di Alessandro Mascia
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Usare i soldi della mafia per curare i malati
Gentilissimo Presidente,
sono il padre di una giovane ragusana di 27 anni in stato vegetativo persistente. Come tanti familiari di persone gravi e gravissime, sto sostituendo, insieme a mia moglie, da anni un welfare che si nasconde dietro la mancanza di coperture economiche permettendo allo Stato di risparmiare somme ingentissime.
A Ragusa mancano purtroppo i centri per gravi che, oltre a curare questo tipo di malati, potrebbero anche provvedere a riabilitarli per evitare retrazioni tendinee, piaghe da decubito, blocchi articolari e quant’altro. Per questo motivo io e mia moglie, 24 ore su 24 ore al giorno, da anni adottiamo la sanità “FAI DA TE” nel reparto ospedaliero con un solo posto letto quale è diventato il nostro domicilio e curiamo nostra figlia come possiamo.
È da quattro anni che faccio la seguente domanda alle famiglie ragusane e ai politici: “Vi siete chiesti, dove possiamo ricoverare i nostri cari, se ci ammaliamo, anche per un periodo limitato di tempo e non possiamo accudirli? Ci sono le strutture?”
La risposta è no! Nemmeno un posto letto per gravi in tutta la Provincia!
Io so, per esperienza diretta, che in Emilia Romagna ci sono moltissime strutture ospedaliere d’altissimo livello dove i malati vengono curati adeguatamente. Chi vive alla ricerca di un centro di riabilitazione o di accoglienza disposto ad accogliere i malati più gravi deve sperare di poter partire verso i tanti centri del centro-nord. Chi non ci riesce deve arrangiarsi…. Eclatante è il caso del ricovero improprio di una giovane in stato di minima coscienza che, nell’ospedale “S. Elia” di Caltanissetta, è rimasta nel reparto di rianimazione per 15 anni.
Paradossalmente, la Regione siciliana spende somme notevoli per ricoveri impropri e per sovvenzioni quando un malato siciliano trova posto nelle attrezzate ed efficienti strutture riabilitative del Nord. Eppure le tasse le paghiamo anche noi in Sicilia. E’ da quattro anni che propongo a tutte le forze politiche, alle autorità della Sanità, di avere un impeto di orgoglio di sana “ragusanità” per far nascere un centro per gravi cerebrolesi nella Provincia di Ragusa, per potenziare le strutture esistenti e per fornire servizi domiciliari più efficienti alle famiglie. Nessuna risposta!
La risposta all’esigenza della popolazione ragusana di avere un centro di accoglienza per neurolesi invece l’hanno data sette generosi ragusani che hanno fondato l’associazione onlus “Centro Risvegli Ibleo” ed hanno pensato di realizzare una struttura di accoglienza per persone in stato vegetativo o in stato di minima coscienza. Da tenere presente che attualmente in provincia di Ragusa, secondo i dati dell’ASP, i pazienti in stato vegetativo o di minima coscienza ammontano a circa 150.
L’opera completa dovrebbe disporre di 70/80 posti letto dei quali 10, ubicati in appartamentini di 45 mq riservati alle persone in stato vegetativo e ai loro familiari per consentire l’eventuale “risveglio”; gli altri invece destinati a pazienti con altre patologie neurologiche (ictus, sclerosi multipla, SLA, etc…).
Il Comune di Ragusa ha già donato un terreno di 9000 mq ed esiste già un progetto per la realizzazione della struttura. E’ di vitale importanza realizzarla al più presto considerato che centri simili in tutto il Sud del paese non ce ne sono e che, essendo una onlus senza fini di lucro, la struttura sarà gestita e controllata da tutti i soci e dagli utenti che hanno tutto l’interesse a far si che i loro familiari malati siano curati nel miglior modo possibile.
Molte sono le iniziative per la raccolta dei fondi e la popolazione iblea sta partecipando con generosità, ma le somme necessarie per realizzare la struttura sono tante ed è per questo che chiedo a Sua Eccellenza l’interessamento per far pervenire alla suddetta onlus parte delle somme sequestrate alla mafia.
Certo della Sua sensibilità la ringrazio a nome mio e di tutte le famiglie in attesa di trovare una soluzione dignitosa per i propri cari.
