Augusta: la voce ai cittadini – la risposta del sindaco


di Enzo Inzolia

Massimo Carrubba può dormire su guanciali soffici pieni delle piume più impalpabili: certo non lo accuserò della crisi mondiale, né del disastro petrolifero nel Golfo del Messico e, men che mai, delle deludenti prestazioni della Nazionale. Dio me guardi, per il più semplice dei motivi: Carrubba non è all’altezza di nessuno di questi argomenti.

Esattamente come, purtroppo per noi, non è per nulla adeguato (questo sì l’ho affermato e lo riaffermo con grande consapevolezza e responsabilità) a continuare ad amministrare Augusta.

Non lo dico io, che non ho alcuna voglia di apparire né altri smodati desideri: lo dimostra lo spaventoso degrado di una Città che annaspa e sta per annegare; lo dimostra la sporcizia da quarto mondo delle sue strade e il dissesto di esse; lo dimostrano i branchi di cani randagi che si aggirano famelici accompagnati da topi sempre più grossi; lo dimostrano i debiti spaventosi accumulati e moltiplicati in sette anni da un amministratore inconcludente ed incapace di riassestare il bilancio comunale (tanto i debiti li pagano i cittadini, non certo il sindaco); lo dimostrano i demagogici comizietti in cui prometteva sfracelli e altrettanto  improbabili assunzioni di responsabilità in difesa dell’Ospedale; e così via all’infinito.

Purtroppo la solita fregola bizzosa da zitella inacidita di rispondere in qualche modo a precise contestazioni annebbia la mente di Carrubba il quale diventa poco accorto al punto da farsi sfuggire il fatto che la notizia del ricorso al TAR (lo ribadisco, da me suggerito) l’avevo già data io con la mia nota stampa essendomi debitamente e preventivamente informato: il buon sindaco legga bene i giornali perché altrimenti giungerà sempre secondo!

Gli sfugge anche il fatto (bastava informarsi) che non ho bacchettato solo i rappresentanti del mio partito ma anche quelli del partito cui  lui, Carrubba, ha portato i suoi voti e che pubblicamente considera suoi maestri; gli stessi che sui giornali hanno dichiarato tutta la loro soddisfazione per il decreto che uccide il nostro Ospedale: questa da parte mia si chiama onestà intellettuale mentre da parte sua non altrettanto.

Per il resto, del suo stato di agitazione ne abbiamo già colto tutto il senso e la portata: quello della sua smodata ambizione politica; si culli pure nella gloriuzza della sua stentatissima  rielezione: non sa fare altro.

Augusta: la voce ai cittadini – condanna ospedale


di Emzo Inzolia

Il tempo delle passerelle è finito. E’ finito anche il tempo delle chiacchere, tutte vuote, inutili e sicuramente ingannevoli per Augusta e per i bisogni dei suoi cittadini. Purtroppo è finito anche il tempo per l’Ospedale Muscatello dal momento che è stato pubblicato il folle decreto dell’Assessore Russo, arrogantemente sordo anche semplicemente a conoscere le reali esigenze di un territorio che da oltre cinquanta anni paga sulla propria pelle -è veramente il caso di dirlo- le conseguenze e i danni di una industrializzazione selvaggia e senza regole.

Il nostro Ospedale, ormai è deciso, viene drasticamente ridimensionato visto che ginecologia, ostetricia e pediatria andranno a Lentini; visto che neurologia è solo un volgare trucco lessicale dal momento che neurologia ad Augusta esiste, meglio esisterebbe, da oltre un decennio se solo fosse mai stata istituita realmente; visto che quattro posti letto di oncologia (peraltro diretti, gestiti e organizzati come e da chi?) sono un insulto per una Città che ha il più elevato tasso di malattie tumorali d’Italia; visto che non è prevista la geriatria anche se ad Augusta il numero degli anziani è sempre crescente e sempre più bisognevole di assistenza ospedaliera; visto che l’ortopedia è sostanzialmente affidata alle strutture private; visto che psichiatria è stata cancellata; visto che il decreto non prevede il pronto soccorso (a proposito, i duemilioni e settecentomila euro stanziati a cosa serviranno veramente o andranno gettati in fondo al mare come è accaduto per in nuovo padiglione?); visto che potremmo proseguire su questa tragica strada ancora per molto.

In tutto questo chi ha difeso concretamente Augusta che non è un nome sulla carta geografica, ma quarantamila -quasi centomila, considerato il comprensorio- uomini, donne, bambine, anziani che reclamano il sacrosanto diritto ad una sanità vicina ed efficiente ben al di là delle roboanti parolone del decreto, spesso straniere forse per dare al nulla la patente della modernità?

Qualche isolata voce si è flebilmente levata (non abbiamo esitato e non esitiamo a darne atto) ma è rimasta sistematicamente inascoltata. Per il resto nulla, specie dal partito cui apparteniamo -lo diciamo con grande amarezza- e che qui, ad Augusta, continua ad essere presente (come tutti, stiano tranquilli anche gli esponenti della sinistra, in particolare quelli che hanno avuto il coraggio barbaro e l’improntitudine di dirsi soddisfatti del decreto) solo per fare il pieno di voti.

