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Appello per il voto a Sergio Rovasio, candidato tra i capilista della Lista Bonino-Pannella alla Regione Lazio. Artisti, giornalisti, professori universitari, tibetani, avvocati…
I sostenitori di Sergio Rovasio, candidato tra i capilista della Lista Bonino-Pannella alla Regione Lazio, hanno promosso un appello sottoscritto da decine di personalità e artitsti. Di seguito il testo dell’appello e i primi firmatari:
8 marzo: incontro con le candidate regionali disabili
Discriminazione multipla e bisogno di rappresentare in prima persona le proprie problematiche: queste le motivazioni alla base delle candidature di alcune donne disabili alle prossime elezioni regionali. Le testimonianze di Nunzia Coppedè, Anna Petrone e Carla Castagna: “il nostro impegno politico è una conquista importante. Non si possono fare parti uguali tra diseguali”
ROMA – Una “doppia emarginazione: in quanto donne e in quanto disabili”: è questa la sorgente dell’impegno politico delle candidate con disabilità che si presenteranno nelle liste delle prossime elezioni regionali. Aumenta il numero delle donne disabili che decidono di giocare la carta della politica, candidandosi i prima persone a rappresentare le problematiche e i bisogni che incarnano.
Per indicare solo alcuni nomi, alle prossime elezioni regionali, in Calabria si potrà votare per Nunzia Coppedè, in Campania si troverà sulla scheda il nome di Anna Petrone, in Piemonte si potrà dare la preferenza a Carla Castagna: tre donne con disabilità, tre donne da sempre impegnata nel associazionismo. Un protagonismo nuovo, quelle donne disabili, che sembra affondare le proprie radici in quella che tecnicamente si chiama “discriminazione multipla”.
“Nel mondo della disabilità, la donna ha una problematica multipla – ci spiega la Coppedè, che in passato ha legato il suo nome alla fondazione della comunità Progetto Sud, alla comunità di Capodarco e dal 1995 è presidente della Fish Calabria – E’ quindi estremamente positivo che queste donne inizino a farsi sentire, diventino protagoniste: il loro impegno politico è una conquista importante”.
Dello stesso parere Anna Petrone, presidente dalla Uildm di Salerno ma anche consigliera nazionale della stessa associazione, che spiega “questo nuovo protagonismo delle donne disabili” con “la doppia discriminazione che dobbiamo subire. D’altra parte – aggiunge – anche la legge elettorale delle quote favorisce un maggior coinvolgimento politico delle donne”.
“Siamo le più discriminate – ci dice anche Carla Castagna – ed è per questo che decidiamo di impegnarci in prima persone. Serve un’ottica di genere, che invece ancora manca completamente. L’associazionismo della disabilità ci sono gravi ritardi in questo senso. Al tempo stesso, anche il movimento delle donne inizia solo ora a interessarsi delle problematiche della disabilità. La sensazione è che dobbiamo deciderci a rappresentare noi stesse le nostre problematiche, altrimenti nessuno se ne fa carico. Ed è per questo che ci candidiamo”.
Ma c’è un altro aspetto che accomuna tutte le candidate disabili in corsa per le prossime regionali: l’impegno nell’associazionismo. Come accade che dall’associazione si passi alla lista di partito? Alla base, sembra esserci da un lato la fiducia nelle potenzialità della politica, dall’altra l’insoddisfazione per le risposte che, fino a questo momento, la politica stessa ha fornito ai bisogni delle persone. “Siamo stati sempre coinvolti, come federazione, dagli enti locali – racconta Anna Petrone – C’è sempre stata una forte collaborazione tra associazione e politica, soprattutto a livello territoriali. Ci siamo però accorti che i politici si limitavano ad ascoltare i nostri bisogni, per poi reinterpretarli a loro modo. In altre parole, i nostri bisogni non sono mai stati davvero soddisfatti. Per questo, credo che debba avvenire questo passaggio dall’associazionismo alla politica: perché dobbiamo essere noi, in prima persona, a portare avanti le nostre richieste e a trovare le risposte adeguate. E c’è molto da fare, soprattutto dal punto di vista socio-sanitario: manca quasi completamente l’assistenza personale, senza la quale è impossibile parlare di integrazione”.