Ragusa
21 aprile 2010 (Giorno del 27° compleanno di Sara)
Distinti saluti
il papà di Sara
Luciano Di Natale
Alzheimer: bambole, cuccioli e musica, efficaci cure soft
Le terapie soft, non farmacologiche, si sono dimostrate efficaci per aiutare i pazienti con Alzheimer, che nel nostro Paese sono ormai 600.000, in crescita al ritmo di 150.000 nuovi casi ogni anno. Aggressività, agitazione, allucinazioni e insonnia, possono ridursi fino al 60 per cento grazie alla compagnia di una bambola o di cuccioli: migliora l’alimentazione dei pazienti, diminuisce lo stress, mentre l’ascolto della musica riduce l’ansia e la depressione dei malati. I buoni risultati possibili con le cure non farmacologiche dell’Alzheimer sono stati discussi dagli esperti riuniti per il decimo Congresso dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria, a Gardone Riviera in provincia di Brescia.
Chi si ammala di Alzheimer perde man mano il contatto con il mondo: dimentica il nome degli oggetti, non riconosce le persone più care, vorrebbe parlare ma non sa più come. Le terapie scarseggiano, ma un aiuto per affrontare alcuni aspetti della malattia può arrivare da strategie alternative di sollievo per alcuni sintomi e disagi. “I farmaci per la cura dell’Alzheimer possono solo rallentare la progressione dei sintomi – spiega Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria – Si sono quindi diffusi approcci di medicina alternativa, che hanno resistito alla prove di efficacia e vanno sempre più conquistandosi uno spazio tra le cure accettate a tutti i livelli”. Due esempi sono la doll therapy e la pet therapy: entrambe dirigono l’attenzione della persona ammalata di demenza verso un compito, quello di giocare con un cane, un gatto, un criceto o una bambola, perché eviti di concentrarsi sulle idee che riempiono in maniera scoordinata il cervello producendo ansia, agitazione, uno stato permanente di disagio. Una ricerca dell’università di Tolosa in corso di pubblicazione ha dimostrato che in questo modo si riducono del 60 per cento i disturbi comportamentali, il paziente migliora la sua alimentazione e si creano le condizioni per un miglior adattamento all’ambiente.
“La compagnia di un piccolo animale o di una bambola deve essere mediata da un operatore, che indirizzi e aiuti il paziente: in questo modo si ottiene un ambiente più sereno, che favorisce anche i momenti di riposo e un’alimentazione più tranquilla. Non sappiamo perché ciò accada – ha precisato l’esperto – forse c’è una regressione all’età infantile, si attivano ricordi cancellati solo apparentemente dalla malattia, si riescono a sfruttare le capacità affettive residue. Purtroppo l’effetto di pet e doll therapy non dura più di un giorno, il giorno successivo bisogna ricominciare da capo”. La terapia con la musica è più articolata.
Secondo uno studio in via di pubblicazione su Aging and Mental Ealth, condotto dal gruppo di ricerca Geriatrica di Brescia coordinato dal prof. Trabucchi, la musica funziona come una sorta di ‘chiave’ per accedere alle emozioni dei malati: riduce l’ansia, la depressione e i disturbi comportamentali dei pazienti. Sull’aggressività, l’agitazione, le allucinazioni la musica può essere perfino più efficace dei farmaci, senza però alcun effetto indesiderato.
fonte ANSA
Depressione: combattila con un abbraccio
di Matteo Clerici
E’ il consiglio di una ricerca, opera di studiosi canadesi e pubblicata dal quotidiano “The Globe and Mail”.
Gli scienziati hanno revisionato i dati raccolti dal Canadian Community Health Survey, indagine sulla salute dei cittadini condotta nel 2007. Essi hanno così scoperto come i soggetti che ricevevano con più frequenza manifestazioni fisiche d’affetto avevano, con più probabilità, una salute mentale migliore dei “trascurati”.
Come spiega il dottor Jack Jedwad, direttore direttore della sede di Montreal dell’Association of Canadians Studies: “Tra le persone che ricevono attenzioni e dimostrazioni di affetto e coloro che invece non ne ricevono, ci sono differenze sostanziali ed evidenti. Ecco perché raccomando di ricevere molti abbracci”.
Gli scienziati canadesi, infatti, mostrano come il 60% dei soggetti che si dichiaravano felici e sereni erano quelli che godevano di maggior affetto da parte di altre persone e che ricevevano molti abbracci.
Teatro Brancaccio: così Biagio Izzo cura la timidezza
di Anna Astrella
E se bastasse una semplice pasticca (molto miracolosa) per vincere il «morbo» della timidezza? C’è chi ne è profondamente convinto. Intorno a questa convinzione, infatti, si snoda Una pillola per piacere, lo spettacolo con cui Biagio Izzo torna sul palcoscenico del teatro Brancaccio dopo il successo ottenuto nella passata stagione con Il re di New York.
Il debutto nella sala di via Merulana è in programma per questa sera. La commedia, scritta dal mattatore napoletano in coppia con il collaboratore di sempre Bruno Tabacchini, rimarrà in cartellone fino al 22 novembre.
