La Mostra su De André sbarca a Roma. All’Ara Pacis viaggio nella vita e la musica di Faber


Una settimana dopo il 70° anniversario della nascita di Fabrizio De André, arriva a Roma l’esposizione multimediale e interattiva ideata da Studio Azzurro che racconta la vita, la musica, le esperienze e le passioni che hanno reso “Faber” unico e universale. Anche Roma, dopo Genova e Nuoro, rende omaggio a De André ospitando negli spazi espositivi del Museo dell’Ara Pacis, dal 24 febbraio al 30 maggio, “Fabrizio De Andre’. La mostra”. Attraverso la narrazione virtuale, multimediale e interattiva viene proposta al pubblico un’esperienza emozionale, attraverso cui ognuno potrà mettersi in relazione con l’universo di “Faber”. 

Il racconto e la rappresentazione visiva, testuale e musicale si offrono dense di suggestioni ed emozioni e il pubblico, potrà di volta in volta scegliere quale immagine di “Faber” sviluppare per sé, in relazione con il proprio vissuto.

La mostra affronta i grandi temi della poetica di De André: la società del benessere e il boom economico degli anni ’60, gli emarginati e i vinti, la libertà, l’anarchia e l’etica, gli scrittori e gli chansonniers, le donne e l’amore, la ricerca musicale e linguistica, l’attualita’ nella cronaca, i luoghi rappresentativi della sua vita.

“Questo omaggio a Fabrizio De André – afferma in una nota Umberto Croppi, assessore alle Politiche Culturali e della Comunicazione del Comune di Roma – rappresenta un vero e proprio atto di riconoscenza che Roma dedica a un poeta sinceramente amato. Il pubblico della nostra città lo adorava, i suoi pochi concerti erano sempre gremiti di spettatori di ogni età, come se la memoria e l’utopia, che magicamente coabitavano nelle sue canzoni, riuscissero a restituire a nostri luoghi la loro simbolica perennità”.

“Come tutti gli artisti che, per loro stessa natura, erano incapaci di aderire pienamente a un’idea e men che meno di riconoscere forme di potere e di autorità – prosegue Croppi – il postumo destino di Fabrizio De André è stato quello di appartenere, senza distinzioni, alla gente comune. Ma se proprio volessimo discernere da essa un ristretto gruppo di privilegiati, ebbene senz’altro penseremmo a quel mondo degli esclusi, dei diversi e dei diseredati che egli, quant’altri mai, seppe raccontare con la potenza dei suoi versi”.

“Anarchico senza cedimenti – aggiunge Croppi – solidale e mai ipocrita (‘I veri sequestrati sono loro!’ disse dei suoi stessi rapitori sardi il giorno dopo la liberazione), eterogeneo e irriducibile, mai omologato ad alcun sistema di pensiero, De André ha saputo illustrare la nostra letteratura novecentesca perche’ la sua voce seppe cantare la liberta’ intesa come eterno desiderio, come rivolta interiore, come voglia di credere in altre idee, ancora da concepire”.

“In un periodo in cui la famiglia e la comunità conoscevano una crisi senza precedenti, Fabrizio – sottolinea Croppi – riuscì non soltanto a conciliare la sua generosa umanità con la filosofia dell’oro di un padre importante ma anche a formare con Dori Ghezzi un sodalizio sentimentale e artistico di solida dolcezza, al quale noi estimatori siamo riconoscenti, visto che ci permette tuttora di godere della creatività di questo protagonista della poesie e della canzone italiane. Anche grazie a questo lascito, così amorevolmente custodito, nell’animo di ciascuno di noi almeno una strofa di una sua canzone resta impressa come il segno incancellabile di un’affezione, di una vicinanza reale, di uno scatto emotivo che gli dobbiamo. Ed è conseguenza – conclude – che ci manchi e che non lo dimenticheremo mai”.