Parole ed esperienze che trovano riscontro anche nei racconti di Nunzia Coppedè, entrata in politica “per la grane difficoltà di ottenere cambiamenti politici in Calabria: ho pensato che fosse ora di provare questa esperienza, per realizzare in prima persona questo cambiamento. Per quanto riguarda la nostra Regione, l’urgenza principale è la creazione di servizi territoriali in grado di lasciare le persone malate e disabili nelle loro case, con il sostegno di un’adeguata assistenza: al momento – spiega – la risposta più frequente ai nostri bisogni è la Residenza sanitaria assistenziale, che certo non favorisce l’inclusione”.
“Il passaggio dall’associazionismo alla politica è abbastanza naturale – ci spiega Carla Castagna – perchè è naturale, dopo tanti anni d’impegno al fianco degli enti locali, voler essere presenti laddove si prendono le decisioni. Abbiamo il compito di portare nella politica, e in particolare nella politica per la disabilità, quell’ottica di genere che ancora manca: perché non si possono far parti uguali tra diseguali”.
Gesù… Bonino

di Emanuele Boffi
Pierluigi Bersani cercava un senso a questa storia. L’ha trovato. Si chiama Emma Bonino, «la fuoriclasse», la candidata ideale a correre per la Regione Lazio. Il senso della storia del Pd è questa sacerdotessa dei diritti umani, quinta evangelista di un umanesimo che si professa ateo, gran ministra del culto dell’oracolo Pannella. Serviva una figura religiosa per dare un senso alle ultime due stanche e snervate liturgie politiche (il cattolicesimo democratico e il comunismo) di un partito che s’è illuso che bastasse la fusione tra i due culti per avere un nuovo credo. E invece no, serve la mistica adeguata, il cerimoniale adatto, un carisma ambiguo e affascinante, un rituale che permetta al militante spaesato di ritrovare un ordine delle cose dopo un lungo periodo di spaesamento. Emma Bonino ha tutto per piacere ai credenti cattolici e ai credenti di sinistra. Lo spirito missionario che l’ha portata in Ruanda, Somalia, Kurdistan, Afghanistan, Kosovo, Sierra Leone a difendere le cause indifendibili degli ultimi, l’aria seria dell’animatore parrocchiale che fa dell’impegno la sua virtù, un modo di vestire non vistoso ma vezzosamente decoroso. Sa resistere alle tentazioni mondane, sa essere meravigliosa nel recriminare uno spazio tv e poi rinunciarvi all’ultimo, come nel caso del recente invito ad Annozero («Emma non è una ragazza audience», dicono i suoi). Vi può sedurre per ore e ore parlandovi delle miserie in cui vivono gli ultimi della terra, quelli che anche il Vaticano dimentica, quelli che persino i comunisti ignorano. Emma ha questa aurea di irregolare affidabile e della sbarazzina secchiona che le fa raccogliere consensi trasversali. Può non piacerti, Emma. Epperò sei un bel biascicapaternoster, dai.
L’appestata con amici fra i Nobel
Emma, la prima volta che entrò a Montecitorio, era «vestita in modo sportivo, sbarazzino, usando d’estate un paio di zoccoli». Emma, «quando era commissaria europea, girava per Roma con un’utilitaria ammaccata». Emma ha il fascino dell’«appestata» (definizione sua) che però dice sempre cose interessanti in un mondo di noiosi, della competente in una politica dove la preparazione è una variabile indipendente, di quella che (autodefinizione) «dice ciò che pensa e fa ciò che dice». Emma è una suora laica e, infatti, ha «molti amici fra i Nobel», una che, per le cose in cui crede, è pronta a scendere in strada (roba di sinistra), ma anche a fare digiuni (roba da cattolici). Che visita i carcerati, gli ammalati, i perseguitati. Emma ha tutto per piacere ai cattolici senza Cristo e tutto per piacere alla sinistra senza leader. È il punto d’incontro di due mondi in disaggregazione, ultima consolazione per un Pd che si ritrova ormai solo con una classe dirigente di rivoluzionari con la faccia da impiegati.
