“La casa dello zio”


di Tiziana Mignosa

Con tenerezza oggi ho accarezzato

l’amato tempo in cui

la speranza si schiudeva

al candore dell’età del miele

quando l’attesa

nella casa dello zio

d’antico e la sua bellezza respiravo.

E così

mentre i gradini delle scale accarezzava

s’apriva al vento la seta del vestito ai piedi

petali di quel fiore azzurro

tratteggi adolescenti

sui delicati battiti

d’amori acerbi ancora da gustare.

Soffi di magia

nei saloni d’altri tempi

che di grandiosità ormai vissute

al mio sentire sussurravano

emozioni raffinate di zagara e limoni

e cicale canterine

tra il vermiglio dei gerani

e i fichi d’india al sole.

Campagna seducente

posseduta da un’estate

d’infuocati pomeriggi

al fresco di odorose fronde

e notti al chiar di luna

stagione ormai vissuta

ma mai dimenticata.

“Acqua e terra”


di Tiziana Mignosa

Come acqua
che ha bisogno dell’arsura delle zolle per vedersi
le parole
avide
tra le menti scorrono.
Fluide emozioni sull’argilla
letti
sui quali a tratti
l’impeto che slitta
dei varchi trova.
Specchio è quel riflesso
sulla paura d’afferrare
la cometa che lontana abbaglia
ma vicina
potrebbe fare male.
Ma a volte l’occasione è palla che rimbalza
maldestro allora appare
l’ingenuo esploratore
quando nemmeno un po’s’accorge
di quanto gli occhi punti altrove.
L’acqua
infatti
solo a volte fa l’Amore con la terra
grazia senza roccia e separazione
compiaciuta l’essenza si fa fiore.

“Ogni mia illusione”


di Angela Ragusa

Ascolto di me ogni mormorio
e nel silenzio di ogni parola
cerco agognate risposte…

Scavo, come fossi arenile
che scotta al sole,in ginocchio
come bimbo a creare
il suo castello di sabbia,
arginando flusso di marea
con immaginifiche muraglie
cui solo la mia mente incalzante
riesce ad abbattere…

E sono regina in quel castello
padrona di un mondo
che di fantasia ha le sue stelle,
di emozioni ha il suo cielo,
di stupore ha quel sole
che scalda di me, ogni mia illusione.

“Scene replicanti”


di Tiziana Mignosa

Gli eventi

non amano gli specchi

anche quando copione e attori

rimangono gli stessi.

Minuti scompagnati

su scene replicanti

vista uguale

e gusto differente.

Bianco e nero

livido contrasto col pensiero

tracce di domande che al cielo arrivano

emozioni a pioggia sopra il capo.

Pagella delle prestazioni sessuali: basta!


Nel salotto televisivo di Barbara D’Urso in ”Pomerigio 5” in onda su canale5, una signorina di nome Lea, che professionalmente svolge la mansione di addetta alle richieste del “sesso hot al telefono ( non conosco bene  l’inquadramento sindacale) ha dichiarato di aver scritto un libro, nel quale racconta le sue avventure sessuali, con personaggi noti e di averne stilato una precisa e accurata pagella riguardante le loro prestazioni.

  Basta, c’è un limite a tutto!

 La mia indignazione e rabbia raggiungono il livello di reazione linguistica, che mi costringe a puntualizzare che, a questo punto del percorso storico e evolutivo umano non si possono sentire ancora certi termini, l’incontro sessuale è tutto fuorchè una prestazione.

 Per chi volesse approfondire il concetto di prestazione: http://it.wikipedia.org/wiki/Prestazione_sportiva

 Come noi donne, da tempo e dopo lunghe e faticosissime battaglie di sensibilizzazione al rispetto,  pretendiamo di non essere considerate un “contenitore di sperma” sarebbe auspicabile che altrettante appartenenti al sesso femminile non considerassero gli uomini delle macchine ginniche.

 L’incontro tra un uomo e una donna, attraverso l’uso del  corpo risponde ad una richiesta di comunicazione profonda, di sentimento, di coinvolgimento, di ricerca intensa, di unione, che va al di là dell’atto meccanico vero e proprio.  Una donna, che consente ad un uomo di entrare nel suo corpo gli concede la sua anima, la parte più intima e nascosta,  raggiungerla è un privilegio che va condiviso insieme al concetto di rispetto delle parti coinvolte e soprattutto del dare e ricevere reciprocamente.

