e libertà fondamentali, veri e propri parametri e, a un tempo, limiti di legittimità dell’esercizio statuale del potere punitivo.

Quindi ritengo che sia doveroso dire che se le cose stanno così o la politica cambia la Costituzione oppure l’ergastolo è anticostituzionale e lo è ancor di più dopo la sentenza 135/2003 che ha stabilito che gli ergastolani con reati che rientrano nell’articolo 4bis primo comma, primo periodo della legge 26 luglio 1975 n°354 (cioè quasi tutti) non potranno mai uscire dal carcere e dunque non si può parlare del fine rieducativo della pena.

In questi casi l’ergastolano è come il pesce che vive in un acquario aspettando la sua fine senza poter comunicare a nessuno le sue sofferenze. “Al pesce manca ogni mezzo di comunicazione con noi e non può destare la nostra compassione. Il pesce boccheggia anche quando è sano e salvo nell’acqua. Persino la morte non ne altera l’aspetto. Il suo dolore, se esiste, celato perfettamente sotto le sue squame (Italo Svevo)”.

Già nel Medioevo la clemenza era un atto da cui sovrano traeva consenso, oggi invece i politici cavalcano il giustizialismo che rende in termini elettorali ma se a fermare i politici nell’abolire l’ergastolo è l’ipotesi che il detenuto possa commettere un nuovo reato, dovrebbero portare fino in fondo il giustizialismo approvando leggi per mettere fine alle inutili vite degli ergastolani. Quando molti di loro dicono di essere contrari alla pena di morte e, allo stesso tempo, si dicono contrari all’abolizione dell’ergastolo “non solo sono bugiardi ma sono anche bilingue”. Per loro “la pena null’altro è, a questo grado di civilizzazione, se non il comportamento normale contro l’odiato, reso inerme, soggiogato nemico il quale ha perduto non solo ogni diritto e cautela, sibbene anche ogni possibilità di grazia; dunque la festa del “vae victis” in tutta la sua spietatezza e crudeltà (F.Nietzsche – Genealogia della morale)”.

Premesso che la vendetta soggettiva delle vittime dei reati va compresa, non può trovare giustificazione la “vendetta dello Stato” che non può essere ritenuta una riparazione al reato. Se si ritiene valido l’art. 27 della Costituzione, lo spirito di vendetta dopo tanti anni è ingiustificato nei confronti di persona che sono cambiati “intenzionalmente”.

Si può e si dovrebbe cercare di cambiare il futuro dei condannati all’ergastolo guardando e giudicando il loro presente. Non è giustizia tenere una persona dentro una cella per una vita intera senza speranza, non serve a nessuno. Con l’ergastolo non si vive ma si sopravvive senza speranza e senza sogni e vivono senza speranze e senza sogni i familiari del condannato.

Detto questo la mia idea è quella di abolire l’ergastolo e spero che nella coscienza civile sgorghi come un fiume in piena la condivisione di tale pensiero:

–      Perché le anime degli ergastolani sono costrette a vivere vite in bilic tra speranze e delusioni

–      Perché la vita senza la speranza non è vita

–      Perché è un’agonia che dura un’intera vita

–      Perché è solo la banalità della vendetta

–      Perché ci si trova a scontare una pena sadica e crudele che appaga una serie di fobie

–      Perché è un itinerario perverso dentro l’intimità dell’individuo

–      Perché è una pena di morte camuffata

–      Perché la libertà per un ergastolano è un orizzonte che non vedrà mai

–      Perché la pena dell’ergastolo mangia l’anima, il corpo, il cuore e l’amore del condannato e dei propri familiari

–      Perché una pena come l’ergastolo non sarà mai in grado di fare giustizia

–      Perché la società, reagendo al male con il male dell’ergastolo,non fa altro che creare altro male

Allora, dato che la politica e i politici non avranno mai il coraggio di abolire l’ergastolo perché i grossi partiti sanno bene che cavalcare l’onda giustizialista rende in termini elettorali.

E dato che alcuni politici si prendono anche gioco degli ergastolani affermando in TV che con la pena dell’ergastolo, dopo pochi anni, si ritorna liberi, e noi sappiamo bene che non è così.

In previsione dell’approvazione dei nuovi codici da parte del Parlamento che prevedono l’abolizione dell’ergastolo e una generale rivisitazione delle pene,

chiedo a voi, lettori di questo sito, con estrema serietà e piena coscienza se:

–      È vitale restituire agli ergastolani e alle loro famiglie una speranza che li farebbe sentire di nuovo vicini e protagonisti positivi

–      Di avere la certezza di fine pena, di poter avere anche loro, gli ergastolani, un calendario nella cella per sognare e segnare con una crocetta i giorni, i mesi, gli anni che passano

–      E che la pena sia rieducativa com’è scritto nella Costituzione. Ma se la loro vita deve finire in carcere a che serve un percorso di rieducazione?

E’ ovvio, e loro sanno che non è facile da ottenere, per tanti motivi ma vogliono che dell’ergastolo si parli nuovamente e seriamente e che siano date loro risposte chiare e responsabili, risposte a loro e ai tanti sono loro vicini, di credere in un’altra vita.

Aspettando i vostri pensieri in questo sito Francesco vi saluta e vi lascia riflettere.

–       

Sciopero della fame contro l’ergastolo in una sezione del carcere di Augusta (SR)


I detenuti del circuito di Alta Sorveglianza della Casa di Reclusione di Augusta-Brucoli annunciano che oggi, 10 dicembre 2009, osserveranno, in forma pacifica, lo sciopero della fame per l’abolizione dell’ergastolo in questa giornata nazionale dedicata a questa iniziativa.

Tra breve pubblicherò le riflessioni di Francesco, una persona ristretta in questa sezione ma che non ha questa condanna.

Carceri: sciopero della fame terminato. “Ma ora si passi ai fatti”


Dopo 16 giorni lo sciopero della fame portato avanti per l’emergenza carceri dalla deputata radicale e membro della Commissione Giustizia Rita Bernardini insieme con altri dirigenti e militanti radicali, è terminato. A sancirne la conclusione, stamane, è stato l’invio di una lettera al Presidente della Camera Gianfranco Fini da parte di Dario Franceschini nella quale ha preannunciato la richiesta da parte del Gruppo PD di inserire nel calendario dei lavori dell’Assemblea del mese di gennaio, l’esame delle mozioni concernenti la grave situazione di vita nelle carceri italiane.

da www.agenziaradicale.com