Il piccolo disabile e il cucciolo rubato


di Roberto Puglisi

Per sentire questa storia, bisogna smazzarla e dividerla su due piani. Da una parte il comunicato ufficiale, il racconto. Dall’altra, tra parentesi,  il significato.

“I carabinieri di Bagheria hanno proceduto al fermo di indiziato di delitto nei confronti delle sottonotate persone, tra loro sorelle, ritenute responsabili del reato di “furto in concorso, aggravato” poichè posto in essere nei confronti di persona affetta da handicap: Corona Loredana, cl.1982 da Bagheria, operaia, pluri-pregiudicata;  Corona Maria, cl. 1979, da Bagheria, operaia, pluri-pregiudicata”. (E cosa si può rubare a un disabile che scopriremo minorenne? Non puoi rubargli quella che noi stupidi chiamiamo “normalità”, l’imperfetto metro di giudizio con cui misuriamo il mondo. Per rubare qualcosa a un ragazzino che sta così male ci vuole ingegno. E ci vuole anche un cuore cattivo assai).

“Le predette, in data 26.07.2010, alle ore 19.00 circa, per futili motivi connessi ad una lite con una vicina di casa, effettuavano il furto di un cucciolo di cane ai danni del figlio minorenne della stessa, affetto da grave handicap. Il cane veniva strappato dalle mani del ragazzino che lo conduceva al guinzaglio per la pubblica via. Le sorelle Corona, appena commesso il turpe gesto, facevano perdere le proprie tracce al fine di sottrarsi alle indagini dei militari dell’Arma, subito allertata dai genitori del minore nonché da alcuni passanti”. (Ah, ecco. Un cane. Che uno direbbe quasi: che ci importa di un cane. Dipende. Chi ha dimestichezza d’affetto con gli animali sa che sono persone. E che con loro si intrecciano relazioni amorose degne di una vita superiore. Le possibilità di comunicazione sono infinite. Gli animali hanno gesti e sguardi umanissimi. Precipitiamo la circostanza nella vita di un bambino che sta male. Ha solo un cucciolo. Il guinzaglio non gli serve per portarlo, ma per restare attaccato all’amore del mondo. Fanno bene i carabinieri di Bagheria ad indignarsi. Un turpe gesto).

“Solo dopo alcuni giorni – concludono i militari dell’Arma – le sorelle venivano rintracciate presso la propria abitazione: nelle concitate fasi di esecuzione del fermo, le predette profferivano frasi minacciose, all’indirizzo dei carabinieri, motivo per il quale venivano anche deferite per il reato di “minaccia a pubblico ufficiale”. L’ Autorità Giudiziaria (P.M. di turno presso la Procura della Repubblica di Palermo, dott.re Picchi) disponeva la traduzione delle arrestate presso la casa circondariale “Pagliarelli” di Palermo”. (Una sola domanda, perché non è scritto ed è l’elemento più importante della storia, che fine ha fatto il cucciolo di cane? Dalla sua sorte dipende il cammino del suo amico, il cucciolo d’uomo).

da http://www.livesicilia.it

Alzheimer: bambole, cuccioli e musica, efficaci cure soft


Le terapie soft, non farmacologiche, si sono dimostrate efficaci per aiutare i pazienti con Alzheimer, che nel nostro Paese sono ormai 600.000, in crescita al ritmo di 150.000 nuovi casi ogni anno. Aggressività, agitazione, allucinazioni e insonnia, possono ridursi fino al 60 per cento grazie alla compagnia di una bambola o di cuccioli: migliora l’alimentazione dei pazienti, diminuisce lo stress, mentre l’ascolto della musica riduce l’ansia e la depressione dei malati. I buoni risultati possibili con le cure non farmacologiche dell’Alzheimer sono stati discussi dagli esperti riuniti per il decimo Congresso dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria, a Gardone Riviera in provincia di Brescia.

Chi si ammala di Alzheimer perde man mano il contatto con il mondo: dimentica il nome degli oggetti, non riconosce le persone più care, vorrebbe parlare ma non sa più come. Le terapie scarseggiano, ma un aiuto per affrontare alcuni aspetti della malattia può arrivare da strategie alternative di sollievo per alcuni sintomi e disagi. “I farmaci per la cura dell’Alzheimer possono solo rallentare la progressione dei sintomi – spiega Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria – Si sono quindi diffusi approcci di medicina alternativa, che hanno resistito alla prove di efficacia e vanno sempre più conquistandosi uno spazio tra le cure accettate a tutti i livelli”. Due esempi sono la doll therapy e la pet therapy: entrambe dirigono l’attenzione della persona ammalata di demenza verso un compito, quello di giocare con un cane, un gatto, un criceto o una bambola, perché eviti di concentrarsi sulle idee che riempiono in maniera scoordinata il cervello producendo ansia, agitazione, uno stato permanente di disagio. Una ricerca dell’università di Tolosa in corso di pubblicazione ha dimostrato che in questo modo si riducono del 60 per cento i disturbi comportamentali, il paziente migliora la sua alimentazione e si creano le condizioni per un miglior adattamento all’ambiente.

“La compagnia di un piccolo animale o di una bambola deve essere mediata da un operatore, che indirizzi e aiuti il paziente: in questo modo si ottiene un ambiente più sereno, che favorisce anche i momenti di riposo e un’alimentazione più tranquilla. Non sappiamo perché ciò accada – ha precisato l’esperto – forse c’è una regressione all’età infantile, si attivano ricordi cancellati solo apparentemente dalla malattia, si riescono a sfruttare le capacità affettive residue. Purtroppo l’effetto di pet e doll therapy non dura più di un giorno, il giorno successivo bisogna ricominciare da capo”. La terapia con la musica è più articolata.

Secondo uno studio in via di pubblicazione su Aging and Mental Ealth, condotto dal gruppo di ricerca Geriatrica di Brescia coordinato dal prof. Trabucchi, la musica funziona come una sorta di ‘chiave’ per accedere alle emozioni dei malati: riduce l’ansia, la depressione e i disturbi comportamentali dei pazienti. Sull’aggressività, l’agitazione, le allucinazioni la musica può essere perfino più efficace dei farmaci, senza però alcun effetto indesiderato.

fonte ANSA