Si diceva dei cattolici. Si autopresenta così Emma: «Sono non solo laica ma credente in altro, nella pratica della libertà, della tolleranza, del rispetto. Ma vengo da una famiglia cattolica, mia madre non si stanca mai di dire che i cattolici si formano nel libero arbitrio». Wow!, direbbe Obama. La religione come sentimento, come impegno, come devozione, senza l’ingombro dell’autorità e dell’obbedienza bigotta. Le hanno chiesto: basterà? Certo, «il punto di contatto coi cattolici è sui diritti umani. Pensate alle battaglie sulle carceri, sull’immigrazione, sui malati». Ma il Papa, le gerarchie, le beghine? «Il mondo cattolico è più vasto. Altrimenti non si spiegherebbero le nostre vittorie sull’aborto e sul divorzio, che sono leggi che hanno votato i cattolici». È vero, ed è per questo che piace al cattolico democratico, allo storico conciliare Alberto Melloni, a Giulia Rodano (cognome importante) che «da cattolica» non prova «alcun disagio per la sua candidatura. La divisione non è tra laici e cattolici, ma tra democratici e integralisti». Per questo piace a Giorgio Tonini, a Giorgio Merlo, a Giovanni Avena, il direttore dell’Agenzia – cattolica adulta – Adista, secondo cui «la Bonino può rappresentare i cattolici, un mondo che non è fatto di bacchettoni». Piace anche a Franco Marini che ha barattato una dichiarazione pubblica in suo sostegno per qualche carica da far passare per i suoi nella penombra del palazzo. E poi, ha detto Marini, trattasi di elezione amministrativa, mica sui massimi sistemi. Errore. È per i massimi sistemi che Emma piace ai cattolici, non per le delibere e gli atti amministrativi che dovrà affrontare e di cui, infatti, Emma parla poco perché poco ha da dire. Lei è di Bra (Cuneo), professoressa emerita all’università Americana del Cairo, commissaria europea, non è mica nata a Torpignattara o alla Garbatella. Anche se qualcosa di romano, in verità ce l’ha: è nata il 9 marzo, sotto il segno dei pesci come la Marina della canzone di Venditti.
Perderemo felici e contenti
Si diceva degli ex comunisti – oddio, pure dei comunisti duri e puri ci sarebbe da dire visto che il Manifesto è tra i fogli più entusiasti della sua candidatura. Si diceva dunque della sinistra, di questa sinistra e dei suoi dirigenti che paiono aggirarsi nella politica come tanti Polifemo rincuorati di vivere in un partito di ciechi. Le cose più interessanti le hanno dette e scritte un lettore dell’Unità, un attore, un blogger e un intellettuale. Un sessantenne iscritto da giovane alla Fgci, responsabile della Cgil, che ha fatto il ’68, che ha sempre votato Pci (e derivati), che ha in tasca la tessera del Pd, ha scritto al giornale di Gramsci per dire di sentirsi un «quasi quasi Polverini». Ma questo prima che si candidasse Emma. Poi è cambiato tutto, come ha detto Claudio Amendola, attore, romano, il tatuaggio di Che Guevara sul cuore: «Prima della candidatura della Bonino pensavo di votare Polverini, ma adesso, se si candida la Bonino, sono in difficoltà». Il blogger è Zoro che su Europa ha scritto che «perderemo, ma almeno perderemo contenti». L’intellettuale è Mario Pirani secondo cui «la candidatura Bonino è un’iniziativa salvifica insperata. Può dare speranze di vittoria, ma soprattutto, un ritorno d’identità negli elettori di sinistra, il senso che finalmente sono chiamati ad una scelta che possono condividere». E anche se «non vincesse, gli elettori potrebbero comunque dirsi che hanno fatto quello che potevano per una causa nella quale credevano». Il senso dell’«iniziativa salvifica», la «speranza» ritrovata, il martirio per la battaglia impossibile, «il senso», la condivisione, la fede («una causa nella quale credere»). E non è linguaggio religioso, questo?
Wojtyla ascoltava Radio radicale
Emma ha dunque dato un’identità a questo partito che ne cercava una, che s’illudeva di ricomporla (l’identità) sommando quelle d’origine (cattolica e comunista) e che ora si trova costretto a scegliere la terza incomoda. Un’identità, un senso e un cerimoniale moderno che bolla il quoziente familiare come «ostacolo per le donne», che crede nelle quote rosa, nella Ru486, nella trasparenza e nei curriculum su internet, nel testamento biologico, nella lotta contro il nucleare. Che pensa che papa Ratzinger sia un personaggio da Medio Evo dantesco e che, purtroppo, sono finiti i bei tempi in cui c’era Giovanni Paolo II – il papa buono è sempre quello morto. Allora sì, come va in giro a raccontare in questi giorni la Bonino, s’andava d’accordo: «Nel 1986 presentai Marco a Giovanni Paolo II. Ma Wojtyla disse: “Guardi Pannella, che io la conosco la sento su Radio radicale».