Né possiamo assolvere l’Amministrazione e, soprattutto, il Sindaco; caro Carrubba le chiacchere stanno zero e non è il ricorso al TAR, già presentato su nostro suggerimento, che ci mette al riparo dalla follia palermitana.

La verità è che il Sindaco ha tradito il preciso mandato conferitogli dal Consiglio Comunale; ha tradito se stesso e le fanfaronesche dichiarazioni di qualche demagogico comizietto:  Carrubba non ha avuto il coraggio di fare le scelte, difficili, che andavano fatte e che avrebbero sicuramente trovato unita la Città e gli Augustani.

E ora?

Da Augusta: il mercato delle vacche


di Enzo Inzolia

  “Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui “                            (E. Pound)

 Forum bovarium, foro boario: così i Romani chiamavano il luogo, rigorosamente tenuto fuori della cinta urbana proprio a causa della naturale sporcizia, in cui aveva luogo il mercato delle vacche; in questi giorni se ne aperto uno ad Augusta.

Dimentico ed incurante degli impegni solennemente sottoscritti con gli elettori durante la campagna elettorale, dimentico ed incurante del dovere di lealtà verso gli stessi elettori che lo hanno gratificato del consenso proprio in virtù di quegli impegni e della squadra di assessori che allora furono sottoposti al loro giudizio, il sindaco dichiara sulla stampa e lo proclama ai quattro venti che finora ha scherzato, che non era niente vero.

Oddio, ovviamente da navigato politico il sindaco non si è espresso in questi termini; ha parlato di fase uno e di fase due, ma il significato è lo stesso: tutto quanto aveva detto, proposto e promesso era solo una colossale balla, un’altra delle tantissime colossali balle della sua politica.

La verità è che Carrubba non vuole confessare, oltre alla sua ormai arcinota incapacità di coerenza e di mantenimento della parola data ai cittadini, il totale fallimento di sette (diconsi sette) anni di guida della civica amministrazione; così come non vuole confessare che la sua unica speranza in un futuro politico risiede nella conservazione ad ogni costo della poltrona.

Ecco perché è stato aperto il mercato delle vacche: da una parte l’offerta di prebende, piccole o grandi ma sempre appetibili specie per i tanti lupi che si aggirano famelici sulla scena politica cittadina; dall’altra la profferta delle proprie squallide prestazioni ad opera di personaggi a tutto disposti e disponibili pur di accaparrarsi una poltrona, uno sgabello o uno strapuntino della scassatissima e moribonda diligenza a cui il più che trentennale sistema di gestione del potere da parte della sinistra ha ridotto la nostra Augusta.

A nessuno, da una parte e dall’altra, importa alcunché dello sfascio dell’amministrazione e men che meno dell’immenso degrado della Città; cianciano di “amministrazione elettorale” e di “amministrazione politica”, usano ed useranno paroloni altisonanti per confondere le idee dei cittadini, per creare una densa  cortina fumogena dietro la quale nascondere i propri maneggi non sempre esattamente trasparenti.

A nessuno importa di riparare le strade né di creare i parcheggi che, insieme al rafforzamento dei servizi pubblici, snellirebbero il traffico salvaguardando l’ambiente; a nessuno importa di riavviare l’economia cittadina; a nessuno importa di ridurre l’enorme debito comunale; a nessuno importa di porre mano alla riqualificazione e all’ammodernamento dei servizi offerti dall’amministrazione; a nessuno importa della pulizia della Città e ancor meno di eliminare le centinaia di cani randagi che attentano all’incolumità degli Augustani; e scusate se è poco!

E per di più ci sono anche anime pure ed ingenue (il riferimento non casuale è diretto a Rifondazione Comunista) che erano pronte a sostenere -disinteressatamente, è ovvio, e per spirito di servizio- che sviolinavano il sindaco pronte a sostenerlo salvo a doversi ricredere; sa tanto di volpe che non riesce a raggiungere l’uva e si lamenta perché è agra!

E’ il sistema che deve essere sconfitto; un sistema di sinistra di gestione del potere; un sistema di cui il sindaco in carica è l’ultimo interprete.

E’ per questo che, avendo manifestamente e  miseramente fallito, Carrubba deve dimettersi (sempre che abbia un minimo di senso della responsabilità) affinchè Augusta possa rinascere ed avere un futuro.                                           

                                                                                                                                      nzo

L’ospedale di Augusta


di Enzo Inzolia

 Il tempo ormai stringe: per l’Ospedale di Augusta, purtroppo, siamo alle ultime battute.

Dopo le tante passerelle e le infinite rassicurazioni provenienti da destra e da manca, Sua Sanità Serenissima (tanto a lui che gli frega?)  l’Assessore Russo, incurante dei diritti e delle esigenze di cittadini e di territori, ha deciso che il nostro Ospedale va chiuso e, con interessate complicità, vuole pure farci credere che siamo fortunati; come si suol dire: c…. e mazziati!