 L’incontro  è finalizzato al coinvolgimento di  tutti i sensi, compresa la sintonia e l’affettività tra le persone. L’atto sessuale ha questo scopo, amalgama, unisce, stabilisce compatibilità, crea confidenza e fiducia. La sensualità è indispensabile per conoscere e colmare le differenze materiali e spirituali, ma anche a indirizzare gli stimoli presenti nel rapporto. La sessualità interviene quando questo processo è maturato incanalando il piacere verso la soddisfazione genitale.

 Oggi, tutti vogliono conquistare più libertà, ma limitandosi all’aspetto sessuale, rischiano di svuotare i rapporti del loro collante naturale, che sta proprio nel rivalutare la sensualità. L’idea astratta della mente di una maggiore libertà sessuale, se manca la predisposizione dei sensi, rischia di risolversi in una falsa conquista.

 Per favore…

 Tu chiamale, se vuoi emozioni…

 Non votazioni…

 e mai , mai, PRESTAZIONI

 grazie

 Quando la mano di un uomo tocca la mano di una donna, entrambi toccano il cuore dell’eternità.
(Kahlil Gibran)

 da http://lorettadalola.wordpress.com/

Cervello: i ricordi a volte si cancellano, le emozioni mai


A volte una persona anziana non e’ piu’ in grado di ricordare un fatto sepolto nel suo lontano passato, eppure puo’ ancora provare il ‘brivido’ dell’emozione che quel fatto, per esempio la nascita di un figlio, ha prodotto. Anche un individuo malato, la cui memoria e’ KO per esempio per via del morbo di Alzheimer, non ricordera’ neanche cosa ha fatto 10 minuti prima ma, se quell’azione gli ha prodotto un sentimento, state pur certi che la sua memoria inceppata lo ricordera’. Le emozioni, infatti, secondo una ricerca pubblicata sui Proceedings of the National Academy of Sciences, lasciano segni indelebili nel cervello: anche quando i ricordi scompaiono le emozioni loro legate rimangono. La scoperta e’ di Justin Feinstein e DanTranel dell’universita’ dell’Iowa. Gli esperti hanno osservato pazienti con gravi forme di amnesia e visto che, anche se incapaci di ricordare sia pure un minimo la trama di un film appena visto, ricordano e continuano a provare a lungo le emozioni suscitate dalla visione del film. Questi risultati hanno implicazioni importanti su due fronti: oggi sono in corso molte ricerche volte a trovare un metodo per cancellare il ricordo di un evento traumatico ma, stando a questo studio, anche se cancelli il fatto doloroso non e’ detto che cio’ basti a cancellare il dolore procurato da quell’episodio; inoltre i malati di Alzheimer, pur ricordando poco o nulla delle loro giornate, hanno ‘ricordi emotivi’ che non vanno dimenticati per offrire loro un’assistenza di qualita’. Gli esperti hanno osservato la ”memoria emotiva” di un gruppo di pazienti colpiti da grave amnesia a causa di lesioni a livello dell’ippocampo che e’ la sede della nostra memoria ed e’ cruciale per il trasferimento delle nuove informazioni nel ‘cassetto’ della memoria permanente. Questi pazienti hanno difficolta’ a ricordare qualsiasi informazione in modo duraturo. I neuropsicologi hanno lasciato vedere per alcuni giorni dei film, commedie o film drammatici per suscitare felicita’ o tristezza in questi pazienti. Pur non avendo problemi a ridere o piangere di un film, i pazienti gia’ a 10 minuti dalla visione non ricordano minimamente cosa hanno visto. Eppure, e’ emerso sottoponendoli a questionari ad hoc per valutare il loro stato emotivo, i pazienti trattengono a lungo le emozioni suscitate dalla visione dei film, soprattutto la tristezza. ”I pazienti continuano a provare le emozioni scatenate dal film, la tristezza piu’ a lungo della felicita’, entrambi i sentimenti durano molto piu’ a lungo di quanto persista in loro il ricordo del film”, ha spiegato Feinstein. Cio’ potrebbe significare che non basta cancellare il ricordo di un evento traumatico per cancellare il dolore legato a quell’evento. Inoltre, ha concluso Feinstein, e’ necessario tener conto di questi risultati per assistere con umanita’ un malato di Alzheimer: questo non si ricordera’ di certo una telefonata affettuosa di un parente ma manterra’ il bel ricordo dell’emozione suscitata da quella chiamata. Viceversa se lo si trattera’ con non curanza e poco rispetto, il malato se ne ricordera’ anche se la sua memoria non funziona.

fonte  ANSA

“E il senso del tempo si perdeva…”


di Angela Ragusa

…lì…abbracciati,
congiunti come due punti,
lasciavamo le nostre essenze
implodere dentro noi…

Fiumi di emozioni,
zampilli di adrenalina,
cascate di piacere…
sfociavano nell’estasi
di sguardi.
Le mani, le tue
cercavano rifugio
in antri inesplorati…
…le mani, le mie
si aprivano al cielo
per assorbirne la forza.

