Unplugged


di Daniela Domenici

Nell’immaginario collettivo dei tempi moderni la notte di Ferragosto, quella, per intenderci, tra il 14 e il 15, va trascorsa su una spiaggia o, comunque, in un luogo di mare tra falò, musica e balli.

A noi è capitata un’avventura musicale diversa: Nino Borzì, sindaco di Nicolosi, splendida cittadina a due passi dalla vetta dell’Etna, insieme ai suoi assessori, ha pensato di organizzare un concerto nella piazza principale invitando un cantautore come Vincenzo Spampinato e quattro dei suoi musicisti riuniti nel “Sun quartet” vincendo questa sua “scommessa”: qualche migliaio di persone ha gremito ogni angolo della piazza con un’attenzione, un affetto e un calore chiaramente percepibili, tangibili, verso il cantautore e i suoi musicisti. Non contento di ciò ha poi offerto, grazie a un bar che si è reso disponibile, un brindisi a tutto il pubblico e poi arancini per tutti lungo la via Etnea!!!

I musicisti che hanno accompagnato Spampinato in questo concerto di Ferragosto sono: Francesco Bazzano alle percussioni, Patrizia Privitera al basso, Edoardo Musumeci alla chitarra e Francesco Novecento alle tastiere.

“Unplugged”, nel linguaggio musicale moderno, significa “non amplificato”; a noi, non addetti ai lavori, piace immaginare che Vincenzo abbia scelto questo termine come titolo del suo concerto utilizzandone il suo significato originario cioè “staccare la spina”: con le sue splendide  canzoni ci ha fatto davvero staccare la spina, per un po’ di tempo, dai pensieri e problemi quotidiani portandoci, lui menestrello del Borgo, verso spiagge nuove e orizzonti inesplorati, facendoci sorridere, cantare con lui, applaudire ma anche ridere di cuore quando ha interagito col pubblico, in puro dialetto catanese, alla sua maniera così amabile, delicata e ironica.

Ed ecco la scaletta del concerto di ieri sera, 13 brani più due bis:

I ragazzi del Borgo, dedicata al suo amato quartiere di Catania

L’amore nuovo, canzone “per chi ha amato, ama e, speriamo, riamerà…è beneaugurante..”

Per Lucia, canzone scritta per Riccardo Fogli, contro la guerra, contro il Muro di Berlino “…legarle i capelli con un filo di vento…indosserei le stelle…”

Campanellina, scritta per sua figlia prima che nascesse, dal ritmo trascinante e con un assolo iniziale di chitarra di Edoardo Musumeci, una serie di insegnamenti di vita per la figlia “…scegli il sorriso, rispetta il dolore..”

Bella e il mare, con la voce registrata di Lucio Dalla nel finale “…il mare non chiama e non risponde…quante volte con un sasso hai rotto le sue onde…”

Voglio un angelo, che è stata a lungo prima in classifica n tutto il Sudamerica ed è stata cantata anche da Shel Shapiro “voglio un angelo quando torno a casa mia…voglio un angelo che mi illumini la via..”

Bella e il vento, creata dopo aver letto una poesia di Garcia Lorca con questo titolo, cantata su base registrata, canzone non facile da apprezzare a primo ascolto

Jè ‘a terra mia, canzone in lingua siciliana dedicata alla sua amata Sicilia “Jè ‘a terra mia..è scritta con curaggio e c’a puisia…questa è l’isola conquistata che vi conquisterà..”

La tarantella di Socrate, un testo deliziosamente ironico che prende in giro amabilmente alcuni luoghi comuni “lavorare mi stanca…mettila in vendita l’anima, è meglio avere che essere…”

Neve d’estate, un testo un po’ malinconico “nevica, nevica, nevica, nevica…dura un secolo questa domenica” e finta neve piove sul palco

Bouganville pericolosa, un brano cantato al Cantagiro dal testo molto ironico “ma quanto mi manchi…” è il ritornello-tormentone

Muddichedda, brano con cui ha vinto il festival della canzone siciliana che gli è stato ispirato dalla nonna che gli diceva sempre “Muddichedda muddichedda si aggiusta tutto”, è la teoria dei piccoli passi, la voce femminile registrata che si sente è di Carla Basile.

Sorrisi, celebre ritornello da lui creato tanti anni fa per presentare i suoi musicisti e ringraziare le autorità e il pubblico presente che, non ancora appagato, gli ha chiesto due bis: “Elle” e “Legittima difesa”.

Giuseppe Cucè ai Mercati Generali


di Daniela Domenici

Ancora una tappa dei concerti che Giuseppe Cucè, cantautore catanese, tiene in varie “locations” per promuovere il suo primo CD “La mela e il serpente”; ieri sera ha fatto tappa ai Mercati Generali, poco fuori Catania, sulla statale Catania-Gela.