Prendiamo atto che di tanto in tanto qualche anima pia, magari memore dei tanti voti ricevuti, si è ricordato del Muscatello e di quanto esso sia importante per la nostra collettività; con piacere dalla stampa apprendiamo perfino della tardiva conversione di chi fino ad ieri, con splendida e competente metafora, predicava che “non possono starci due pizzerie a distanza di cinquanta metri”.

Meglio che niente, ma ci crediamo assai poco; e, se alcuni hanno almeno il pudore di tacere, altri (vero, on. De Benedictis?) hanno avuto l’impudenza di dichiarare sulla stampa tutta la propria soddisfazione per la rapina che si sta consumando ai danni di Augusta, come se il decreto non esistesse e non fosse una tragica realtà!

Il tempo stringe, dicevamo; l’Assessore pare che a fine mese, finalmente, farà grazia della sua presenza in quel di Siracusa ma non si è capito a quale scopo; una cosa è certa: se pensa di venire per l’ennesima passerella con annessa presa per i fondelli è meglio che se ne stia a Palermo e ci risparmi lo spettacolo; se invece ritiene che i diritti di una Città e di un intero territorio siano meritevoli di attenzione fissi  subito la data per l’incontro che gli è stato richiesto e nel quale potranno essere ragionevolmente discussi i diversi, e a lui evidentemente sconosciuti, termini del problema. 

Ma siccome non abbiamo ancora messo l’anello al naso né, ancor meno, ci piace che la nostra pazienza venga scambiata per fessaggine, è anche il caso di dire forte e chiaro che, se necessario,  ancora una volta noi Augustani ci difenderemo da soli, come cinquanta anni fa, contro l’arroganza di quanti considerano la nostra Città alla stregua di una colonia da spremere e sfruttare; è il momento di affermare che Augusta è determinata, senza alcuna velleità campanilistica, con senso della responsabilità, con la civiltà che è sua tradizione ma con altrettanto rigore, a tutelare con ogni mezzo lecito il proprio diritto alla salute.

Nessuno può dimenticare che Augusta ed il suo porto sono stati il motore dell’economia della provincia e della regione; che qui migliaia di famiglie hanno trovato lavoro e benessere quando tutto attorno era fame e povertà; nessuno deve oggi dimenticare che qui si produce tuttora il cinquanta per cento della ricchezza della provincia, gran parte di quella regionale e quota significativa di quella nazionale; che qui si produce gran parte dell’energia italiana.

Così come nessuno può dimenticare i danni sull’ambiente e sull’uomo che l’industrializzazione selvaggia hanno causato e per i quali è arrivato il momento del giusto riconoscimento e del giusto corrispettivo.

Avevamo ragione? Crediamo proprio di si


di Enzo Inzolia

Avevamo ragione a dubitare delle rassicurazioni e a temere per il futuro del nostro Ospedale? Crediamo di si!

Abbiamo letto il decreto dell’Assessore Russo e siamo rimasti esterrefatti, prima ancora che dai contenuti di merito, per l’arroganza che questo signore dimostra nel prendere in giro una intera città, una intera comunità, un territorio che sulla struttura ospedaliera di Augusta fa affidamento.

Ci manda a dire (con la complicità di funzionari resi timorosi da moniti neppure nascosti) che l’Ospedale è salvo, che è stato potenziato e che non ci sono problemi; ci si mettono anche deputati e la stessa amministrazione comunale (cioè coloro che dovrebbero rappresentare e difendere il territorio ed i cittadini) i quali si affannano a compiacersi sui giornali per i risultati raggiunti salvo ad essere smentiti dai numeri contenuti nel decreto assessoriale.

E vediamoli -limitandoci agli aspetti più evidenti- questi numeri: Augusta avrà 90 posti letto “ordinari” e 25 per il “day hospital” (sappiamo che cosa sia il day hospital e che sono posti letto virtuali).

Peccato che nel decreto ci sia scritto a chiare note che 20 dei 90 (quelli di ginecologia e pediatria) saranno spostati a Lentini non appena il nuovo ospedale andrà a regime; il che significa che non sono 90 ma 70: cioè siamo stati ingannati.

Peccato che i 14 posti per “Neurologia” siano virtuali in quanto questa specialità era già esistente sulla carta da circa dieci anni ma  non è stata mai attivata; il che significa che non sono 70 ma 56: cioè siamo stati ingannati.

Peccato che scomparirà il Pronto Soccorso per essere sostituito dal P.T.E., una sorta di guardia medica servita da personale privo della competenza specifica dei medici e degli infermieri che lavorano nel Pronto Soccorso; cioè siamo stati ingannati!

Avevamo ragione? Crediamo di si! Ci smentiscano, se lo possono, pubblicamente e mettendoci la faccia; perché dovremo ricordarlo, nel bene o nel male, quando chiederanno  il nostro voto.