…finalmente…liberi…
noi, corpi appassionati,
tramutavano l’orgasmo
in solenne verità.
Custodi
divenivano le menti
dell’essere profondo…
Il cosmo…la terra…noi:
un unico amplesso.

E insieme,
il senso del tempo
si perdeva!

Le emozioni dell’epoca in cui viviamo


di Monica Maiorano

Per molto tempo lo studio delle emozioni è stato trascurato dal mondo scientifico ritenendo che rappresentassero un aspetto secondario della vita mentale di un individuo, eppure l’emotività, considerata scomoda ed inutile interferenza nei processi mentali, negli ultimi anni è stata molto rivalutata dagli ambienti scientifici e ha iniziato ad essere considerata come una importante componente dell’intelligenza stessa.

Già Darwin, nel 1871, scrisse un’opera molto originale, The expression of emotions in animals and man, nella quale evidenziava il ruolo delle emozioni e dell’espressione dei sentimenti, forme basilari della comunicazione umana, nel processo evolutivo della nostra specie.

Quando ci si interroga sul ruolo delle emozioni e della loro manifestazione nel condizionare il comportamento umano, l’alternativa è fra un determinismo biologico che vede le sensazioni e le espressioni emotive come universali e un relativismo culturale per cui l’espressione delle emozioni sarebbe una sorta di linguaggio e, come tale, trasmesso culturalmente.

In effetti, secondo i ricercatori interpellati dalla rivista New Scientist, ogni epoca storica con i suoi modelli di vita, è caratterizzata da emozioni specifiche e sembra nella nostra “ era complessa dell’umana complessità”, ispirazione, curiosità, orgoglio, gratitudine e confusione si siano aggiunte alle “classiche emozioni” gioia, tristezza, rabbia, paura, sorpresa e disgusto.

Se è dunque vero che le emozioni sono apparse negli ominidi prima della comparsa dell’ Homo Sapiens, continuando ad evolversi nella nostra specie, questo ha richiesto la comparsa e trasformazione di meccanismi e processi fisio-psicologici adeguati, come lo sviluppo della mimica facciale e di particolari percorsi del sistema nervoso che hanno reso capace l’essere umano di riconoscere e distinguere tali segnali.

Il gruppo di psicologi intervistati dalla prestigiosa rivista scientifica, infatti, hanno descritto queste nuove emozioni e le espressioni del corpo che le caratterizzano.

L’ispirazione, sentimento positivo, incoraggiante, stimolante che ci fa credere in noi stessi e nel prossimo, facendoci sentire parte di un tutto, secondo gli scienziati sarebbe un sentimento universale, la cui espressione facciale caratteristica non è stata ancora precisata, anche se i ricercatori concordano su un generico addolcimento dei tratti somatici e un movimento delle sopracciglia verso l’alto.

Un’altra  new entry nella classifica delle emozioni è l’attitudine alla curiosità. Ne è convinto Paul Silvia, docente di psicologia alla University of North Carolina, il quale la ritiene fondamentale per motivare le persone ad imparare, anche senza un fine specifico, ma semplicemente per il gusto di sapere.

Sul piano comportamentale, questo sentimento si manifesta con gli stessi tratti in tutti gli esseri umani: testa leggermente piegata da un lato, velocità del discorso che aumenta, muscoli della fronte e degli occhi in tensione. Non solo, la curiosità è diventata sempre più importante per l’uomo contemporaneo aiutandolo a controbilanciare sentimenti negativi come ansia e paura. 

L’orgoglio, emozione a due facce, come la definisce New Scientist, è il terzo sentimento al centro delle attenzioni degli scienziati, in quanto, da un lato, accresce l’autostima individuale e l’attitudine al risultato, dall’altro tende spesso a confondersi con l’arroganza e l’eccessiva sicurezza di sé, al punto da essere elencato tra i sette peccati capitali.

