Il governo della vergogna


di Franco Bomprezzi

Hanno fatto finta di capire, di essere disponibili a cambiare. Gianni Letta in persona aveva dichiarato che sarebbe stato il portavoce dei diritti delle persone disabili. Il presidente della commissione Bilancio del Senato, Azzolini, aveva promesso che un emendamento avrebbe fatto piazza pulita dell’innalzamento dal 74 all’85 per cento del limite minimo per accedere all’assegno di invalidità. E invece hanno iniziato quel sistematico e preordinato disegno di macelleria sociale che viene da lontano, che viene dalle parole del ministro Tremonti, delle quali ho ampiamente scritto in questo blog.

Nel sito Handylex.org i dettagli e il testo dell’emendamento presentato dal Governo. Ve ne consiglio la lettura con molta calma e attenzione. In sintesi estrema sono due gli aspetti vergognosi: il limite viene comunque alzato all’85 per cento. Unica eccezione per le disabilità con invalidità al 75 per cento, certificata per una patologia unica, come, ad esempio, le persone con sindrome di Down. Tutti gli altri, se hanno una certificazione inferiore all’85 per cento, ma frutto della somma di più patologie invalidanti, il che avviene ad esempio quasi sempre per le persone anziane, o con patologie di origine psichiatrica, perdono il diritto all’assegno di invalidità di 256 euro. Lo perdono e basta. Gli verranno negati quei quattro soldi, per fare cassa.

Ma non basta: ora si mette mano anche all’indennità di accompagnamento, quella di 480 euro mensili, che viene assegnata a tutte le persone disabili al cento per cento, anche quando non percepiscono pensione. Potranno mantenerla solo“i cittadini nei cui confronti sia stata accertata una inabilità totale per affezioni fisiche o psichiche e che si trovino nella impossibilità permanente di deambulare senza l’aiuto di un accompagnatore, o, non essendo in grado di compiere il complesso degli atti elementari della vita, abbisognano di una assistenza continuativa”.

Sapete che cosa significa questa norma vergognosa? Che si comincia a creare divisione tra paraplegici e tetraplegici, fra anziani che a fatica cercano di conservare un minimo di autonomia negli spostamenti e anziani che sono permanentemente a letto. Significa che si daranno questi 480 euro al mese solo a persone in stato di assoluta gravità. Gli altri, ossia tutti quei disabili che si muovono in carrozzina, che mantengono almeno in parte una certa autonomia personale, ma che ovviamente non sono totalmente autosufficienti, tanto che hanno comunque diritto alla certificazione di invalidità al cento per cento, si vedranno sottratta questa indennità, l’unica vera misura di sostegno alla vita indipendente e all’autonomia nel nostro Paese.

Nemmeno la Thatcher è mai arrivata a tanto. In Gran Bretagna il welfare per i disabili è sempre stato salvaguardato, anche nei momenti più bui. In Germania, in Francia, in Spagna, in Svezia, non si sognerebbero neppure di intaccare diritti consolidati, che negli ultimi trent’anni hanno garantito, sia pure in modo insoddisfacente, un crescente livello di autonomia delle persone disabili. Questo governo ci sta riuscendo. Metterà la fiducia alla sua manovra, impedirà gli emendamenti migliorativi, raggiungerà questo primato davvero invidiabile, di essere riuscito là dove nessuno aveva osato.

Vergogna. Mi sento molto a disagio come cittadino, come persona disabile, come persona impegnata da tempo a fianco delle associazioni che in modo civile, pacato e serio hanno contribuito alla costruzione di leggi magari carenti dal punto di vista economico, ma comunque di volta in volta migliorative. Le associazioni hanno deciso di portare in piazza i disabili italiani il 7 luglio. Lo hanno deciso insieme Fish e Fand, ossia i due grandi raggruppamenti associativi, spesso divisi nel passato. Anche questo è un primato del governo Tremonti-Brunetta-Bossi.

Provo a ragionare, per capire la ratio di queste misure. E trovo il senso se rovescio il barile. E’ stato raschiato il fondo. Il Governo non può garantire i trasferimenti alle Regioni per coprire le spese dei servizi sociali. Dunque trasforma l’indennità di accompagnamento nell’unica vera misura per i non autosufficienti. Così le Regioni potranno limitarsi ai servizi di routine e ospedalieri. I Lea non saranno mai resi noti, i livelli essenziali tornano nel libro dei sogni. Ecco perché ancora adesso i malati di Sla attendono le misure promesse da Fazio (che ora si è rifugiato nella scusa che i provvedimenti per i malati di sclerosi laterale amiotrofica sono fermi al ministero delle Finanze). Ecco perché si salvano, si fa per dire, solo le persone Down. Prima di tutto perché questa condizione familiare è vissuta direttamente da alcuni parlamentari della maggioranza, che dunque si sono sentiti toccati in prima persona. E poi perché erano visibilmente il segno della vergogna, avrebbero fatto indignare troppo l’opinione pubblica. Distinguere invece tra un vecchio traballante con un deambulatore, un tetraplegico che faticosamente è riuscito perfino a salire in macchina e a guidare, separandoli da chi vive in un letto e ha bisogno di badante e assistenza domiciliare continuativa, è operazione che si può fare, che può perfino essere capita dai bempensanti, che può essere presentata, da sepolcri imbiancati, come solidarietà ai più deboli.

