Voglio sapere come è morto mio nipote. Se è stato picchiato, se è stato ucciso da qualcuno». A parlare è Graziella Marchese, 71 anni, nonna di Alessio Scarano, 24 anni, torinese, deceduto nella serata di martedì nel carcere di Cuneo dove, sabato scorso, proveniente dalle Vallette, era stato trasferito.
«Da quello che ci hanno comunicato dalla prigione – spiegano la nonna e lo zio del ragazzo, Roberto Fusaro – Alessio si era coricato sulla branda della sua cella dopo aver partecipato ad una partita di calcio nel campetto del carcere. Poi, quando gli agenti si sono avvicinati, lo hanno trovato cadavere. Ci hanno detto che è morto per cause naturali ma lui stava bene, non aveva alcun problema fisico. Per noi questa morte è un mistero e vogliamo vederci chiaro».
La famiglia si è rivolta all’avvocato Roberto Brizio che ha nominato un perito di parte che questa mattina parteciperà all’autopsia, disposta dal magistrato, sul corpo del povero giovane. Dal carcere di Cuneo confermano la morte sospetta: «Secondo un primo referto, il decesso sarebbe sopraggiunto per cause naturali. In ogni caso è stata avviata un’inchiesta interna al penitenziario e si attendono i risultati dell’autopsia».
Ma, sempre secondo la versione ufficiale, il giovane non sarebbe stato trovato cadavere: «Quando il personale di servizio si è avvicinato per somministrargli una terapia, il ragazzo era ancora vivo, ansimava e si è tentato di rianimarlo, anche se inutilmente».
Alessio Scarano era finito dietro le sbarre nel giugno scorso e avrebbe dovuto scontare una pena di 11 mesi per alcune sentenze passate in giudicato, le ultime si riferivano al furto di autoradio perpetrato nel 2004 in alcuni parcheggi del centro città.
Il ragazzo aveva trascorsi da tossicodipendente ma, come sostengono la madre, Maria Teresa Fusaro e la nonna, «Da almeno un anno era uscito dal tunnel della droga, specie dopo il ricovero presso la comunità Arcobaleno all’interno del carcere torinese». Dunque, il giovane non sarebbe dovuto rimanere in prigione ancora per molto: «A maggio sarebbe uscito – dice lo zio – e, a questo punto, io mi chiedo perché sia stato trasferito a Cuneo».
Portato in quel penitenziario senza avvisare i parenti: «I perché su questa morte sono tanti – aggiunge Claudia, un’amica di famiglia – a cominciare proprio dal trasferimento in un carcere di massima sicurezza che era stato costruito per rinchiudere i brigatisti e che, invece, viene utilizzato anche per i poveracci. Senza contare, poi, che Alessio era ormai a fine pena».
Nessuno sapeva, tant’è che lunedì scorso la madre del giovane si è presentata alle Vallette per incontrare il figlio e solo quando è arrivata lì ha saputo che Alessio era a Cuneo. «Noi, per ora, non accusiamo nessuno – dice la nonna – ma abbiamo dei sospetti e non riusciamo ad accettare una morte così, senza un perché».
L’ultima notizia di Alessio vivo, la famiglia l’ha ricevuta poche ore prima della comunicazione della sua morte, nel pomeriggio di martedì, quando alla nonna è stato recapitato un telegramma proveniente dalla casa circondariale cuneese e spedito lunedì: «Ciao nonna, per favore telefona a mamma e dille che mi hanno portato a Cuneo. Baci nonna, ti voglio bene. Alessio».