Nasce a Catania l’Accademia d’Arte Drammatica “Giovanni Grasso”. Nicola Costa ne è il direttore artistico


di Daniela Domenici

Sono iniziate le attività e procedono a gonfie vele le richieste d’iscrizione al primo corso accademico triennale della nuova Accademia d’Arte Drammatica intitolata alla memoria del grande attore catanese “Giovanni Grasso”, una splendida realtà che mira a divenire un punto di riferimento preciso per la formazione artistica e professionale dei giovani che cercano nel teatro la propria direzione di crescita nonché l’opportunità di realizzare i propri sogni.

A dirigere le attività sarà Nicola Costa (nella foto), poliedrico ed affermato attore, regista e drammaturgo siciliano che con i suoi testi per il teatro è già stato insignito di importanti riconoscimenti in ambito nazionale ed europeo quali il Premio Europeo per la Drammaturgia di Piediluco (Terni) nel 2002 con lo spettacolo “Elghema”, il Premio Nazionale “I Fiumi” nel 2003 a Venezia con lo spettacolo “La Porta”, la segnalazione Speciale al Premio “Garcia Lorca” nel 2004 a Torino con “Via De Logu 30”, sino al più recente Premio Aci e Galatea per il Teatro ricevuto nel 2007 ad Acireale, un premio riservato alle personalità siciliane che con il loro impegno hanno contribuito ad esportare un’immagine artisticamente vincente della nostra amata Trinacria.

E Costa, con la sua autoritaria creatività, ha costruito intorno a se una squadra di docenti di primo ordine per rendere ed ottenere il massimo in termini di progetto e professionalità.

Ho voluto creare un gruppo di professionisti che garantissero serenità e specificità a questa struttura –afferma il Direttore Artistico- che sposassero il progetto nella consapevolezza di poter realizzare un polo di formazione per i giovani aspiranti attori, un riferimento non solo per la Sicilia ma per l’intero mezzogiorno. Un’impresa ardua ma assolutamente realizzabile”.

E la determinazione di Costa, direttore artistico ma anche docente di recitazione, storia del teatro ed analisi del testo dell’Accademia, trova ristoro e conferma in tutti gli altri insegnanti che fanno parte della “squadra”, attori, registi ma soprattutto grandi professionisti in attività ed estremamente noti al pubblico siciliano e non solo: da Angelo Tosto a Riccardo Maria Tarci ed Olivia Spigarelli, da Rossana Bonafede a Egle Doria e Valentina Ferrante, da Massimo Leggio a Ornella Brunetto e Manuela Lomeo, Rossana Tortora e Valentina Tilotta. Ampio e variegato il corpo docente, altrettanto le discipline che fanno parte dell’offerta formativa; si va dalla respirazione all’educazione della voce sino alla propedeutica al canto, dall’improvvisazione al movimento scenico ed all’espressione corporea, dalla dizione alla recitazione, dalla storia del teatro alla drammatizzazione. Il tutto ulteriormente arricchito dagli incontri, tenuti da importanti personalità del teatro nazionale quali Massimo Dapporto, Stefano Masciarelli, Pippo Pattavina e dagli stage esclusivi su “La Divina Commedia”tenuto da Marta Scelli, sull’educazione e gestione della voce tenutoda Giuseppe Urzì e sulla Comunicazione Mediatica dell’Attore, autentica novità per un’Accademia d’Arte Drammatica, tenuto dal giornalista Antonello Zitelli.

I corsi Accademici che avranno una programmazione triennale, una cadenza tri-settimanale per quattro ore di lezione al giorno ed un impegno per complessivi nove mesi annui, da Ottobre a Giugno, si terranno presso i locali del Teatro Metropolitan e del Teatro Tezzano di Catania.

I provini d’ammissione sono rivolti a ragazzi e ragazze di età compresa tra i 14 ed i 24 anni e si concluderanno il 5 Settembre. Per prenotare il proprio colloquio d’ammissione è necessario chiamare il numero 095.7046229 da lunedì a Venerdì dalla 9 alle 13 e dalle 16:30 alle 20.

