Majazzeni


di Daniela Domenici

Spesso si sente parlare del nord est della penisola come zona di massima espansone economica, forse pochi ancora  sanno che esiste, in esatta simmetria, un sud est dell’Italia che è distretto culturale avanzatissimo.

Siamo nella provincia di Ragusa, la più meridionale, e più precisamente nel cuore della Val di Noto, patrimonio dell’umanità e culla del barocco siciliano.

E in questo distretto culturale del sud est siamo stati a Scicli, bene dell’Unesco, una delle città più ricche di esempi di questo stile architettonico, dove da qualche anno si tiene la rassegna culturale estiva “Basole di luce festival”.

Cosa sono le “basole” per chi non è siciliano? Sono quelle pietre calcaree bianche con cui sono costruite molte case e strade di questa parte della Sicilia, la zona iblea, che colorano di una luce particolare il paesaggio e che danno il nome a questo festival.

Nell’ambito di questa rassegna abbiamo applaudito ieri sera il concerto dei “Majazzeni” che si sono esibiti su un palco allestito proprio di fronte al Municipio cittadino reso celebre dagli sceneggiati del commissario Montalbano.

“Majazzeni” vuol dire “magazzini” e proprio gli strumenti e attrezzi di lavoro, appartenenti alla civiltà contadina abbandonati in un magazzino sono i protagonisti di questo originale progetto musicale ideato da Peppe di Mauro e musicato da Carmelo Salemi: setacci, botti, tini, falci, martelli, incudine, zappe, cavagne, collari, canestri intrecciati, tamburelli, flauti di canna agropastorali. I ritmi che scandivano il lavoro dei nostri avi si fondono con le. suggestive voci femminili e con il friscalettu, flauto di canna degli antichi pastori greci.

I Majazzeni sono una sorta di “cantiere musicale” aperto alla collaborazione con qualunque compositore di musica del Sud: ieri sera la “guest star” era Carmelo Salemi, originario di Sortino, città degli Iblei in provincia  di Siracusa.

Nella scaletta del concerto sono stati eseguiti alcuni brani di Rosa Balistreri come “Sant’Aita” e “La trabia” e “Ibla”, composizione originale di Carmelo Salemi che suona alcuni particolari strumenti a fiato tipici della tradizione siciliana da lui stesso costruiti. Maurizio Battista ha recitato alcuni divertenti scioglilingua in dialetto e Peppe di Mauro una delicata filastrocca-ninnananna dei nostri nonni. Splendide le voci delle due cantanti, Stefania Lombardo ed Elisa Nocita che si è anche divertita a “giocare” con il fiatista Carmelo Salemi: sembrava uno scherzo musicale tra due strumenti.

Ed ecco l’elenco completo dei formidabili componenti di questo gruppo: Elisa Nocita – voce e percussioni; Stefania Lombardo – voce, marranzanu e percussioni; Maurizio Battista – voce, recitazione e percussioni; Carmelo Salemi – friscalettu, voce, ciaramella e marranzanu; Peppe Di Mauro – tamburi a cornice, marranzanu e quartara; Pierpaolo Gurciullo – botte grande e attrezzi;  Giuseppe Peralta – botte media e attrezzi;

Il racconto di un viaggio senza fine


di Daniela Domenici

Ieri la città di Pachino, il comune più meridionale della Sicilia e dell’Italia, grazie al coordinamento per l’immigrazione Abd El Kader Guellali, ha organizzato una giornata per ricordare quegli immigrati che non ce l’hanno fatta, dopo interminabili e atroci viaggi della speranza sulle “carrette del mare”, ad arrivare vivi sulle nostre coste in cerca di una vita migliore, di una terra che credevano fosse il paradiso.

Nell’ambito di questa giornata abbiamo assistito, presso il teatro della chiesa di San Corrado,  allo spettacolo musico-teatrale “Il naufragio infinito di Titti e Hadengai ovvero il racconto di un viaggio senza fine” scritto e diretto da Saro Miano e da lui interpretato con Daniela Cornelio, Elisa Nocita voce, caxixi e marimba e Peppe di Mauro alle percussioni.

Saro Miano ha scritto questo testo rielaborando una serie di articoli e notizie su un naufragio avvenuto l’anno scorso nel Canale di Sicilia in cui sono sopravvissute solo 5 persone su 78 e sulle loro testimonianze ed è riuscito a creare un’opera drammatica, commovente, particolarissima di cui lui stesso è l’io narrante sotto il palcoscenico su cui si alternano, in un perfetto incastro, la voce recitante, graffiante e sofferta, di Daniela Cornelio, il canto modulato tra strazio e dolcezza di Elisa Nocita, che si accompagna anche con caxixi e marimba, e i tanti strumenti a percussione abilmente suonati da Peppe Di Mauro; alle luci il bravo Giuseppe Peralta.

Questo spettacolo avrebbe meritato una maggiore affluenza di pubblico ma anche una maggiore correttezza da quello presente (porta continuamente aperta e cellulari che squillavano) ma l’argomento non era dei più appetibili e facilmente apprezzabili: il “diverso” da noi che sia un immigrato, un disabile o un omosessuale non attrae. E per questo ringraziamo di cuore Saro Miano che ha avuto il coraggio di scegliere questo argomento e gli auguriamo che questo suo breve ma intenso spettacolo possa trovare tante altre “piazze” come Pachino disposte ad accoglierlo.