L’esposizione, a cura di Vittorio Bo, Guido Harari, Vincenzo Mollica e Pepi Morgia, è promossa da Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione, Sovraintendenza ai Beni Culturali, Fondazione Fabrizio De André onlus, Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Zétema Progetto Cultura.

fonte Adnkronos

“Signore, io sono Irish”


di De Andrè, Mannerini, Reverberi – 1971

Signore, io sono Irish,
quello che non ha la bicicletta.
tu lo sai che lavoro, e alla sera
le mie reni non cantano.
Tu mi hai dato il profumo dei fiori,
le farfalle, i colori.
E le labbra di Ester create da te,
quei suoi occhi incredibili solo per me.

Ma c’è una cosa, mio Signore, che non va.
Io che lavoro dai Lancaster
a trenta miglia dalla città
io nel tuo giorno sono stanco,
sono stanco come non mai,
e trenta miglia più trenta miglia
sono tante a piedi, lo sai.

Ed Irish, tu lo ricordi, Signore,
non ha la bicicletta.
                                  
Nel tuo giorno le rondini cantano
la tua gloria è nei cieli.
Solo io sono triste, Signore,
la tua casa è lontana.
Devo stare sul prato a parlarti di me,
e io soffro, Signore, lontano da te.
 
Ma tu sei buono, tra gli amici che tu hai
una bicicletta per il tuo Irish
certamente la troverai,
anche se è vecchia non importa,
anche se è vecchia mandala a me,
purché mi porti nel tuo giorno
mio Signore fino a te.
 
Signore, io sono Irish,
quello che verrà da te in bicicletta.

I new Trolls interpretano questa celebre canzone

http://www.youtube.com/watch?v=vSbT5FItXwM&feature=related

Alchera “Discarica di sogni”


Dopo mesi di gestazione, al chiuso tra le mura dello studio di registrazione a rovistare tra suoni e desideri, il 4 dicembre vedrà la luce “Discarica di sogni”, il nuovo album degli Alchera.

Dopo anni passati tra live e composizioni, in uscita dunque il nuovo lavoro, che segna un’inversione decisamente elettronica della band siciliana di Augusta. Nove tracce inedite, che trasudano la vibrante e accurata ricerca di nuovi scenari di suono, ispirati da un continuo abbraccio tra chitarre e sintetizzatori.

All’interno presente anche un affascinante remake della “Canzone dell’amore perduto” di Fabrizio De Andrè.

“Discarica di sogni” chiude una trilogia intensa e straziante di passione che scandisce le fasi del cuore, dapprima freddamente collegato ad un interruttore, privo di emozioni stabili (MANIPOLAZIONE – 2001), per poi ritrovarlo agonizzante a terra (ACARDIA – 2003) e abbandonato per il desiderio di esserne privo.

“Discarica di sogni” lo rivela infine su una tavola imbandita, dato in pasto sadicamente ad una donna.

L’album è autoprodotto, perché “oggi auto prodursi per un gruppo emergente è l’unica alternativa alla generazione X-Factor ed alle numerose etichette discografiche che propongono contratti con le spese sostenute principalmente dal gruppo stesso”.

Album autoprodotto e scaricabile gratuitamente dal sito http://www.alcheramusic.com. C’è infatti la volontà di sfruttare pienamente le potenzialità della rete. Una scelta importante questa, che ripercorre la strada già aperta dai Radiohead, ma che testimonia soprattutto il desiderio di raggiungere tutti senza alcun limite.

Le copertine di questo nuovo album, con le istruzioni per scaricare gratuitamente il tutto, si potranno trovare in molti locali pubblici della Sicilia orientale distribuite con il periodico GeniaBox e nel mese di Gennaio in allegato alla rivista specializzata “Mucchio Selvaggio”, che darà per la prima volta alla band la possibilità di avvalersi di una distribuzione a livello nazionale.

A seguire l’uscita dell’album ci sarà un tour che partirà proprio dalla Sicilia il 19 al Bacco Wine bar di Raffadali (Ag), il 23 all’Aruca Pub di Brucoli (Sr), il 29 alla Factory di Cassibile (SR), 30 Gennaio al Cafè Royal circolo della musica di Messina.

alchera booking & management

via Anapo 4b – 96010 Villasmundo (Sr)

cell. 333.7858939