Per Jessica Tracy della University of British Columbia di Vancouver, in Canada, la dimostrazione che l’orgoglio sia trasversale a tutti i popoli è data dalla riconoscibilità con cui questo sentimento si manifesta all’esterno, non è tanto l’espressione facciale determinante, quanto tutta la postura del corpo. Secondo la Dottoressa Tracy tutti noi assumiamo inconsapevolmente la stessa postura: testa un po’ all’indietro, braccia leggermente lontane dal corpo e petto in fuori.

Anche la gratitudine, secondo Sara Algoe dell’Università del North Carolina, ha tutti i requisiti necessari per essere annoverata tra le nuove emozioni, avendo una connotazione del tutto positiva che aiuta gli esseri umani a rafforzare le loro relazioni sociali, in primis nel rapporto di coppia. Secondo la studiosa, la gratitudine ci aiuta a scovare le persone con cui stiamo meglio e a fare qualcosa per loro, innescando un meccanismo virtuoso di “dare e avere”. E’ un sentimento che fa parte del bagaglio emotivo di ogni essere umano, anche se, i ricercatori sostengono che potrebbe essere culturalmente connotato ed essere espresso in maniera diversa da un capo all’altro del mondo. Circa le espressioni facciali e i gesti che meglio la rappresentano si é d’accordo sul sorriso e un certo penzolare della testa, ma sono ancora in corso altri studi.

Non tutti d’accordo, invece, nel considerare la confusione come regina delle nuove emozioni, di sicuro è  un sentimento che domina nel mondo di oggi. Secondo Dacher Keltner dell’Università di Berkeley, in California, è una sensazione che tutti abbiamo provato, in una qualunque occasione in cui abbiamo avuto l’impressione di ricevere informazioni insufficienti o contrastanti dal mondo circostante.

Il volto della confusione avrebbe sopracciglia inarcate, occhi che diventano più piccoli, labbra protese in avanti. Un recente studio ha dimostrato, inoltre, che si tratta dell’espressione facciale più chiaramente riconoscibile dopo la gioia, e con una valenza evoluzionistica che la renderebbe universale: una persona confusa, infatti, è notata da tutti e ha quindi maggiori possibilità di essere aiutata dal prossimo.

Secondo il professor Paul Silvia, la confusione è il modo in cui il nostro cervello ci avverte dell’infondatezza dei nostri pensieri e dei nostri schemi mentali, incoraggiandoci a focalizzare la nostra attenzione altrove, a cambiare strategie o imparane delle nuove, abilità particolarmente utile per l’uomo contemporaneo.

E’ per questo, conclude il gruppo di psicologi interpellato da New Scientist, che la confusione potrebbe essere la chiave di tutte le altre emozioni dominanti, l’anello di congiunzione tra ispirazione, curiosità, orgoglio e gratitudine.

Dunque è vero che ogni emozione ha caratteristiche specifiche da cui discendono le diverse modalità espressive, le modificazioni della funzione mnemonica e delle immagini mentali, ma queste non si sarebbero potute sviluppare senza un’adeguata riorganizzazione nel tempo di tutto il sistema nervoso centrale, periferico e autonomo, da cui le emozioni dipendono.

Si potrebbe concludere, a questo punto che, pur avendo il mondo delle emozioni e della loro manifestazione una grande variabilità sia individuale che nelle diverse culture, i meccanismi biologici che le sottendono sono il risultato dell’evoluzione per selezione naturale il che le rende di conseguenza universali, biologicamente determinati e si potrebbe aggiungere necessarie alla sopravvivenza.

Fonte: Repubblica.it

New Scientist: “Ecco le 5 nuove emozioni universali del genere umano


Per cinquanta anni, gli psicologi hanno concentrato i loro studi sulle emozioni dominanti del genere umano, quegli stati d’animo visibili dal volto che possono essere considerati universali.

Il risultato ha portato alla formula delle cosiddette “”: , , , , e . Ora, però, questo elenco potrebbe essere destinato a crescere: ne è convinta la rivista britannica New Scientist, che ha deciso di fare il punto sulle ricerche volte a trovare le nuove super emozioni del presente. Secondo la prestigiosa rivista scientifica, infatti, ogni epoca ha i suoi stati d’animo.

E se per la modernità questi potevano essere l’avarizia, l’imbarazzo, la noia, la depressione, la gelosia e l’amore, ecco che nella nostra epoca spuntano nuovi candidati, come l’, la curiosità, la , l’ ma, soprattutto, la confusione.