Il libertino a Catania


di Daniela Domenici

Il patron Gianni Salvo ha confermato, ancora una volta, la sua scelta di testi sempre di ottima qualità che caratterizzano il “suo” teatro, il Piccolo Teatro di Catania: stavolta ha scelto di portare sul palcoscenico un testo di un autore francese, Eric-Emmanuel Schmitt, tradotto da Luca Barcellona, “Il libertino”, una commedia piena di ironia e leggerezza che qualcuno ha definito un “vaudeville filosofico”.

I primi complimenti vanno al giovane regista Nicola Alberto Orofino, che avevamo applaudito come attore nello stesso teatro, che ha saputo raccogliere questa sfida secondo noi non facile soprattutto per l’argomento che ne è alla base: una giornata della vita di Diderot, uno dei massimi filosofi francesi. Abbiamo molto apprezzato, e il pubblico presente ha condiviso il nostro plauso, la sua scelta di non fare una pausa tra gli atti per non far perdere il pathos creatosi.

Prima di parlare dei protagonisti vogliamo complimentarci ancora una volta, perché abbiamo già avuto altre occasioni per farlo, con la scenografa Oriana Sessa che ha immaginato un ambiente con oggetti tutti giocati sui toni del bianco e nero molto funzionali ai vari momenti della recitazione, ottima l’attenzione ai minimi particolari.

Ora vogliamo tributare una standing ovation prolungata al protagonista assoluto della piece, Fiorenzo Fiorito, nel ruolo di Diderot costretto a confrontarsi con quattro donne diverse che incarnano quattro stereotipi dell’universo femminile e che lo mettono in crisi facendolo riflettere sul concetto di morale e di libertinaggio: assolutamente formidabile in questo ruolo impegnativo sia dal punto di vista recitativo che gestuale.

E insieme a Fiorito i nostri complimenti vanno alla protagonista femminile, Anna Passanisi, che interpreta una sedicente pittrice che poi si rivelerà una formidabile e scaltra truffatrice la quale farà leva sul suo fascino per ingannare Diderot che, però, non la denuncerà: brava davvero.

Un applauso anche alle altre protagoniste femminili: Tiziana Bellassai nel ruolo della moglie che prima fa una scenata di gelosia e poi instilla, con sapiente astuzia, nel marito il dubbio su un suo tradimento; Luana Toscano che interpreta la parte della giovane figlia del padrone di casa che è ancora un po’ immatura nelle sue scelte in campo amoroso ed Egle Doria, nel ruolo della figlia di Diderot, che prima vorrebbe fare una scelta di vita un po’ provocatoria che lascia stravolto il celebre padre ma che poi, accettando i suoi consigli, si rende conto dell’errore che stava per compiere. Bravo anche Giuseppe Carbone, con la sua aria ingenua, nella parte del segretario un po’ rompiscatole del filosofo.

Più di due ore di spettacolo ininterrotto tra riflessioni filosofiche, sorrisi e risate a scena aperta,  lo spettacolo di oggi ha dato, secondo il nostro modesto parere, un esempio della funzione che dovrebbe avere il teatro: educare col sorriso. Grazie.

“PETER PAN” al Piccolo Teatro di Catania


di Daniela Domenici

Quando il teatro è voglia di trasmettere messaggi positivi anche attraverso  una delle più celebri fiabe di tutti i tempi, quando il teatro è voglia di stupire, di emozionare, di coinvolgere, di divertire: questo è stato “Peter Pan” sul palcoscenico dal Piccolo teatro di Catania per tre repliche, più una seconda pomeridiana ieri, aggiunta all’ultimo momento per la troppa affluenza di pubblico.  

Iniziamo i nostri complimenti  dalla drammaturgia “ad hoc” di L.M. Ugolini alla perfetta regia del “patron” di questo teatro, Gianni Salvo e alle musiche pertinenti di Pietro Cavalieri.

Una “standing ovation” a parte meritano le scene e i costumi che Oriana Sessa ha saputo immaginare e creare per questa celebre fiaba; per le scene l’idea di utilizzare, per esempio, un baule decoratissimo sia come “cassetto dei sogni” che come tolda della nave di Capitan Uncino o i letti dei tre fratellini, Wendi, Gianni e Michele, come luoghi di passaggio, strade o l’idea di un velo di tulle per le nuvole-cuscino, tanto per citarne alcune, sono state, secondo noi, assolutamente perfette. E un “bravissima” se lo merita anche per gli splendidi, coloratissimi   costumi, su tutti l’incredibile corvo Salomone ma anche il coccodrillo-sveglia, il cane Nana e la Fata dei cassetti.