Per me, oggi, la misura è colma. Mi sembra di vivere un brutto sogno.  Ma forse il risveglio è ancora peggiore.

da www.vita.it

Scuola: Valditara ritenta col prepensionamento


di Monica Maiorano

Occasione ghiotta per 20000 unità tra personale docente ed ATA che vogliono lasciare il mondo della scuola e per almeno altrettanti precari storici che vorrebbero, invece, entrarci definitivamente nella scuola.

L’onorevole del Pdl Giuseppe Valditara, per la terza volta in soli quattro mesi, ripresenta la proposta di pensionamento anticipato per il personale della scuola.

L’emendamento è stato inserito nel decreto Milleproroghe, se venisse approvato si potrebbe accedere alla pensione con due anni di anticipo rispetto all’età minima con un’anzianità contributiva pari o superiore ad anni 33 e di un’età pari o superiore ad anni 60, di una anzianità contributiva pari o superiore ad anni 34 e di un’età pari o superiore ad anni 59, di un’anzianità contributiva pari o superiore ad anni 35 e di un’età pari o superiore ad anni 58.

La deroga verrebbe concessa anche ai dipendenti della scuola in possesso di un’anzianità contributiva pari o superiore ad anni 36 e di un’età pari o superiore ad anni 57, oppure, indipendentemente dall’età, in presenza di un’anzianità contributiva pari o superiore ad anni 38.

In pratica sarà fondamentale arrivare a quota 93, anziché a 95 come prevede oggi la legge con almeno 59 anni di età anagrafica.

Un emendamento quello di Valditara che sicuramente potrebbe in parte far fronte ai tagli dovuti alla razionalizzazione Gelmini-Tremonti…si dice che non c’é due senza tre, questa è la terza proposta ed io “ speriamo che me la cavi…”.

Fonte: OrizzonteScuola.it

E io pago per andare…a Messina


di Vittoria Princi

pedaggioChe la vista dello Stretto nelle sere migliori, il gusto del pesce spada alla ghiotta, l’architettura del Duomo, l’orologio del campanile, la Madonnina del porto e qualunque altra bella cosa vi venga in mente quando pensate a Messina possa essere definita “impagabile”, non è vero.
O meglio, potrebbe presto diventare pagabilissimo, 2 euro per la precisione.

L’idea viene dal Movimento per l’Autonomia e dai gruppi di centrodestra della Provincia di Messina: insieme alla richiesta di una serie di interventi governativi straordinari nelle aree alluvionate e a rischio idrogeologico dell’hinterland messinese, al nobile comprensibile scopo di realizzare “tutte quelle opere necessarie ed indifferibili, per la messa in sicurezza dell’intero territorio messinese e per la ricostruzione delle zone colpite dalle alluvioni del 2008 e del 2009” e ammortizzare i costi di tali lavori, si propone di istituire un ticket da pagare per chi arriva a Messina dal continente.
Non è un’idea nuova: nel Medioevo il pedaggio per spostarsi di zona in zona ed entrare in una città era la norma.

Tuttavia, ne è passato di tempo da allora, e benché siano per ovvie ragioni esentati dal pagamento i residenti delle città dello Stretto, basta leggere i commenti degli internauti messinesi alla notizia per indovinare come la proposta sia fatalmente destinata a suscitare polemiche: “Fra parcheggi a pagamento, autostrade, traghetti salatissimi, benzina cara non sanno più come spremerci”.
Ma non è ancora garantito che il ticket della discordia si realizzi: dopo essere stata approvata dal consiglio a livello provinciale, questa potenziale bomba da due lire (pardon, euro) dovrà infatti essere vagliata dalla presidenza del Consiglio dei Ministri.
Sperate nell’emendamento di questa proposta, oppure se passa, assicuratevi di non invitare mai a Messina e a Reggio dal resto d’Italia amici taccagni.

da www.newsfood.com

Precari, in bilico l’inserimento a pettine, seconda parte di Monica Maiorano


Si è tenuta ieri un’altra battaglia tra “poveri”, i precari del Nord contro quelli del Sud.

Questa volta ha vinto la maggioranza guidata dalla Gelmini, oggetto della contesa, alcuni emendamenti al D.L .134/09 ( decreto salva-precari e inserimento in coda in altre province).

E’ stato approvato l’emendamento 1.301 teso ad annullare la sentenza del TAR del Lazio a favore dell’inserimento a “pettine”.

Respinti gli emendamenti dell’ANIEF che volevano la soppressione dei commi 1, 2, 4 dell’articolo 1, gli emendamenti 1.15 e 1.31 relativi all’immissione in ruolo e alla stabilizzazione del personale precario che aveva avuto tre anni anche non continuativi di contratto a tempo determinato, e l’emendamento 1.01 che prevedeva l’inserimento degli specializzandi A77, AFAM, COBASLID, SFP nelle graduatorie ad esaurimento.

Approvato, invece, l’emendamento 1.32 sulle convocazioni telematiche su posta certificata per le supplenze e il discriminatorio emendamento 1.300 cheamplia al personale docente con 180 giorni di servizio nell’a.s. 2008-2009 e inserito nelle GaE il diritto all’inserimento nelle graduatorie distrettuali .

ANIEF ribadisce il suo NO a questo decreto azzoppa-precari e ammazza-sentenze e ricorda a tutti i precari di partecipare alla manifestazione del 20 ottobre 2009 a Roma.

Quando si potrà dire conclusa questa guerra? Quando si tornerà a parlare di scuola quale agenzia di formazione di tutti e per tutti, aperta alle problematiche e alle istanze del sociale? …Non si tratta solo di “nodi al pettine” da districare…

Fonte: Orizzontescuola.it