Lla regia è affidata all’inseparabile compagno di avventure teatrali Claudio Insegno, mentre sulla scena insieme con il comico Teresa Del Vecchio (sua partner già nello spettacolo precedente) e poi Francesco Procopio, Giorgio Carosi, Massimo Andrei, Francesca Ceci, Paolo Bonanni e Emanuela Morini.
Tutto incomincia dal desiderio di Michel Gripot, stilista di fama mondiale e titolare di un importante atelier di alta moda, di superare un singolare blocco psicologico che gli impedisce di comunicare con le donne. A Gripot Carlo Scaldamaglia (impersonato da Izzo), ladro di professione con una dubbia voglia di cambiare vita, propone una «pillola che frizza». In buona sostanza si tratta di una pasticca prodigiosa che lo farà apparire più bello e sicuro di sé. Il furfante napoletano riesce, infatti, a carpire la fiducia dello stilista per una combinazione fortuita salvando da una rapina la valigetta contenente i gioielli per una sfilata. Da quel momento diventa l’uomo di fiducia di Michel che gli confida le sue perplessità sull’incapacità di instaurare delle relazioni con la gente che lo circonda.
Biglietti compresi tra 34.50 e 14 euro.
Drogati di Facebook e Msn in cura al Gemelli di Roma
ROMA – Intere giornate intrappolati nella rete, tra chat e social network, come Facebook e Msn. Ma a Roma, al Policlinico Gemelli, è nato un centro di cura per la dipendenza da internet, che nei casi patologici provoca un comportamento ossessivo verso il web. L’ambulatorio, dedicato all”Internet Addiction Disorder’, comincia oggi le attività, all’interno del Day hospital psichiatrico del Gemelli, dove vengono curate anche altre dipendenze, come quelle dal gioco d’azzardo, ma anche da alcol e droghe. “L’utilizzo patologico di internet provoca sintomi fisici molto simili a quelli manifestati da tossicomani in crisi di astinenza. Garantiremo ai nostri pazienti di contenere quel malessere che per molti durante l’astinenza dal web si trasforma in ansia, depressione e paura di perdere il controllo di ciò che accade in internet”, ha spiegato lo psichiatra Federico Tonioni, coordinatore dell’associazione ‘La Promessa’, che collabora all’attività. L’ambulatorio è attivo dal lunedì al venerdì dalle 9,30 alle 13,30 e il protocollo di intervento della cura dell”Internet addiction’ prevede tre ‘passi’ principali: un colloquio iniziale, incontri successivi per individuare la psicopatologia sottostante, eventualmente contenuta con un’appropriata terapia farmacologia, e l’inserimento progressivo in gruppi di riabilitazione. Una terapia per tornare alla realtà e uscire dal giro del mondo virtuale, a volte ‘tossico’.
fonte ANSA
Salute: il potere della musica nella depressione
Curare la depressione con la musica preferita è una possibile terapia al male oscuro, così viene definito il dolore dell’anima. Un’ora di musica tre volte a settimana produce un beneficio importante per alleviare o allontanare i sintomi depressivi in persone anziane, over65. Lo studio è stato condotto su 100 anziani molto depressi, osservati e curati con la musicoterapia dal gruppo del Professor Marigliano Ordinario di geriatria e Direttore del dipartimento di scienza dell’invecchiamento all’Università La Sapienza di Roma. Tra le considerazioni fatte al termine della ricerca, presentate al Congresso della Società Italiana di Medicina Interna il 27 ottobre 2009 è interessante notare che non esiste la canzone antidepressione. Per ogni persona la musica più adatta e curativa si trova nel tempo. Non esiste una sola musica che vada bene per tutti. Il paziente e i suoi cari, vengono sottoposti a più colloqui per capire quali canzoni o musiche sono legate ai momenti più felici della sua e della loro vita.
Salute: sette giorni per curare la psiche in tempo di crisi
Crisi economica, disagio quotidiano, preoccupazione e stress accentuati sono alla base di molti malesseri psicologici, soprattutto nelle grandi città e per i lavoratori che si trovano in una situazione di disagio e difficoltà. Guarda anche a loro l’iniziativa la Settimana del benessere psicologico promossa dall’Ordine lombardo degli psicologi: fino al 31 ottobre 2009 i professionisti che aderiscono all’iniziativa mettono a disposizione gratuitamente la loro esperienza di operatori qualificati della salute mentale per un consulto. Tra le finalità anche la volontà di sfatare il mito dello psicologo come specialista solo per chi è benestante. Perché la salute sia alla portata di tutti, anche quella mentale in tempo di crisi e difficoltà