Vediamo nel dettaglio i nuovi sentimenti iniziando dal “sentirsi ispirati“, la prima emozione candidata al titolo di universale. Gli scienziati chiamano questa “elevation”, o “uplifting emotion”, un sentimento di che ci fa avere fiducia in noi stessi e negli altri, che ci fa credere in qualcosa e sentire parte di un progetto. Come esempio, New Scientist riporta un passo del discorso che il presidente americano Barack Obama ha pronunciato al momento del suo insediamento alla Casa Bianca. «Ecco – spiega Jonathan Haidt dell’Università della Virginia – l’ è proprio ciò che hanno sentito i sostenitori di Obama in quel momento: un sentimento positivo, incoraggiante, edificante».

Secondo gli scienziati si tratta di un sentimento universale, che nel nostro organismo si manifesta con la produzione di uno specifico ormone. Manca ancora un’espressione facciale caratteristica, anche se i ricercatori concordano su un generico addolcimento dei tratti somatici e un movimento delle sopracciglia verso l’alto.

Un’altra emozione che, secondo numerosi psicologi, merita di aggiungersi alle “” è l’attitudine alla curiosità. Ne è convinto Paul Silvia, docente di psicologia alla University of North Carolina a Greensboro (Stati Uniti), secondo il quale «la curiosità è fondamentale per la specie perché motiva la gente a imparare». Il bello, spiega Silvia, «Sta nella gratuità di questo sentimento: al giorno d’oggi le persone desiderano accrescere le loro conoscenze anche senza un movente specifico. Non lo fanno per soldi, per superare un esame o per salvarsi la vita: lo fanno semplicemente per il gusto di sapere e l’interesse verso il mondo».

Sul piano comportamentale, questo sentimento si manifesta con gli stessi tratti in tutti gli esseri umani: la testa leggermente piegata da un lato, la velocità del discorso che aumenta e i muscoli della fronte e degli occhi in tensione. Ma c’è dell’altro: per gli psicologi, infatti, la curiosità è diventata sempre più importante per l’uomo contemporaneo in quanto lo aiuta a controbilanciare sentimenti negativi come l’ansia e la .

«L’uomo di oggi – argomenta il professor Silvia – è quotidianamente alle prese con una molteplicità di stimoli contrastanti. Se il seme della curiosità non fosse così ben radicato in ciascuno di noi, la chiusura sarebbe il rifugio della maggioranza».

L’ è il terzo sentimento al centro delle attenzioni degli scienziati. «L’emozione con due facce», come la definisce New Scientist accresce l’autostima individuale e l’attitudine al risultato, dall’altro tende spesso a confondersi con l’arroganza e l’eccessiva sicurezza di sé, al punto da essere elencato tra i sette peccati capitali.

Per Jessica Tracy della University of British Columbia di Vancouver, in Canada, la dimostrazione che l’ sia trasversale a tutti i popoli è data dalla riconoscibilità con cui questo sentimento si manifesta all’esterno. In questo caso, l’espressione facciale non è poi così determinante, visto che tutto si gioca a livello del corpo. «Quando proviamo – spiega Tracy – tutti noi assumiamo inconsapevolmente la stessa postura: testa un po’ all’indietro, braccia leggermente lontane dal corpo e petto in fuori».

La . Secondo Sara Algoe dell’Università del North Carolina, il senso di ha tutti i requisiti necessari per diventare un Big. «Si tratta – spiega la studiosa – di un’emozione del tutto positiva, che aiuta gli esseri umani a rafforzare le loro relazioni sociali, a cominciare dal rapporto di coppia». In un presente in cui le relazioni si fanno sempre più complesse, la ci aiuta a scovare le persone con cui stiamo meglio e a fare qualcosa per loro, innesacando un meccanismo virtuoso di “dare e avere”.

da www.blitzquotidiano.it

“Donna” di Carmine dal carcere di Augusta


Nulla chiedo di materiale

ma ho bisogno di lei che accarezza la mia solitudine,

nutre la mia anima

boccheggiante

in quest’arido deserto…

muto d’amore…

Donna

che m’indica la verità…

che tiene accesa la fiamma…

che m’incendia il cuore…

sciogliendo il gelo dell’indifferenza e del peccato

fiamma che purifica

e porta emozioni

che pensavo smarrite.

Donna

che ha accarezzato la mia solitudine

risvegliando il mio cuore.

Donna

ispiratrice di quel sentimento supremo

necessario per una vita “nuova”

per una vita “vera”.