E ora passiamo a tributare i nostri complimenti più calorosi e meritati ai protagonisti di questa fiaba, ognuno di loro ha interpretato più di un ruolo, cambiando quindi abito e make up (tutti molto complicati) in velocissimo tempo reale. “In primis” a Egle Doria che interpreta, oltre ad altri ruoli, quello del protagonista, Peter Pan, con una grazia, un’agilità e una simpatia davvero travolgenti; e con lei vogliamo applaudire Ezio Garfì e Nicola Alberto Orofino che, oltre a impersonare i due fratellini, sono divertentissimi nei ruoli, rispettivamente, di Spugna e Capitan Uncino ma anche in altri. Brava anche Tiziana Bellassai, magica nella parte della Fata dei Cassetti, una specie di “narratrice” dell’intera vicenda, e anche Alessandra Lombardo nel ruolo di Wendi che diventerà l’amica del cuore di Peter ma che, alla fine della fiaba, vorrà tornare, con i suoi fratellini, a casa. E un bravo anche a Giuseppe Carbone che ha saputo caratterizzare ironicamente uno dei bambini dell’Isola Che Non C’è, Fischietto.

Vogliamo concludere con una notazione di carattere, per noi, assolutamente positivo: il vedere così tanti bambini con i loro genitori assiepare ogni posto e ogni scalino di questo teatro in una domenica pomeriggio ci è sembrato un ottimo indice di voglia di trasmettere cultura ai propri figli non lasciandoli, come spesso succede, soli davanti al televisore ma facendo conoscere loro e apprezzare la magia del teatro sin da piccoli.

“Schegge – Omaggio ad Alda Merini” a Catania


di Daniela Domenici

Domenica 29 Novembre alle ore 20,30 debutterà, al Teatro Erwin Piscator di Catania, lo spettacolo di teatro-danza contemporanea “Schegge – Omaggio ad Alda Merini” con le coreografie di Silvana Lo Giudice su musiche di Aubry, Mertens e Nyman.

Da un’idea coreografica ispirata alla vita della grande poetessa scomparsa lo scorso  primo novembre, lo spettacolo si sviluppa in un’ alternarsi di quadri di vita vissuti da Alda Merini che prendono vita attraverso la contaminazione di gesti e parole, di danza e teatro, di ballerine e attori; un’altalena di movimenti e sentimenti opposti come quelli vissuti dalla scrittrice che ha conosciuto, alternativamente, amore e follia, felicità e dolore, passione e strazio. Sentimenti resi sulla scena grazie al personalissimo stile di danza contemporanea di Silvana Lo Giudice basato principalmente su movimenti rapidi e geometrici delle braccia che disegnano figure nell’aria come pennelli su una tela, a volte circondando con dolcezza il viso come se fossero carezze per coccolare, per amare; a volte, invece, schizzando via con violenza verso il cielo come per fuggire da qualcuno o qualcosa che non ci piace.

I gesti delle ballerine Liliana Gaglio, Olga Nicoloso, Anna Sperandeo, Antonella Squillaci, Giorgia Torrisi e Silvia Torrisi esprimeranno queste emozioni, amplificate e supportate dai brani, tratti dalla biografia, dalle interviste e dalle poesie della poetessa milanese, recitati da Egle Doria che sarà la voce di Alda Merini. Si assisterà così al suo ingresso in manicomio, ai suoi innumerevoli ritorni alla cosiddetta “vita normale”, con la  presenza costante, positiva e protettiva del suo amico Dottor G interpretato da Agostino Zumbo.

Protagonista in scena il suo desiderio di amare sempre e comunque, di scrivere e comunicare quell’immenso universo di sensazioni ed emozioni che hanno percorso la sua eccezionale e singolare vita.

Il coordinamento registico dello spettacolo è di Melina Zumbo.