Anche questa volta il cantautore etneo era accompagnato sul palco dai “suoi” musicisti: Francesco Bazzano alle percussioni, Antonio Masto ed Edoardo Musumeci alle chitarre, Marco Carnemolla al basso, Adriano Murania al violino e Alessandro Longo al violoncello. Sono un’ ensemble musicale ormai collaudatissima il cui affiatamento, percepibile e perfetto, fa da cornice magica alle canzoni di Cucè.

Special guest della serata la cantautrice catanese Agata Lo Certo feat Salvo di Stefano; con lei ha duettato nel primo brano della serata, tratto da “La mela e il serpente”, che è “Ghiaccio sul fuoco” di cui la Lo Certo è autrice della musica e il Cucè del testo.

Giuseppe Cucè si è avvalso di un’altra voce femminile per tre duetti inseriti in scaletta, Giovanna Damiano, giovane cantante etnea, con cui ha interpretato “Offese”, sempre tratto dal suo CD, la bellissima “Dio come ti amo” di Domenico Modugno e “Samba em preludio” del cantautore brasiliano Vinicius de Moraes. L’altro brano “forestiero” è stato il celebre “Paloma negra” di Chavelas Vargas.

A metà scaletta Giuseppe Cucè ha cantato “Rosa”, la canzone con cui ha partecipato alle selezioni dello scorso Festival di Sanremo dal testo drammatico e attuale incentrato sulla violenza alle donne.

Non poteva mancare l’omaggio di Cucè a due grandi cantautori italiani: ed ecco “Ritornerai” di Luigi Tenco e “Vieni via con me” di Paolo Conte.

Il brano conclusivo della serata è stato un omaggio alla sua terra di Sicilia rivisitato in una versione più attuale: l’intramontabile “Ciuri ciuri”.

 La fotografia è di Caterina Palermo

L’alchimista delle rose: Giuseppe Cucè


di Daniela Domenici

Come dev essere un alchimista delle rose? Prima di tutto delicato e poi aver voglia di stupirsi del miracolo quotidiano di ogni evento, piccolo o grande, della vita.

Giuseppe Cucè, giovane cantautore catanese, è allora un vero “alchimista delle rose” perché entra in punta di piedi, delicatamente, con le sue canzoni che sono spesso fiabe trasposte in versi pieni di fantasia; ma è un alchimista anche perché è un raffinato ricercatore della giusta “alchimia” tra emozioni, ritmo e denuncia sociale.

Ieri sera sul palco dell’Y’s Jazz Club a Catania Giuseppe Cucè ci ha regalato una serata magica, un viaggio intimista supportato dal bagaglio musicale accumulato negli anni e caratterizzato da esperienze apparentemente tra loro diverse che gli hanno permesso di formarsi stilisticamente, una serata durante la quale abbiamo ascoltato brani tratti dal suo CD “La mela e il serpente”,  alcune “cover” di Tenco, Conte e De Andrè, una canzone di Capossela, un testo in originale francese di Leo Ferrè, un brano in spagnolo di Paola Turci oltre che la sua canzone più recente, con cui ha provato a concorrere al recente Festival di Sanremo, “Rosa”, che è un brano di forte impatto emotivo perché tratta un tema doloroso: la violenza sulle donne.

Il leitmotiv di tutte le canzoni scelte da Giuseppe Cucè per la scaletta della serata era il “libero arbitrio” e per far questo ha voluto, appunto, unire la sua voce a quella di alcuni di coloro che hanno scelto di “scegliere” di rischiare, di sbagliare con la consapevolezza di non fare la cosa giusta soltanto per capirne ancora di più. Un esempio di libero arbitrio è anche quello perseguito dal maestro della musica d’autore francese Henri Salvador, “Monsieur Salvador”, come era soprannominato, cantautore a cui Cucè si ispira.

I formidabili musicisti che lo hanno accompagnato e che avevamo avuto modo di ascoltare e apprezzare l’anno scorso nel “Tributo a Tenco” sono: Francesco Bazzano alla batteria e alle percussioni, Antonio Masto alla chitarra classica, Marco Carnemolla al basso acustico, Adriano Murania al violino e Alessandro Longo al violoncello. A loro si è aggiunto una “new entry”: Edoardo Musumeci alla chitarra acustica che è anche l’autore di un brano in scaletta dal titolo “La luna nel pozzo”. In una delle canzoni tratte dal suo CD, “Offese”, Giuseppe Cucè è stato accompagnato dalla voce femminile di Giovanna Damiano, giovane cantante catanese.

Giuseppe Cucè e la sua band a conclusione della serata, ci hanno regalato un’a “rivisitazione” davvero particolare di un celebre brano della tradizione siciliana “Ciuri ciuri”.