Un’identità che piace anche a destra, dove la Bonino sa di raccogliere consensi, nel mondo del giustizialismo incipriato – per Furio Colombo la Bonino è «affascinate» –, nel mondo cattolico “vero” («Mi piacerebbe avere nella mia squadra Mina Welby, che è la bandiera del testamento biologico portata avanti da una donna profondamente cattolica»). E pazienza per i vari Binetti, Castagnetti, Carra, Lusetti e chi s’aggiungerà alla lista degli scontenti. Non saranno lacrime quelle che cadranno sul pavimento dei circoli del Pd, ma gocce di champagne. Verrà Natale e scarteremo i regali. Sarà la definitiva certificazione che il Pd ha trovato la sua nuova religione e il suo novello messia: Gesù Bonino.
da www.tempi.it
“Io sto con Emma”: dichiarazione di voto di alcuni vip
Emma Bonino diventa Emmatar
Emma Bonino come Jake Sully, il marine paraplegico che, nel film Avatar, viene scelto per infiltrarsi tra gli abitanti del pianeta Pandora e conquistarli. Il tutto narrato in un trailer, sulla falsa riga del film di James Cameron, in cui la vice presidente del Senato viene descritta come un organismo dal DNA politico combinato con quello della gente comune.
“Potrai impegnarti in qualcosa di imortante e decisivo. Sully è un ragazzo che ama il lavoro duro, puo’ superare ogni test”, dice la voce narrante: “Signori è la nostra ultima possibilità, qui c’è una popolazione che ci odia, sarebbe impossibile convincerla”, dice ancora la voce con riferimento alla diffidenza montante nei confronti della politica. “Dal regista de Il Divorzio, L’Aborto, Obiezione Civile”, termina il video: “Emmatar”, seguito dal simbolo della Lista Bonino-Pannella.
E’ arrivato il giorno delle primarie del PD
di Monica Maiorano
E’ arrivato il giorno delle tanto attese primarie del Pd per la scelta del segretario di Partito. Candidati Dario Franceschini, Pierluigi Bersani e Ignazio Marino.
In tutta la giornata di oggi, dalle 7 alle 20 si può votare in circa diecimila postazioni tra gazebo e circoli disseminati lungo tutta la penisola.
Chiamati ad esprimere la loro preferenza elettori o iscritti del Pd, italiani o stranieri con un regolare permesso di soggiorno e con più di 16 anni di età.
Le schede da votare sono due. Una azzurra per la scelta del segretario di partito e dei rappresentanti all’Assemblea nazionale, un’altra rosa per eleggere il segretario della propria regione e dell’assemblea regionale. Il voto risulta valido se si traccia un unico segno su una delle liste associate ai tre candidati.
Grande organizzazione per le primarie di oggi, al lavoro circa 70.000 volontari in 10.000 seggi.
Per accelerare i tempi, la tecnologia fornita dalla più grande azienda mondiale di consulenza aziendale: la trasmissione dei dati dai gazebo al centro, infatti, verrà effettuata da un sofisticato sistema telefonico/telematico elaborato dalla Accenture che consentirà di sapere in poche ore chi è il vincitore.
Gli elettori del Pd chiamati a scegliere il nuovo segretario del Pd dovranno portare carta d’identità e tessera elettorale nel seggio più vicino. Sul sito internet del partito è possibile trovare il seggio più vicino, in alternativa c’é il numero verde.
Potranno dire la loro anche i sedicenni per loro basta la carta d’identità e gli stranieri residenti in Italia che dovranno mostrare il permesso di soggiorno.
Quanti andranno ai seggi dovranno versare un contributo di 2 euro e firmare anche la dichiarazione di essere elettori del Pd. Ne nascerà un albo che diverrà pubblico. Circa la metà dei seggi saranno gazebo, specie nel Centro Sud, e i restanti troveranno ospitalità al coperto, specie nei paesi del Nord e di montagna. In questi ultimi sono state utilizzate le sale messe a disposizioni dai municipi, Biblioteche, palestre delle scuole, locali della Pro Loco, addirittura in alcune città i locali la Protezione Civile, un Centro sociale, un Centro commerciale, un Cinema, il Dopolavoro dei Ferrovieri ed anche un Bar.
Alla chiusura dei seggi la tecnologia farà da padrona, ciascun presidente di seggio avrà a disposizione una serie di codici per trasmettere i voti dei candidati, sarà un “cervellone elettronico” ad elaborare i dati sicchè già in tarda serata si avranno le prime indiscrezioni.
Tutto sembra favorire l’affluenza degli elettori, più riposati per l’ora legale possono approfittare di condizioni meteo discrete per una passeggiata ai seggi che dovrebbe cambiare le sorti del nostro paese.