di Monica Maiorano
Per molto tempo lo studio delle emozioni è stato trascurato dal mondo scientifico ritenendo che rappresentassero un aspetto secondario della vita mentale di un individuo, eppure l’emotività, considerata scomoda ed inutile interferenza nei processi mentali, negli ultimi anni è stata molto rivalutata dagli ambienti scientifici e ha iniziato ad essere considerata come una importante componente dell’intelligenza stessa.
Già Darwin, nel 1871, scrisse un’opera molto originale, The expression of emotions in animals and man, nella quale evidenziava il ruolo delle emozioni e dell’espressione dei sentimenti, forme basilari della comunicazione umana, nel processo evolutivo della nostra specie.
Quando ci si interroga sul ruolo delle emozioni e della loro manifestazione nel condizionare il comportamento umano, l’alternativa è fra un determinismo biologico che vede le sensazioni e le espressioni emotive come universali e un relativismo culturale per cui l’espressione delle emozioni sarebbe una sorta di linguaggio e, come tale, trasmesso culturalmente.
In effetti, secondo i ricercatori interpellati dalla rivista New Scientist, ogni epoca storica con i suoi modelli di vita, è caratterizzata da emozioni specifiche e sembra nella nostra “ era complessa dell’umana complessità”, ispirazione, curiosità, orgoglio, gratitudine e confusione si siano aggiunte alle “classiche emozioni” gioia, tristezza, rabbia, paura, sorpresa e disgusto.
Se è dunque vero che le emozioni sono apparse negli ominidi prima della comparsa dell’ Homo Sapiens, continuando ad evolversi nella nostra specie, questo ha richiesto la comparsa e trasformazione di meccanismi e processi fisio-psicologici adeguati, come lo sviluppo della mimica facciale e di particolari percorsi del sistema nervoso che hanno reso capace l’essere umano di riconoscere e distinguere tali segnali.
Il gruppo di psicologi intervistati dalla prestigiosa rivista scientifica, infatti, hanno descritto queste nuove emozioni e le espressioni del corpo che le caratterizzano.
L’ispirazione, sentimento positivo, incoraggiante, stimolante che ci fa credere in noi stessi e nel prossimo, facendoci sentire parte di un tutto, secondo gli scienziati sarebbe un sentimento universale, la cui espressione facciale caratteristica non è stata ancora precisata, anche se i ricercatori concordano su un generico addolcimento dei tratti somatici e un movimento delle sopracciglia verso l’alto.
Un’altra new entry nella classifica delle emozioni è l’attitudine alla curiosità. Ne è convinto Paul Silvia, docente di psicologia alla University of North Carolina, il quale la ritiene fondamentale per motivare le persone ad imparare, anche senza un fine specifico, ma semplicemente per il gusto di sapere.
Sul piano comportamentale, questo sentimento si manifesta con gli stessi tratti in tutti gli esseri umani: testa leggermente piegata da un lato, velocità del discorso che aumenta, muscoli della fronte e degli occhi in tensione. Non solo, la curiosità è diventata sempre più importante per l’uomo contemporaneo aiutandolo a controbilanciare sentimenti negativi come ansia e paura.
L’orgoglio, emozione a due facce, come la definisce New Scientist, è il terzo sentimento al centro delle attenzioni degli scienziati, in quanto, da un lato, accresce l’autostima individuale e l’attitudine al risultato, dall’altro tende spesso a confondersi con l’arroganza e l’eccessiva sicurezza di sé, al punto da essere elencato tra i sette peccati capitali.
Per Jessica Tracy della University of British Columbia di Vancouver, in Canada, la dimostrazione che l’orgoglio sia trasversale a tutti i popoli è data dalla riconoscibilità con cui questo sentimento si manifesta all’esterno, non è tanto l’espressione facciale determinante, quanto tutta la postura del corpo. Secondo la Dottoressa Tracy tutti noi assumiamo inconsapevolmente la stessa postura: testa un po’ all’indietro, braccia leggermente lontane dal corpo e petto in fuori.
Anche la gratitudine, secondo Sara Algoe dell’Università del North Carolina, ha tutti i requisiti necessari per essere annoverata tra le nuove emozioni, avendo una connotazione del tutto positiva che aiuta gli esseri umani a rafforzare le loro relazioni sociali, in primis nel rapporto di coppia. Secondo la studiosa, la gratitudine ci aiuta a scovare le persone con cui stiamo meglio e a fare qualcosa per loro, innescando un meccanismo virtuoso di “dare e avere”. E’ un sentimento che fa parte del bagaglio emotivo di ogni essere umano, anche se, i ricercatori sostengono che potrebbe essere culturalmente connotato ed essere espresso in maniera diversa da un capo all’altro del mondo. Circa le espressioni facciali e i gesti che meglio la rappresentano si é d’accordo sul sorriso e un certo penzolare della testa, ma sono ancora in corso altri studi.
Non tutti d’accordo, invece, nel considerare la confusione come regina delle nuove emozioni, di sicuro è un sentimento che domina nel mondo di oggi. Secondo Dacher Keltner dell’Università di Berkeley, in California, è una sensazione che tutti abbiamo provato, in una qualunque occasione in cui abbiamo avuto l’impressione di ricevere informazioni insufficienti o contrastanti dal mondo circostante.
Il volto della confusione avrebbe sopracciglia inarcate, occhi che diventano più piccoli, labbra protese in avanti. Un recente studio ha dimostrato, inoltre, che si tratta dell’espressione facciale più chiaramente riconoscibile dopo la gioia, e con una valenza evoluzionistica che la renderebbe universale: una persona confusa, infatti, è notata da tutti e ha quindi maggiori possibilità di essere aiutata dal prossimo.
Secondo il professor Paul Silvia, la confusione è il modo in cui il nostro cervello ci avverte dell’infondatezza dei nostri pensieri e dei nostri schemi mentali, incoraggiandoci a focalizzare la nostra attenzione altrove, a cambiare strategie o imparane delle nuove, abilità particolarmente utile per l’uomo contemporaneo.
E’ per questo, conclude il gruppo di psicologi interpellato da New Scientist, che la confusione potrebbe essere la chiave di tutte le altre emozioni dominanti, l’anello di congiunzione tra ispirazione, curiosità, orgoglio e gratitudine.
Dunque è vero che ogni emozione ha caratteristiche specifiche da cui discendono le diverse modalità espressive, le modificazioni della funzione mnemonica e delle immagini mentali, ma queste non si sarebbero potute sviluppare senza un’adeguata riorganizzazione nel tempo di tutto il sistema nervoso centrale, periferico e autonomo, da cui le emozioni dipendono.
Si potrebbe concludere, a questo punto che, pur avendo il mondo delle emozioni e della loro manifestazione una grande variabilità sia individuale che nelle diverse culture, i meccanismi biologici che le sottendono sono il risultato dell’evoluzione per selezione naturale il che le rende di conseguenza universali, biologicamente determinati e si potrebbe aggiungere necessarie alla sopravvivenza.
Fonte: Repubblica.it