Io penso, io scelgo, io sono – I think, I choose, I am


Si valuta siano circa un milione le persone europee con disabilità intellettiva e tutte dovrebbero avere il diritto di votare alle elezioni continentali, ma se in alcuni Paesi esiste un problema di riconoscimento del diritto stesso di voto, altrove – ovvero nella maggioranza degli Stati – il limite è dato dalla scarsa informazione, consapevolezza o interventi volti a facilitare l’esercizio di quel diritto. Su questo sta lavorando dal 2008 il progetto europeo “My Opinion My Vote”, che il 25 maggio a Roma vivrà un momento particolarmente significativo, con un talk show organizzato dall’AIPD (Associazione Italiana Persone Down), cui parteciperanno ventiquattro persone con sindrome di Down o altra disabilità intellettiva – provenienti da vari Paesi Europei – per raccontare la propria esperienza

Un gruppo di persone appartenenti al Progetto «My Opinion My Vote», qui fotografate davanti alla sede di Bruxelles del Parlamento EuropeoMartedì 25 maggio (ore 17) il Parlamento Europeo per l’Italia, con sede a Roma (Via IV Novembre, 149), ospiterà il talk show denominato I think, I choose, I am (letteralmente “Io penso, io scelgo, io sono”), organizzato dall’AIPD (Associazione Italiana Persone Down) e che vedrà ventiquattro ragazze e ragazzi con sindrome di Down e altre disabilità intellettive, provenienti dall’Italia e da altri Paesi europei, raccontare la loro esperienza nell’ambito di My Opinion My Vote (M.O.TE.), progetto ideato dalla stessa AIPD e che coinvolge altri cinque Stati (Danimarca, Irlanda, Malta, Spagna e Ungheria) [se ne legga nel nostro sito anche cliccando qui, N.d.R.]. A moderare l’incontro sarà Sean Patrick Lovett, giornalista e docente universitario di comunicazione, da anni amico e collaboratore dell’AIPD. La partecipazione all’incontro è libera.

My Opinion My Vote è un’iniziativa finanziata dalla Commissione Europea (Direzione Generale per l’Educazione e la Cultura, Programma per l’Educazione Permanente, Sottoprogramma Grundtvig) il cui obiettivo generale è quello di sostenere le persone con disabilità intellettiva nell’esercizio dei loro diritti politici, così come riconosciuto dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità ratificata dall’Italia all’inizio del 2009.
Dal 2008 e fino a tutto l’anno in corso, il progetto si propone di educare le persone con disabilità intellettiva alla consapevolezza dei propri diritti politici, aiutandole a formare e ad esprimere la propria opinione politica in occasione di elezioni e referendum locali, nazionali e comunitari, come qualsiasi altro cittadino europeo. Al tempo stesso si vogliono sollecitare i Governi a rendere effettivamente accessibile l’espressione del voto alle persone con disabilità intellettiva, ad esempio rendendo più semplice il linguaggio dei programmi.

Nel corso di My Opinion My Vote le persone coinvolte hanno già avuto modo di esprimere il loro parere sulle modalità di voto e sui programmi politici, ad esempio con riflessioni come le seguenti: «Ho votato, ma ho provato disprezzo perché ci sono troppe cose che non vanno e mi sembra che nessuno si interessi alle nostre problematiche; bisogna guardare più dentro ogni persona disabile». «Era facile riempire la scheda, ma difficile scegliere la casella da barrare». «È difficile capire la politica. Se guardi la TV, non capisci quello che stanno dicendo. Sembra che vogliano promettere la luna a tutti». «È difficile decidere per quale persona votare perché dicono troppe cose e tu ti confondi facilmente».
Durante il talk show, dunque, i ragazzi potranno spiegare ancor meglio le loro difficoltà e, soprattutto, le loro conquiste.

A questo punto qualche dato è quanto mai opportuno: in Europa vi sono tra i 50 e i 60 milioni di persone con disabilità e tutte dovrebbero avere il diritto di votare alle elezioni continentali. In alcuni Paesi, però, esiste un problema di riconoscimento del diritto al voto, mentre in altri – la maggioranza – le persone non esercitano il diritto loro riconosciuto per mancanza di:
– informazione, consapevolezza ed educazione al voto delle stesse persone con disabilità intellettiva;
– consapevolezza dei loro familiari, amici, operatori di riferimento dei loro stessi diritti e capacità;
– interventi per facilitare l’esercizio del diritto di voto da parte delle Pubbliche Istituzioni.

Il talk show del 25 maggio rappresenterà la conclusione di quattro giorni di lavoro a Roma, svolto da parte dei membri del gruppo internazionale, che si confronteranno sulle loro esperienze di partecipazione politica e avranno anche occasione di visitare la Camera dei Deputati e il Senato, incontrando direttamente alcuni attori della politica in Italia. (Ufficio Stampa AIPD.

da www.superando.it

 

Minori: se la bambola è down


di Sara De Carli

Arriva in Italia il bambolotto spagnolo con i tratti tipici di chi ha la trisomia 21 

«Basta sia chiaro che non è una bambola per bambine down». Commenta così Anna Contardi, presidente dell’Associazione italiana persone down, la notizia dello sbarco in Italia di Baby Down, la bambola con i tratti somatici di una bimba con trisomia 21. Occhi allungati, lingua un po’ all’infuori, dita dei piedi leggermente separate, Baby Down è nata in Spagna due anni fa, da una collaborazione tra la casa produttrice Super Juguete e la Fundacion Down Espana. 

In Italia è in vendita on line, al prezzo di 34,90 euro. L’importazione è della Cangillo Interni, la distrubuzione della cooperativa sociale bolognese Il Martin Pescatore, che dà lavoro a persone con disturbi psichici gravi. Saranno loro ad imballare le bambole e a spedirle a destinazione. Il ricavato delle vendite sosterrà le attività della stessa cooperativa ma anche quelle di due associazioni locali: l’associazione Retinite Pigmentosa dell’Emilia Romagna (che non si capisce bene cosa c’entri) e il Ceps-Centro emiliano problemi sociali per la trisomia 21. Dal punto di vista dell’impresa, dentro la cooperativa Il Martin Pescatore con gli introiti nascerà un laboratorio di sartoria per creare i vetsitini per la bambola. «Più i bambini conoscono la trisomia 21, meglio è», riflette Anna Contardi, «per questo è una cosa buona che i bambini abbiano un bambolotto down accanto alla brabie e alla bambola nera: cominciano a familiarizzare con i loro futuri compagni di classe. L’importante è considerarla una cosa fra le tante, non pensare che l’integrazione sia risolta così. Per questo deve essere considerata una bambola per tutti, non per bambini down: non c’è alcuna ragione per cui per un bambino down sia meglio giocare con una bambola che ripete i suoi tratti somatici: deve giocare con tutte le bambole, come gli altri».

 Anche nella versione italiana, come già in quella spagnola, ad accompagnare la bambola c’è un piccolo opuscolo con indicazioni sulle attività più indicate per stimolare le capacità intellettive e sensoriali deibambini down. Ma diversamente da quel che è successo in Spagna, l’Aipd – che è la mggiore associazione italiana sulla sindrome di down – non è stata interpellata: più che indicazioni sulle attività da far fare alla bambola, in quel foglietto, per la Contardi «sarebbe utile spiegare ai piccoli chi è un bambino down».

 da www.vita.it